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Autore: Diletta_86    20/12/2010    0 recensioni
E se Gaetano, Renzo e Camilla fossero ancora adolescenti? Se il commissario Berardi e la Baudino avessero frequentato il solito liceo, suscitando le gelosie di un Renzo adolescente ed insicuro, iscritto ad una scuola che odia? Ritrovare un compagno, un fidanzatino di giovinezza, farebbe cambiare idea a Camilla, quarantenne in crisi d'affetto e sommersa dalle abitudini? Proviamo a tornare indietro al loro passato... perchè molto spesso gli amori nascono sempre sui banchi di scuola.
Genere: Romantico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Camilla si destò dal sonno che doveva averla colta all’incirca due ore più tardi ed inizialmente frastornata rimase in silenzio, cercando di comprendere dove si trovasse e come fosse finita in quel groviglio che erano lei e Gaetano, ancora addormentato.
Per fortuna il suo è un divano con la chaselongue! Pensò la prof sollevandosi appena su di un gomito per osservare la visione che l’insieme “noi” le offriva. Il respiro di lui era un solletico lieve sul braccio che ancora tratteneva sotto di se e Camilla sognava di svegliarsi così serenamente da tutta una vita. Attorno a loro il pomeriggio s’era fatto ormai sera ed in fondo di tornare a casa non né aveva davvero bisogno; sarebbe bastato chiamare sua madre e dirle la verità; dopo che Andreina s’era riaccompagnata col nuovo marito Camilla aveva scoperto la complicità materna che tanto le era mancata da giovane. Chissà, magari anche nel passato di sua madre c’era stato un amore costretto a nascondersi dal marito e dai figli.
Si, l’avrebbe chiamata tra poco, prima voleva continuare a starsene cosi, raggomitolata tra la spalla e l’avambraccio di Gaetano, ascoltando il suono del suo lieve russare nella pace della prima serata.
'Cause every time I breathe
I take you in
And my heart beats again
Baby I can't help it
You keep me
Drowning in your love
Every time I try to rise above
I'm swept away by love
Baby I can't help it
You keep me
Drowning in your love
A differenza della sua Camilla, quando Gaetano aprì i suoi splendidi occhi azzurro cielo fu perfettamente cosciente di dove si trovava ed anche di come c’era arrivato e questa consapevolezza gli strappò un sorriso maliziosamente gagliardo, come quello del generale che riporta a casa le truppe senza aver perduto neppure un bossolo dei fucili.
Consapevole di un lieve peso abbandonato nell’incavo della sua spalla sinistra, il commissario Berardi non tentò neppure di sollevarsi, ma si limitò a rotolare su un fianco, fermandosi a mezzo centimetro dal viso di Camilla, che tra l’altro fingeva di dormire, e sempre sorridendo, andò a poggiarle un bacio sul naso piccolo e perfetto.
“Sveglia Biancaneve.. farai tardi al ballo..”
Lei arricciò il naso in una falsissima smorfia di chi è stato appena disturbato dal sonno ristoratore, beccandosi un occhiata sarcastica e scoppiando a ridere subito dopo.
“ Come principe azzurro direi che non ci siamo proprio..”
“ Ah no?! Ma io sono un principe in azzurro.. e solo quando metto la divisa…non lo sapeva?!”
“…Che pazzo….mi fai fare una telefonata a mia madre?!”
“.. E’ pur sempre casa tua… “
Camilla si alzò con uno sguardo che era un misto tra la meraviglia e l’eccitazione; non aveva mai sospettato che Gaetano pensasse a quella come alla loro casa, probabilmente se lo avesse pensato non sarebbe riuscita ad andarsene via la notte in cui si erano ritrovati. Ridacchio, mentre afferrava la coperta per andare a drappeggiarsela attorno al corpo, provocando un mugugno irritato di lui: -“ Ma così rimango al freddo..”- le disse con un tono da bambino capriccioso.
La verità era che non voleva perdersi la visione di quella che sarebbe stata una sfilata fuori programma sino al telefono, ma imbrogliare Camilla era sempre stata un impresa titanica. Eppure la sua strategia parve funzionare, Camilla si voltò a rimettere a posto la coperta, mossa a tenerezza da quegli occhi innamorati e dall’idea che, in fondo, era sempre in convalescenza.
“..presumo tu sappia comunque come riscaldarti…”
Disse lei prima di trascinarlo in un bacio del risveglio che non si capiva bene cosa dovesse svegliare, ma di sicuro aveva quell’effetto. Alla fine si alzò, raggiungendo la propria borsa, ancora affianco alla porta, estraendone il cellulare e conversando con la madre per i dieci minuti successivi, il tutto senza pensare mai di essere nuda alla vista di lui, quasi che fosse la cosa più naturale della terra, cosa che in fondo era davvero.
