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Autore: candidalametta    22/12/2010    7 recensioni
L’esercito de Mars è numeroso, intenso, vivo.
La loro nuova famiglia, quella che si è creata con una naturalezza ispirata alla voglia di farcela, alla sete di vittoria non lascia mai solo un suo membro.
Sono fratelli e sorelle che si sono trovati, uniti a volte dal semplice eco delle parole, dal nastro avvolgente di una canzone che ha stretto individui soli e lontani.
Unendoli nella lotta per la vittoria.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Si, è un Missing Moment. Ma avevo voglia di condividere questo pezzo con un pubblico più ampio.

perchè in fondo noi siamo solo "quella moltitudine di visi senza nome che, sono sicura, siano gli Echelon. Uno strano esercito di pazzi giocolieri e tragici pagliacci. " (cit cap 1 'la nostra guerra').

Quindi non c'è bisogno che vi presenti i personaggi.

Li riconoscerete guardandovi allo specchio

 




Vox populi

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A Shanna, Colwin e Core.

Che hanno reso speciale la sera più bella della mia vita.

 

 

22 marzo 2010

Giulia …

 

Mi chiedo come si possa essere così belli e così mal vestiti insieme.

Perché sul fatto che Jared abbia un gusto nel vestire orrendo è cosa abbastanza comune. Come invece quegli stracci riescano a farlo sembrare comunque divino è straordinario.

Uno dei grandi interrogativi della vita senza dubbio.

Ma è un punto di domanda che sono disposta a risolvere se l’incognita è in quel sorriso.

Nell’espressione felice che ha sul palco, con i suoi fedelissimi assiepati sotto le prime transenne, c’è tutta una vita. E anche se il Palsharp non è pieno fino a scoppiare poco importa. Lui è entusiasta e gli altri, lo so per sicuro, si stanno godendo il calore intimo che c’è nel raccoglimento. Come un’uscita con pochi intimi, gli amici veri.

Jared non fa che sorridere, saltare, cantare a squarciagola e lasciare che la folla canti con lui, che si scateni, lasciandoli prendere note troppo alte senza darsi pensiero. Rompendo una canzone ogni tanto con grida di gioia pura, nel trovarli così appassionati, affettuosi, pronti alla guerra. Sanno ogni testo a memoria, intonano alla perfezione ogni coro, come se avessero partecipato anche loro al meeting a Los Angeles per incidere il disco.

Hanno il cuore allenato questi ragazzi, sulle loro magliette a volte i simboli di un disco che ormai sembra lontanissimo, più spesso le rose, frammentate da teschi in circolo. Solo qualcuno si è appena convertito con la piramide tagliata scarabocchiata sulle braccia, come quel triangolo che fa parte dei nuovi tatuaggi di Shannon da poco, ancora rosso di pelle bucata.

Jared mi ha lasciato in alto sulla tribuna di destra rispetto all’entrata, chiedendomi di non muovermi e restare li a godermi lo spettacolo. Non abbastanza vicina da essere vista, non troppo lontana per sentirmi esclusa. È vero che quasi tutti si addossano alle transenne, scegliendo raramente le gradinate, ma non sembrano avere molta voglia di accalcarsi, sembrano felici di essere qui, godendo dell’intimità del momento.

Sono più che altro giovani donne, e ragazzi non del tutto cresciuti. I più grandi sono sicuramente quelli che sono partiti con lui dall’America e qualche Europeo che gode dell’ultimo momento insieme. È come se tutti si conoscessero, vedo centinaia di persone abbracciarsi, corrersi incontro felici, qua e la esclamazioni di gioia, mani unite, una sola risata che risponde alle buffonate di Jared. Il suo modo di essere vicino agli Echelon, i credenti.

A volte mi chiedo a cosa credano davvero queste anime.

Ai testi dei Mars? Che parlano di cadere e rialzarsi, di stringere i denti e continuare, di ammettere il proprio dolore e convivere con i sentimenti senza lasciarsi schiavizzare dalla tristezza?

Forse.

O magari credono proprio in loro, in Jared e il suo ostinato messaggio ambientalista, fiducioso e accogliente, che prende tutti con se, senza fermarsi a dettagli inutili di differenze umane che lui neanche vede più. O forse in Shannon e la passione infinita che mette nella musica, con una violenza di soli accordi sulla batteria e in suo inguaribile amore per le perone che lo circondano, l’irrimediabile allegria che riesce a dimostrare quando la timidezza lo abbandona un attimo. O magari in Tomo, che sembra semplicemente esistere per un sogno che è diventato realtà. Amare la musica e darsi a lei fino in fondo, a prestarle giuramento come la madrepatria, unirsi ad un esercito di note perché è l’unico per cui combatterai nonostante i suoi natali abbiano l’uniforme dei disperati.

