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Autore: VeninBillie    23/12/2010    1 recensioni
<< Chi è questo ragazzo? >> fece sospirando alla moglie. << Ah … non lo so, è appena arrivato e ha detto che deve parlare con noi. >> Presero posto sul divano di fronte a me, sembravano abbastanza tesi. Forse sospettavano.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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S/C/A/R/E/C/R/O/W

Move your body when the sunlight dies. Everybody hide your body from the scarecrow.
 

Okay, okay, okay. Questa è la mia prima fic. Ho passato nottate intere a fantasticare sul Frerard e a scrivere storie su di loro, ma finalmente sono riuscita a pubblicarne una. Si, fa schifo, lo so, e me ne vanto pure! u__u
A parte gli scherzi, la storia mi è stata ispirata da una bustina per le corde della chitarra acustica. Enjoy!


Ven.
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Porca puttana. Mi ritrovo come al solito sotto questa fottuta pioggia senza ombrello. Eppure stamattina sembrava una così bella giornata. Sembrava rispecchiare il mio umore. Si, oggi sono felice, niente può rovinare questa giornata. Finalmente la tua punizione è terminata e posso rivederti. Una settimana, cazzo. Io già non riesco a resistere un giorno, figuriamoci come sto dopo una settimana.
Mi brucia la pelle, non m’importa della condizione in cui mi trovo.

Entro nel grande supermercato. Devo proprio fare la spesa, nel frigo è rimasto solo un barattolo di sottaceti. Non ho mai avuto così tanta voglia di cucinare. Sarà che devo cucinare per noi. E oggi non ci sarà nessuno che romperà le palle, saremo solo io e te. Neanche quello stronzo di mio fratello, che ho obbligato ad andarsene da Toro.
Oggi ti cucinerò il pasticcio di patate che tanto ti piace. Non tralascerò nulla. Oh, da non dimenticare la Cherry Cola e la cheescake. Le gambe partono da sole, mi sa che sto ballando tra gli scaffali senza neanche accorgermene. Ho una maledetta voglia di cantare, anche se ... ma chi se ne fotte, faccio quello che cazzo mi pare. E se voglio posso benissimo cantare. “Gravity, don’t mean too much to me”.
Una signora con un carrello strapieno mi sorride. Mi giro un secondo verso lo specchio del bancone dei salumi e mi accorgo che ho un beato sorriso stampato in faccia. Ma sono proprio un ebete, eppure mi piace così tanto. Prendo il carrello con tutta la spesa e mi dirigo saltellando verso la cassa. Dai Gee, ricordati che sei un uomo di 21 anni ormai, cerca di contenerti!
Dietro di me c’è una signora con solo un sacchetto di pane. Ha i capelli rossi e ricci. Sembra sciupata e stanca. Aveva uno sguardo spento e malinconico.
<< Prego, passi lei >> le dissi gentilmente.
Lei mi guardò stupita, solo per un attimo il suo sguardo si accese, poi sul suo viso tornò quella triste espressione. << Grazie >> disse semplicemente e passò avanti di me con un passo lento.
Finito di pagare guardo fuori dalla porta d’ingresso. Cazzo, piove ancora più di prima. Ma questo non riuscirà a rovinarmi la giornata. Se c’è qualcuno che lo sta provando a guastarmela, beh, non ci riuscirà tanto facilmente. Esco e inizio a correre, attento a non scivolare su questi strafottuti sanpietrini. Anche una gamba rotta non riuscirà a rovinarmi la giornata.
Ma perché la mia casa è dal lato opposto del paese? Mannaggia ai miei che vogliono un bel panorama per ogni casa che devono comprare.
Diamine, i miei capelli rossi pomodoro sono diventati rosso caccadicane con questa cazzo d’acqua. Magari non riuscirai ad avvicinarti a me, ma mi basterà guardarti e ti riuscirò a sentire la tua presenza dentro.

