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Autore: Ura    08/12/2005    1 recensioni
Basta una sera per cambiare una vita. Basta una spada per decidere le sorti di un incontro. Basta un ragazzo per cambiare le sorti di un pianeta?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Vita universitaria

Vita universitaria

 

Un racconto del quale nessuno potrà mai fare a meno

 

Capitolo 1

Il benvenuto più caloroso

 

Diciotto lunghe ore separavano il povero Ura dalla sua meta.

Diciotto come gli anni in cui decise di scappare dalla sua casa, dalla sua famiglia e da tutto ciò che fino a quel momento aveva considerato la base della sua vita.

Infatti la sua vita era sempre girata attorno a ciò che gli veniva posto davanti: le migliori compagnie, le migliori scuole, le migliori istruzioni, la migliore educazione… tutto doveva essere soltanto il meglio.

E, allo stesso tempo, allontanato da ciò che era sconveniente.

E dire che non era di buona famiglia: lavori modesti, genitori semplici, stipendi nella norma.

Tutto, nella sua vita, girava normalmente, ma con la continua ricerca della perfezione in qualunque cosa.

Molti dei suoi precedenti ricordi ora riecheggiavano nella mente come dei lampi istantanei; solo uno meritava più tempo di riflessione: l’inaspettato avvenimento che lo portava in quella stazione ferroviaria con quel biglietto in mano… Roma-Palermo sola andata.

Accadde un mese prima dell’inizio della sua imminente carriera universitaria.

Una festa rumorosa invadeva la casa del nostro giovane protagonista; parenti e amici festeggiavano con cibo e risate la promozione di Ura con il massimo dei voti alla prestigiosissima Todai.

-Il meglio del meglio per il nostro figliuolo!!-

Il padre di Ura ripeteva quella frase quasi fosse lo slogan dell’azienda in cui lavorava.

-Sono così orgogliosa di te, tesoro mio!-

La madre lo abbracciava di continuo inondandolo di calore materno.

La festa era piena di musica, di grida traboccanti di gioia, di balli festanti e parenti orgogliosi e fieri.

Ura li guardava sorridenti e festanti; era felice di renderli così gioiosi. In fondo non gli interessava di essere il numero uno della prefettura o di tutto il Giappone, voleva solo vederli felici.

E loro erano sempre felici. Non lo sgridavano, non lo hanno mai picchiato, mai rimproverato: parenti perfetti…

Ma falsi…

Infatti Ura era stato adottato. Inutile anche nasconderlo: Ura aveva tutto l’aspetto di un ragazzo occidentale; non era certo figlio di una famiglia orientale.

Ma i suoi occhi non sono mai stati tersi da lacrime, mai la sua mente pensò di chiedere la verità… in fondo tutti erano felici.

La festa, quella sera, durò molto; quando l’ultimo dei parenti lasciò la casa erano già le due e mezza passate.

-E’ proprio ora di dormire!-disse il padre di Ura chiudendo il discorso con un sonoro sbadiglio.

-Buonanotte, tesoro.- la madre salutò Ura, sapendo che lui avrebbe aspettato ancora un po’ prima di dormire, salendo teneramente sulle punte dei piedi per dargli un bacio sulla guancia.

-Dormite bene.- disse Ura seguendoli con lo sguardo.

Dopo una buona mezz’ora, i due genitori si assopirono del tutto.

Ura si accorse del loro sonno e si diresse alla porta di casa armandosi di chiavi e macchina fotografica.

Erano rare le occasioni in cui Ura poteva farlo, ma ogni volta che usciva di casa di notte per aspettare l’alba si portava dietro la macchina fotografica.

Molte cose, di notte, sono degne di essere fotografate; Ura lo sapeva, e non era il solo a praticare quel passatempo: frequentava un sito internet dove le persone si scambiavano le foto più belle che riuscivano a scattare.

Ura amava i paesaggi, ma istintivamente fotografava tutto ciò che potesse imprimergli una forte emozione.

Quella notte, avrebbe fatto una foto che non avrebbe mai dimenticato.

