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Autore: Elothiriel    19/12/2010    6 recensioni
E’ maggio, e questo è l’ultimo compito di greco: per molti, la speranza della salvezza, per pochi fortunati, la differenza fra il sette e l’otto. Anche se faccio parte di questa categoria privilegiata, sono nervosissima. Potrei sempre fare come un aeroplano in avaria e precipitare giù strillando S.O.S verso la cupa terra del quattro e del cinque, una landa brulla e desolata dove in non-sufficienti si aggirano come anime in pena.
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In classe non si sente volare una mosca. Il sole entra caldo dalla finestra battendo impietoso sulle nostre schiene curve.

 

E’ maggio, e questo è l’ultimo compito di greco: per molti, la speranza della salvezza, per pochi fortunati, la differenza fra il sette e l’otto. Anche se faccio parte di questa categoria privilegiata, sono nervosissima. Potrei sempre fare come un aeroplano in avaria e precipitare giù strillando S.O.S verso la cupa terra del quattro e del cinque, una landa brulla e desolata dove in non-sufficienti si aggirano come anime in pena.

 

Il frusciare ansioso delle pagine del GI soffia sopra di noi come una brezza notturna. La versione parla dello spartano Lisone, che per qualche ragione a me sconosciuta volle andare in battaglia già vecchio e morì al primo assalto. I greci erano eruditi e intelligenti e tutto, ma non si risparmiavano un sacco di azioni completamente prive di senso come questa. Ora, compatendo il povero Lisone che tanto erudito e intelligente non doveva essere, mi imbatto in un verbo straniero dall’aria aoristica che ghigna sapendo che nessuno mai lo riconoscerà.

 

Il malvagio verbo in questione è ειποέσθην. Poco speranzosamente vado alla π di ποιέω ma come mi aspettavo, non è ciò che sto cercando. Sospiro. Dev’essere un politematico. I politematici sono l’incubo di tutti gli studenti di greco: hanno mille forme diversissime fra loro, e per la Legge Generale dell’Aoristo non ti entreranno mai in testa finchè la prof non te li chiederà, te sparerai una stupidaggine assoluta e lei ti correggerà scandalizzata mettendoti un meno.

 

Sento un lamento dietro di me e mi volto. Il nostro illustre rappresentante di classe Francesco mi indica con la punta della penna il verbo. - Che diavolo di verbo è? - mi sussurra senza guardarmi. Io scuoto impercettibilmente la testa per fargli capire che non ne ho la più vaga idea. La lancette ticchettano verso l’ora del giudizio universale, ovvero le 13:05.

 

Controllo tutti i verbi che rassomigliano al mio, ma nessuno di loro ha la forma di aoristo giusta. L’unica speranza è la mia amica Ludovica che siede davanti a me. Le tiro un ricciolo e lei mi soffia: - Che c’è? -.

  - Il verbo alla riga 18, l’hai trovato? -.

Ma purtroppo il finissimo udito della prof capta il mormorio, e siccome non è sicura di chi è stato, squadra tutta la nostra fila con uno sguardo che farebbe tacere anche mia sorella Beatrice, che notoriamente è la parlantina fatta persona.

 

Oddio, sono da sola a combattere contro il verbo misterioso, e ancora mancano tre righi alla fine della versione. Decido di lasciare uno spazio e finire, poi mi dedicherò al mio nemico. Tic toc, mancano dodici minuti e quarantadue secondi. Quando ormai ho seppellito Lisone e fatto gli onori funebri, ne mancano sette.

 

  - Ok, maledetto politematico, scoprirò chi sei - mi rimbocco le maniche e mi spremo le meningi. Sicuramente è una seconda persona duale medio-passiva indicativo aoristo. - Oh dea Atena, te che presiedi alle arti e alla saggezza, dimmi da dove spunta fuori ‘sto verbo! -. Magari se faccio l’offerta di un pezzetto di cotto e fontina del paninaro Sileno del secondo piano la dea mi aiuterà.

 

Dai, ειποέσθην, ειποέσθην, ειποέσθην…a cosa ti fa pensare? La mia memoria sta cercando di farmi capire qualcosa, ma ora come ora non arrivo fino ai recessi della mia mente dove sta pagina 237 del libro di teoria “I principali verbi politematici”. Però qualcosa scatta e le mie mani corrono speranzose a οραω, che so essere un alfiere del temibile esercito.

 

Dai, dai, sbrigati…mancano quattro minuti. ορατός, οραυγέομαι…οραω! Eccolo, il piccolo sadico. Ebbene, l’aoristo fa…είδον! Mi accascio sul banco disperata. Ormai i più stanno chiudendo il foglio protocollo e scrivono il nome e la data. Mi arrendo. Lascerò in bianco e pregherò che non sia un errore da due voti. In quel momento, infilando il testo accanto alla traduzione, con il gomito urto il vocabolario che cade a terra con uno schianto. Tutti si voltano verso di me e la prof corruccia le sopracciglia infastidita.

  - Scusi - mormoro arrossendo. E in quel momento…rullo di tamburi, prego.

 

Il GI schiantandosi a terra si è aperto alla lambda. In un vortice mi rivedo china alla scrivania, il libro aperto davanti. Siamo a pagina 237. Copio sugli appunti il primo verbo politematico con la lambda. Il formidabile…λεγω! Non ci posso credere, l’ho trovato, l’ho sconfitto! Uno a zero per me! La campanella suona e la prof comincia a raccogliere i compiti, per fortuna parte dall’altro capo della classe. In fretta e furia controllo il significato, completo la traduzione e con il sorriso sulle labbra aspetto che la prof mi ritiri il compito. Poi mi ricordo…

 

  - Ehi, Franci, il verbo è λεγω - gli sussurro mentre è la prof è di spalle.

  - Grazie! - Scrive freneticamente e quando è il nostro turno ha appena finito.

  - Dammi un penta - Mi dà il cinque e io abbraccio la Ludo che mi ha confessa di avere la lista con i verbi politematici sotto il banco.

  - No…sul serio? Potevo pensarci anch’io…-

 

 

Ciao!

Come avrete capito, questo è ciò che mi è successo all’ultimo compito in classe dell’anno scorso. Se voi studiate greco, potete capire quando odio ispirino gli aoristi tematici, se non lo studiate, beh, vi consiglio di stare alla larga da queste bestie feroci.

Alla fine, il compito è andato bene: ho preso 8+, grazie al cielo.

Mi lasciate una recensioncina? Per favore…

Grazie

 

Un bacio

Elothieriel

  
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