Eccomi, sono quasi arrivato. Oh no, signora Titina, chiudete l’ombrello e rientrate in casa, per favore. Non ho affatto voglia di parlare con voi ora. Sono troppo impaziente.
<< Gerard! >> Gridò salutandomi con la mano. La sua lunga gonna rossa stava davvero di merda con quel maglione di multicolor. E per di più di sopra c’erano degli orribili gatti straformati.
Eccheccazzo però. << Salve signora Titina! Come va? >>
<< Bene, grazie caro. Tua zia come sta? E’ tornata a casa dall’ospedale? >>
Ma cazzo non lo vedete che sono fradicio e vorrei entrare in casa?<>
<< Oh, va bene, allora quando la vedi.. Gerard? Gerard! >>
Ancora sentivo la sua stridula voce da dentro casa, dopo aver sbattuto con violenza il portone e aver buttato la spesa a terra. Non sono arrogante, è solo che ho cose più urgenti e importanti da fare!
<< Frank, scusa il ritardo sono andato a fare la spesa! >>
Scuoto la testa e mi guardo allo specchio dell’entrata sorridendo.
<< Frank? >>
La mia espressione cambia di colpo. << Frank! >>
Abbasso lo sguardo sul mobile dove tengo la mano. Una bustina.
Darco Acoustic Classic Plain End. È la bustina per le corde della chitarra acustica di Frank.
Che cazzo ci fa qua? La apro e vedo che c’è un biglietto. deve averlo messo qua prima di prendere l’autobus per andare a scuola. Calmati Gee, non può essere niente di grave.
“Gee, cazzo mi dispiace. Sono di nuovo in punizione per aver picchiato un mio compagno. …”
E’ la terza volta, e tu picchi i tuoi compagni da quando sei entrato al liceo! Perché dovrebbero punirti proprio ora?!
“… Dicono i miei che il preside gli ha consigliato di iniziarmi a punire per farmi capire che bisogna ottenersele le cose e che se si sgarrano le leggi si devono pagare le conseguenze. Perché bisogna essere come tutti gli altri.”
Che cazzo vuol dire? Sono tutte minchiate, non possono punirti per questo motivo, non può essere. Non di nuovo! E poi … cosa significa “Perché bisogna essere come tutti gli altri” ?
“Vorrei solo andarmene via con te, mi manchi troppo. Cosa farei per tornare fra le tue braccia! Non ho neanche il permesso di usare il telefono … fino a quando non cambio. Credimi, ti amo. Frank.”
L’acqua della pioggia che lentamente scivola dai miei capelli si mischia alle mie lacrime. Mi stai consumando. Non riesco a descrivere la rabbia che sento dentro.
C’è qualcosa che non va. Io non posso credere ad una simile cazzata. Non è stato punito per questo, ne sono certo. Perché ci sarebbe bisogno di essere come gli altri altrimenti? Io non posso continuare così.
Vado in bagno. Oggi preferisco morire di fame. Mi spoglio senza forze, le ho perse tutte d’un colpo ormai. M’infilo sotto l’acqua ancora congelata. Magari riuscirà a calmare questa cazzo di rabbia.
No, questa proprio non ci voleva. Ma perché cazzo proprio oggi? Credo non ci sia cosa peggiore che essere colpiti da una delusione del genere in piena felicità.  Eppure cosa potrebbe mai essere? Perché non riesco a convincermi che sia stato messo in punizione per questo? Potrebbe essere dopotutto, i tuoi sono gente davvero strana da quanto mi hai detto. Io non voglio proprio pensare che tu mi abbia mentito. No, non può essere. Basta, mi sono rotto i coglioni.
Esco dalla doccia. Quasi scivolavo per rompermi il piede. Ma magari! Mi metto l’accappatoio e mi osservo allo specchio appannato. Sono ridotto peggio di una merda. Ho gli occhi rossi per il pianto.
<< Ma porco dio, Frank … >> .

Credo che mi vestirò e andrò a iniettarmi caffè nelle vene.
Disteso sul divano a fissare la televisione chiusa, con il tazzone in mano a scaldarmi e consolarmi, ancora non riesco a capire.
Andava tutto così bene fino a quando … merda. Ho un brutto presentimento, ora che penso di più alla frase “Perché bisogna essere come tutti gli altri”. Ma spero che questo cambiamento non sia avvenuto davvero da quando Frank ha dichiarato ai suoi la sua omosessualità. No, non può essere. Non voglio crederci.