 

Impiegò parecchio tempo per trovare il suo posto preferito, in fondo non aveva mai desiderato andarci in macchina o in moto, le gambe gli dolevano da impazzire ma lo spettacolo valeva lo sforzo: il punto più adatto per fotografare un’ alba perfetta.

Preparò la macchina fotografica per il momento propizio, cercò di impostare il treppiedi nella posizione migliore e dopo aver terminato si sedette in attesa del momento giusto.

Si mise all’orecchie le note di “Hitori no yoru” una delle sue canzoni preferite.

Provava sempre ad aprire lentamente gli occhi alla fine del ritornello, sperando che la donna dei suoi sogni fosse davanti a lui a tendergli la mano.

Scosse la testa verso sinistra pensando che fosse assurdo farlo ad un simile orario, ma quando riaprì gli occhi si sorprese.

Una ragazza, tra l’altro abbastanza avvenente, era in fondo alla strada e correva verso di lui a gran velocità!

Possibile che il suo desiderio era stato esaudito? Quella ragazza cercava di raggiungerlo correndo più velocemente che poteva!

Era una ragazza dall’aria tutt’altro che orientale: occhi verde oliva, capelli lunghi castani, un corpo robusto ma sensuale coperto da vestiti troppo corti per essere serali.

-Ti prego! Devi aiutarmi!-

A quelle parole, Ura balzò in piedi e si strappò gli auricolari dalle orecchie.

-Cosa succede?-gridò flettendo i muscoli.

-Seguimi, presto!-disse la ragazza facendo un cenno con il braccio.

-Alcuni teppisti stanno aggredendo il mio ragazzo!Mi ha detto di scappare, ma non voglio abbandonarlo!Sei l’unico che ho trovato qui in giro, grazie per non avermi mandato a quel paese!-

-Ci mancherebbe!!-Ura era campione di karate e kendo, sarebbe stato bello, per una volta, usare quella roba per qualcosa di veramente serio.

 

I due corsero per un minuto prima di arrivare al luogo della lotta.

Un cerchio di tre persone circondava un ragazzo alto con un codino sovrastato da un cappello di pelle nera: occhi scuri, viso allungato un po’ smagrito, un fisico slanciato coperto da una camicia bianca sotto un giubbotto di pelle nera e un paio di jeans larghi pieni di tasche.

Al suo fianco un katana dal fodero nero.

I tre tizi che lo circondavano erano molto massicci i loro volti erano segnati da profonde occhiaie e ghigni terrificanti.

Poco lontano da quel gruppo giacevano inermi altri tre corpi; chiunque li avesse visti avrebbe detto che erano morti.

-Cesco! Ho trovato aiuto!-urlò la ragazza al ragazzo armato di spada.

-Non avvicinatevi ancora!-disse il ragazzo senza togliere gli occhi dalla triade che lo circondava.

I tre tizi si guardavano come per mettersi d’accordo.

Quindi si avvicinò lentamente uno di loro vestito con una maglietta aderente nera e dei pantaloni chiari stracciati alle ginocchia.

-Conosci le regole, Francesco! Rendici ciò che è nostro!-ghignò il tipo con la maglietta nera.

-Vieni a prenderlo…-disse Francesco portando la mano sinistra alla spada impugnandola saldamente.

-COME VUOI!- urlò il tipo.

Si lanciò sullo spadaccino come un toro, Francesco si spostò sulla sua sinistra e pose la mano destra sul volto del tipo.

D’ improvviso, un istante dopo che pose la mano, sul volto del tipo si scatenò un esplosione che lo gettò a terra privo di mezzo volto.

La ragazza si voltò avvicinando le mani alla bocca per trattenere il vomito.

-Ve la siete cercata, impasticcati del cazzo! Vediamo fino a quanto può arrivare la vostra stupidità!!-disse Francesco estraendo il katana dal fodero.

Appena fuori dal fodero la spada prese subito fuoco; Francesco si lanciò sul secondo tipo colpendolo con un affondo che bruciò l’intero ventre del malcapitato.

-YAAAAAAARGHHHH!!!!!!!-l’urlo del tipo riecheggiò nella notte oscura.

-Cesco, calmati! Stai esagerando!-urlò la ragazza.

