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Autore: Lizzie_Siddal    18/12/2010    6 recensioni
[child!Tyler-centric]; [dedicata Alexiel]
In un pomeriggio assolato e più noioso degli altri, a Mystic Falls, un gruppetto di bambini vociava nella radura, nei pressi di un vecchio pozzo diroccato.
Tyler Lockwood, fiero di sé, stava mostrando agli amici una pietra tonda e biancastra, un po' più grossa di un uovo.
“Vi presento...il più grande tesoro dei Lockwood!”
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bonnie Bennett, Caroline Forbes, Elena Gilbert, Matt Donovan, Tyler Lockwood
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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moonlight

Titolo: By the light of the moon
Fandom: The Vampire Diaries
Personaggi/Pairing(s): Tyler Lockwood; Bonnie Bennett, Caroline Forbes, Elena Gilbert/Matt Donovan (implied); citati Richard e Carol Lockwood
Rating: verde
Avvertimenti: oneshot
Note iniziali: 1.Non ho idea di che effetti abbia la moonstone sui licantropi non trasformati, ma credo che possa dar loro la possibilità di controllare la rabbia (e forse chissà, anche il dolore) durante il periodo di luna piena. Ho immaginato perciò che avesse un effetto calmante ed energetico sia su Tyler che su Richard.
2. Alcune frasi dei personaggi sono volutamente sgrammaticate, per rendere meglio il linguaggio infantile (uh, è stato troppo divertente immaginare i personaggi da bambini :P).
3.Dedicata a quell'adorabile donnacciah di
Alexiel_Fay, come primo regalino natalizio. Perdonami se non è niente di shipposo, ma arriverà qualcosa anche su Kat, più avanti ^^



By the light of the moon


In un pomeriggio assolato e più noioso degli altri, a Mystic Falls, un gruppetto di bambini vociava nella radura, nei pressi di un vecchio pozzo diroccato.
Tyler Lockwood, fiero di sé, stava mostrando agli amici una pietra tonda e biancastra, un po' più grossa di un uovo.

Vi presento...il più grande tesoro dei Lockwood!” annunciò, appollaiato sul muretto del pozzo, dondolando i piccoli piedi.
Sotto di lui, Matt Donovan, Caroline Forbes, Elena Gilbert e Bonnie Bennett, gli restituirono sguardi perplessi e un po' delusi, e Tyler sbuffò.
Aveva rubato quella pietra per gioco dallo studio di papà – rischiando una sgridata coi fiocchi - solo per mostrarla a loro, si meritava un po' più di entusiasmo, accidenti!

Tyler, sei proprio sicuro che questo sia un tesoro?” chiese Caroline scettica, inarcando le sopracciglia bionde e masticando un chewingum a bocca spalancata.
Mi aspettavo un diamante e non... bè, non so cosa sia” azzardò Elena, strisciando i piedi a terra, come scusandosi.
Anche io. Però se dici che è così speciale...” fece eco Bonnie, stringendosi nelle spalle – sempre a imitare le sue amichette, pensò Tyler seccato.
Di sicuro si aspettavano cose come collane di diamanti, lingotti d'oro, anelli o altre robe da femmine – in particolare Caroline, che non faceva che agghindarsi con monili che imitavano quelli degli adulti – ma Tyler era certo che fosse quello il possedimento più prezioso della sua famiglia, perciò ovvio che fosse speciale!
Papà lo custodiva in una scatoletta elegante ed elaborata, una specie di scrigno che prima di andare a dormire chiudeva a chiave. Certi giorni invece, la portava direttamente con sé, nelle tasche, e di tanto in tanto Tyler lo osservava giocherellarci distrattamente tra le mani.
Ma soprattutto – ed era questo a dare al bambino la certezza che quell'oggetto fosse di immenso valore – c'era un divieto che gli era stato imposto: non giocarci e non toccarla, Ty. E' la cosa più preziosa che possiedo.
Quel giorno, solo per gioco, Tyler aveva disobbedito a papà. Era riuscito a sfilargliegli la chiave dello scrigno dalla tasca della giacca, approfittando di un momento in cui l'uomo si era assopito sulla poltrona, dopo pranzo.
Ma non c'era niente di male, giusto?
Avrebbe rimesso tutto a posto, subito dopo.
Papà non se ne sarebbe nemmeno accorto.

Io non me ne intendo, Ty” ammise Matt, che stava grattando distrattamente il terreno con un rametto secco “Ma credo che una roba che appartiene ai Lockwood vale almeno quanto casa mia” rise, mettendo in mostra un paio di denti da latte non ancora ricresciuti.
Almeno il suo migliore amico gli dava man forte.
Elena, incitata dal commento di Matt – Elena era d'accordo con ogni cavolo di sospiro di Matt, pensava Tyler - si fece avanti e osservò la pietra con un po' più di curiosità.

Posso toccarla?” chiese timidamente, e Tyler glielo concesse con la pomposità di un re che concede a un suddito una grande grazia.
Sì, ma stai attenta”
Anch'io voglio vederla, Tyler!” saltò su Caroline, imitando l'amica. E ti pareva?
E' strana...ma è bella, in fondo” commentò.
Tyler si trovò d'accordo. Sì, era strana e non somigliava a nessuna delle pietre preziose ordinarie, ma splendeva di una bella luce particolare, specie sotto i raggi del sole. Ricordava la luna, con quel bianco pallido e lattiginoso. Liscia, tonda, robusta, tenerla tra le dita dava un'inspiegabile sensazione di benessere, che il lessico bambinesco di Tyler avrebbe riassunto semplicemente nella parola coraggio.

