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Autore: Simphony    21/12/2010    10 recensioni
[Scritta per il prompt del KinkMerlinItalia: AU, Slash, Arthur x Merlin
Arthur e Merlin sono sposati da 13 anni e per Natale viene fatto loro un regalo speciale: l'accettazione della domanda di adozione di un bambino.
Punti bonus: scena più avanti nel tempo in cui i due tengono fra le braccia la loro bambina.]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Questa storia è stata scritta frutto un kink postato sul LJ di KinkMerlinItalia, che ringrazio immensamente per aver fatto un lavoro del genere e per averci dato la possibile di sviluppare la nostra immensa fantasia in fatto di Merlin.
Davvero, grazie.


Volevo dedicare questa shot a Izumi che mi ha suggerito un sito così bello (e aiutato nella pubblicazione su LiveJournal), Lynda Weasley che me l'ha corretta e Frankie Lou che mi ha sopportato nella stesura anche se non sapeva di che cosa parlava.

La dedico anche a GiulyB e Vogue che in ogni modo sono sempre accanto a me.



Questo è il kink che ho sfruttato:

AU, Slash, Arthur x Merlin


Arthur e Merlin sono sposati da 13 anni e per Natale viene fatto loro un regalo speciale: l'accettazione della domanda di adozione di un bambino.

Punti bonus: scena più avanti nel tempo in cui i due tengono fra le braccia la loro bambina.


*°*

Mai regalo fu più gradito

*°*


Merlin non gli parlava.


Era passata una settimana.


Merlin aveva buttato vestiti a caso in una valigia altrettanto presa a caso e aveva lasciato il loro appartamento sbattendosi la porta alle spalle.


Senza ascoltarlo.

Lo aveva visto, anche se era durato solo un secondo, come un lampo.
Si erano alternati negli occhi chiari di Merlin sentimenti lasciati liberi come un fiume in piena.


Rabbia, disprezzo, delusione, paura. Rabbia, di nuovo.


E Arthur si era reso conto di aver fatto la cazzata del secolo.

La più grande cazzata del secolo.


Merlin non aveva proferito parola. Aveva socchiuso gli occhi, poi era andato via.


E Arthur era rimasto da solo, nella loro casa, in compagnia solo dell'eco della porta appena sbattuta.


*°*


A casa di Lancelot, Merlin si limitava a vegetare.

Seduto sul divano davanti al camino, i suoi occhi vitrei fissavano le fiamme guizzare fra le braci ardenti.


Le parole di Arthur rimbombavano come lampi in un cielo in tempesta nella sua testa.


Non ci poteva credere. Poteva cercare qualunque giustificazione, ogni attenuante possibile.

Ma nulla poteva dare ad Arthur il diritto di parlargli in quel modo, di dirgli quelle parole, di distruggere così i suoi sogni.


Sgretolandoli, calpestandoli, devastandoli.


Non aveva mai provato così tanta delusione.


Tredici anni. Se ci pensava, quasi gli veniva da ridere.

Tredici anni. Tempo sprecato, buttato al vento.

Tredici anni. Di amore, di passione, di sogni, di difficoltà.


Ne avevano passate di tutti i colori, insieme.

Erano sopravvissuti perché erano uniti. Perché si sostenevano a vicenda.

Avevano sfidato tutti. Avevano alla fine legalizzato il loro amore.


Tredici anni di vita insieme. Di quotidiano amore, destreggiandosi fra il lavoro, il mutuo, le bollette sempre troppo alte.


Ma erano sopravvissuti.

Per questo le parole di Arthur lo ferivano così tanto.

Lo aveva deluso.
Se nemmeno l'altro ci credeva, allora per che cosa stavano lottando? Per che cosa avevano lottato in tutti quegli anni?


Lancelot lo distrasse dai suoi pensieri, porgendogli una tazza di thè caldo: Merlin gli sorrise, come un silenzioso ringraziamento e lo prese fra le mani, soffiando lentamente la superficie.


« Non stava parlando seriamente » esordì Lancelot sistemandosi al suo fianco con la sua inseparabile tazza di caffè. « Era solo stanco per il lavoro. Sai quanto detesta litigare con te. »


L'ospite alzò le spalle, con fare indifferente.


