Vita universitaria
Un racconto del quale nessuno potrà mai fare a meno
Capitolo 1
Il benvenuto più caloroso
Diciotto
lunghe ore separavano il povero Ura dalla sua meta.
Diciotto come gli anni in cui decise di scappare dalla sua casa, dalla sua famiglia e da tutto ciò che fino a quel momento aveva considerato la base della sua vita.
Infatti la sua vita era sempre girata attorno a ciò che gli veniva posto davanti: le migliori compagnie, le migliori scuole, le migliori istruzioni, la migliore educazione… tutto doveva essere soltanto il meglio.
E,
allo stesso tempo, allontanato da ciò che era sconveniente.
E
dire che non era di buona famiglia: lavori modesti, genitori semplici, stipendi
nella norma.
Tutto,
nella sua vita, girava normalmente, ma con la continua ricerca della perfezione
in qualunque cosa.
Molti
dei suoi precedenti ricordi ora riecheggiavano nella mente come dei lampi
istantanei; solo uno meritava più tempo di riflessione: l’inaspettato
avvenimento che lo portava in quella stazione ferroviaria con quel biglietto in
mano… Roma-Palermo sola andata.
Accadde
un mese prima dell’inizio della sua imminente carriera universitaria.
Una
festa rumorosa invadeva la casa del nostro giovane protagonista; parenti e
amici festeggiavano con cibo e risate la promozione di Ura con il massimo dei
voti alla prestigiosissima Todai.
-Il
meglio del meglio per il nostro figliuolo!!-
Il
padre di Ura ripeteva quella frase quasi fosse lo slogan dell’azienda in cui
lavorava.
-Sono
così orgogliosa di te, tesoro mio!-
La
madre lo abbracciava di continuo inondandolo di calore materno.
La
festa era piena di musica, di grida traboccanti di gioia, di balli festanti e
parenti orgogliosi e fieri.
Ura
li guardava sorridenti e festanti; era felice di renderli così gioiosi. In
fondo non gli interessava di essere il numero uno della prefettura o di tutto
il Giappone, voleva solo vederli felici.
E
loro erano sempre felici. Non lo sgridavano, non lo hanno mai picchiato, mai
rimproverato: parenti perfetti…
Ma
falsi…
Infatti
Ura era stato adottato. Inutile anche nasconderlo: Ura aveva tutto l’aspetto di
un ragazzo occidentale; non era certo figlio di una famiglia orientale.
Ma
i suoi occhi non sono mai stati tersi da lacrime, mai la sua mente pensò di
chiedere la verità… in fondo tutti erano felici.
La
festa, quella sera, durò molto; quando l’ultimo dei parenti lasciò la casa
erano già le due e mezza passate.
-E’
proprio ora di dormire!-disse il padre di Ura chiudendo il discorso con un
sonoro sbadiglio.
-Buonanotte,
tesoro.- la madre salutò Ura, sapendo che lui avrebbe aspettato ancora un po’
prima di dormire, salendo teneramente sulle punte dei piedi per dargli un bacio
sulla guancia.
-Dormite
bene.- disse Ura seguendoli con lo sguardo.
Dopo
una buona mezz’ora, i due genitori si assopirono del tutto.
Ura
si accorse del loro sonno e si diresse alla porta di casa armandosi di chiavi e
macchina fotografica.
Erano
rare le occasioni in cui Ura poteva farlo, ma ogni volta che usciva di casa di
notte per aspettare l’alba si portava dietro la macchina fotografica.
Molte
cose, di notte, sono degne di essere fotografate; Ura lo sapeva, e non era il
solo a praticare quel passatempo: frequentava un sito internet dove le persone
si scambiavano le foto più belle che riuscivano a scattare.
Ura
amava i paesaggi, ma istintivamente fotografava tutto ciò che potesse
imprimergli una forte emozione.
Quella
notte, avrebbe fatto una foto che non avrebbe mai dimenticato.
Impiegò
parecchio tempo per trovare il suo posto preferito, in fondo non aveva mai
desiderato andarci in macchina o in moto, le gambe gli dolevano da impazzire ma
lo spettacolo valeva lo sforzo: il punto più adatto per fotografare un’ alba
perfetta.