Quando lei tornò ad accoccolarglisi affianco Gaetano aveva esaurito il ripasso dei verbi greci, latini e persino dell’intera declinazione tedesca per mantenersi distratto rispetto all’idea di saltarle di nuovo addosso anche se era al telefono con sua madre, la donna che in fondo considerava una suocera da che era solo un ragazzo.
“…raccontami come è andata a finire con il ragazzo della mia alunna…”
“… Nicola è morto tentando di proteggere una ragazza coinvolta in un giro di droga e prostituzione..ma nonostante fosse coinvolto in un giro di camorra assieme al padre,era un bravo ragazzo…stava inventandosi una vita tutta diversa…mi dispiace Camilla…comunque i due assassini sono gi a regina coeli.. non devi temere..”
Lei sospirò sommessamente, improvvisamente rattristata da quella notizia, ma dopo un attimo annuì, alzando una mano a carezzare il viso corrucciato di Gaetano. Lui era felice solo se lei lo era a sua volta; adesso lo aveva finalmente compreso.
“…và tutto bene..sono io ad averlo chiesto… “
“..Camilla..non potrei mai vivere senza di te.. “
“..lo so..”
“..sposami Camilla..”
“…si..per farmi arrestare per Bigamia.. amo il tuo agire d’impulso..ma per risolvere la questione con Renzo mi occorrerà del tempo..ho paura Gaetano…”
Lui l’abbracciò in silenzio, lasciando che sfogasse la tristezza di quella loro situazione tragi-comica sulla sua spalla nuda, finendo col piangere a sua volta dei guai che il desiderio e l’amore che provava per lei dovevano averle procurato.Ed era la verità, Gaetano aveva una paura fottuta di aver combinato il più grosso macello della sua vita; paura di aver rovinato la vita di Camilla, di sua figlia, di aver distrutto per egoismo la possibilità di essere felice. In fondo avrebbe dovuto ribellarsi a quella decisione di lei tanti anni prima, avrebbe dovuto fare irruzione in chiesa il giorno del matrimonio e portarsela via a braccia, fregandosene di tutto e tutti, ma non l’aveva fatto.
Si alzarono dieci minuti più tardi, recuperando i propri vestiti sparsi ed aggrovigliati qua e là per la stanza, entrambi perduti nei propri pensieri, costretti almeno per il momento a ritrovare una dimensione propria per poter sopravvivere alla luce del giorno che sarebbe sorto.
And when the broken hearted people
Living in the world agree,
There will be an answer, let it be.
For though they may be parted there is
Still a chance that they will see
There will be an answer, let it be.
Let it be, let it be. Yeah
There will be an answer, let it be.

Gaetano aveva acceso la radio, perchè come spesso accade alle persone dotate di una particolare sensibilità, la musica aveva la capacità di aiutare a srotolare le matasse più complesse.
Un vecchio cd dei Beatles doveva essere rimasto inserito da chissà quanto, e per alcuni attimi sia lui che Camilla parvero immobilizzarsi, seguendo il fil rouge che la voce di John Lennon ispirava, arrivando in quel punto tanto vicino alla pace che gli uomini agognano, e planando nuovamente e con maggiore serenità sulla terra man mano che le note finivano.
Alzarono gli occhi a fissarsi reciprocamente sul finire dell’ultima strofa, e lentamente si sorrisero, riscoprendo la dolcezza del rapporto che segretamente avevano coltivato l’uno per l’altra.
“ Hai fame?! Se c’è qualcosa in frigo preparo un piatto di pasta..”
“ il deserto del Gobi è più affollato…ma c’è un supermercato pam proprio qui davanti.. potremmo andare a fare compere..”
“ Buona idea commissario…”
Dieci minuti più tardi stavano vagando per il supermercato ormai quasi deserto, dato che s’approssimava l’orario di chiusura. Camilla spingeva l’arrugginito carrello col manico verde, mentre Gaetano, in versione guardia del corpo, le camminava affianco osservando gli scaffali come se fossero probabili terroristi.
“ Che ti ci va per cena?!”
“… boh.. normalmente scaldo il primo surgelato che trovo.. o passo in rosticceria..”
“..e si vede.. ti sta spuntando un po’ di pancetta…”
Lui arrossì appena, procurandosi un bacio di consolazione su una guancia appena irta di barba. L’orgoglio maschile a volte premiava.
“..che né dici di bistecche e verdure bollite?”