-Non mi farò ammazzare proprio ora!!-urlò Francesco voltandosi verso la ragazza.

Il suo volto nella notte era come quello di un demone.

Dopo il suono istantaneo di uno sparo si contorse in una smorfia di dolore.

-NO!-urlò la ragazza per Francesco.

Il ragazzo si accasciò al suolo emettendo un suono sordo, il terzo tipo impugnava ancora la pistola puntandola contro il corpo ferito.

Mentre Francesco stringeva la gamba colpita, il tipo sparò un altro colpo alla spalla.

Ura sentì che era il momento giusto per intervenire.

Si lanciò di corsa contro il tipo armato, intento a sparare il colpo decisivo, lanciando un pugno con il braccio destro.

Il tipo armato spostò la testa prevedendo un pugno, ma l’obbiettivo di Ura non era la testa bensì la mano armata.

Colpita questa e spostata la pistola, girò su se stesso abbassandosi per colpirlo con una possente gomitata all’inguine.

In pochi istanti Francesco gli passò il katana, lui lo prese e si girò per colpirlo al collo con la lama.

La lama affilatissima tagliò la testa dell’individuo come se neanche ci fosse stata: in pochi istanti tutto era finito.

-Frà come stai?-urlò la ragazza correndo verso lo spadaccino sanguinante.

-Riponi la spada…-disse il ragazzo a Ura.

Ura si riprese dallo shock… aveva appena ucciso un uomo…

Ripose la spada nel fodero con cura, la luce fioca provocata dal fuoco della lama si spense facendo di nuovo posto al buio notturno.

-C’è un ospedale qui vicino; vi accompagno-

La ragazza, cercando di trattenere le lacrime, caricò sulle spalle lo spadaccino cercando di trasportarlo.

Ura si voltò un secondo e fece qualcosa di macabro, ma in fondo lo riteneva giusto.

Scatto una foto della prima persona che aveva ucciso… ebbe la sensazione che non si sarebbe fermato a una sola vittima, ma promise di non fare mai più una cosa simile… senza un motivo che avrebbe ritenuto importante…

 

La notte passò in fretta.Ura rimase nell’ospedale ad aspettare che lo spadaccino si svegliasse.

Aveva domande e voleva provare ad ottenere risposte che neanche la ragazza conosceva.

Perché quella coppietta era stata attaccata da una banda di teppisti?

Cosa volevano da quel ragazzo con la spada?

E cosa ha usato lo spadaccino per difendersi? Magia?

Era emozionato e intimorito allo stesso tempo. In fondo, poche ore fa aveva ucciso un uomo. Il ricordo lo tormentava più di ogni altra cosa.

Voleva sapere se era nel giusto.

Il sole colpiva con i suoi raggi da un paio di ore quando Francesco si sentì meglio.

Volle subito parlare con Ura e la ragazza; i due, entrando nella stanza d’ospedale, trovarono Francesco in piedi, sorretto da una stampella, davanti a una finestra.

La ragazza corse verso di lui e lo abbracciò.

-Cesco! Ero così preoccupata! Stai bene?-disse dolcemente.

-E’ tutto a posto, non preoccuparti-rispose il ragazzo mettendo la mano sulla sua testa per accarezzarla.

-Bene…- detto questo la ragazza indietreggiò e diede a Francesco un sonoro schiaffone alla faccia.

-Ti avevo chiesto di non avere a che fare con i teppisti di biotecnologie! Ci hanno seguito fino in giappone! E dire che doveva essere un viaggio rilassante!!-

Ura rimase stupito dalla scena. Quella ragazza fino a pochi minuti fa era tutta un nervoso…

-Ti prego…le ferite non sono ancora passate del tutto.- detto questo, Francesco si voltò verso Ura.

-Tu devi essere il ragazzo che ci ha aiutato. Io sono Francesco Castellini, puoi chiamarmi Cesco, e lei è la mia fidanzata Simona Oliva.- Francesco porse una mano per salutare Ura.

Ura porse il suo braccio e strinse la mano di Francesco.

-Io mi chiamo Ura Maten.- rispose il ragazzo.

-Grazie per averci aiutato…- Francesco fermò i suoi ringraziamenti per esaminare il braccio di Ura.