« Niente lo autorizzava a parlarmi così. Non sono cose che si dicono. »


Lancelot sospirò. Scosse leggermente la testa, iniziando a bere piccoli sorsi di caffè.


« Arthur ci tiene tanto, se non più di te. Lo sai. »


« Non da quello che ha detto. Lancelot, le parole che ha usato non erano quelle di un uomo stanco. Erano... cattive. Reali. Non riesco a descriverlo. E' difficile. »


« Lo so. Ma era solo... arrabbiato. Per le pratiche, per la burocrazia. Perché sa che tu non sei contento di questa situazione. »


« Ma io lo sono » replicò esasperato Merlin. « Ho sposato l'uomo che amo. Abbiamo una casa che è tutta nostra. Siamo circondati da amici che ci amano per quello che siamo. Io sono contento. Il fatto di avere un figlio nostro era... qualcosa di egoistico forse. Ma ci tenevo. Perché anche Arthur lo vuole. »


Merlin ricacciò indietro le lacrime.


« Io non posso dargli il figlio che vorremmo. L'adozione è l'unica nostra possibilità » sussurrò stringendo le mani sulla tazza.


« Prova a parlargli. A dirgli quello che hai detto a me. Lui capirà. E sicuramente si è già pentito di quello che ti ha detto. Lui ti ama e non voleva ferirti in questa maniera. »


« “Siamo froci Merlin. Non ci daranno mai un bambino. Per loro siamo la ruota di scorta, siamo scarti e scherzi della natura. I finocchi non potranno mai adottare un bambino” » ripeté con le guance rigate dalle lacrime il ragazzo dai capelli scuri.


Merlin fissò Lancelot, non riuscendo a fermare le lacrime.


« Quello che mi dà fastidio, è che ha ragione. Ha ragione, su tutta la linea. Gli omosessuali sono ancora ben lontani dall'avere gli stessi diritti degli etero. Ma comunque non... non era autorizzato a dirmelo. Non così » scosse la testa, con piena rassegnazione e desolazione.


« Se vuoi rimanere qua, per me non c'è problema. Ma più passa il tempo, più la situazione si aggrava. Sistemate le cose. Non avete lottato così a lungo per arrivare solo a stringere un pugno di mosche » l'altro ridacchiò. « Fra pochi giorni è Natale. Non vorrai davvero passare il primo Natale lontano da tuo marito, vero? »


« Non vorrei. E se devo passarlo lontano da lui, vorrei che ci fosse un altro motivo, non perché abbiamo litigato. E' la prima volta che sto lontano da lui per così tanti giorni. »


« Vai a casa Merlin. Parlaci. Tutto si sistemerà per il meglio. Arthur è una persona ragionevole » il giovane lo guardò, con fare eloquente. « Beh, se si impegna a fondo può essere una persona abbastanza ragionevole. »


Merlin annuì, ridacchiando e continuò a bere il thè. Poi sospirò.


« Hai ragione. Devo parlargli e risolvere questa situazione. E poi... » il ragazzo arrossì leggermente, senza guardare l'amico, « … e poi mi manca Arthur » sussurrò più a sé stesso che al giovane.


Radunate le sue cose, Merlin prese il primo autobus disponibile e ritornò al suo appartamento.


*°*


Lui e Arthur parlarono a lungo.


Così profondamente che forse non si erano mai parlati tenendo veramente il cuore fra le loro mani, donandolo l'uno all'altro, come prevedeva quella promessa che tantissimi anni prima si erano scambiati.


Il loro matrimonio.

Una giornata unica, stampata a fuoco nelle loro menti, che mai avrebbe potuto essere cancellata.


« Non avrei dovuto » sussurrò piano Arthur, stringendo a sé Merlin. « Io... Non so come ho potuto dire quelle cose. »


Merlin socchiuse gli occhi, appoggiandosi con la testa sulla spalla di Arthur, godendosi il calore che il corpo di suo marito emanava.


