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Autore: alister_    20/12/2010    2 recensioni
Raccolta di one-shot sui personaggi di Tekken.
#1: La donna accattivante della sera prima pare essersi persa nella notte, ma la cosa che più la infastidisce è quella tonalità spenta che torna ad infestarle lo sguardo e sembra dar voce a quel senso di fastidio che cerca di reprimere da quando si è svegliata.
#2: Jin Kazama, pensa, mentre svita meccanicamente la base della caffetteria. Si ricorda ancora della prima volta che l'ha visto, solitario e vagamente imbronciato all'angolo del ring, mentre suo nonno si prodigava in una delle sue solite esibizioni di forza mettendo al tappeto il mal capitato di turno.
#3:E' una serie di stereotipi viventi che si danno il cambio. La sua fornitura di maschera a forma di farfalla sembra non esaurirsi mai.
#4: Quando ha visto suo figlio, non ha provato niente. Steve Fox è solo un nome sulla carta, un incarico che non ha portato a termine perché confusa da una rivelazione improvvisa. Niente di più.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anna Williams, Emily Rochefort, Julia Chang, Nina Williams, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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[Emily Rochefort]

Butterfly Mask

 

 

 

 

 

 

La sua unghia rosata picchietta una goccia e la fa scivolare verso il basso. Lungo il tragitto, la prima goccia ne incontra un'altra e la trascina con sé nella sua caduta. Cambia la fantasia stampata sul vetro, ma lei non è soddisfatta.


Piove, e la pioggia non le è mai piaciuta. Non sopporta quel cielo carico di nuvoloni grigi pronti a scoppiare da un momento all'altro, e ancor meno tollera il momento dell'esplosione. Potrebbe dire- da perfetta ragazzina viziata qual è- che odia le si bagnino i capelli. Ma la verità è un'altra. La verità è che la pioggia le mette tristezza. La fa sentire sola. Non è venuta in Giappone per sentirsi sola, quindi non riesce a capire perchè debba piovere.


A stento trattiene tra le labbra un “Sebastian, non puoi far smettere?”. Né la sua voce cantilenante, né la disponibilità del suo maggiordomo possono qualcosa contro gli eventi atmosferici. Perciò sospira, annoiata e seccata. Viaggiare è noioso. Sono solo lei e Sebastian, come sempre: gli argomenti di conversazione scarseggiano. E anche una limousine fornita di ogni comfort e tecnologia stanca, quando la si usa come mezzo di trasporto ogni maledetto giorno.


“Tra poco saremo all'hotel, signorina”.


A Sebastian non sfugge mai nulla. La conosce così bene che si chiede come faccia a non essersi ancora licenziato. Suo padre deve pagarlo davvero profumatamente.


“E' la terza volta che lo dici”, ribatte, piccata.


“E' la terza volta che sospira”.


Deve avergli dato un aumento, suo padre, per convincerlo ad accompagnarla nel suo semestre di studio all'estero. Un soggiorno in Giappone che, agli occhi del signor Rochefort, nulla ha a che spartire con il torneo mondiale di arti marziali che sta per avere luogo e al quale Lili ha tutte le intenzioni di partecipare. Sebastian, invece, sa tutto e come sempre non rimprovera, non giudica.


E' sciocca quando dice che il suo maggiordomo è ben pagato per farle da balia; sa che le vuole sinceramente bene. L'ha vista crescere e le è sempre rimasto accanto: le è affezionato tanto quanto lo è lei a lui. Ma ancora non si capacita del perchè sia così.


E' insopportabile. Ne è perfettamente cosciente. E' sempre piena di lamentele e capricci e sfoga ogni sua frustrazione sul suo innocente maggiordomo, aspettandosi che lui l'accontenti sempre. E il bello è che Sebastian cerca davvero di farlo, qualsiasi cosa gli chieda. L'ha accompagnata in Giappone per farla felice, altro che aumento; anzi, sarebbe pronta a scommettere che sia stato proprio lui a persuadere suo padre a lasciarla partire, promettendogli di occuparsi di lei. La accudisce con l'amore di un padre e la devozione di un suddito, silenzioso e paziente. E che cosa riceve in cambio da lei? Capricci, solo capricci.