-Qualcosa non va?-chiese Simona a Francesco.

-Ura- Francesco mise una mano sulla spalla di Ura -Hai tempo a sufficienza per sentire una storia stupefacente?-

-Credo di si…-

Francesco si appoggiò al davanzale della finestra, Ura si sedette vicino al letto della stanza.

Francesco cominciò a parlare.

-Ura tu certo saprai che il mondo in questi giorni sta cambiando…-

-Parli dell’effetto serra e del cambiamento delle condizioni climatiche? Questo cosa ha a che fare con la rissa di ieri?- chiese Ura.

-Il pianeta sta morendo, Ura. Già da molto tempo. E puoi star certo che non è mai rimasto a guardare…-

Detto questo posò gli occhi su Ura; improvvisamente si alzò dalla sedia e cominciò a galleggiare a mezz’aria.

-Ma che cosa?!?- urlò Ura spaventato.

Gli occhi di Francesco erano puntati su Ura, Simona prese il braccio di Francesco.

-Smettila!! Lo sai cosa è successo l’ultima volta!!-

Subito dopo l’urlo di Simona dal naso di Francesco uscirono delle strisce di sangue.

Francesco allentò la presa e fece adagiare Ura sul pavimento.

Simona tamponò con un fazzoletto il naso di Francesco.

-Io sono uno studente universitario- continuò Francesco incurante dello sgomento di Ura -Ho studiato chimica per due anni all’università prima di scoprire questo potere. E non sono il solo a possederlo. Se ti interessa conosco un forum su internet dove puoi conoscere altri ragazzi con queste facoltà…-

Ura era ancora un po’ stordito.

-Ma che cosa è…- domandò con voce tremolante.

-Evoluzione nella sua forma più recente. La risposta del pianeta al continuo abuso degli uomini. Tra qualche secolo gli uomini saranno tutti così, e contiamo di migliorare il pianeta con le nostre forze progredite.-

-E cosa volevano da te quei teppisti?- chiese Ura tentando di calmarsi un po’.

-Non tutti sono disposti ad aspettare per avere un mondo migliore. Non posso ancora dirti cosa c’è dietro a questa storia, ma sappi che cercano la mia spada: la Dreadnaught.- Francesco indicò con lo sguardo la spada appoggiata sul letto.

-E’ così importante?- chiese Ura osservandola.

-Lui potrebbe perdere la vita per proteggerla…- disse Simona in tono di disappunto.

-Vorrei che tu accompagnassi Simona a Palermo. Non posso farlo io, e lei deve continuare a studiare.- disse Francesco facendo finta di non ascoltare la ragazza.

-CHE COSA DICI?!? Io non ti lascio qui mentre sei ridotto così!- protestò la ragazza urlando.

-Ascoltami- replicò lo spadaccino -Ora che sanno che sono qui mi cercheranno ancora. Io mi posso difendere, ma tu sei in pericolo più che mai.-

Simona non disse più nulla.

Dopo attimi di imbarazzante silenzio si avvicinò al letto e prese la spada in mano.

-Ti ho regalato questa spada per il tuo diciannovesimo compleanno… mi ricordo quanto eri felice… Dopo appena un anno questa spada è diventata un arma per uccidere! E ora la vuoi proteggere anche a costo di allontanarmi!!! Ma la cosa peggiore e che non mi hai mai voluto dire perché!!! Se sono un peso per te perché non me lo hai mai detto??-

La ragazza era in lacrime.

-Mi dispiace…- la risposta di Francesco fu secca e silenziosa.

-IO TI ODIO!!- urlò la ragazza scoppiando a piangere.

Detto questo corse fuori dalla stanza.

-Non pensi di essere stato troppo duro con lei?- chiese Ura cercando di calmare l’atmosfera.

-Un giorno spiegherò tutto e capirete- Francesco disse quelle parole con un forte tono di dispiacere.

Cercando di trattenere le lacrime lo spadaccino continuò.

-Allora… sei disposto ad accompagnare Simona a Palermo?- chiese Francesco asciugandosi il volto.

-Lo farò. C’è altro che posso fare?- chiese Ura.