« Abbiamo già parlato. Adesso non pensiamoci più » sbadigliò, mentre il braccio dell'uomo, stretto intorno alle sue spalle, lo stringeva ancora di più a sé.


Merlin sorrise, leggermente.


« Ma non pensare di scappare dagli acquisti di Natale domani pomeriggio » mormorò piano all'orecchio dell'amante, baciandogli dolcemente una guancia.


Arthur serrò gli occhi, fingendo una faccia stupita.


« Mai mi è passato per la testa di tirarmi indietro. Ti sembro il tipo? Solo per qualche centro commerciale stracolmo solo di qualche centinaia di londinesi? Non sia mai. »


Merlin scoppiò a ridere, baciandolo ancora.


« Ti amo, Arthur » mormorò tracciando il volto di Arthur con un dito.


« Anche io, Merlin. E non andartene mai più. »


I due si abbracciarono di nuovo. E rimasero là, stretti l'uno fra le braccia dell'altro, fino a che non si addormentarono.


*°*


Il pranzo di Natale era finito da poco e Merlin era sdraiato sul divano in attesa che Arthur tornasse con i bicchieri e il digestivo.


Mentre stava decidendo su quale fianco era meglio sdraiarsi per anche solo pensare di digerire l'immenso pasto che sua madre aveva preparato, suonarono alla porta.


Con fatica si alzò in piedi e davanti a lui si trovava la signora che aveva preso a cuore lui e Arthur come se fossero stati figli suoi: l'assistente sociale che si occupava delle adozioni.


Merlin non sapeva come interpretare la sua faccia solitamente enigmatica e impenetrabile, ma quando la signora gli porse una lettera, sorridendogli, Merlin sentì il cuore saltare qualche battito.


La voce di Arthur chiedeva insistentemente chi fosse, chiamandolo dalla cucina. Non ottenendo risposta, il biondo lo raggiunse all'ingresso.

Anche lui si ammutolì.


Merlin cercò di aprire la busta con mano tremante e i suoi occhi saettarono verso il basso del foglio e poi, improvvisamente scivolò a terra, piangendo e ridendo allo stesso tempo.

Arthur si accovacciò al suo fianco, sussurrandogli parole dolci all'orecchio.


« Avremo un bambino Arthur » rantolò piangendo dalla gioia Merlin. « Avremo un bambino. Avremo un bambino. Avremo un bambino. »


Arthur sorrise, nonostante gli occhi lucidi e alzò il volto verso la donna. Lei stava là e sorrideva.


Il biondo ricambiò solo con un cenno della testa, non riuscendo a dire nulla.

Lei annuì e li lasciò da soli.


A godersi quel loro piccolo momento personale.


*°*


« Forza Arthur muoviti! » esclamò Merlin ridendo.


« Si, ci sto provando, ma questo aggeggio è posseduto dal demonio. »


Una seconda risatina, più cristallina, si aggiunse alla prima e Arthur brontolò qualcosa di poco riconoscibile.

Poi alla fine esultò


« Forza, abbiamo ben trenta secondi per metterci in posa. »


Arthur strinse fra le sue braccia Merlin e loro figlia, Constance. I tre sorrisero, mentre il flash della macchinetta illuminava i loro volti.


Merlin prese fra le mani la istantanea, osservando come la loro bambina, con i suoi riccioli scuri e gli occhi neri, sorridesse contenta fra le braccia dei suoi due papà.


Osservò come ormai i due denti da latte davanti fossero caduti e come lei fosse orgogliosa della sua “finestrella”.


Osservò come erano contenti, felici loro tre insieme.


Osservò come lei stringesse le sue piccole mani intorno a quelle di Arthur.


Era felice. Si affrettò ad asciugare le due piccole lacrime che erano scivolare sulla fotografia.


Una nuova vita era iniziata ormai venti anni prima, quando lui e Arthur si erano incontrati.

Una nuova strada era stata intrapresa quando, diciotto anni prima lui e Arthur si erano sposati.

Una nuovo capitolo era iniziato quando cinque anni avevano stretto fra le braccia la loro piccola Constance.


Era felice.

E nulla avrebbe potuto ostacolarli.


Fine



   
 
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