Papà non la venderebbe per niente al mondo” spiegò Tyler, riguadagnata la spavalderia. “E' tipo innamorato di questa cosa, no? A volte credo che la ami più della mamma!” ghignò, facendo ridacchiare gli altri.
Cosa dovrebbe essere, comunque?” rimbeccò Bonnie, incrociando le braccia sul petto in una posa saccente che sfoderava troppo spesso a sproposito per i suoi dieci anni.
Cioè, a cosa serve? E' un fermacarte, un soprammobile o...”
A questo, Tyler non sapeva rispondere, ma decisamente il tono di Bonnie “Saputella” Bennett gli stava dando sui nervi, per non parlare della risatina scema di Caroline che era seguita a quel commento.

Senti, chi se ne frega! Se il mio papà dice che è importante, è così ” replicò, con un po' di aggressività, stringendo forte la pietra nel pugno.
Ecco uno dei motivi per cui non voleva mai stare col gruppo delle femmine: erano delle smorfiosette insopportabili, certe volte. Tyler di tanto in tanto accettava solo perchè Matt ed Elena erano moltomolto uniti – o come preferiva chiamarli lui 'sposini' - , e Tyler non avrebbe fatto mai un dispiacere al proprio migliore amico.
Il problema era che Elena Gilbert voleva dire automaticamente anche Caroline Forbes e Bonnie Bennett.
Ecco, Elena era okay, ma le sue amiche no. La prossima volta avrebbe chiesto a Matt di giocare senza di loro, e basta.
Ma quel problema sarebbe stato l'ultimo dei suoi pensieri, di lì a poco.

Tyler! RAGAZZO, VIENI FUORI!”
Quel richiamo rabbioso fece gelare tutti quanti i bambini, ma più che mai l'interpellato, che riconobbe all'istante la voce del padre.
Tyler deglutì e si pentì all'istante di ciò che aveva fatto.
Ora era in guai seri.
Molto, molto seri.


Richard, non puoi chiuderlo ancora lassù...L'ultima volta ha avuto gli incubi e...”
Non mi interessa! Mi ha disobbedito, Carol! E ora imparerà la lezione!”
Le ginocchia strette al petto e i pugni chiusi, Tyler era rannicchiato contro la parete della soffitta, circondato da vecchia mobilia coperta da lenzuoli e polvere, da ombre che sembravano muoversi e rumori sinistri.
Cercava disperatamente di non piangere, perchè già lo aveva fatto prima – imbarazzato - quando il padre lo aveva preso a schiaffi davanti ai suoi amici, ed ora che era solo forse provava ancora più vergogna.
Sì, perchè era buio. Troppo buio, e Tyler non l'aveva mai sopportato.
Sapeva che era da perdenti e femminucce averne ancora paura, alla sua età, ma non riusciva a impedirselo.
C'erano cose, lì, che prendevano vita e non c'era modo di capirle o combattere – per quanto coraggiosi si fosse.
C'erano pensieri, immagini e incubi che prendevano le sagoma degli oggetti attorno a lui, e gli sembrava di sentire sussurri bassi, ringhianti, disumani.
Conficcandosi le unghie nei piccoli palmi, le guance ancora brucianti dove le mani di Richard lo avevano colpito, Tyler si ripetè che non doveva piangere, che era grande ormai, che non sarebbe successo nulla.
Ma due grosse lacrime gli sfuggirono ugualmente dagli occhi scuri.
Papà lo avrebbe lasciato lì per almeno due ore, come l'ultima volta in cui Tyler aveva fatto una marachella.
I minuti scorrevano lenti, e il bambino sentiva sempre più prepotente la voglia di mettersi a picchiare i pugni contro la porta, urlando che lo facessero uscire.
Ma non sarebbe servito, lo sapeva. Se c'era una cosa in cui Richard Lockwood era serio, era sulle punizioni da infliggere al figlio. Non si sarebbe mai intenerito di fronte a cose del genere.
Men che mai quando diventava così.
Normalmente era un padre buono, affettuoso al punto da viziare Tyler anche troppo, proteggendolo a spada tratta anche quando, per via del carattere impulsivo, il figlio finiva ad azzuffarsi con i compagni di scuola. Eppure, c'erano momenti in cui Richard Lockwood perdeva le staffe e diventava un'altra persona, arrivando a punire fisicamente Tyler e ricorrendo a punizioni così crudeli.
Era come se si trasformasse in un'altra persona: del proprio papà, Tyler non riconosceva niente.
Gli occhi diventavano due fessure rabbiose, prive della luce calda che di solito avevano; la voce gli fuoriusciva come un ringhio basso, spaventoso, che Tyler chiamava voce-da-mostro, e non c'era modo di convincerlo a fermarsi piangendo e chiedendo scusa – nemmeno Carol Lockwood ci riusciva.
A Tyler scesero altre lacrime rassegnate.
Fuori, la notte era ormai totale, e uno spicchio di luna ad un tratto fece capolino dietro le nubi scure.
I suoi raggi illuminavano debolmente le assi di legno della soffitta, attraverso la finestra, e Tyler si spostò appena un poco affinchè anche lui ne fosse sfiorato.
Non era come essere nella propria camera, con la lampada accesa, al sicuro, ma era meglio di niente.
E, riflettè, stranamente era come tenere la pietra di papà in mano – dava coraggio.
Tirò su col naso e alzò gli occhi sulla luna.
Gli vennero in mente le parole di Caroline: “E' strana...ma è bella, in fondo”
Emanava una luce fredda e misteriosa, un richiamo irresistibile agli occhi di Tyler, che la fissava come se non l'avesse mai osservata realmente, prima di allora.
Il bambino smise di piangere all'istante, sentendosi meno solo.
Finchè ci sarebbe stata quella presenza amica, non c'era motivo di avere paura.

   
 
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