Ed ecco il mio regalo di Natale per voi!
Un piccolo
estratto dai ricordi di Darien. Ho sperimentato un nuovo stile, è un pò strano
leggerlo dopo aver sempre scritto in prima persona. Spero solo di essere
riuscita a darvi un'immagine limpida sul primo incontro tra Darien e
Zara.
Buona lettura e passate un felice Natale!
Bacioni
Layla non era mai stata portata per la maternità.
Dopotutto non era quello il
suo ruolo all'interno della società. Rispettata da tutti era riuscita senza
neppure troppi sforzi ad arrivare ad essere la reggente delle mura dopo la morte
dell'Eletta, ed il destino l'aveva premiata doppiamente.
Il guerriero Alpha era nato
sotto la sua reggenza, entro i suoi confini; indicava solo una cosa: l'Eletta
doveva essere vicina. Qualche donna incinta doveva portare in grembo la sua
prossima pupilla, era necessario trovarla prima che qualcun altro la invitasse a
stabilirsi nella periferia della sua città. Non era molto facile trovarla, ma
avere sotto mano il guerriero che doveva prendersi cura di lei in futuro, dava
notevoli possibilità di successo.
«Assicurati che non venga importunato.» disse a
Simon, il guerriero che l'accompagnava.
Era da parecchi anni che
chiedeva unicamente il suo supporto, ormai il sentimento che li legava era molto
più profondo di quello che gli altri credevano, ma Layla anche in queste
situazioni si sentiva a disagio. Non dava a vedere i suoi veri sentimenti,
almeno in pubblico...
«La stanza dei Coldwell?» chiese squadrando bene
l'infermiera davanti.
«34B.» rispose abbagliata dall'aurea che
mandavano entrambi. Agli occhi degli esseri umani erano semplicemente
irresistibili, sopratutto i guerrieri aitanti dal fisico slanciato e scolpito da
innumerevoli allenamenti sortivano un fascino magnetico sugli esseri umani. Un
lamento di Darien spinge Simon a prenderlo in braccio rendendo ancora più tenera
ed ammaliante la scena.
Agli occhi di tutti potevano sembrare veramente
una famiglia.
Il piccolo aveva già iniziato ad attirare gli
sguardi delle infermiere che si trovavano sul posto. Sarebbe diventato
esattamente come il suo predecessore, dotato di una bellezza disarmante ed occhi
capaci di trafiggere e far battere il cuore a qualsiasi
donna.
«Veloci ed evitiamo crisi isteriche. Sono
esausta...»
Simon si limitò ad annuire scorrendo con lo sguardo le porte sulla destra
fino a fermarsi esattamente alla 34B dove la prima donna che aveva messo al
mondo una bambina.
Bussarono due volte prima di ottenere una
risposta. Immancabilmente, appena misero piede dentro la stanza, i genitori e i
parenti rimasero di sasso, pronti a qualsiasi cosa pur di renderla
felice.
Layla ignorò bellamente tutti gli sguardi preoccupandosi solo di guardare
il piccolo fagottino che teneva in braccio la donna adagiata sul
letto.
«Posso?» chiese. Non c'era bisogno di spiegare niente. Tutti sapevano il
motivo della loro visita in quell'ospedale, in cuor suo sperava, finalmente, di
terminare la ricerca con questa bambina. Era la fine del mese di settembre e
mancavano ancora due mesi in cui l'Eletta poteva nascere, ma pensare di
spostarsi ogni volta che una manipolatrice metteva alla luce una bambina, la
faceva star male.
A volte, la sua ambizione la portava a spingersi
oltre ai limiti.
Simon posò il bambino a terra che curioso come
sempre cercava di guardare oltre il letto dell'ospedale. Quando Layla gli tese
la bambina, Darien sapeva già cosa doveva fare. Allungò la sua manina verso la
guancia della bambina, ma non ci fu nessuna reazione.
Niente di
niente.
Layla sospirò amaramente. Un altro fallimento da aggiungere alla lista e
il tempo ormai scarseggiava. Da un momento all'altro potevano strappare via
dalla sua custodia il piccolo guerriero, dopotutto era lui che doveva seguirla
in capo al mondo, non l'incontrario.
Doveva trovarla.
«Possiamo riprovare!»
squittisce la donna cercando di ripetere inutilmente la
prova.
Non c'era nessuno sbaglio. Era qualcosa di automatico, qualcosa di simile
ad un colpo di fulmine solo che in questo caso sarebbe stata una cosa più
visibile.
«No.» rispose duramente Layla, rischiava di compromettere la sua figura
ma in quel momento si sentiva sopraffatta dagli eventi, dalle situazioni che
ogni volta si ripetevano non appena si scopriva che la bambina non era la futura
Eletta. Per fortuna Simon, aveva ripreso tra le braccia Darien custodendolo come
un prezioso tesoro e, forse, non era una cosa così lontana dalla
realtà.