-Nulla che potresti fare in poco tempo.- disse Francesco.

In quel momento, a Ura, venne in mente un’ idea tanto pazza quanto pericolosa.

-E se io mi trasferissi a palermo?- chiese Ura con un falso tono eccitato.

-Non posso chiederti questo…- disse Francesco.

-Ma lo voglio io…- disse Ura con l’intento di convincere Francesco.

-Allora- disse Francesco prendendo la spada e porgendola a Ura -Prendi questa e portala a Michele. Chiedi a Simona e lei ti dirà chi cercare.-

-Andrò a studiare a Palermo, quindi se vuoi chiedermi qualcosa di più…-disse Ura con sicurezza.

Francesco continuò senza il minimo accenno di stupore.

-Proteggi Simona a qualunque costo… e dille che tornerò presto.-

 

Sembrava assurdo. In una sola notte Ura aveva vissuto eventi incredibili.

E ora aveva pure preso una decisione propria: avrebbe seguito Simona studiando a Palermo e avrebbe scoperto ogni segreto di questa storia.

Uscendo dall’ospedale trovò Simona seduta su una panchina.

Sapeva che probabilmente non ci sarebbe riuscito ma si avvicinò comunque con l’intento di consolarla.

Si sedette accanto a lei e poggiò la spada accanto a lui.

-Ehi. Dice che ti ama e che tornerà presto.- disse Ura mostrando un sorriso.

Simona lo guardò e fece una risatina.

-Bugiardo… lui mi dice sempre che mi ama, ma non lascerebbe mai a nessuno il compito di dirmelo… preferisce dirmele in faccia certe cose…-

Ura condivise la risatina.

-Non ti fidi di lui?- chiese Ura con tono serio.

-Io mi fido… ma lui è speciale! Non è destinato a morire… e non voglio che succeda…- disse lei.

-Senti, seriamente, come puoi pensare che succeda?- continuò Ura -Quello è uno spadaccino perfetto, e io lo posso dire, sono campione di kendo! E come se non bastasse ha anche quei poteri sbalorditivi!! Ora ti dirò una cosa, mia cara…- prese la sua testa per le guance e guardandola negli occhi le disse –Tu sei fidanzata con SUPERMAN!!!-

Simona rise di gusto.

-Come no! Francesco superman lo vorrei proprio vedere!!- disse la ragazza continuando a ridere.

-E poi- disse Ura –Non sarai sola ad aspettarlo. Ti annuncio che ho deciso di iscrivermi all’università di Palermo. Ci penserò io ad addolcire l’attesa!-

Simona lo guardò con occhi stupiti.

-WOW! Un autentico nipponico all’unversità!! Evviva!! E dove pensi di iscriverti?- chiese Simona balzando in piedi.

-Non saprei… consigliami tu!- rispose Ura contento di averla resa felice.

-Bè… si deciderà in seguito. Per il momento, ti do il mio più caloroso benvenuto all’università di Palermo!!- disse Simona.

Detto questo, Simona prese la spada e fece adagiare la punta del fodero sulle spalle di Ura come per l’investitura di un cavaliere.

Ma non erano ancora finite le sorprese per Ura.

L’investitura fu interrotta da un’immensa esplosione.

I due rimasero di sasso a vedere fuoco e fumo uscire dalla finestra di Francesco.

 

Commenti

Salve a tutti quelli che hanno appena letto questa mia prima storia.

Sono molto contento di avere iniziato; e vi confesso che il prodotto mi piace molto.

Ma non sono qui per vantarmi… ma per parlare del sottotitolo che ho dato alla storia:’un racconto del quale nessuno potrà mai fare a meno’.

Io, personalmente, ritengo che la fantasia sia una qualità che nessuno butterebbe mai via, e questa storia darà modo a chiunque avrà voglia di leggerla di fantasticare su tutto.

Siate liberi con la vostra mente come lo vorreste essere con il corpo, e ricordatavi che la fantasia è ciò che veramente governa il mondo e noi.

Se volete illustrarmi i vostri pensieri, idee, o… fantasie potete contattarmi su questa mail:

cesco.castle@email.it

sarò ben felice di rispondere a tutti!!

 

  
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