M’infilo gli anfibi e mi catapulto verso la porta. Aspetta. Sei veramente sicuro di volerlo fare? Potrebbe essere rischioso, potresti peggiorare la situazione. Ma potresti anche risolverla, tutto potrebbe rovesciarsi e andare meglio. Potrebbe essere una grande svolta e i problemi sarebbero tutti risolti. Basta tentennare, devo essere deciso. Prendo l’ombrello stavolta ed esco. Sta ancora diluviando come prima. Ma proprio oggi l’auto doveva essere dal meccanico porca di quella … okay, calmo. Imprecare ora non serve molto, sprechi solo energie innervosendoti.
Apro l’ombrello e corro improvvisamente carico.
Ormai sono a metà strada, manca solo ... Cazzo, l’ombrello! E' praticamente volato come risucchiato da un buco nero. Tanto valeva che non mi lavavo. Ma chi se ne fotte, per te correrei anche sotto una pioggia di fuoco.

Eccomi. Residenza Iero. Credo di non riuscirmi a muovere. Non riesco a pensare all’eventualità che tutto possa andare a rotoli. Ma voglio provarci. Alzo la mano tremante e suono il campanello. Motivazione, motivazione. Sento un gran trambusto. Tante voci accavalcate una sopra l’altra. Riesco a distinguerne tre: una stridula e femminile, una grave e profonda di un uomo e … la sua. Non si capisce per cosa stiano litigando, anche se si può immaginare. << Jhon, fermalo! >> sussulto e faccio un passo indietro. Cosa cazzo sta succedendo?  Improvvisamente silenzio. Lenti e striscianti passi si avvicinano sempre di più. Respira. Ecco che si apre. Cazzo.
La cupa e triste signora che prima avevo visto al supermercato era ora davanti a me. Anche lei era stupita. Che silenzio pesante. Forse era passato un minuto e nessuno aveva detto una parola. Non so perché, lei non sa che sono il ragazzo di suo figlio.
<< Ehm, salve … >>dissi tutto tremante. Che cazzo, mi sento una fottuta schiappa.
<< Tu, tu sei …  >> disse con una voce flebile lei, sembrava quasi terrorizzata dalla mia presenza.
<< Si, ci siamo incontrati stamattina al supermercato qua vicino >> feci accennando un sorriso, giusto per rassicurarla che non le avrei staccato la testa o chissà cosa.
<< Tu …  >> mi indicò facendo un passo indietro. << … che ci fai qui? Non vogliamo comprare niente >> tornò a comportarsi normalmente. Che diamine di domanda era? Una donna davvero strana … ed è mia suocera.
<< No, non vendo nulla, e non sono un testimone di Geova. Sono venuto a parlare con lei e suo marito >> deglutii, cazzo se sono nervoso.
<< Entri >>si spostò e mi fece entrare, davvero … scortese.
<< Grazie … >>
<< Si accomodi pure, vado a chiamare mio marito. >> e si dileguò nel corridoio. Mi accomodo sulla poltrona e noto che in televisione trasmettono una partita di baseball.
Sento un “ringhio” provenire dalla stanza vicina. E’ così frustrante, vorrei così tanto correre da te ora, ma non posso. Così rovinerei tutto.
<< Ora smettila di frignare, c’è un ospite. >> fece la donna a bassa voce. Si udivano i suoi singhiozzi. Sentivo come se qualcuno mi avesse preso a morsi il cuore. Stava tornando da me insieme al marito. Eccolo. Un uomo robusto, capelli lunghi e brizzolati. Un’aria dura e afflitta impressa sul suo volto.
<< Chi è questo ragazzo? >> fece sospirando alla moglie.
<< Ah … non lo so, è appena arrivato e ha detto che deve parlare con noi. >>
Presero posto sul divano di fronte a me, sembravano abbastanza tesi. Forse sospettavano.
Ecco, è ora di dire chi sei.<< Io … >> deglutisci, respira. << Sono ... il ragazzo di vostro figlio >>
Sui loro volti sorpresa, sdegno, disgusto. Improvvisamente l’uomo si alzò in piedi, con le narici dilatate a causa della forte rabbia. La moglie lo seguì e le prese il braccio per fermarlo, in caso avesse fatto qualcosa di cui si sarebbe potuto pentire.
<< Io … cioè … scusatemi, volevo solo chiedervi perché Frank fosse in punizione >> dissi balbettando, ancora tremante << Magari … potrei fare qualcosa anch’io >> okay, questa potevo evitarmela.
<< Tu! Vuoi proprio sapere perché è in punizione? >> quasi urlava, agitava la sua mano libera indicandomi.
<< Caro, calmati >> fece la moglie cercando di calmarlo, invano. Lei non sarebbe stata in grado a fermarlo se mi si fosse buttato addosso.
Mi sono alzato anch’io senza accorgermene. Non dico una parola. Sono troppo terrorizzato. Ma ce la farò.
<< Il motivo per cui lui è in punizione è perché … >> si sedette d’un tratto, mettendosi le mani in faccia. Tremava e singhiozzava come un bambino. << … perché sta con te. Perché non è normale. Io vorrei solo che si trovasse una ragazza e che avesse dei figli. >> alzò il viso bagnato e mi fissò << Come fa stando con un uomo? >>.
I miei occhi sono pieni di lacrime. Trapelavo rabbia da ogni poro.<< Lui può essere chi vuole, può fare quello che cazzo gli pare! >>.
<< No, finché sta sotto il mio tetto deve stare alle mie regole >>.
<< Ma non può … >>Lampo improvviso. Un’idea che potrebbe anche funzionare. Deve funzionare.