Forse credono in un proprio messaggio, quello che è nato in sordina tra queste truppe di valorosi.

Quello della verità.

Perché di una cosa sono sicura, questi ragazzi, uomini e donne, sono sinceri.

Hanno rinunciato alla maschera che portavano da troppo tempo e si sono sciolti in lacrime di inchiostro sugli spartiti delle loro canzoni. Abbandonando quello che credevano un nido sicuro ed entrando in un altro mondo. Fatto di visi diversi e forse un sorriso.

Si sono creati una famiglia.

Per quanto disfunzionale.

E vivono di essa, cantando a squarciagola la loro provenienza, abbattendo punti di partenza sbagliati per ritrovarsi sulla stessa strada, con un’unica colonna sonora a scandire i loro passi, proprio come pestano i piedi i ragazzi sul palco sulle prime note di vox populi e il palco si incendia.

Jared testa alta e mani al cielo, ad abbracciare la folla davanti a lui, a raggruppare i suoi soldati, il suo esercito. Perché non è più tempo di pace, o non lo è mai stato, ed è la canzone della battaglia a richiamarli. Quella per scoprire cosa si agita nel loro petto.

Perché non si tratta più di credere a qualcuno, di cedere a sogni altrui, percorrere sentieri già segnati. Si tratta di aprire il proprio cuore e guardare davvero cosa c’è dentro, senza lasciarsi condurre fuori strada da voci contraddittorie.

Jared canta, e sa che c’è paura negli occhi dell’esercito davanti a lui, perché è difficile lasciar andare le mani di chi dice di amarci e che invece ha dato prova di non meritare affetto e andare, nonostante tutto, avanti da soli.

Abbandonare sicurezze che non ci rendono felci e cominciare il viaggio, la lotta, nel buio dell’incertezza.

Nella notte che è già nostra se decidiamo di possederla, di farla nostra alleata.

E finalmente lasciare uscire la voglia di essere liberi.

Di non farci più peso di ricordi stretti in nodi diabolicamente complicati.

Stringere i pugni, indirizzare i passi verso quel futuro che aspetta solo di essere vissuto, senza lasciarsi arrendere all’insicurezza di essere soli.

Ma non lo siamo.

Non lo sono.

L’esercito de Mars è numeroso, intenso, vivo.

La loro nuova famiglia, quella che si è creata con una naturalezza ispirata alla voglia di farcela, alla sete di vittoria non lascia mai solo un suo membro.

Sono fratelli e sorelle che si sono trovati, uniti a volte dal semplice eco delle parole, dal nastro avvolgente di una canzone che ha stretto individui soli e lontani.

Unendoli nella lotta per la vittoria.

Li sento.

Li vedo.

Teste vicine, di tre giovani donne che improvvisamente si stringono al grido di fratellanza, e l’ultima stringe la mano ad un ragazzo vicino a loro, in una stretta di rassicurante complicità.

Brother and sisters.

Sembrano diventare un unico abbraccio, un piccolo nucleo e un nuovo inizio.

Non sono più piedi che scalciano in ritmo di mani battute.

No.

È il cuore ormai che fa sentire il suo suono, che scandisce il tempo, martellante eppure deciso. 

Guardo quei profili diminuire di differenze, le ombre servono solo come sfondo per incorniciare la luce che si abbatte su di loro, ancora strette.

Come se in un acquazzone di musica stesse lavando da vite troppo oscure da portarsi ancora dietro, lasciando che la pioggia di note tolga il superfluo e lasci libera la speranza, acquistano nuovo nome. Un’altra identità.

Finalmente scelta, rinunciando a quello che si era per arrivare a scoprire se stessi.

Portarli in un mondo dove il sangue è sempre rosso sulle ferite di qualsiasi pelle, trasportarli su Marte, in una terra che il tempo non può cambiare *

Un mondo che hanno desiderato da sempre, un posto dove conta soltanto il battere del cuore, e i fantasmi del passato non ci sono più, restano solo i sogni realizzati.

 

Cantano vicini, in una notte che gli appartiene.

E un nodo di commozione mi stringe la gola, perché se è vero che attraverso i Mars che questi soldati sono riusciti a ritrovarsi per guerreggiare allora non c’è di che aver paura per l’esito della battaglia.

Hanno già vinto.

 

 

  
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