Preparò
la macchina fotografica per il momento propizio, cercò di impostare il
treppiedi nella posizione migliore e dopo aver terminato si sedette in attesa
del momento giusto.
Si
mise all’orecchie le note di “Hitori no yoru” una delle sue canzoni preferite.
Provava
sempre ad aprire lentamente gli occhi alla fine del ritornello, sperando che la
donna dei suoi sogni fosse davanti a lui a tendergli la mano.
Scosse
la testa verso sinistra pensando che fosse assurdo farlo ad un simile orario,
ma quando riaprì gli occhi si sorprese.
Una
ragazza, tra l’altro abbastanza avvenente, era in fondo alla strada e correva
verso di lui a gran velocità!
Possibile
che il suo desiderio era stato esaudito? Quella ragazza cercava di raggiungerlo
correndo più velocemente che poteva!
Era
una ragazza dall’aria tutt’altro che orientale: occhi verde oliva, capelli
lunghi castani, un corpo robusto ma sensuale coperto da vestiti troppo corti
per essere serali.
-Ti
prego! Devi aiutarmi!-
A
quelle parole, Ura balzò in piedi e si strappò gli auricolari dalle orecchie.
-Cosa
succede?-gridò flettendo i muscoli.
-Seguimi,
presto!-disse la ragazza facendo un cenno con il braccio.
-Alcuni
teppisti stanno aggredendo il mio ragazzo!Mi ha detto di scappare, ma non
voglio abbandonarlo!Sei l’unico che ho trovato qui in giro, grazie per non
avermi mandato a quel paese!-
-Ci
mancherebbe!!-Ura era campione di karate e kendo, sarebbe stato bello, per una
volta, usare quella roba per qualcosa di veramente serio.
I
due corsero per un minuto prima di arrivare al luogo della lotta.
Un
cerchio di tre persone circondava un ragazzo alto con un codino sovrastato da un
cappello di pelle nera: occhi scuri, viso allungato un po’ smagrito, un fisico
slanciato coperto da una camicia bianca sotto un giubbotto di pelle nera e un
paio di jeans larghi pieni di tasche.
Al
suo fianco un katana dal fodero nero.
I
tre tizi che lo circondavano erano molto massicci i loro volti erano segnati da
profonde occhiaie e ghigni terrificanti.
Poco
lontano da quel gruppo giacevano inermi altri tre corpi; chiunque li avesse
visti avrebbe detto che erano morti.
-Cesco!
Ho trovato aiuto!-urlò la ragazza al ragazzo armato di spada.
-Non
avvicinatevi ancora!-disse il ragazzo senza togliere gli occhi dalla triade che
lo circondava.
I
tre tizi si guardavano come per mettersi d’accordo.
Quindi
si avvicinò lentamente uno di loro vestito con una maglietta aderente nera e
dei pantaloni chiari stracciati alle ginocchia.
-Conosci
le regole, Francesco! Rendici ciò che è nostro!-ghignò il tipo con la maglietta
nera.
-Vieni
a prenderlo…-disse Francesco portando la mano sinistra alla spada impugnandola
saldamente.
-COME
VUOI!- urlò il tipo.
Si
lanciò sullo spadaccino come un toro, Francesco si spostò sulla sua sinistra e
pose la mano destra sul volto del tipo.
D’
improvviso, un istante dopo che pose la mano, sul volto del tipo si scatenò un
esplosione che lo gettò a terra privo di mezzo volto.
La
ragazza si voltò avvicinando le mani alla bocca per trattenere il vomito.
-Ve
la siete cercata, impasticcati del cazzo! Vediamo fino a quanto può arrivare la
vostra stupidità!!-disse Francesco estraendo il katana dal fodero.
Appena
fuori dal fodero la spada prese subito fuoco; Francesco si lanciò sul secondo
tipo colpendolo con un affondo che bruciò l’intero ventre del malcapitato.
-YAAAAAAARGHHHH!!!!!!!-l’urlo
del tipo riecheggiò nella notte oscura.
-Cesco,
calmati! Stai esagerando!-urlò la ragazza.
-Non
mi farò ammazzare proprio ora!!-urlò Francesco voltandosi verso la ragazza.
Il
suo volto nella notte era come quello di un demone.