Mi alzo e mi dirigo verso quella stanza da dove prima provenivano i singhiozzi. La apro di scatto. I due mi seguono preoccupati. Lo vedo, disteso sul letto. Alza il viso pieno di lacrime e mi sorride. Il mio sorriso era ancora più ampio. Mi sento stringere le braccia da dietro. Mi avevano preso.
<< Che cazzo hai intenzione di fare? >>
<> cercai di farmi più avanti per raggiungerlo, ma la stretta del padre era troppo forte. Lui si alzò, radioso come un raggio di luce. Aveva una faccia dubbiosa, ancora rigato dalle sue calde lacrime. << Vieni a vivere con me! >> .
Tutti si bloccarono, come se il tempo si fosse fermato d’un colpo. Ormai il padre mi aveva lasciato, scioccato. Io guardai solo il viso del mio ragazzo. Rimase veramente scioccato anche lui. Poi sorrise. Corse verso di me e mi abbracciò. io lo strinsi ancora più forte. << Aspettavo solo questo >> mi sussurrò all’orecchio.
<< No, non vorrai farlo davvero? >> chiese la madre con le lacrime che sgorgavano dagli occhi.
<< Si, misono rotto il cazzo. Se fosse per voi, potrei pure morire, piuttosto che poter vivere come piace a me >> .
<< Non puoi farlo, sei nostro figlio e non ti muoverai da qua! >> fece il padre adirato. Sembra che stia per prendere fuoco. Ormai non manca tanto.
La moglie lo blocca ancora una volta, ma ora con più decisione. << Jhon, lascialo andare. Se la vedrà da solo. Ma … >> si rivolse verso Frank che stava ascoltando attentamente e incuriosito cosa stesse per proporgli sua madre. << … Se provi a farti vedere di nuovo qua perché hai problemi di qualsiasi tipo, noi non ci saremo più. >> lasciò il braccio del marito. << E sappi che ci hai profondamente delusi >> .
<< Mai quanto voi avete deluso me >> disse Frank, scattando verso il portone d’ingresso. Uscì e rimase immobile rivolgendomi le spalle.
<< Frank? >> chiedo preoccupato. Chiudo la porta e mi fermo per vedere come sta.
Lui si gira e mi fa uno di quei sorrisi che ti fanno perdere il respiro. <> .
Corro verso di lui e lo abbraccio. Non riesco a trovare la mia strada di casa, ma è attraverso te. Lo so.

 
 
 
  
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