“..non male prof..al vino ed al dolce però ci penso io..”
“ Ti spiace se faccio qualche rifornimento anche per Livietta e suo padre?”
“ No.. voglio bene a tua figlia.. eppoi tutti dobbiamo mangiare.. certo.. c’è chi se la procura e chi lascia fare..ma non è un problema..”
“ Paghiamo a metà..”
“.. tu sei fuori..”
Si divisero tra le corsie dei vari reparti mentre lui ancora scuoteva il capo perplesso prima di avviarsi con passo marziale alla volta delle mensole coi vini ed i dolci. Se ne stette immobile davanti alle diverse marche per un po’, mangiucchiandosi l’unghia del pollice che teneva poggiato contro il mento, riflettendo.
Alla fine dei giochi optò per un Barolo : un vino sontuoso, un Cannubi riserva del 2001, di quelli che si bevono alle feste chic e con gente che conta. Il passo successivo fu la scelta del dolce. Che cosa si addiceva ad un vino corposo come quello che aveva accuratamente selezionato? Scartò a priori il sorbetto ed il gelato nel percorso che lo conduceva al bancone della panetteria e pasticceria. Le uniche cose che si sarebbero accompagnate alla perfezione con la piacevole asperità del vino erano dolci anch’essi sontuosi, meringati e torte guarnite con crema pasticcera.
Gaetano discusse alcuni minuti con l’addetta al bancone, riuscendo alla fine a raccattare una torta alla crema con glassa al caffè e poi si mise alla ricerca di Camilla, riuscendo a rintracciarla nel reparto ortofrutta.
“ Carote, zucchine e…?”
Gli domandò lei senza nemmeno voltarsi a controllare che non si trattasse di un’altra persona. Il commissario Berardi allibì prima di rispondere:
“.. patate…ma come hai fatto?!”
“.. usi il solito profumo di quando avevi vent’anni…Calvin Klein..e te lo regalavo io..”
“…ottima deduzione Watson..”
Sorrise e quand’ebbero finito di imbustare, pesare e prezzare le loro verdure, si avviarono alla cassa, smaltendo la pratica in una manciata di minuti, persi principalmente per l’insistenza di Camilla sul voler pagare di tasca propria cereali, macine,caffè e altri oggetti da distribuire a Livietta e Renzo.
Rientrarono a casa che non erano ancora le sette e mezza ed anche se l’idea di una doccia ristoratrice allettava i muscoli tesi ed intorpiditi di Camilla, lasciò che fosse lui ad occupare il bagno, dedicandosi alla preparazione della cena con solerzia.
Sedettero al tavolo che mancava un quarto d’ora alle otto e per la prima volta in dieci anni la professoressa non ebbe necessità di ricordare a qualcuno che durante i pasti la televisione và tenuta spenta.
“…Mmmh.. che profumo splendido!”
Esordì Gaetano raggiungendo il proprio posto dopo averla aiutata a trasportare le pietanze ed a sedersi; un provetto gentleman uscito dall’accademia. In effetti il cibo era ottimo, semplice ma ben presentato; il vino era realmente sontuoso e scorreva piacevole e leggero tra la loro che conversavano e ridevano.
Quando la cena si concluse entrambi erano piuttosto alticci, tanto che Gaetano fu costretto a portare in braccio Camilla sino al divano, dato che non si reggeva in piedi molto stabilmente. “ Fa strano vedere una profia completamente ubriaca lo sai?”
“ Anche i colti bevono…”
Rispose Camilla facendo seguire a quella frase senza senso una risatina un po’ stridula alla quale Gaetano rispose con un sorrisetto smargiasso e quella fossetta sul mento da morsi.
“…e cosa fanno dopo aver bevuto?”
“..più o meno quello che fanno i poliziotti in malattia..”
Gaetano era già pronto a baciarla di nuovo, per l’ennesima volta in quella serata, e lo avrebbe fatto sin quando avesse avuto fiato nei polmoni, ma la sorte aveva deciso diversamente.
L’improvviso ed irritante suono del campanello lo distrasse irrimediabilmente rovinando il suo iniziale proposito lussurioso. Erano quasi le undici. Poteva essere soltanto una persona e se Torre veniva a cercarlo addirittura a casa il morto doveva essere uno di quelli extralusso.
Il commissario Berardi sospirò, rivolgendo un occhiata che implorava Camilla di scusarlo, per ogni cosa storta in quella loro serata, alla quale lei contraccambiò con un sorriso indulgente. Lo amava anche per il lavoro che svolgeva e non lo avrebbe mai ostacolato.