Usciti dalla camera, Layla si sentiva svuotata: «La prossima?» chiese
Simon guardando per benino il collo del bambino in attesa di vedere magari un
segno postumo.
Per la prima volta dopo giorni Layla si perse nei
suoi lineamenti. Molto femminei per essere il volto di un guerriero, erano
delicati forse quanto quelli di una donna e gli occhi verdi erano contornati da
bellissime lunghe ciglia nere che riuscivano ancora di più ad aumentare la
profondità del suo sguardo. Si chiedeva cosa veramente vedeva in lei per
respingere tutte le pretendenti, era sì la reggente, ma nessuno gli poteva
vietare di vivere i suoi sentimenti per un'altra
liberamente.
Layla era consapevole di essere il 90% della giornata, intrattabile.
Oltretutto in questo ultimo periodo poteva benissimo occupare anche il restante
10%.
«Lay!» esclamò Darien chiamandola con il suo diminutivo che lui stesso
aveva coniato per lei.
Le sue manine erano tese in attesa che la donna
che aveva sempre visto da quando aveva memoria lo prendesse in braccio, ma lei
non poteva farlo.
Non era sua madre e doveva iniziare ad essere
forte.
«Andiamo.» disse voltandosi per proseguire verso la prossima stanza.
Ormai aveva quattro anni e presto Darien avrebbe dovuto iniziare a
comprendere il suo ruolo.
Un'aurea di potere la fece voltare nella
direzione opposta. L'avrebbe riconosciuta ovunque e questa volta non doveva
chiedere all'infermiera le indicazioni, ma semplicemente seguire Lucas.
Lo
poteva percepire chiaramente, non appena si era sparsa la voce si era tuffato
alla ricerca della piccola Eletta, esattamente come aveva fatto lei ma, i fini
erano notevolmente diversi.
Il male cercava fin dall'inizio di dissuadere la
famiglia a cederla a lui.
«Non posso dire che sia un piacere vederti...»
sibilò Layla guardando Lucas appoggiato alla parete accanto alla porta
dell'ultima famiglia da esaminare. Il gatto nero iniziò a girarle intorno
supportando il suo scudo, non poteva farsi ritrovare impreparata lasciandosi
soggiogare da lui.
«Vedo che c'è anche Darien, speriamo che questa
sia la volta buona!» sghignazzò Lucas guardando il bambino che intanto si era
aggrappato ancora di più al collo di Simon.
Fin da quando era una
bambina l'aveva visto sempre sotto quelle sembianze. Anima millenaria racchiusa
in un corpo da adolescente.
Layla lo guardò con sfida prima di prendere
Darien tra le braccia.
«Stai di guardia. Non farlo entrare.» ordinò al
suo guerriero entrando nella camera solo dopo essersi assicurata che Lucas non
la stesse seguendo. Si chiuse la porta alle spalle lasciando giù Darien che
iniziò a fare il broncio. Sapeva quanto gli piaceva essere tenuto in braccio da
lei.
Non si era nemmeno accorta di essere entrata senza nemmeno bussare così,
ora, si ritrovava gli occhi della madre e del marito puntati
addosso.
«Lucas è qui fuori.» disse a mò di scusante per il poco rispetto e come
da copione sgranarono in contemporanea gli occhi, improvvisamente
ansiosi.
Darien iniziò a trotterellare verso il letto, aggrappandosi alle lenzuola
stando sulle punte dei piedi.
«Vuoi vederla?» chiese dolcemente la donna
sedendosi meglio mentre il marito sollevava il piccolo per farlo sedere sul
bordo del letto. Layla rimase attaccata alla porta, immobile, come se il suo
corpo fosse un ulteriore ostacolo per Lucas nel caso Simon fallisse il suo
compito.
Il bambino si tese guardando la bambina che ricambiava il suo sguardo con
lo stesso interesse.
Un colpo alla porta iniziò a far battere il cuore
a Layla più velocemente: «Toccala Darien!»
Il bambino allungò la manina
verso quella della bambina, nemmeno Darien era preparato a quella sensazione. Un
leggero formicolio iniziò a propagarsi dai polpastrelli entrati in contatto con
la pelle della bambina fino ad arrivare velocemente al collo. Lasciò
immediatamente la presa premendo sul collo per far cessare il leggero bruciore
che sentiva al lato del collo.
Layla non poteva crederci. Aveva sempre pensato
di sapere come avrebbe reagito ma, ora si ritrovava immobilizzata. Scioccata
dalla riunione tra l'Eletta e il suo guerriero.
Non l'aveva mai vista
realizzarsi.
L'incontro delle prime anime. Fin da piccola le era stato sempre
raccontato che l'Eletta e il guerriero erano semplicemente le anime dei primi
che continuavano a reincarnarsi cercandosi e desiderandosi ardentemente tanto da
imprimere sul corpo di lui l'iniziale del nome di lei.
