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Autore: Aelis    19/12/2010    1 recensioni
La storia canonica della Saga racconta che non ci furono sopravvissuti all'attacco subito dai Jedi nel loro Tempio, durante la tragica notte in cui fu dato ed eseguito l'ordine 66. Tutti morti, oppure no? Forse qualcuno si è salvato?...In questo racconto i protagonisti sono tutti personaggi originali, minuscoli e molto agguerriti. Non ci sono personaggi "ufficiali", o meglio se ne stanno buoni, buoni sullo sfondo, perchè questa è solo una storia di bambini, per bambini, e anche un po' per il bambino che risiede in tutti noi. Leggetela con questo spirito e non vi deluderà, anzi, spero proprio che vi possa divertire almeno la metà di quanto mi sia divertita io a scriverla.
Genere: Avventura, Azione, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Galassia

Il sole era già sceso oltre il crinale e stava sprofondando rapidamente tra le maestose montagne della regione più selvaggia del pianeta. L'ombra, ormai, si era impadronita di buona parte dell'antica caldera, soltanto l'estremo arco ad est era ancora illuminato, e le grandi strutture metalliche delle antenne, che ne ricoprivano completamente gli scoscesi pendii, brillavano nella sanguigna luce del tramonto.

Due minuscole figure procedevano lentamente, una dietro l’altra, sul periglioso viottolo di mezza costa che, tra salti di quota e ostacoli vari descriveva il perimetro interno del vecchio vulcano. Gli uomini comandavano silenziosamente un piccola schiera di droidi che si affaccendavano, svolazzando come insetti obesi, intorno ai tralicci. Il bizzarro, piccolo corteo umano e cibernetico proseguì a lungo nel suo cammino, rallentando fino a fermarsi, ogni tanto, per brevi consulti, radunandosi in precario equilibrio sulla nera scarpata.

- Siamo stati fortunati, la tempesta avrebbe potuto fare un macello, ma a quanto pare i danni sono minimi. – considerò, sollevato, l’uomo più giovane, e si asciugò il sudore dalla fronte con la manica assestando un noncurante calcetto ad un rottame metallico che ingombrava lo stretto sentiero – Saranno necessari soltanto un giorno di lavoro dei droidi per fissare quella decina di tiranti spezzati, e due per orientare di nuovo la batteria 6…

L'uomo più anziano non commentò. Percorsero quasi un quarto del grande cratere spento, pian piano calarono le tenebre. Il buio nascose il sorriso enigmatico apparso sul volto- così abbronzato e scavato dalle intemperie da sembrare una scultura lignea - dell'uomo anziano, che d'un tratto si era fermato due passi indietro per contemplare lo straordinario spettacolo della spirale pallida e lattiginosa della galassia occupante metà della volta celeste. Il ragazzo si girò verso di lui.

- Sel, dovremmo sbrigarci, abbiamo ancora un sacco di lavoro da fare e io sono stanco, vorrei anche dormire…

- Sì, hai ragione, Keam. E’ che non riesco a fare a meno di ammirarla…- si giustificò l’uomo accennando col capo al disco galattico.

Più tardi, nel modesto locale che fungeva da soggiorno, mensa e cucina per la minima squadra umana che presidiava l’enorme stazione astrofisica, i due uomini si ritrovarono per cenare. Condividere lo stesso turno di sorveglianza significava, anche, vivere gomito a gomito per intere settimane con un collega spesso appena conosciuto, spartendoci camera, bagno ed una sporta di grattacapi. Keam non era proprio un novellino, quella non era la sua prima esperienza, e Sel non era stato il suo primo compagno, tuttavia non riusciva a comprendere il sottile senso di disagio che regolarmente avvertiva in sua presenza. Il ragazzo rimestò svogliatamente la minestra dall’aria poco invitante che occhieggiava untuosa nella scodella, osservò il collega terminare silenziosamente il suo pasto e allontanarsi per affacciarsi, come al solito, al davanzale della finestra senza proferire parola.

“Accidenti, questo qua qualche rotella fuori posto ce l’ha di sicuro..” meditò tra se Keam, alzandosi da tavola per avviarsi alla stanza dormitorio comune. “Che un astrofisico sia interessato alle stelle penso sia normale, che però se ne stia impalato come una statua tutte le sere libere a guardare la galassia fino a quando non gli cascano gli occhi, no! Forse sì sarà conciato così perché fa da troppo tempo turni attivi di sorveglianza. Sono secoli che è accampato quaggiù” –ragionò il ragazzo- “E che diavolo! Avrà ormai 50 anni, questa e roba per giovani studenti o grandi ricercatori, e lui non è né l’uno né l’altro…è ovvio che, dopo decenni di questa vita, sia andato via di cervello…” concluse, soddisfatto del ragionamento, apprendo la porta della camera.