Dopo
il suono istantaneo di uno sparo si contorse in una smorfia di dolore.
-NO!-urlò
la ragazza per Francesco.
Il
ragazzo si accasciò al suolo emettendo un suono sordo, il terzo tipo impugnava
ancora la pistola puntandola contro il corpo ferito.
Mentre
Francesco stringeva la gamba colpita, il tipo sparò un altro colpo alla spalla.
Ura
sentì che era il momento giusto per intervenire.
Si
lanciò di corsa contro il tipo armato, intento a sparare il colpo decisivo,
lanciando un pugno con il braccio destro.
Il
tipo armato spostò la testa prevedendo un pugno, ma l’obbiettivo di Ura non era
la testa bensì la mano armata.
Colpita
questa e spostata la pistola, girò su se stesso abbassandosi per colpirlo con
una possente gomitata all’inguine.
In
pochi istanti Francesco gli passò il katana, lui lo prese e si girò per
colpirlo al collo con la lama.
La
lama affilatissima tagliò la testa dell’individuo come se neanche ci fosse
stata: in pochi istanti tutto era finito.
-Frà
come stai?-urlò la ragazza correndo verso lo spadaccino sanguinante.
-Riponi
la spada…-disse il ragazzo a Ura.
Ura
si riprese dallo shock… aveva appena ucciso un uomo…
Ripose
la spada nel fodero con cura, la luce fioca provocata dal fuoco della lama si
spense facendo di nuovo posto al buio notturno.
-C’è
un ospedale qui vicino; vi accompagno-
La
ragazza, cercando di trattenere le lacrime, caricò sulle spalle lo spadaccino
cercando di trasportarlo.
Ura
si voltò un secondo e fece qualcosa di macabro, ma in fondo lo riteneva giusto.
Scatto
una foto della prima persona che aveva ucciso… ebbe la sensazione che non si
sarebbe fermato a una sola vittima, ma promise di non fare mai più una cosa
simile… senza un motivo che avrebbe ritenuto importante…
La
notte passò in fretta.Ura rimase nell’ospedale ad aspettare che lo spadaccino
si svegliasse.
Aveva
domande e voleva provare ad ottenere risposte che neanche la ragazza conosceva.
Perché
quella coppietta era stata attaccata da una banda di teppisti?
Cosa
volevano da quel ragazzo con la spada?
E
cosa ha usato lo spadaccino per difendersi? Magia?
Era
emozionato e intimorito allo stesso tempo. In fondo, poche ore fa aveva ucciso
un uomo. Il ricordo lo tormentava più di ogni altra cosa.
Voleva
sapere se era nel giusto.
Il
sole colpiva con i suoi raggi da un paio di ore quando Francesco si sentì
meglio.
Volle
subito parlare con Ura e la ragazza; i due, entrando nella stanza d’ospedale,
trovarono Francesco in piedi, sorretto da una stampella, davanti a una
finestra.
La
ragazza corse verso di lui e lo abbracciò.
-Cesco!
Ero così preoccupata! Stai bene?-disse dolcemente.
-E’
tutto a posto, non preoccuparti-rispose il ragazzo mettendo la mano sulla sua
testa per accarezzarla.
-Bene…-
detto questo la ragazza indietreggiò e diede a Francesco un sonoro schiaffone
alla faccia.
-Ti
avevo chiesto di non avere a che fare con i teppisti di biotecnologie! Ci hanno
seguito fino in giappone! E dire che doveva essere un viaggio rilassante!!-
Ura
rimase stupito dalla scena. Quella ragazza fino a pochi minuti fa era tutta un
nervoso…
-Ti
prego…le ferite non sono ancora passate del tutto.- detto questo, Francesco si
voltò verso Ura.
-Tu
devi essere il ragazzo che ci ha aiutato. Io sono Francesco Castellini, puoi
chiamarmi Cesco, e lei è la mia fidanzata Simona Oliva.- Francesco porse una
mano per salutare Ura.
Ura
porse il suo braccio e strinse la mano di Francesco.
-Io
mi chiamo Ura Maten.- rispose il ragazzo.
-Grazie
per averci aiutato…- Francesco fermò i suoi ringraziamenti per esaminare il
braccio di Ura.
-Qualcosa
non va?-chiese Simona a Francesco.