Perchè fare i capricci è il suo lavoro, no? Cos'altro è richiesto all'unica figlia di uno degli uomini più ricchi del mondo? Un bell'aspetto, certo, un portamento aggraziato, un modo di vestire consono all'alta società, un sorriso cortese... Ecco i requisiti della perfetta ereditiera, che ha fatto suoi appiccicandoseli addosso come una maschera.


Si ricorda di quando, qualche mese prima, ha partecipato ad una grande festa organizzata dalla compagnia di suo padre. Un ballo in maschera, in primavera, in occasione della quale sua madre- sua madre in persona!- l'aveva accompagnata da una sua amica stilista con mesi di anticipo perchè scegliesse quale abito indossare. Doveva fare bella figura, la piccola Emily: tutti gli occhi sarebbero stati puntati su di lei, la giovane sedicenne quasi prossima al suo debutto in società, e lei avrebbe dovuto essere impeccabile e mettere in mostra tutte le regole di bon ton che le hanno impartito sin dalla prima infanzia. Sua madre l'aveva sommersa di così tante raccomandazioni e istruzioni che la contentezza per l'abito confezionato apposta per lei si era subito spenta e la voglia di mettersi in mostra- o, per essere precisi, di essere messa in mostra- in una folla di ricconi di ogni genere le era del tutto passata.


Ciononostante, aveva fatto il suo trionfale ingresso in scena, e, tra il compiacimento suo e di sua madre, nessuno degli invitati si era risparmiato un complimento o un' occhiata d'ammirazione. Perchè Lili Rochefort quella sera era davvero bellissima. Il suo bel viso era parzialmente velato da una mascherina di stoffa a forma di farfalla e il suo corpo snello era avvolto dal vestito più ricercato della festa: le spalle erano lasciate scoperte dal corpetto di seta verde, mentre la gonna vaporosa che le velava le lunghe gambe affusolate era formata da tante altre farfalle, anch'esse verdi, ma di un verde di diverse tonalità e sfumatura.


Sì, tutti, davanti a lei, avevano fatto i complimenti ai suoi genitori per la loro bellissima figlia, e Lili aveva mantenuto l'atteggiamento che si esigeva da lei- delicati silenzi e sorrisi affettati- per l'intera serata. Non aveva tolto la maschera neppure un istante, e aveva reso felici mamma e papà.


In realtà la maschera- a forma di farfalla o meno- l'aveva avuto addosso anche prima di quella serata, e l'indossa ancora adesso. E' cucita sulla sua pelle, ormai, e, quando dopo numerosi sforzi riesce a staccarla, subito ne arriva un'altra a coprirle il viso. Quando finalmente, lontana dai coniugi Rochefort e da tutti i loro amici dell'alta società, può smettere di recitare il ruolo della figlia perfetta, ecco che corre a ricoprire quello di ragazzina capricciosa che tiranneggia il povero maggiordomo. Quand'è libera di essere sé stessa, dà il peggio di sé, forse perchè ad essere davvero sé stessa non riesce. Perchè in fondo chi è Emily?


Non lo sa. Potrebbe fare una lista delle cose che vorrebbe fare e che il suo ruolo di figlia del signor Rochefort le proibisce ma non saprebbe dire se facendole riuscirebbe ad acquisire una propria personalità. Essere una combattente con i capelli tinti di azzurro e un look cyber punk la renderebbe un individuo particolare, o sarebbe per lei l'ennesimo camuffamento?


E' uno stereotipo vivente, Lili Rochefort. O meglio, è una serie di stereotipi viventi che si danno il cambio. La sua fornitura di maschera a forma di farfalla sembra non esaurirsi mai.


“Sebastian”, si lamenta, per scacciare le riflessioni che si è ritrovata a fare per l'ennesima volta. “Allora?”

