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Autore: JulyAneko    24/12/2010    0 recensioni
Due giovani e un vin brulé caldo. Vista dagli occhi di una terza persona estranea... una piccola scena natalizia per riscaldare il cuore.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore: JulyAneko
Titolo: Sapore Speziato.
Rating: G
Categoria: Introspettivo, romantico.
Personaggi/coppia: Spencer Reid / April Johnson
Disclaimer: I Personaggi non mi appartengono, ma sono di Jeff Davis. Criminal Minds appartiene alla CBS. Questa storia non è a scopo di lucro.
Note: Questa storia nasce per il contest natalizio del forum su Criminal Minds, col prompt: vin brulé caldo.
April Jonhson è un mio personaggio che appare per la prima volta nella mia storia "Will Never Be a Mistake" ma questa one-shot è completamente indipendente, non importa aver letto nulla se non sapere che April lavora come avvocato per il BAU.
Lo sapete che a me le cose semplici non riescono… quindi ho provato a fare questa cosa un po’ strana. Una scena dove ci si può immaginare anche chiunque ma che io ho costruito attorno a Spencer ed April, senza mai nominarli ma visti dagli occhi di una terza persona estranea. Una cosa strana, lo so… ma spero comunque che vi possa piacere! (:

 

Sapore Speziato.