-Ura-
Francesco mise una mano sulla spalla di Ura -Hai tempo a sufficienza per sentire
una storia stupefacente?-
-Credo
di si…-
Francesco
si appoggiò al davanzale della finestra, Ura si sedette vicino al letto della
stanza.
Francesco
cominciò a parlare.
-Ura
tu certo saprai che il mondo in questi giorni sta cambiando…-
-Parli
dell’effetto serra e del cambiamento delle condizioni climatiche? Questo cosa
ha a che fare con la rissa di ieri?- chiese Ura.
-Il
pianeta sta morendo, Ura. Già da molto tempo. E puoi star certo che non è mai
rimasto a guardare…-
Detto
questo posò gli occhi su Ura; improvvisamente si alzò dalla sedia e cominciò a
galleggiare a mezz’aria.
-Ma
che cosa?!?- urlò Ura spaventato.
Gli
occhi di Francesco erano puntati su Ura, Simona prese il braccio di Francesco.
-Smettila!!
Lo sai cosa è successo l’ultima volta!!-
Subito
dopo l’urlo di Simona dal naso di Francesco uscirono delle strisce di sangue.
Francesco
allentò la presa e fece adagiare Ura sul pavimento.
Simona
tamponò con un fazzoletto il naso di Francesco.
-Io
sono uno studente universitario- continuò Francesco incurante dello sgomento di
Ura -Ho studiato chimica per due anni all’università prima di scoprire questo
potere. E non sono il solo a possederlo. Se ti interessa conosco un forum su
internet dove puoi conoscere altri ragazzi con queste facoltà…-
Ura
era ancora un po’ stordito.
-Ma
che cosa è…- domandò con voce tremolante.
-Evoluzione
nella sua forma più recente. La risposta del pianeta al continuo abuso degli
uomini. Tra qualche secolo gli uomini saranno tutti così, e contiamo di
migliorare il pianeta con le nostre forze progredite.-
-E
cosa volevano da te quei teppisti?- chiese Ura tentando di calmarsi un po’.
-Non
tutti sono disposti ad aspettare per avere un mondo migliore. Non posso ancora
dirti cosa c’è dietro a questa storia, ma sappi che cercano la mia spada: la
Dreadnaught.- Francesco indicò con lo sguardo la spada appoggiata sul letto.
-E’
così importante?- chiese Ura osservandola.
-Lui
potrebbe perdere la vita per proteggerla…- disse Simona in tono di disappunto.
-Vorrei
che tu accompagnassi Simona a Palermo. Non posso farlo io, e lei deve
continuare a studiare.- disse Francesco facendo finta di non ascoltare la
ragazza.
-CHE
COSA DICI?!? Io non ti lascio qui mentre sei ridotto così!- protestò la ragazza
urlando.
-Ascoltami-
replicò lo spadaccino -Ora che sanno che sono qui mi cercheranno ancora. Io mi
posso difendere, ma tu sei in pericolo più che mai.-
Simona
non disse più nulla.
Dopo
attimi di imbarazzante silenzio si avvicinò al letto e prese la spada in mano.
-Ti
ho regalato questa spada per il tuo diciannovesimo compleanno… mi ricordo
quanto eri felice… Dopo appena un anno questa spada è diventata un arma per
uccidere! E ora la vuoi proteggere anche a costo di allontanarmi!!! Ma la cosa
peggiore e che non mi hai mai voluto dire perché!!! Se sono un peso per te
perché non me lo hai mai detto??-
La
ragazza era in lacrime.
-Mi
dispiace…- la risposta di Francesco fu secca e silenziosa.
-IO
TI ODIO!!- urlò la ragazza scoppiando a piangere.
Detto
questo corse fuori dalla stanza.
-Non
pensi di essere stato troppo duro con lei?- chiese Ura cercando di calmare
l’atmosfera.
-Un
giorno spiegherò tutto e capirete- Francesco disse quelle parole con un forte
tono di dispiacere.
Cercando
di trattenere le lacrime lo spadaccino continuò.
-Allora…
sei disposto ad accompagnare Simona a Palermo?- chiese Francesco asciugandosi
il volto.
-Lo
farò. C’è altro che posso fare?- chiese Ura.