L'aveva da sempre trovata
una cosa romantica.
La ricerca del vero e puro amore. Due amanti che
nemmeno la morte avrebbe potuto separarli perchè loro trascendevano il tempo,
esseri immortali per un amore immortale.
Un altro colpo alla porta
iniziò a farla vacillare, doveva sbrigarsi. Quando riguardò la scenetta vide la
piccola tra le braccia di Darien che la guardava adorante. Il bambino iniziò a
sentire il suo corpo tendersi, sopratutto quando la madre la riprese in braccio
al primo vagito di lei.
Sentiva che doveva stare con lei, ma ora sembrava
irraggiungibile, lontana.
Era come se un masso invisibile l'avesse colpito
sul petto e continuasse a schiacciarlo tanto da fargli mancare il fiato. C'era
qualcosa che lo legava a lei, un piccolo filo che li aveva legati al primo
sguardo.
«È quello che penso?» mormorò il padre avvicinandosi a Layla guardando la
piccola che tendeva le manine verso Darien che le sorrideva dolcemente. Non
aveva occhi che per lei, ora erano nel loro mondo. Esistevano solo loro due,
nessun altro.
Layla si limitò ad annuire tenendo la porta ben
chiusa ma lo sguardo dei genitori non era pieno di orgoglio e gioia per la
notizia, al contrario sembravano tristi.
«Vostra figlia è l'Eletta
che stavamo aspettando...» li rincuorò immediatamente, forse non avevano capito
la situazione. Entrambi annuirono, nessuna reazione di gioia, euforia. Niente di
niente.
«Layla dobbiamo andare...» La voce di Simon dall'altra parte della porta
la fece sussultare.
«Darien dobbiamo andare.»
Il bambino la guardò
tristemente ma bastò una sola sua occhiata per farlo desistere dal fare i
capricci. Sapeva che con lei, nulla sarebbe valso.
Dalla tasca estrasse una
collanina, bastavano poche parole per renderla inaccessibile al
male.
«Assicuratevi che la indossi almeno fino ai sedici anni.»
disse Layla porgendo la collanina al padre.
Un altro colpo alla
porta.
Prese il bambino tra le braccia per assicurarsi che non avesse nessun
contatto con Lucas, non poteva permettergli di colpirlo in un momento così
delicato. Ora che l'Eletta era stata scovata, Darien era diventato un punto a
cui tutti avrebbero puntato; chi per cercare di far diventare il propio figlio
il nuovo Alpha, chi per pura malvagità perchè il secondo guerriero non sarebbe
mai stato la vera anima gemella dell'Eletta. Semplicemente avrebbe sentito un
sentimento di legame con l'Eletta per proteggerla ma, mai avrebbe provato i
sentimenti che Darien proverà in futuro.
«Torneremo presto. Manderò
qualcuno per darvi tutto il necessario...»
Detto questo Layla uscì
fuori dalla camera chiudendo la porta e sigillandola con i tre elementi. Lucas
non avrebbe osato oltrepassare quella linea, Blaze stesso le aveva insegnato
come tenerlo fuori ed era così strano che un essere così potente fosse
spaventato da quella semplice unione degli elementi.
«Stavamo semplicemente
giocando un pò! Suvvia!» ridacchiò il demonio non appena incrociò lo sguardo con
quello di lei. Simon era teso, gli occhi erano diventati scuri ed immediatamente
si era posto davanti alla reggente e all'Alpha pronto a sacrificare la sua vita
se ce ne fosse stato bisogno.
«Vattene.» sibilò il
guerriero.
«Per ora è intoccabile
Lucas...evita di sprecare inutilmente le energie.»
Lucas
sorrise malignamente. «Una zeta, eh?»
Layla
si voltò, sicura che Simon l'avrebbe protetta da un suo attacco ma non avvenne.
I tre lasciarono l'ospedale senza alcuna difficoltà o almeno per due di loro.
Per Darien ogni minuscolo passo che lo portava lontano da quel posto era
straziante.
«Non ti preoccupare...la
rivedrai presto.» sussurrò Simon accarezzandogli la testa prima di farlo sedere
sulla macchina. Darien si sedette il più vicino possibile al finestrino
guardando la finestra dell'ospedale dove si trovava la bimba, non sapeva come
faceva a saperlo ma era sicuro che dietro quella vetrata c'era quella
bambina.
La reggente abbassò il colletto
della polo di Darien. «E' una zeta.» disse rimettendo a posto il colletto dopo
aver visto bene l'iniziale del nome di lei. Lucas aveva
ragione.
«Dev'essere facile da
rintracciare...non ci sono molti nomi con quell'iniziale.» commentò Simon
accendendo la macchina che li avrebbe portati alla capitale. Blaze doveva essere
avvisato.