Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Ricorda la storia  |      
Autore: Nat_Matryoshka    24/12/2010    2 recensioni
"Il compagno le cinse dolcemente la vita con le braccia, stringendola a sé e poggiandole una mano sulla pancia, ripetendo lo stesso gesto che amava compiere ogni volta che la vedeva in piedi, di spalle. Accarezzò quello che sarebbe presto stato il loro bambino, cercando di cogliere sul viso di Jo quella famosa scintilla che la rendeva meravigliosa, come le gocce di cristallo di un lampadario. Fredde come il ghiaccio, non brillano quasi quando sono in ombra, ma basta accendere la luce per illuminarle in modo totalmente diverso, facendole apparire così belle da togliere il fiato. Era così che la immaginava."
[Den/Fem!Nor] [Accenni Su/Fem!Fin e Angary]
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Danimarca, Nordici, Norvegia
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Gledelik Jul!

 

 

Personaggi: Denmark (Mathias Densen) / Fem!Norway (Johanna Thomassen); accenni di Sweden/Fem!Finland e Angary.
Rating: Verde.
Genere: Romantico, Slice of Life.
Note dell’autrice: i nomi di Denmark, Fem!Norway e fem!Finland sono miei nomi OC. Potete utilizzarli, se lo desiderate, basta che mi creditiate.
Il titolo dovrebbe significare “Buon Natale” in norvegese. Spero che il sito da cui l’ho tratto sia attendibile! XD I nomi dei personaggi in questa shot sono inventati o ripresi da quelli più usati nel fandom: “Emil” è Islanda, “Ian, Bella e Luxie” Olanda, Belgio e Lussemburgo. La famigliola composta da Berwald, Tino e Peter è stata riportata identica, mettendo solo Finland in genderbender.
I personaggi appartengono ad Hidekaz Himaruya; la canzone “Bette Davis Eyes” a Kim Carnes.

 

 

 

[Her hair is hollow gold, her lips sweet surprise,
her hands are never cold, she’s got Bette Davis eyes..]

 

 

Attenzione alla forma degli occhi. È più schiacciata ai lati e grande, rotonda al centro… Quelli di Jo sono come due specchi d’acqua ghiacciata. E le sopracciglia non sono né troppo alte né troppo basse… andranno bene così? Mi sembrano troppo piccole…

Lasciò per un attimo la matita, sovrappensiero, e si guardò intorno, gettando un occhio al paesaggio fuori dalla finestra. Una pioggerellina finissima e odiosa continuava a cadere sulla città e sui palazzi, rendendo quella giornata invernale di festa più uggiosa che mai.

È la Vigilia di Natale, dannazione. Perché deve piovere?

Sospirò, concedendosi un minuto di pausa (non prima però di aver finito l’occhio che stava aggiustando con tanta cura): per i suoi standard pittorici, non gli era venuto neppure troppo male. Chissà se a Jo sarebbe piaciuto come gli altri.
Il pomeriggio passava, com’era già trascorsa la mattina, e la notte prima. Era incredibile come, sotto le feste, il tempo sembrasse dilatato: due giorni prima era l’otto di dicembre [ah, ne manca di tempo a Natale!], poi arrivava il dodici, il diciotto [accidenti, ma è quasi Natale!] e – puf! – ecco il ventitré e il fatidico ventiquattro, il giorno del “Grande sbattimento di Teste Contro il Muro”, ossia il giorno in cui i ritardatari come lui si ricordavano che Natale è il venticinque di dicembre, e che c’era tempo fino alle sette e mezzo della sera per trovare i regali mancanti.
Per ovviare a quel problema, aveva giocato d’anticipo: quelli per Jo (scelti con cura già dai primi giorni di dicembre) erano sotto l’albero, ben incartati e sistemati, in attesa di essere aperti la mattina seguente. Anche lei aveva seguito quella strategia, completando il “giro regali” molto prima del venti… ma il vero regalo che Mathias aspettava doveva ancora arrivare.
La pioggia, però, non ci voleva proprio: già l’inverno di Copenhagen non era dei più miti, se poi ci si metteva anche l’acqua… per fortuna esistevano le occupazioni “casalinghe”, come preparare la cena, ascoltare la radio e, appunto, dipingere: appena vedeva da lontano le avvisaglie di un temporale, il ragazzo metteva mano all’album da disegno e ai colori e trasferiva tutta la frustrazione per non potersi godere il sole sulla tela.
Ad ogni modo, aveva quasi finito. Rumori attutiti in soggiorno lo avvisavano che Johanna doveva aver acceso il televisore: era diventata una fissazione, da lì ad almeno un paio di mesi. Ogni pomeriggio si accoccolava su una delle poltrone, infilando i piedi nel plaid e sbuffando ogni volta che Mathias passava di fronte allo schermo, anche se per due secondi. Frequentava con gioia la biblioteca, e tornava una volta al mese carica di libri e dvd, che “divorava” in poco tempo con piacere.