-Nulla
che potresti fare in poco tempo.- disse Francesco.
In
quel momento, a Ura, venne in mente un’ idea tanto pazza quanto pericolosa.
-E
se io mi trasferissi a palermo?- chiese Ura con un falso tono eccitato.
-Non
posso chiederti questo…- disse Francesco.
-Ma
lo voglio io…- disse Ura con l’intento di convincere Francesco.
-Allora-
disse Francesco prendendo la spada e porgendola a Ura -Prendi questa e portala
a Michele. Chiedi a Simona e lei ti dirà chi cercare.-
-Andrò
a studiare a Palermo, quindi se vuoi chiedermi qualcosa di più…-disse Ura con
sicurezza.
Francesco
continuò senza il minimo accenno di stupore.
-Proteggi
Simona a qualunque costo… e dille che tornerò presto.-
Sembrava
assurdo. In una sola notte Ura aveva vissuto eventi incredibili.
E
ora aveva pure preso una decisione propria: avrebbe seguito Simona studiando a
Palermo e avrebbe scoperto ogni segreto di questa storia.
Uscendo
dall’ospedale trovò Simona seduta su una panchina.
Sapeva
che probabilmente non ci sarebbe riuscito ma si avvicinò comunque con l’intento
di consolarla.
Si
sedette accanto a lei e poggiò la spada accanto a lui.
-Ehi.
Dice che ti ama e che tornerà presto.- disse Ura mostrando un sorriso.
Simona
lo guardò e fece una risatina.
-Bugiardo…
lui mi dice sempre che mi ama, ma non lascerebbe mai a nessuno il compito di
dirmelo… preferisce dirmele in faccia certe cose…-
Ura
condivise la risatina.
-Non
ti fidi di lui?- chiese Ura con tono serio.
-Io
mi fido… ma lui è speciale! Non è destinato a morire… e non voglio che
succeda…- disse lei.
-Senti,
seriamente, come puoi pensare che succeda?- continuò Ura -Quello è uno
spadaccino perfetto, e io lo posso dire, sono campione di kendo! E come se non
bastasse ha anche quei poteri sbalorditivi!! Ora ti dirò una cosa, mia cara…-
prese la sua testa per le guance e guardandola negli occhi le disse –Tu sei
fidanzata con SUPERMAN!!!-
Simona
rise di gusto.
-Come
no! Francesco superman lo vorrei proprio vedere!!- disse la ragazza continuando
a ridere.
-E
poi- disse Ura –Non sarai sola ad aspettarlo. Ti annuncio che ho deciso di
iscrivermi all’università di Palermo. Ci penserò io ad addolcire l’attesa!-
Simona
lo guardò con occhi stupiti.
-WOW!
Un autentico nipponico all’unversità!! Evviva!! E dove pensi di iscriverti?-
chiese Simona balzando in piedi.
-Non
saprei… consigliami tu!- rispose Ura contento di averla resa felice.
-Bè…
si deciderà in seguito. Per il momento, ti do il mio più caloroso benvenuto
all’università di Palermo!!- disse Simona.
Detto
questo, Simona prese la spada e fece adagiare la punta del fodero sulle spalle
di Ura come per l’investitura di un cavaliere.
Ma
non erano ancora finite le sorprese per Ura.
L’investitura
fu interrotta da un’immensa esplosione.
I
due rimasero di sasso a vedere fuoco e fumo uscire dalla finestra di Francesco.
Commenti
Salve a tutti quelli che hanno appena letto questa mia prima storia.
Sono
molto contento di avere iniziato; e vi confesso che il prodotto mi piace molto.
Ma
non sono qui per vantarmi… ma per parlare del sottotitolo che ho dato alla
storia:’un racconto del quale nessuno potrà mai fare a meno’.
Io,
personalmente, ritengo che la fantasia sia una qualità che nessuno butterebbe
mai via, e questa storia darà modo a chiunque avrà voglia di leggerla di
fantasticare su tutto.
Siate
liberi con la vostra mente come lo vorreste essere con il corpo, e ricordatavi
che la fantasia è ciò che veramente governa il mondo e noi.
Se
volete illustrarmi i vostri pensieri, idee, o… fantasie potete contattarmi su
questa mail:
sarò ben felice di rispondere a tutti!!