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Autore: Dazel    19/12/2010    5 recensioni
Nei due giorni successivi dedicai tutto me stesso in un'unica estenuante impresa: ottenere le attenzioni di Takeshi Yamamoto.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash, Yaoi | Personaggi: Hayato Gokudera, Takeshi Yamamoto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il migliore amico dell'uomo

 

La casa mi sembra più vuota di prima e in qualche modo è aumentato anche il vuoto nel mio cuore. Sono arrivato alla triste conclusione che non c'è male che l'amore possa curare proprio perché l'amore è effimero e instabile: può farti stare bene per un po', ma poi vacilla e se ne va anche lui ferendoti. Quindi si è punto a capo, quindi l'amore è inutile e i consiglio della gente fanno profondamente schifo. Mi riempio il bicchiere di Vodka liscia, sarà il terzo? Non lo so. Non è Vodka di qualità, l'ho presa al supermercato, quindi fa orrendamente schifo ma ora come ora non mi importa. Affondo ciò che è rimasto della sigaretta nel posacenere, che ormai sembra un cimitero visto il numero di mozziconi che contiene. Poi bevo e sento la gola bruciare, fa così schifo che vorrei sputare tutto a terra, ma non lo faccio. So bene che non avrei voglia di pulire. È il campanello che mi sprona a buttare giù quell'orrore, e lo faccio malvolentieri. Percorro il corridoio a passo lento e indeciso, forse dovrei ignorare e tornarmene in cucina, seduto su quel tavolo a fare i conti con la mia Vodka. Ma qualcosa, forse un angelo custode di cui ignoro l'esistenza, mi costringe ad aprire la porta. La sorpresa è grande perché c'è Takeshi Yamamoto ed, al guinzaglio con lui, c'è Takeshi Yamamoto.

 

~ Una settimana fa ~

 

Avevo preso un cane al canile perché mi avevano detto che gli animali sono fondamentali per riprendersi da una delusione d'amore. Non avevo preso un cucciolo, nonostante tutti me l'avessero consigliato, mi ero buttato su un bel pastone tedesco di un anno e mezzo cieco da un occhio. Lo avevo scelto perché proprio come me lui aveva bisogno di qualcuno che l'amasse, ci saremmo sostenuti a vicenda. Sarebbe stata un'esperienza interessante, continuavo a ripetermi. A quanto pareva, il suo precedente padrone lo aveva chiamato Takeshi ma era abituato ad assere chiamato Take. Purtroppo lo avevo scoperto dopo che avevo già firmato il contratto di adozione.
«Ok, ora dobbiamo registrare il microchip, così in caso di smarrimento non verrà abbattuto» aveva detto il ragazzo al bancone animali. Aprì un programma sul computer «Ho bisogno dei suoi dati anagrafici. Il suo nome?»
«Hayato Gokudera» dissi io dando un'occhiata al mio amico peloso. Sembrava piuttosto docile, da quando lo avevano tirato fuori dalla gabbia aveva sempre mantenuto un'espressione addormentata, una volta fermati al bancone si era sdraiato a terra e si era messo a sonnecchiare.
«Mmh, perfetto.» tirò fuori un ulteriore modulo da un cassetto «Questo me lo compili. Deve scrivere dove è nato, il giorno, il che via vive attualmente, titoli di studio e occupazione. Nel frattempo, come dobbiamo registrare il cane? Takeshi Gokudera?»
Fissai il cane, dormiva. Fissai il ragazzo, lui non dormiva, ricambiava il mio sguardo in attesa. «Yamamoto. Lo registri come Takeshi Yamamoto.»

 

Takeshi Yamamoto, come ho già detto in precedenza, era un animale tranquillo. Era così tranquillo da sembrare demente, era così tranquillo da far sentire un po' demente anche me. Un pomeriggio, dopo il lavoro, mi ero fermato in un supermercato e avevo comprato una bottiglia di Vodka e una pallina in gomma gialla. Una volta tornato a casa avevo messo la vodka nella dispensa e avevo fatto suonare la pallina tra le mani. Takeshi aveva rizzato le orecchie, in ascolto, ma non si era mosso dal tappeto sul quale era sdraiato.
«Ohi, Take... guarda, la pallina! Take guarda la pallina!» e Take non guardava la pallina, guardava me con compassione «Takeshi, guarda cosa ti ho preso! Vuoi giocare un po' con la pallina, eh?» e Takeshi aveva sbadigliato, chiudendo infine gli occhi. Rimasi con la pallina in mano e la feci suonare, non ottenni nessuna reazione dall'animale. Spazientito, la lanciai in corridoio e me ne andai in sala a guardare la televisione.