Il ragazzo alzò la radio, in cerca di altra ispirazione per terminare il disegno.
Gli piaceva farsi guidare dalla musica: in ognuna delle sue opere ce n’era sempre una buona dose, e poi era stata proprio la musica a farli incontrare…

 

 

[She'll turn the music on you,
you won't have to think twice.
She's pure as New York snow,
she got Bette Davis eyes].

 

Sorrise tra sé e sé, riconoscendo la canzone che passava in quel momento. L’aveva sentita la prima volta il giorno in cui si erano dati appuntamento al bar accanto all’Accademia d’Arte, quando erano ancora due studenti diciottenni pieni di speranze. Solo vedendola arrivare, stretta in un cappotto blu, i capelli biondi splendidi e sciolti sulle spalle, aveva capito quanto potesse essere pericolosa la sua bellezza… e quanto ne fosse ormai stato catturato. Si erano iniziati a frequentare, nonostante la loro differenza di carattere: seria e fredda lei, allegro e testardo lui, in qualche modo sembravano completarsi e, anche se si sarebbero farsi staccare un orecchio piuttosto che ammetterlo, c’era sempre stata un’intesa speciale tra i due. E tre mesi prima, con quegli occhi magnetici [che potevano diventare dolcemente spaventosi, puri in modo disarmante, ipnotici] gli aveva detto che era incinta, e che da quel momento la loro vita sarebbe cambiata del tutto.

La convivenza era iniziata.
Se il carattere di Jo era sempre stato piuttosto difficile da trattare, la gravidanza l’aveva reso anche peggiore… ma appoggiarle la testa sulla pancia, portarla a passeggio sottobraccio, vederla ridere sotto i baffi quando si fermavano a fare congetture davanti ai negozi di giocattoli non aveva prezzo. E, quando gli mostrava i suoi disegni, avrebbe voluto riuscire a cogliere quella scintilla d’interesse gioioso che le illuminava gli occhi gelidi e bellissimi per un secondo. Conservarla, per riprodurla nei ritratti successivi, ricordarla come qualcosa di prezioso.
Risistemato il disegno nell’album, lo portò delicatamente in salone. Jo era davanti alla tv, come aveva predetto, ma seduta in maniera tale da ricordargli tremendamente la Sirenetta della favola, come la raffigurava la statua, giù al porto. Si fermò un attimo ad osservarla, fotografandola mentalmente (com’era abituato a fare quando la prendeva a modello) e godendosi la sua presenza, attimo dopo attimo, come amava fare quando lei non si accorgeva del suo sguardo.

Osservazioni che duravano, purtroppo, molto poco.

 

“Ah, allora sei riemerso!” - esclamò spazientita la ragazza, cercando di spostarsi col suo pancione da sette mesi in modo tale da non scivolare giù dalla poltrona nel tentativo – “temevo di dovermi mettere a cucinare da sola. Sono già le sei!” lo rimproverò, col suo solito cipiglio da generale.