Era da pochi giorni su quel pianeta spopolato, e così remoto da poter osservare l'intera Galassia come un unico maestoso oggetto, in compagnia di quello strano personaggio e la cosa non lo divertiva affatto.

Con aria truce si spogliò, si fece una rapida doccia, indossò dei vestiti puliti e rilesse alcuni appunti sul ruolino del giorno dopo ma desistette quasi subito: tutto il sole preso durante il giorno gli aveva dato un gran mal di testa. Cercò, vanamente, un analgesico nello stipetto del bagno, poi frugò nella suo bagaglio, ancora mezzo pieno, senza successo. La testa pareva scoppiargli, ma non aveva nessuna voglia di attraversare mezza stazione per chiedere aiuto al droide medico e dubitava fortemente che, anche se ciò era contrario al regolamento, quel mucchio di ferraglia a quell’ora fosse attivo e pronto a rispondere ad una sua chiamata. Con riluttanza decise di controllare anche nell’armadietto del suo compagno, gli avrebbe chiesto scusa per quell’intrusione l’indomani. Rovesciò e riempì di nuovo, alla meglio, un paio di contenitori poi tastò alla cieca la mensola superiore, inavvertitamente la sganciò dai supporti ribaltandosela rovinosamente addosso. “Be’, ho combinato un bel disastro!”- constatò, tristemente, osservando tutti gli oggetti sparsi sul pavimento. Fu uno di esso, però, ad attrarre la sua attenzione: un piccolo cofanetto di legno, dalla foggia antica, si era aperto nella caduta e mostrava ora il suo insolito contenuto…”E questo cos’è?” si chiese il giovane afferrando l’oggetto per esaminarlo meglio…

- Fai attenzione a non pigiare il pulsante rosso, potresti farti piuttosto male - l’avvisò la quieta voce di Sel alle sue spalle.

- Scusa, stavo cercando qualcosa per il mal di testa, non volevo frugare tra le tue cose, è stata un’emergenza, io ...ecco… mi dispiace…- balbettò il giovane, voltandosi e arrossendo fino alla radice dei capelli.

- Non importa, però sarebbe meglio che ora la posassi - consigliò amichevolmente il collega.

Keam si avvicinò al tavolino, che serviva da scrivania, e poggiò delicatamente il manufatto sul ripiano. Esitò un attimo prima di tornare a guardare in faccia l’uomo, poi la curiosità fu più forte.

- Senti, so che non sono affari miei e che non avrei il diritto di chiedertelo soprattutto dopo stasera ma...che diavolo è quell’aggeggio?

Sel sorrise stancamente e con un sospiro si sedette sulla branda, rimase assorto nei suoi pensieri per qualche istante, sembrava cercare le parole adatte per descrivere l’oggetto misterioso, poi si schiarì la voce e parlò.

- Quell’aggeggio, come dici tu, è un’arma. La conservo per ricordare cosa sarei potuto diventare, se le cose fossero andate in un modo diverso.

- Un’arma?- chiese scettico il ragazzo.

- Un’arma Jedi. Una spada laser.

- No... No, questa non me la bevo.- le sue labbra si arricciarono leggermente in un vago sorriso di scherno - Non vorrai mica dirmi che tu eri un Jedi? Senti, conosco la storia: tu sei troppo giovane per essere un Jedi del vecchio Ordine e se appartenissi a quello nuovo, be'…Non saresti qui...

L’uomo ridacchiò sommessamente.

- La tua osservazione è assolutamente corretta.

- E allora?…

- E allora, a volte la storia non è proprio come la si racconta…

- Cosa vuoi dire?- incalzò il giovane, il sedicente Jedi gli fece segno di sedersi sull’altra branda, Keam lo assecondò.

- Quello che intendevo dire è che spesso la storia ha parecchi risvolti, come dire, non ufficiali. Anzi, del tutto ignoti. Mi hai detto che conosci l’antico Ordine Jedi, quindi saprai anche come è finito.

- Certo che lo so, credo che lo sappiano tutti fin dalle scuole primarie: i Jedi furono spazzati via dall’Impero, l’assalto al Tempio di Coruscant fu il primo atto della loro disfatta, tutti gli appartenenti all'Ordine vennero cacciati e uccisi...

- Giusto. Così saprai anche cosa si è sempre detto sull’attacco al Tempio…Che non ci furono superstiti…

- Non è così?- domandò sorpreso il giovane.

- Non esattamente...
  
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