Mi ero appena fermata ad un chiostro di castagne calde appena fuori dai cancelli di Central Park. Non ero abituata a stare fuori  di sera tardi, avevo tredici anni e quella era la prima volta che mamma mi concedeva di uscire insieme ad un gruppo di amici. Sarà stato per colpa del natale… rendeva tutti più buoni, mamma compresa. Io, già da un bel po’, mi credevo ormai grande e poi i miei amici mi sembravano le persone migliori che avessi mai conosciuto… probabilmente a distanza di anni non lo direi più. Avevo tredici anni e tutto il mio mondo mi sembrava così faticoso che il natale era la distrazione giusta da passare con gli amici e con quel bel ragazzo che mi piaceva tanto. Ricordo che si chiamava Thomas, aveva il viso ovale e due grandi occhi neri che dominavo su uno sguardo un po’ da strafottente che però gli donavano quell’aria che decisamente mi attraeva.
Ma torniamo alle castagne calde e a quella serata, che non capirò mai perché mi sia tornata alla mente proprio ora. Un piccolo particolare che avevo scordato alla velocità della luce, che probabilmente non avevo mai calcolato nella mia testa ma che ora tornava vivido davanti ai miei occhi.
Avevo tredici anni e tutto ciò che volevo fare quella sera era divertirmi e stare in compagnia. Thomas era accanto a me e mi chiedeva se volevo qualcosa da mangiare mentre mi indicava un barroccino distante pochi passi da noi. Alzai lo sguardo e lessi l’insegna scritta a mano su un’asse di legno un po’ sgangherata ma che faceva molto nord, neve e montagna.
«Vin brulé.» mormorai assaporando il suono di quelle parole nella mia bocca. Non avevo la minima idea di cosa fosse ma ero curiosa. Ero sempre stata affascinata da tutto ciò che non conoscevo, mi incuriosivano le cose nuove, ero sempre pronta a nuove esperienze.
Al vedermi Thomas iniziò a ridere dando una leggera gomitata all’amico al suo fianco mentre mi additava come una bambina. Lo guardai con aria di sfida, battendo un piede a terra ed incrociando le mani al petto prima di chiedere cosa fosse e che, comunque sia, non mi sarei tirata indietro.
Sentii le parole di Thomas arrivare leggere dentro la mia testa mentre la mia attenzione fu attirata da una figura oltre il parco che se ne stava seduta su una panchina, sola. Aveva  capelli tagliati un poco lunghi ed un sottile cappotto a fasciargli il corpo mentre una sciarpa violacea era stretta in un buffo nodo al suo collo.
La cosa più strana è che non ricordo come mai attirò tanto la mia attenzione… forse il suo passo svelto e il suo sedersi rapidamente sulla panchina, con le mani immerse nelle tasche del cappotto e lo sguardo fisso a terra mentre le guance erano colorite di un rossore così atipico per quel freddo che rendeva tutto cristallino. Non lo sapevo allora e non lo ricordo adesso… niente di niente. Aveva semplicemente attirato i miei occhi, eludendo Thomas, la sua voce e la sua provocazione che comunque avevo accettato, ed infatti fu proprio lui a scuotermi dai miei pensieri con un buffetto sul naso.
Girai la testa verso di lui, sorridendo, mentre sentivo che afferrava la mia mano e mi portava verso quel banchetto dal quale proveniva un odore dolciastro mischiato ad un senso di cannella che, ogni volta e senza sapere perché, mi solleticava i sensi.
C’era una gran coda ma riuscimmo a fare lo scontrino in poco visto come Thomas si era infilato fra la folla ed era arrivato alla casa superando un bel po’ di persone. Lo guardai con occhi sprizzanti, ammirandolo come solo una ragazzetta alla sua prima cotta poteva fare, prima di allungarci verso il bancone a farci servire quella bevanda calda che mi inebriava dal solo odore.
Afferrato il bicchiere, quasi d’istinto mi rigirai verso il parco ad osservare quella figura solitaria che sembrava non essersi spostata di mezzo centimetro. Mi incantai nuovamente ad osservarla mentre un ticchettio di passi entrava nelle mie orecchie e un bisbiglio di voci maschili si levava nell’aria. Riconobbi la voce di Thomas ed altri amici così tornai con lo sguardo verso di loro che sembravano intenti a commentare qualcuno che doveva trovarsi alle mie spalle. Senza pensarci mi girai, intravedendo una bella ragazza chiusa in un cappotto nero dal quale uscivano due gambe dritte coperte da delle fini calzi e da degli stivaletti verdi. Si passò velocemente una mano fra i capelli mentre, nervosamente, guardava nella stessa direzione nella quale mi ero imbambolata poco prima. Seguii il suo sguardo che senza dubbio andava a posarsi su quella figura solitaria seduta all’interno del parco, prima di tornare ad osservarla mentre si mordeva il labbro inferiore, lanciando un’occhiata al barroccino del vin brulé e alla coda che c’era.
Non ricordo come giunsi a quel pensiero o come le mie gambe si mossero da sole o come la mia mano si alzò in aria verso quella donna a mostrarle il mio bicchiere di vin brulé. Non lo ricordo, nemmeno questo… perché di quella sera mi rimase soprattutto il calore del dolce sapore di cannella, e solo quella stessa bevanda che ora avevo davanti al naso mi aveva fatto venire alla mente tutta quella piccola scena della mia vita adolescenziale.
«Appena preso, è ancora caldo.» sorrisi osservando quelle nocciole spostarsi verso di me con aria sorpresa, «Mi sembra che abbia fretta…» aggiunsi subito dopo, capendo la stranezza della situazione.
«Sì…» accennò quella voce che quasi faticai a sentire, prima di vedere i suoi occhi tornare sulla figura solitaria nel parco, «Forse.»
Mi sembrava estremamente affascinante la sua presenza e quando si girò verso di me, sorridendomi, sentii una strana gentilezza invadermi il corpo, «Bevi pure tranquilla… grazie mille però.»
Restai ad osservarla mentre si scostava una ciocca di capelli dalle labbra, fermandola dietro l’orecchio, sempre con lo sguardo al di là della strada e solo quando si girò nuovamente verso di me, le allungai ancora il bicchiere ricolmo di vin brulé.
«Lo riscalderà.»
La vidi aprire la bocca come a dire qualcosa, inclinando la testa a guardarmi negli occhi mentre la sua mano affusolata si stringeva al bicchiere che così potei lasciare fra le sue dita.
Portò l’altra mano sulla mia spalla, carezzando il giubbotto lucido che portavo, «Grazie.» sorrise ancora, «Buon natale!»
Le lasciai un accenno di sorriso mentre sentivo la sua mano scivolare dalla mia spalla e vedevo la sua figura longilinea muoversi veloce verso il parco, con in mano quel bicchierino trasparente di liquido rosso.
Lasciai perdere tutti i commenti che mi sentivo rivolti da Thomas e gli altri ragazzi e seguii i passi di quella donna come note che risuonavano nella mia testa una dolce canzone natalizia.
Si fermò poco prima di entrare nel raggio visivo dell’uomo e continuò con una camminata lenta, arrivandogli davanti e allungandogli il mio bicchiere di vin brulé. Mosse le labbra in parole che mi immaginai delicate e quasi sussurrate che fecero alzare lo sguardo a quel ragazzo che subito portò le mani a giocare con la sciarpa violacea allacciata al suo collo. Si morse il labbro inferiore prima di alzarsi da quella panchina e volgere gli occhi in quelli della ragazza che, tremante, fece un passo indietro.
Vidi nascere un sorriso sincero sulle labbra di lui che subito allungò una mano ad afferrare il bicchiere, posando le dita su quelle di lei che immaginai essere fredde, congelate da quel tempo ruvido.
D’istinto mi accostai a Thomas, posando una mano sul suo braccio e lanciandogli uno sguardo, constatando che mi stava sorridendo dolcemente. Quella era la magia di quella sera o forse di quel gesto istintivo che avevo fatto… perché a natale si era tutti più buoni ed anch’io avevo deciso di fare la mia parte.
Sorrisi tornando ad osservare quella scena, quel ragazzo e quella ragazza che sembrava così impacciati l’uno con l’altra… come me nei confronti di Thomas o forse anche peggio.
Vidi il ragazzo portare alle labbra un sorso di vino e poi tossicchiare, allargando le labbra in un sorriso mentre lei gli afferrava il bicchiere che le stava lasciando. Fece lo stesso ed in quel preciso istante lui fu come risvegliato da qualcosa e le cinse la vita con un braccio, inclinando la testa per guardarla mentre lei alzava lo sguardo verso i suoi occhi. Mosse le labbra, due parole, un sorriso.
«Buon Natale.»

 

  
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