[Non capiva che più si indispettiva, più riaccendeva in lui la voglia di metterle allegria]

“Esagerata! Parli come se dovessimo preparare cibo per un reggimento… siamo solo noi due! Ah, a proposito, Berwald e Christine ci hanno invitato per domani e hanno detto che, se ne abbiamo voglia, possiamo restare a Stoccolma fino al primo dell’anno!” aggiunse, inginocchiandosi davanti all’albero di Natale e mettendosi a controllare per l’ennesima volta che tutti i pacchetti fossero in ordine. I loro amici abitavano in Svezia, ma ciò non impediva loro di invitarli a trascorrere qualche settimana da loro. “Peter ne sarà felicissimo, figurati. Ci terrà ore a giocare con lui ai videogames!” ridacchiò, alzandosi e facendo un rapido giro per il salotto, alla ricerca di eventuali angoli non addobbati a dovere. In quel momento, il telefonò squillò.
Johanna fu più veloce a rispondere e, dopo un attimo di attesa, iniziò a parlare fitto fitto in norvegese con qualcuno all’altro capo del filo: dovevano essere i suoi genitori, o forse suo fratello, che chiamavano per farle gli auguri… ascoltandola esprimersi in quella lingua per lui così strana, rifletté su quanto fosse meraviglioso e bizzarro il sentimento che riusciva ad unire due persone diverse come loro, tanto da intrecciare e fondere le loro vite in un disegno che portava ai risultati più inaspettati.
La conversazione non durò molto. Al termine, Jo si alzò dalla poltrona, abbandonando la tentazione di stare comoda per non cadere nella pigrizia e ritrovarsi ad apparecchiare a dieci minuti dall’ora di cena. “Era Emil. Ci fa gli auguri e si scusa ancora di non poter venire a festeggiare da noi, ma è impegnato con l’Università e non può lasciare Reykjavik.. mah, alla fine sai che ti dico? Preferisco trascorrere la Vigilia sola soletta con te. Meno grane, meno casini coi regali, meno roba da preparare per la cena…”

 

Il compagno le cinse dolcemente la vita con le braccia, stringendola a sé e poggiandole una mano sulla pancia, ripetendo lo stesso gesto che amava compiere ogni volta che la vedeva in piedi, di spalle. Accarezzò quello che sarebbe presto stato il loro bambino, cercando di cogliere sul viso di Jo quella famosa scintilla che la rendeva meravigliosa, come le gocce di cristallo di un lampadario. Fredde come il ghiaccio, non brillano quasi quando sono in ombra, ma basta accendere la luce per illuminarle in modo totalmente diverso, facendole apparire così belle da togliere il fiato. Era così che la immaginava.
Quella corazza di superdonna, da dura guerriera senza paura che affrontava ogni situazione con grinta felina e non si preoccupava minimamente degli altri, non era altro che una maschera costruita ad arte: dalle fessure che, ogni tanto, si aprivano in lei, trapelava la vera Jo, fragile come il vetro, dolce come il profumo di un fiore pieno di spine… e per questo, forse, anche più prezioso.
“Errore. Siamo in tre a festeggiare, stasera… o almeno, in due e mezzo!”
Lei lo osservò, divertita, regalandogli uno di quei rari sorrisi che Mathias amava tanto. “Hai ragione. Ma direi che è ora di preparare, non credi anche tu?”
Lui era già sparito, diretto verso la pila di regali.

 

“E no! Prima del momento-cucina, c’è il momento-regalo anticipato!” esclamò felice, porgendole un pacchetto incartato con una bella carta viola brillante. “L’ho visto l’altroieri e non ho potuto resistere, volevo assolutamente vedertelo addosso. Aprilo” la invitò, col solito tono allegro e spensierato da ragazzino entusiasta. Le dita di Jo si diedero da fare con la carta e il nastro, rivelando presto un grembiule da cucina verde e rosso, con un grosso regalo disegnato davanti.
La ragazza lo indossò, facendosi aiutare a sistemare il fiocco dietro la schiena: il pacco regalo si trovava esattamente all’altezza della pancia.
Come sempre, davanti a quelle esternazioni di gioia, rimaneva senza parole.
“Oh, Mathias…” - sospirò, interdetta felice in fondo di quelle attenzioni – “è.., è un regalo…”
“Fantastico, vero?” esclamò lui. Ma vedendo la sua espressione, frenò per un attimo il suo entusiasmo. “Scusa… magari dovevo aspettare domani per dartelo. È che appena l’ho visto mi ha fatto pensare a te, e pensavo che l’avresti potuto indossare per cucinare.. lo puoi mettere domani se preferisci, non…”

 

Le labbra di Johanna, posate dolcemente sulle sue, lo zittirono.