“ Arrivo Torre.. dio bono!”
Berciò raggiungendo la porta con quattro eleganti falcate e spalancandola davanti alla faccia indurita eppure cordiale dell’ispettore della omicidi.
“ Dottò..scusi l’orario..”
Iniziò l’uomo prima di notare la presenza sul divano con la coda dell’occhio ed arrossire vistosamente dalla base del collo su su sino alle guance.
“…e l’interruzione..”
Aggiunse poi palesemente in imbarazzo, ricevendo un sorriso bonario dal suo superiore.
“..niente di irrimediabile torre..avanti..entra.. o vuoi dirmi cosa succede di li sul pianerottolo?”
“..nono..dottò..entro…”
Domandando di nuovo scusa e permesso l’ispettore Torre mise finalmente piede all’interno dell’appartamento, concedendo ad un lievemente irritato commissario Berardi di allentare un poco la tensione accumulata con la chiusura, decisamente burbera della porta d’ingresso.
“ Allora? Parli da solo o ti devo fare l’interrogatorio?!”
Esordì Gaetano con il suo usuale tono pratico dopo che si fu seduto,porgendo al collega un bicchiere d’acqua recuperato in cucina.
“No..dottò..parl’..è che..me dispiac..”
“ piantala torre..và a l sodo!”
“..hanno ammazzato il console inglese a piazza di spagna..”
“…oh merda!”
Gaetano batté rumorosamente una mano sulla coscia. Detestava con tutto il cuore trovarsi in mezzo agli intrighi internazionali, eppoi il suo istinto gli diceva che non era ancora finita..
“…hanno trovato questa addosso al cadavere..”
Torre gli passò una istantanea di quelle fatte con la polaroid; ritraeva una giovane donna bionda e riccia in una posa decisamente equivoca. Berardi fece appena in tempo a posarvi gli occhi sopra che qualcosa cambiò nei lineamenti del viso, facendo preoccupare Camilla,ancora seduta al suo fianco, spingendola ad afferrare una mano di lui tra le sue. Era freddo come un morto.
“…doppiamente merda..”
Sibilò lui e si vedeva chiaramente che era furibondo,anche se né Torre né la prof sarebbero mai riusciti a capire il perché, se lui non glielo avesse detto.
“…dite che questa ragazza c’entra qualche cosa?”
“…è mia sorella Torre…”
Camilla impallidì a sua volta. Ricordava a mala pena il viso di Francesca Berardi, di sei anni più giovane di Gaetano; quando lui era partito per l’accademia lei era poco più di una bimba ed era davvero tanto cambiata in quei dieci anni.. ed ora pareva essersi infilata in un grosso casino.
“..non mi avete mai detto di tenere una sorella…”
“… ultimamente preferirei non averne… è una vera mina vagante…”
“…io sono sicura che Francesca non c’entra niente con l’omicidio.. e che quella foto ha una sua spiegazione più che logica..”
Gaetano trattenne la pessima risposta che gli era salita alle labbra, alzandosi per andare a vestirsi,intimando a Torre di aspettarlo in macchina, avrebbe fatto prestissimo. Non appena la porta dell’appartamento si chiuse e lui e Camilla si trovarono nuovamente da soli, la maschera da poliziotto professionale cedé, ed il vero Gaetano si rivelò sotto di essa, crollando su di uno degli sgabelli dell’isola della cucina, con le mani al volto pallido come la morte.
“… non ce la faccio… non ce la farò mai…”
Sussurrò affranto. Il suo cuore non avrebbe retto lo stress di un indagine dove la principale indiziata era sua sorella; non importava da quanto non si sentivano, né quanto fossero diversi; era sua sorella e lui l’amava. Era come chiedergli di indagare con Camilla come probabile assassina.
“… ed intendi lasciarla nelle mani del primo poliziotto, che non sa niente di lei e che le darà la caccia come un mastino inferocito?!”“…di solito dicono di me queste cose…”
“..non dire cretinate Gaetano! Tu sei il migliore poliziotto di Roma..e non hai niente del mastino…anzi.. giusto qualcosina..”
Gli si era avvicinata a piedi nudi e lui neppure se ne era reso conto, troppo impegnato a sfilare il pigiama da casa per infilarsi qualcosa che gli desse l’aspetto del poliziotto incorruttibile. Se la ritrovò stretta contro le spalle, mentre gli allacciava le mani un po’ troppo audacemente sul bordo dei fianchi, rischiava di dimenticarsi di sua sorella, del morto e perfino di come si chiamava cosi! Ed aveva poco tempo per vestirsi! Poco prima infatti, aveva estratto dall’armadio un paio di jeans scuri di quelli a vita bassa e con tremila tasche minuscole ed inutili; una camicia nera a cui mancava un bottone e le scarpe a tennis e se ne stava in mutande con lei placidamente appoggiata contro le sue spalle; decisamente non andava bene! Non era professionale per niente…
“… e cosa sarebbe?”