 

Nei due giorni successivi dedicai tutto me stesso in un'unica estenuante impresa: ottenere le attenzioni di Takeshi Yamamoto. No, non il vero Takeshi Yamamoto, con lui sapevo già a priori di non avere alcuna speranza. Eravamo amici da una vita e lui mi vedeva con il suo confidente, poteva parlarmi delle sue scopate occasionali ma non includermi in esse a quanto pareva. In ogni caso, non sembravo avere molte più speranze con il Takeshi Yamamoto in versione canina. Quando non dormiva mangiava e quando aveva bisogno di fare i bisogni si metteva vicino alla porta e mi fissava negli occhi finché non mi decidevo a portarlo a fare un giro. Tentai di parlare con quel cane in ogni modo, tentai di coinvolgerlo in qualche gioco che io reputavo divertente (gli diedi un osso per cui sembrava provare un certo interesse, lo mangiucchiava sdraiato sul tappeto, poi glielo nascosi per spronarlo a cercarlo) ma non ebbi alcun risultato. Così mi arresi ed io e Yamamoto iniziammo a vivere tranquilli: io ignoravo lui e lui ignorava me, tranne quando si trattava di cibo o dei bisogni. Allora, lì, diventavo improvvisamente fondamentale.

Takeshi Yamamoto aveva iniziato a frequentarsi con una certa Misako, una ragazza così carina da esser riuscita a rubare un battito anche il mio stupido cuore omosessuale. Era un'insegnante d'asilo nido e aveva un sorriso dolcissimo. Era la persona adatta per Yamamoto, sorridente, spontanea e genuina come lui. Assieme sembravano una coppia di neo sposini felici, l'immagine della felicità e della purezza, non c'era paragone più azzeccato per loro se non “una coppia di gigli appena colti”. Li odiavo. Yamamoto, da grandissimo idiota, non aveva risparmiato alcun dettaglio del modo in cui si erano conosciuti, né dei suoi delicati gemiti mentre facevano l'amore. Dopo un pomeriggio così avevo dovuto per forza buttarmi nell'alcol. Dopo un paio di ore di solitario con la Vodka ero talmente ubriaco da non riuscire a reggermi in piedi. E poi lo vidi, ai miei piedi, Takeshi Yamamoto che dormiva. Al momento non pensai che era solo un cane, che non era davvero il ragazzo che amavo, che non aveva niente a che fare con lui che solo il nome. Preso dall'ira e dalla follia del momento iniziai a urlare. «Vattene via! Cosa vuoi ancora da me?! Vattene via!» e ricordo vagamente di averlo chiuso fuori dalla porta di casa e di essermi rintanato in bagno a piangere. Quando la sbronza fu cessata aprii la porta e mi misi a cercare il cane in ogni dove. Mi ero comportato come un bastardo e ne ero pentito, volevo bene a quello stupido animale in fondo. Quando tornai a casa era notte e di Takeshi Yamamoto non c'era traccia. L'avevo perso. Anzi, li avevo persi entrambi.

 

~ Tempo Presente ~

 

