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Autore: Errors11    18/12/2010    4 recensioni
Inghilterra, freddo, inverno.
E neve.
Sì, stava timidamente nevicando e io non potevo sopportarlo.
...perchè?
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: L
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bianco.

Uno di quei giorni in cui nulla accade, ma dove niente sembra aver mai avuto più senso.

 

Candido.

Uno di quei giorni così vuoti da essere apprezzati a maggior ragione degli altri.

 

Pallido.

Così chiaro da non poter essere ignorato.

 

Trasparente.

Così insulso e banale da riuscire ad essere amato.

 

Un pomeriggio come tanti alla Wammy’s House.

Inghilterra, freddo, inverno.

E neve.

Sì, stava timidamente nevicando e io non potevo sopportarlo.

 

Un fenomeno atmosferico che, talvolta, getta ancora il panico dentro di me.

 

Esteriormente credo di non aver mostrato alcun segno di questo mio disappunto, non un nervo tirato, un tic insolito, zero, niente.

Dal cielo, i fiocchi planano come cereali nel latte, seguendo l’onda del vento fino a trovare un ostacolo che arresta la loro discesa.

Sfacciati, si posizionano e lì restano finché la temperatura permette loro di conservarsi.

È così in pace, così spontaneo e puro.

 

Doveva esserci qualcosa sotto.

Non era possibile. Non poteva finire lì.

 

Uscii, collocandomi al centro esatto del cortile, per essere equidistante da qualsiasi punto di materia solida, tipo il cancello principale o il portone della struttura.

Una spada di ghiaccio parve stracciarmi la pelle, quando mi accorsi di non essermi protetto dal freddo in nessun modo.

Tornai dentro e afferrai il primo oggetto di lana entrato nel mio campo visivo.

Una sciarpa nera, larga, e lunga eterna. Infinita.

Dopo quattro giri intorno al collo, al naso e in parte agli occhi, mi diressi nuovamente verso l’esterno con passo incerto e barcollando leggermente, per assicurarmi di non andare a sbattere contro qualche appendiabiti o simili.

 

Lei era ancora lì, in movimento costante.

Quel paesaggio monocromatico non mi permetteva di distinguere da dove essa avesse origine esattamente.

Ovviamente arrivava dal cielo, ma basandosi puramente sull’esperienza visiva, in quegli attimi sarebbe stato difficile darlo per certo.

 

Finalmente soli.

Io e lei, lei ed io.

 

Contemplando la sua danza, bloccai il mio corpo per un tempo indefinito, ma quanto basta per lasciare che il gelo mi impedisse di piegare le dita delle mani.

 

La neve nascondeva qualcosa.

 Non poteva fregarmi.

 

Accerchiato, immerso in quell’aggregato di petali di ghiaccio sarei certo svenuto.

Udii un rumore di saltelli frettolosi, infatti un ragazzo mi venne incontro e sprecò quel poco di fiato che gli era rimasto per una battuta infelice:

 

-Clima polare e tu stai qui fuori? Vuoi coprirti, almeno?

 

Senza distogliere lo sguardo dalle nuvole omogenee, risposi:

 

-Ho la sciarpa.

 

Silenzio.

 

-Eh, la MIA sciarpa. Certo, un’alternativa al cappotto, mi pare ovvio.

 

Altra breve pausa di sua riflessione. Poi ricominciò:

 

-E tu dovresti essere il più intelligente qua dentro? Mah, qualcuno ‘sta cosa me la deve spiegare come si deve.

 

Appoggiò una mano sulla mia spalla esercitando una pressione sufficiente da indurmi ad indietreggiare, ma i miei occhi erano fermi, fissi su quella materia che mi stava facendo morire di curiosità e fastidio.

Camminando come un gambero, tornai al chiuso.

 

-Mi hai fatto preoccupare. Adesso ti preparo un the caldo.

 

Il giovane sparì senza che io lo degnassi della minima attenzione, fisicamente parlando. Non mi voltai nemmeno un secondo. Forse lo conoscevo, anzi, sicuramente. L’avrei dovuto riconoscere dalla voce, ma ero concentrato interamente su altro.

 

Quando mi rifugiai in camera, finalmente compresi il perché, già, perché quella cascata di fiocchi mi agitasse a tal punto da rischiare involontariamente la polmonite.

 

Io non potevo credere alla neve. Mi spiazzava. Non potevo accettarla e basta come fa un credente con un dogma di fede.

Io dovevo interrogarla.

E infatti, solo dopo capii.

 

Ciò che mi destava sospetto, era la sua spiazzante ed inspiegabile innocenza.

 

 

 

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