Riuscì a bisbigliare maledicendo i suoi polmoni che sembravano intenzionati a lasciarlo senza fiato, ed era solo un abbraccio! Vabbeh.. un abbraccio in cui lui praticamente non aveva niente indosso e lei sin troppo, ma Gaetano non doveva pensarci!
“…beh.. prima di tutto anche tu mordi.. ogni tanto… eppoi sai fare benissimo la guardia alla gente…”
Lo disse sottolineando entrambe le affermazioni con un lieve bacio in mezzo alle scapole e questo non fu certo d’aiuto al commissario per mantenere il proprio self control a livelli di guardia, soprattutto se si pensava che entrambi avevano bevuto ben più del consentito dalla legge.
“…che stai tentando di fare prof?!”
Le domandò voltandosi ad afferrarla per gli avambracci, con delicata fermezza, allontanandola da se quel minimo che gli bastava per poterla guardare negli occhi color nocciola, screziati d’oro a causa del troppo barolo.
“…corruzione di pubblico ufficiale.. a fini benefici…”
“…mhmmh!”
Se ti chiami Camilla Baudino corrompere un ufficiale di polizia, qualunque sia il tuo fine, è una passeggiata. L’azzurro degli occhi del commissario Berardi s’era già fatto verde intenso ed in fondo, nella più classica delle tradizioni cinematografiche, l’inizio di una relazione clandestina era sempre inaugurato da un giro completo della casa, giusto per dirlo con un eufemismo.
L’azzurro degli occhi del commissario Berardi s’era già fatto verde intenso ed in fondo,rifletteva, nella più classica delle tradizioni cinematografiche, l’inizio di una relazione clandestina era sempre inaugurato da un giro completo della casa, giusto per dirlo con un eufemismo!
“…se è un tentativo di farmi rialzare l’autostima bada che funziona eh…. Funziona benone!”
“…allora puoi anche finire di vestirti ed andare a tirare fuori dai casini Francesca..”
Ridacchiò lei scostandosi bruscamente per afferrare la camicia senza un bottone con fare da massaia implacabile ed un sorriso smargiasso.
“…ti rammendo questa…”
Disse poi con tono pratico, muovendo un passo per andare in cucina dove aveva intravisto una scatola con ago e filo. Gaetano però era soltanto parzialmente d’accordo col piano d’azione della profia; specie per quanto riguardava la parte del vestirsi ed uscire.
I fumi dell’alcool, complice anche la botta di adrenalina a seguito dell’apertura del nuovo caso, mossero il commissario Berardi con una velocità che non ci si sarebbe aspettati ed in breve Camilla si trovò trattenuta per un braccio e scaraventata sull’ampio letto matrimoniale, circondata dalle braccia di lui; trascinata in un bacio divoratore con ancora in mano la camicia incriminata.
Passata mezz’ora Torre sbuffò, accennando un sorriso. Se lo sarebbe dovuto aspettare che i dieci minuti del vice questore diventassero il doppio visto cosa aveva involontariamente interrotto.
L’ispettore aveva appena messo mano al citofono dell’appartamento quando il portone si aprì, rivelando nella penombra la figura di Gaetano Berardi la cui espressione avrebbe meritato un film intero per essere descritta.
“….dottò..stavo per chiamare gli artificieri…”
“…see.. e l’FBI ovvia Torre! Non c’era una camicia con tutti i bottoni appresso…”
“..si vede… difatti non stanno appost’manco adesso dottò..”
Ridacchiò l’uomo lanciando un occhiata divertita all’indirizzo della camicia del suo commissario, spiegazzata e coi bottoni agganciati in una complicata treccia, con le asole che slittavano, dando al tutto un’aria decisamente pendente a sinistra.
Lentamente, quasi a rallentatore, il commissario abbassò gli occhi ancora colorati di un verde intenso verso la propria camicia, scoprendola allacciata in una complessa abbottonatura “alla pisana” e non poté che ridacchiarne come un adolescente.
I due poliziotti si avviarono così all’auto civetta con la quale Torre era venuto a chiamarlo a casa, indaffarati ognuno nei rispettivi compiti e pensieri. Gaetano si fermò solo un attimo prima di salire sulla vettura, alzando il volto per contemplare le finestre ancora illuminate del salotto di casa propria, non riuscendo ad evitare di chiedersi se l’avrebbe ritrovata ancora lì al suo rientro.