«E' tuo questo cane?» non voglio rispondere. Il cane non ha una medaglietta o un collare, potrei fingere di non averlo mai visto e tornare a bere la mia Vodka liscia e odiare il mondo. Ma mi è mancato troppo Yamamoto per chiudergli la porta in faccia e tornarmene in quella saletta buia e puzzolente.
«Sì, è mio. L'avevo perso.» Dico semplicemente. Non c'è alcun motivo di mettersi a raccontare i dettagli, sicuramente non vuole saperli ed io non voglio dirglieli.
«L'ho trovato che dormiva fuori dalla mia porta. Sei ubriaco?»
«Stavo dormendo» farfuglio rapidamente. Fuori dalla sua porta? Quel dannato cane aveva trovato il modo per vendicarsi! Lo fisso trucemente e poi alzo gli occhi sul Takeshi umano. Non ha una bella espressione. Chi se ne frega.
«Puzzi di alcol»
Chi. Se. Ne. Frega.
«Ok, forse sono un po' ubriaco. Dormiva fuori dalla tua porta?» Cerco di riprendere il discordo da dove è stato interrotto, non voglio parlare della mia sbronza, del mio problema con l'alcol e con i problemi che mi portano a bere. Voglio parlare del mio cane, voglio salutare Yamamoto e voglio bere.
Yamamoto mi guarda e non dice nulla per un po', poi guarda Takeshi Yamamoto e riprende a parlare «Sì, dormiva fuori dalla mia porta, un'incredibile fortuna direi! L'ho portato ad un canile e gli hanno controllato il microchip, mi han detto che era tuo e che si chiama
Takeshi Yamamoto. Che cosa bizzarra.»
«Quando l'ho preso mi hanno detto che il padrone lo aveva chiamato Takeshi e che rispondeva solo se lo chiamavi con questo modo. L'ho trovato divertente.»
«Eri ubriaco anche allora?»
«Forse.»
«Sei spesso ubriaco?» Yamamoto incrocia le braccia e fa un passo avanti, facendomi entrare in casa. Realizzo che lui, a differenza mia, ha molta voglia di parlare di me e del motivo per cui sono ubriaco. Ma che bello.
«Grazie per avermi riportato Take.»
«Fammi entrare»
«Non ho niente da offrirti»
«Non voglio nulla»
Tacciamo entrambi, mi giro e cammino verso la sala. Dai passi che rimbombano leggermente alle mie spalle mi rendo conto che mi sta seguendo anche lui. Poco male, forse è arrivato il momento di sputargli tutto il veleno che ho nel cuore in faccia. Non sarebbe male per una volta parlare di me e di come mi sento io e non di lui e della sua meravigliosa Misako del cazzo. Vado in cucina e mi siedo sul tavolo, butto giù quello che era rimasto nel bicchiere e attendo che anche lui si sieda. Lo fa immediatamente, al mio fianco, e mi guarda in modo tanto serio da inquietarmi un po'.
«Sei così depresso da ubriacarti e fumare solamente? Posso contare almeno una ventina di mozziconi.»
«Ma che ne sai, tu? Che diavolo ne sai...»
«E allora spiegami, sono un tuo amico! Pensavo potessimo parlare di tutto!» Mi afferra un polso e mi obbliga a guardarlo negli occhi. Vorrei sparire in questo stesso istante, trasalo e libero il polso dalla sua presa. Abbasso lo sguardo e fisso il tavolo. Devo affrontare il problema ora o me ne pentirò per sempre.
«Avevo paura Takeshi Yamamoto potesse affezionarsi ad un'altra persona. Lo sento distante, a volte penso possa fare a meno di me. Non ho un bel carattere, non sono amorevole, probabilmente non sono nemmeno poi tanto simpatico, ma speravo di piacergli almeno un po'.»
«E' solo un cane,» dice sorridendo «Probabilmente deve solo affezionarsi. È carino tu gli voglia già tanto bene,» ed io lo fisso come se fosse il più grande idiota del mondo e lui ricambia lo sguardo, quando capisce arrossisce di colpo e si alza dalla sedia. È fatta, fine, bon. Au revoir.
«Hayato-» e non ricordo nemmeno se mi ha mai chiamato per nome prima «Stai parlando del tuo cane, vero?»
Non rispondo.
«Hayato... Hayato Gokudera, rispondi.» vuole sembrare autorevole, non ci riesce affatto. Incrocio le braccia sul tavolo e ci affondo la testa dentro. Perché non se ne va? Non ho già detto abbastanza? «...Parlavi del tuo cane, vero? Vero?»
«No!» sbotto all'improvviso, poi afferro la bottiglia di Vodka e mi riempio il bicchiere «Parlo di qualcuno più orbo di quella povera bestia! Di un coglione stratosferico che non riesce a vedere le cose a un palmo dal naso, di una persona che con un'innocenza incomparabile mi parla della sua meravigliosa fidanzata credendo di farmi piacere mentre dentro di me muoio! Parlo di un coglione che pensava che tutti i “ti amo” detti fossero stati sempre un gioco – non nego che inizialmente fosse così, ma poi non più. Parlo di quel coglione che-» e non parlo più, non posso. C'è la sua bocca sulle mie labbra e sinceramente non ho poi tanta voglia di sposarla. Non me ne sono neanche reso conto, è stata una reazione tanto improvvisa che... Mi toglie il bicchiere tra le mani, le stringe tra le sue e mi bacia, mi bacia, mi bacia come se non sapesse fare altro. Mi piace terribilmente questa parte imprevedibile di lui.
«Sei anche tu un grande idiota» mi sussurra contro le labbra
«Perché non me l'hai detto prima?»
«Io-» mi interrompe ancora, baciandomi. Improvvisamente mi piace che non mi faccia finire le frasi. Socchiudo le labbra e avvolgo le braccia attorno al suo collo, mi sento sollevare un po' e mi ritrovo in piedi, attaccato a lui, con il suo respiro e la sua lingua nella mia bocca. Mi sento morire.
«Se questi sono i risultati-» sussurro piano «Forse dovrei perdere il cane più spesso»
Yamamoto ride «Idiota» sussurra e poi ci baciamo di nuovo.


E' oscenamente brutta e stupida come oneshot ma avevo voglia di scriverla quindi perdonatemi xD!
Penso non scriverò mai più in prima persona dopo questo scarso tentativo!

   
 
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