“Signorina Lili, anche se non siamo più in Europa, i semafori esistono ugualmente”.

“Uffaaaa... Potresti anche bruciartelo qualche semaforo, Sebastian. Non credo succederebbe nulla di male”.

“La vostra sicurezza prima di tutto, signorina”.


Sbuffa, insoddisfatta. Il suo stesso moto di stizza la irrita ancora di più. Perchè diavolo non riesce a staccarsi la maschera da bambinetta viziata che riserva al suo fedele maggiordomo e non dà il via ad una conversazione civile? Perchè dalla sua bocca escono solo frasi sciocche, che neppure una marmocchia di cinque anni pronuncerebbe? Oh, quanto è stupida, quanto è viziata! Chissà cosa penseranno di lei i partecipanti del torneo: la etichetteranno subito come la classica ragazzina ricca e annoiata che cerca di fare qualcosa di trasgressivo per movimentare la sua vita. E, in realtà, è davvero così.


“Un clichè ambulante”, borbotta distrattamente, a denti stretti, e subito si morde il labbro. Ma a Sebastian non sfugge mai nulla, se si tratta di lei.


“Come dice, signorina?”


Sospira, esita. Poi si decide a fare una prova di quello che potrebbe- vorrebbe- essere:


“Ti ricordi del ballo in maschera della scorsa primavera, Sebastian?”

“Certo, signorina”.

“E ti ricordi del mio costume?”

“Come potrei averlo dimenticato”.


Il suo incisivo affonda di più nel labbro morbido. Non è facile trovare le parole.

 

“Ho paura di avercelo ancora addosso, ecco”, mormora infine, in un sussurro appena percettibile per l'uomo alla guida della limousine.


Chissà se Sebastian è in grado di capire, di decifrare il codice. Solo a lui potrebbe fare una confidenza del genere, come tante altre gliene ha fatte in passato: è l'unico ad essere a conoscenza di tutte le malefatte della piccola Rochefort, di tutti i vasi rotti, i soprammobili spostati, di tutti gli allenamenti segreti e le fughe per partecipare a tornei clandestini. Non ha mai avuto nessun altro con cui parlare e Sebastian si è sempre dimostrato un ottimo ascoltatore, nonché un confidente molto discreto. Ma in questo momento ha bisogno di parole, non del solito silenzio da fedele subalterno.


“Oh sì”, dice, lentamente, e lei drizza le orecchie in allerta. Il suo cuore batte veloce e si scopre inspiegabilmente agitata, ansiosa di ottenere il resto della risposta. “Di certo tutti i partecipanti al torneo la vedranno come se avesse quel vestito addosso”. Lili sussulta. Sebastian ha capito. Tutto. Allora non riesce davvero a scollarsi di dosso quella maledetta maschera...


“La guarderanno e, come quella sera, vedranno una bellissima farfalla, elegante e leggiadra. E di nuovo non riusciranno a staccarle gli occhi di dosso”.


Un attimo di esitazione, e Lili sorride.


La limousine svolta a destra e attraversa i cancelli di un lussuoso hotel a cinque stelle: sono arrivati.

 

 

 

 

 

 


Nota dell'autrice:

Lili mi è sempre stata antipatica. In generale, le ragazzine viziate e snob mi sono sempre state un po' (tanto) sull'anima. Però da quando ho iniziato ad usarla e ho scoperto che è una macchina omicida ho inziato a ricredermi. Quando poi io e Lili (e Alisa pompata al massimo) abbiamo buttato giù Devil Jin dal treno e abbiamo completato al 100% la modalità campagna, ho deciso che doveva diventarmi almeno un pochino simpatica. E pensa che ci ripensa, tra un calcio in faccia virtuale e l'altro, ecco che mi trovo piena di idee per scrivere su di lei!

Anche questa volta, rimando al mio LJ: nel delirio influenzale potrebbe venirmi voglia di scrivere qualche extra. O forse no.


   
 
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