Dopo quel pomeriggio sulla collina Camilla e Gaetano si erano reciprocamente promessi di aspettarsi in eterno, di scriversi, e di fare tutte quelle cose che si fanno quando si vive una storia d’amore da adolescenti separati da chilometri di distanza.
L’allora universitaria Baudino, rientrando a casa quella sera, s’era ripromessa che mai nessuno avrebbe ottenuto il suo cuore, mai nessun’altro sarebbe entrato nella sua vita, avrebbe atteso Gaetano anche in eterno, come quelle eroine tragiche dei romanzi del primo novecento inglese. Per rendere questa sua promessa effettiva aveva recuperato una vecchia collana d’oro di suo padre e ci aveva attaccato l’anello di Gaetano, infilandolo poi al collo sotto al vestito di lino leggero coi fiori stampati. Sarebbe rimasto attaccato al suo collo sottile sin quando l’avessero messa nella tomba!,pensò.
Eppure, quando alla fine del mese, lui le aveva annunciato che sarebbe partito per l’accademia, pregandola, supplicandola,affinché cambiasse idea, lei era stata irremovibile.
Lo amava troppo per costringerlo ad abbandonare il futuro ed i sogni che assieme avevano coltivato. La verità era quella: sarebbe partita volentieri anche lei per fare l’accademia di polizia, per diventare uno di quei commissari che si vedono nei telefilm, quelli gentili, intelligenti, che capiscono sempre tutto appena si trovano faccia a faccia col morto. Ma non era concesso alle “ragazze perbene” di fare la carriera militare, troppo rischioso..troppo fragili le donne..ed altre panzane di quel tipo! Così l’avrebbe lasciato andare da solo lungo la strada della legge, sarebbe rimasta accanto al focolare ad attenderlo come Ginevra, o Boudicca, o la stessa Penelope.
La sua caparbietà cedé soltanto la mattina stabilita per la partenza, costringendola ad inforcare la sua bicicletta che mancavano quaranta minuti alla partenza del treno per Velletri. Novella Bartali, Camilla era riuscita a spostarsi dalla propria abitazione sino alla stazione centrale in poco meno di venti minuti, arrivando sul binario quindici che i passeggeri erano ancora quasi tutti intenti a conversare lungo la banchina. Freneticamente la ragazza si guardò attorno, cercando ilo bel viso familiare dell’uomo della sua vita.
Non c’era traccia né’ di Gaetano né dei genitori di lui! Maledizione! Disperata Camilla crollò a sedere su uno dei tramezzi delle colonne che sorreggevano la pesante cupola di vetro posta sopra la stazione, lasciando che qualche enorme lacrima di tristezza e rancore le scivolasse lungo le guance; incurante dei passanti e delle loro occhiate preoccupate.
Non l’aveva salutato! Non aveva creduto nel loro amore.. come sarebbero mai sopravvissuti alla distanza con quei presupposti? All’improvviso però, senza rendersene conto, Camilla si trovò sollevata da un paio di robuste braccia maschili, e quando aprì gli occhi il viso abbronzato e punteggiato da una barba incolta di Gaetano la osservava rapito.
“….sapevo che saresti venuta… Camilla..”
Lei poté soltanto rimanere in silenzio a contemplarne il viso perfetto, i lineamenti giovanili e ridenti mentre la stringeva tra le braccia, cercando di imprimerli ad imperitura memoria.

Tu che sei sempre stata mia
Un'idea che non va via
E respirare il tuo profumo
Amaro come noi
Amore che non sai
Me lo regalerai
Un'ultima volta
Prima che svanisca

Gaetano riemerse da quel flashback nel momento in cui l’ispettore Torre spense il motore dell’auto innanzi all’ambasciata inglese di piazza di spagna. L’uomo scese con un sospiro; stava iniziando a piovere; una pioggerellina leggera e fastidiosa che contribuiva a peggiorare il suo umore già abbacchiato.
Nel profondo, infatti, il commissario Berardi detestava l’apatica calma che regna innanzi alla scena di un omicidio. Detestava la razionalità assurda che muoveva i medici ed i legali; quel composto spostarsi con i soprascarpe e la macchina fotografica.
Dovete sapere, infatti, che le scene del crimine, q1ualunque esse siano, normalmente appaiono come una vera e propria schifezza: più o meno come il cavolo rifatto alle quattro del pomeriggio.
