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Autore: Faust_Lee_Gahan    21/12/2010    10 recensioni
"Sherlock salì le scale, cercando di calmare quello che non era proprio cattivo umore, ma qualcosa di dieci volte peggiore."
Sherlock/John
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Being There

Summary: Sherlock salì le scale, cercando di calmare quello che non era proprio cattivo umore, ma qualcosa di dieci volte peggiore.

Pairing: Sherlock/John

Rating: Giallo

Words: 702

Disclaimers: Stessa storia di sempre. Amiamoli, e pace.

Notes: Non ho idea di cosa sia. Però fanculo allo spirito natalizio. Io mi do all'Angst, o meglio, al suo parente più prossimo. Nata da un'immagine trovata su tumblr (ama <3)

http://24.media.tumblr.com/tumblr_lblsbcD87F1qd41axo1_500.jpg





Being There



Il tempo reale sei tu.

    - Subsonica -


<< Allora, ti telefono io domani? >> chiese Mycroft dalla macchina

<< Spero sinceramente di no. >> fu la laconica risposta, e chiuse la porta del 221B senza nemmeno prendersi il disturbo di salutare suo fratello.

Sherlock salì le scale, cercando di calmare quello che non era proprio cattivo umore, ma qualcosa di dieci volte peggiore.

<< Sei tornato. >>

Sulla soglia si tolse il cappotto e alzò gli occhi alla ricerca dell'amico. Era seduto sulla sua poltrona, aveva chiuso un libro e gli stava sorridendo. Era un sorriso vero, radioso, felice.

Ecco, dannazione. Succedeva ogni volta.

Ogni volta, ogni maledettissima volta, che John sorrideva, soprattutto in quel modo, il mondo si fermava. Si fermava e basta. (1) O almeno, il suo mondo.

Perché se il mondo reale, quello del Sistema Solare, non lo faceva davvero, avrebbe dovuto.

<< Che è successo? >>

Il sorriso aveva lasciato il posto ad un'espressione preoccupata e accigliata.

Sherlock non sapeva come faceva John. Non sapeva come riuscisse a … forse “capirlo” non era proprio il termine adatto, ma a leggergli dentro, a conoscere esattamente il suo stato d'animo con una sola occhiata. Una sola misera occhiata.

Sherlock non ne sapeva molto, ma era abbastanza sicuro che le persone cosiddette normali, nelle loro vite normali, non ci riuscivano.

In un paio di tremolanti falcate, arrivò alla poltrona e lì gli cedettero le gambe. Cadde letteralmente ai piedi di John, poggiò la testa sul suo grembo e lo abbracciò come meglio poteva. Forse sarebbe più corretto dire che gli artigliò il maglione, come meglio poteva.

Il maglione a righe. Quello straordinario maglione a righe.

Lo sentì sospirare per un attimo, evidentemente rassegnato, e poi una mano s'infilò tra i suoi capelli e un'altra sulla schiena.

<< Va tutto bene. Sono qui. >>

Chiuse gli occhi, respirando il suo odore e sentendolo sotto le dita.

Forse avrebbe dovuto almeno spiegargli cosa era successo, anche se non l'aveva chiesto ancora.

Perché John era così e basta.

<< Sono andato da- >>

<< No, non importa. Me lo dirai dopo, quando ti sarai calmato. >>

John, John, John... (2)

Sherlock non avrebbe pianto. Perché non lo faceva mai. Eppure in mezzo a quel calore assurdo e rassicurante, ne aveva una fottuta voglia.

Si chiedeva spesso come era possibile che John non si rendesse conto di quanto fosse speciale.

Così fuori dall'ordinario.

Tutto quello che John considerava normale o naturale – l'assenza di stupore nel trovare una testa in frigorifero o lo stargli accanto anche quando dava di matto – non era da tutti.

Nemmeno tenerlo stretto e consolarlo senza sapere perché.

Lui era così fottutamente speciale... (3)

E non lo sapeva. Non lo immaginava neanche.

A lui piaceva ricevere attenzioni – a chi non piace? - ma con John era diverso.

Alle persone interessava solo che risolvesse il loro problema di turno, e nel farlo si esibiva inevitabilmente in qualche deduzione finale a sorpresa. Poi era solo il tipo strano, il freak, il fuori di testa.

Il nostro psicopatico preferito.” l'aveva apostrofato quell'incompetente di Anderson.

Highly functioning sociopath, please.

Ma con John tutto questo era diverso.

John vedeva il processo dall'interno, vedeva le rotelle del suo cervello lavorare, vedeva la soluzione emergere piano piano.

Ricopriva un ruolo principale, non era un semplice spettatore.

Senza di lui il processo mancava di passaggi fondamentali, le rotelle del suo cervello lavoravano lente, la soluzione rimaneva sul fondo.

Era parte integrante del suo lavoro, del suo appartamento, della sua vita.

Era con lui perché l'aveva scelto, lo aiutava perché così aveva deciso.

Rimaneva con lui non perché era Sherlock Holmes, il Cervellone, il grande Consulente Investigativo, ma perché era Sherlock, il suo impossibile coinquilino. E amico.

A volte era così impossibile che si chiedeva quanto tempo avrebbe resistito, John – il suo John - prima di fare le valige e andare via.

Fu preso dal panico e lo strinse.

<< John... >>

<< Stai tranquillo. Sono qui. >>

Decise di non pensarci. Lo teneva stretto e pace.

Perché non contava nient'altro. Niente contava davvero. (4)

Non se ne sarebbe andato finché riusciva a tenerlo così stretto... (2)

<< Non me ne vado. Sono qui. >>

Metti in ordine i tuoi pensieri. (2)







Notes, again:

Citazioni moment: (1) “And when you smile, the whole world stops and stares for a while” da Just the way you are cantata in Glee [Glee > originali]; (2) Spudorate autocitazioni da Meds; (3) “You're so fucking special” da Creep dei Radiohead; (4) “Nothing really matters” da Bohemian Rhapsody dei Queen.

La citazione iniziale è da Tutti i miei sbagli, meravigliosa dei Subsonica *in love with Samuel*

Il titolo è quello di uno dei film più importanti di Peter Sellers, forse il più importante... *ha visto da poco The Life and Death of Peter Sellers e le piaciuto un casino!!*

Insomma, di mio resta poco e niente.

Non ne sono sicura al 100% … forse poteva venire meglio.

A tutte, grazie. A rosmy90 e alec90, la dedica. <3<3

  
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