“Mi piace tantissimo come regalo. E lo indosserò volentieri, basta che tu la smetta di saltare per il salotto come uno scemo, e ti decida ad aiutarmi a preparare qualcosa per il Cenone, altrimenti ci ritroveremo a nutrirci con una scatoletta di tonno!” terminò, afferrandolo per un braccio e trascinandolo in cucina, dove li attendevano le aringhe, il salmone e i fritti da preparare.

 

“Hai sentito gli altri?”
“Berwald, Christine e Peter stanno da soli, come sempre alla Vigilia. Tuo fratello è all’Università, Roderich ed Elizavetha credo che siano stati invitati dai Łukasiewicz a cena, Gilbert, Ludwig e Maria stanno a casa coi genitori…” – numerò Mathias con le dita – “Degli altri, non so nulla. Però mi sono arrivati gli auguri e le congratulazioni da Ian, Bella e Luxie” terminò, disponendo le tartine al salmone nei piatti. “Ah,  proposito, sai che fine ha fatto l’ostia che ci aveva mandato Feliks? Volevo assaggiarla…”
“Guai a te se ci provi!” lo minacciò Jo, brandendo un leva torsoli come una spada nella direzione del compagno. “Quell’ostia non va toccata prima di mezzanotte, e dobbiamo spezzarla e scambiarcela come mi ha detto di fare Elizavetha. Se ne trovo anche un pezzetto di meno…”
“Cosa fai?” chiese divertito il biondo, afferrandola per le spalle e piantandole in faccia uno sguardo tra il divertito e il minaccioso.

“.. Questo!”

Il pugno sulla fronte fu l’inizio di una lotta combattuta tra cuscinate sulla testa, morsi e tentativi di farsi a vicenda il solletico sui fianchi, che portarono i due ragazzi ad abbandonare la cucina e trasformare il salotto in un piccolo campo di battaglia.
Mentre si riprendeva dalla zuffa, stringendo una spettinata e accaldata compagna tra le braccia, Mathias rifletté che, in fondo, era proprio bello trascorrere la Vigilia di Natale in due e mezzo nel loro appartamento caldo di Copenhagen.

 

 

*****

È il ventiquattro dicembre, e la shot natalizia è pronta!
Premetto che era da molto tempo che avrei voluto scrivere su una coppia che mi intriga moltissimo – la DenNor, appunto – ma in versione genderbender, e ho deciso di farla esordire con questa shot, un piccolo esperimento che però mi ha divertito parecchio immaginare. Ora che la rileggo mi sembra troppo veloce, ma, essendo la prima volta che scrivo su di loro, diciamo che sono ancora “in rodaggio” =__= spero di riuscire a scrivere qualcosa di meglio in futuro!
Per quanto riguarda il “materiale” usato per scrivere la fic, l’usanza dell’ostia da scambiare a Natale in Polonia è veramente in uso (mio nonno era polacco), e la Sirenetta è la famosa statua che si trova a Copenhagen, ispirata alla favola di Andersen. Tutte le altre invenzioni prendetele, come al solito, come licenze poetiche XD

La canzone, "Bette Davis Eyes", è di Kim Carnes: l'ho sempre trovata perfetta per Fem!Nor. Ascoltatela, perchè merita davvero.

 
Dedico questa fic alla mia TsunadeSenju, per ringraziarla di aver ascoltato ogni mia idea e letto tutte le fic che le propinavo, e a Eliza, un’amica speciale che sono davvero contenta di aver conosciuto :) buon Natale a tutte e due! E buon Anno Nuovo (e ricco di DenNor u_u).
Ovviamente, è dedicata anche a tutte le fan DenNor e DenFem!Nor.

Spero non sia una schifezza totale, e che possa piacervi!

Buon Natale a tutti voi! :3

Ino

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: Nat_Matryoshka