Nell’irreale luce delle torce elettriche montate da quelli dell’unità di polizia scientifica il vicequestore si sentiva come una cavia di laboratorio intrappolata dentro il labirinto da un qualche pazzo scienziato e costretto a correre a vuoto alla ricerca di una uscita. La sola cosa che gli permetteva di rimanere lucido in quel momento era la lieve traccia del profumo di Camilla che gli restava sulla pelle scoperta tra collo e camicia; come sempre aveva un disperato bisogno della sua saggezza per riuscire a concentrarsi.
“..Il medico legale che dice Torre?”
“…già andato dottò.. posso chiamare..”
Gaetano rifiutò con un gesto del capo, mentre si osservava meglio attorno alla caccia di indizi che potevano apparire celati tra le pieghe dell’indagine. Apparentemente tutto era in ordine, eccezion fatta per i segni bianchi nel punto in cui le prove erano state catalogate; chissà che cosa mai ci faceva Francesca li..
Fu una nottata del tutto infruttuosa, nella quale Gaetano aveva interrogato i pochi presenti al momento del ritrovamento del cadavere, imprecando in gaelico antico ogni volta che il muso giallo di turno si smarriva nei tentativi, pessimi, di traduzione dell’italiano da parte dell’ispettore Torre. In tre ore era riuscito a capire che una mezzora prima del ritrovamento il soggetto era stato avvistato in un locale poco distante assieme a tre persone, due donne ed un uomo; la descrizione di una delle due combaciava alla perfezione con quella di Francesca. Nessun indizio sul movente, nessuna arma del delitto, figurarsi testimoni oculari dell’aggressione. Bel paese l’Italia!.
Infilò la chiave nella serratura di casa propria quando fuori l’alba dava i primi segni di vita del nuovo giorno, era esausto. Socchiuse la porta, osservando il grigiore del proprio appartamento con la certezza che lei non ci sarebbe stata, che il sogno ancora una volta era svanito. L’olfatto impiegò alcuni istanti prima di registrare il profumo di lei nell’aria, dando al cervello l’impulso di sorridere, impulso subito recepito dai muscoli della bocca.
Lentamente chiuse la porta di casa, depositando la giacca sull’appendi abiti, sfilò i mocassini ed a piedi scalzi si mosse nell’immenso ingresso buio alla ricerca di lei. Sul divano non c’era..strano.. Lievemente preoccupato da quell’assurdo silenzio Gaetano si decise ad effettuare un’ispezione del proprio appartamento, convincendosi all’uscita di ognuna delle stanze che l’intera giornata era stata solo un sogno.
Rassegnato al centro del proprio salotto Gaetano decise che tanto valeva liberarsi della giacca, della cravatta e della camicia della discordia. Sfilarla non era stato altrettanto divertente come metterla. Gli mancava una sola stanza da controllare, ma chissà perché la ragione gli andava gridando che lei non poteva essere proprio lì; probabilmente il suo cuore si rifiutava di pensarci per le eventuali implicazioni che né sarebbero succedute.
A torso nudo, accompagnato dal frusciare lieve dei jeans che ancora indossava, regolando i respiri al battere delle proprie mostrine da ufficiale contro lo sterno, Gaetano raggiunse la porta della propria camera, vi poggiò una mano ruvida contro e spinse, inondando con un lieve fascio di penombra l’ambiente interno.
La luce del comodino era accesa… strano.. D’istinto Berardi incurvò un ciglio, indurendo la mandibola nell’eventualità di qualche brutta sorpresa in attesa dietro la porta. Immaginarsi, invece, l’espressione che gli comparve sul viso mentre lo sguardo fiero ed attento andava a cadere sul letto disfatto al centro del quale Camilla dormiva col sorriso sulle labbra, rincalzata dentro la maglia del suo stesso pigiama.
Si mosse per andare a raggiungerla, e sul suo viso non si leggeva nient’altro che la beatitudine di un uomo innamorato. Divenne piuma pur di non svegliarla nel gravare col peso del suo corpo sul materasso e per un attimo non poté neppure respirare.
Aveva sempre amato guardarla dormire con quel suo abbandonarsi fanciullesco alla forza del sonno tanto da parlare ad alta voce alcune notti, quando nelle occupazioni scolastiche, erano riusciti a conquistarsi una agognata intimità.
Si mosse alla fine per scostarle una ciocca di ricci dal viso, mormorando frasi sconnesse mentre la sollevava delicatamente per stringerla a se in un tiepido abbraccio. Per quelle poche ore di sonno avrebbe dormito coi jeans. Pazienza. Un sordo mal di testa post sbornia lo assaliva assieme alla stanchezza per quell’inaspettato rientro al lavoro post infortunio, difficilmente avrebbe retto altro per quella giornata.
Si destò il giorno successivo al suono di stoviglie che cozzavano tra loro in cucina, un rumore lontano, eppure così inusuale da penetrare le maglie del divino Morfeo e destarlo.
Tirarsi a sedere fu più difficile del previsto. Gli girava la testa dannazione!, come se non bastasse era già quasi mezzogiorno, e lui era atteso in commissariato per l’incontro col pm alle tre, sarebbe stata un impresa essere puntuali con Camilla in giro per casa.
Arrivò in cucina a tentoni, mugugnando sull’alcool e sugli ispettori che capitano sempre a sproposito, fermandosi nel momento in cui la figura di lei comparve al centro del suo campo visivo. Come diamine sia possibile che una semplice donna appaia tanto bella mentre finisce di cuocere delle frittelle è uno dei tanti misteri del mondo.
Sforzandosi Gaetano riuscì a raggiungerla senza che Camilla avesse sentore di niente, abbracciandola alle spalle e depositando un bacio piuttosto casto nell’incavo tra il collo e la spalla. La sentì rabbrividire ed il suo orgoglio mascolino né fu piacevolmente rincuorato.
“..Buongiorno mia regina..”
Camilla non ebbe modo di rispondere al suo saluto perché il telefonino di Gaetano prese a suonare, rovinando l’atmosfera. Lui si mosse per andare a rispondere e l’idillio non poté continuare.
Valeria. Leggere quel nome sul display fu per Gaetano uno choc inaspettato; un rimescolio di sangue e sentimenti che credeva impossibile avere dopo essere stato con Camilla. Socchiuse gli occhi nel ricordo del sorriso genuino di lei; in quello sguardo profondo e privo di ombre che tanto lo aveva colpito. Una smorfia di sorriso gli comparve sulle labbra mentre una folgore dolcissima gli attraversava il cuore. Era come ricordare d’improvviso qualcosa che ormai si da per scontato.
In fondo che cos’era l’amore? Quello vero, se non una folgore che nasce e muore all’improvviso? Non si doveva cercare l’amore; questo gli diceva sempre suo padre; era l’amore che ti cadeva addosso all’improvviso..
Valeria gli era crollata addosso come un fulmine, difendendolo a spada tratta quando neppure conosceva il suo nome; di lui s’era fidata cecamente e completamente..ed anche lui s’era fidato.. le aveva raccontato tutto..e poi era fuggito.
-Dovresti farti ribrezzo da solo caro mio..- Pensò mentre sollevava lo sportelletto per rispondere. Poco lontano Camilla stava radunando la sua roba..e qualcosa nel suo sguardo confermò al commissario Berardi che la loro occasione era sfumata…forse per sempre.
Scosse il capo e socchiuse gli occhi, ferito, ma non distrutto come s’aspettava di essere al nuovo abbandono di lei. Forse, due anni prima, Torre aveva avuto ragione.
Aveva narrato delle vicende che lo legavano alla professoressa Baudino all’ispettore Torre pochi mesi dopo il suo insediamento come vice procuratore ed il laconico commento del suo sottoposto era stato qualcosa che aveva a che fare con leoni e gazzelle. Gaetano non aveva capito; non aveva voluto capire, sino ad allora.
“…Gaetano scusa il disturbo..”
“..dove sei?”
“..a casa..avevo bisogno..”
“…Shh..zitta..arrivo tra cinque minuti..”
E cinque minuti più tardi, affacciandosi dalla finestra, Valeria lo vide scendere dall’auto grigia con un enorme mazzo di rose e gigli, infilato dentro un completo grigio e con la cravatta. Doveva aver perduto il senno.. eppure era un folle bellissimo.
Lui non le dette tempo di proferire parola. L’afferrò a mezza vita per portarla in braccio quando ancora gli restavano due gradini da salire. Stretta contro di se la condusse sino alla macchina ancora accesa. Guidò come un pazzo senza dirle niente, e Valeria si limitò a sorridere,stando al gioco in silenzio.
Entrarono nel comune storico di Roma alle undici e venti minuti sbaragliando come il vento l’apatia dell’ufficio, sbaraccando sin quando il sindaco non fu innanzi a loro nella sala delle cerimonie. Al mezzogiorno Gaetanoe Valeria Berardi uscirono dal comune con due lucenti cerchietti d’oro all’anulare della mano destra; sorridenti e felici, seppure vicendevolmente sorpresi. Sposarsi, a lui che non c’aveva mai seriamente pensato, aveva richiesto nemmeno un ora.
   
 
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