Gledelik
Jul!
Personaggi:
Denmark
(Mathias
Densen) / Fem!Norway (Johanna Thomassen); accenni di Sweden/Fem!Finland
e
Angary.
Rating:
Verde.
Genere:
Romantico,
Slice of
Life.
Note
dell’autrice: i
nomi di Denmark,
Fem!Norway e fem!Finland sono miei nomi OC. Potete utilizzarli, se lo
desiderate, basta che mi creditiate.
Il
titolo dovrebbe significare “Buon Natale” in
norvegese. Spero che il sito da
cui l’ho tratto sia attendibile! XD I nomi dei personaggi in
questa shot sono
inventati o ripresi da quelli più usati nel fandom:
“Emil” è Islanda, “Ian,
Bella e Luxie” Olanda, Belgio e Lussemburgo. La famigliola
composta da Berwald,
Tino e Peter è stata riportata identica, mettendo solo
Finland in genderbender.
I
personaggi appartengono ad Hidekaz Himaruya; la canzone
“Bette Davis Eyes” a
Kim Carnes.
[Her
hair is hollow gold, her lips sweet surprise,
her
hands are never cold, she’s got Bette Davis eyes..]
Attenzione
alla forma
degli occhi. È più schiacciata ai lati e grande,
rotonda al centro… Quelli di
Jo sono come due specchi d’acqua ghiacciata. E le
sopracciglia non sono né
troppo alte né troppo basse… andranno bene
così? Mi sembrano troppo piccole…
È
Sospirò,
concedendosi un minuto di pausa (non prima però di aver
finito l’occhio che stava aggiustando con tanta cura): per i
suoi standard
pittorici, non gli era venuto neppure troppo male. Chissà se
a Jo sarebbe
piaciuto come gli altri.
Il pomeriggio passava, com’era già trascorsa la
mattina, e la
notte prima. Era incredibile come, sotto le feste, il tempo sembrasse
dilatato:
due giorni prima era l’otto di dicembre
[ah, ne manca di tempo a Natale!], poi arrivava il dodici, il
diciotto [accidenti, ma è quasi
Natale!] e – puf!
– ecco il ventitré e il fatidico ventiquattro, il
giorno del “Grande
sbattimento di Teste Contro il Muro”, ossia il giorno in cui
i ritardatari come
lui si ricordavano che Natale è il
venticinque di dicembre, e che c’era tempo fino
alle sette e mezzo della
sera per trovare i regali mancanti.
Per ovviare a quel problema, aveva giocato d’anticipo: quelli
per
Jo (scelti con cura già dai primi giorni di dicembre) erano
sotto l’albero, ben
incartati e sistemati, in attesa di essere aperti la mattina seguente.
Anche
lei aveva seguito quella strategia, completando il “giro
regali” molto prima
del venti… ma il vero regalo che Mathias aspettava doveva
ancora arrivare.
La pioggia, però, non ci voleva proprio: già
l’inverno di
Copenhagen non era dei più miti, se poi ci si metteva anche
l’acqua… per
fortuna esistevano le occupazioni “casalinghe”,
come preparare la cena,
ascoltare la radio e, appunto, dipingere: appena vedeva da lontano le
avvisaglie di un temporale, il ragazzo metteva mano all’album
da disegno e ai
colori e trasferiva tutta la frustrazione per non potersi godere il
sole sulla
tela.
Ad ogni modo, aveva quasi finito. Rumori attutiti in soggiorno lo
avvisavano che Johanna doveva aver acceso il televisore: era diventata
una
fissazione, da lì ad almeno un paio di mesi. Ogni pomeriggio
si accoccolava su
una delle poltrone, infilando i piedi nel plaid e sbuffando ogni volta
che
Mathias passava di fronte allo schermo, anche se per due secondi.
Frequentava
con gioia la biblioteca, e tornava una volta al mese carica di libri e
dvd, che
“divorava” in poco tempo con piacere.
Il
ragazzo alzò la radio, in cerca di altra ispirazione per
terminare il disegno.
Gli piaceva farsi guidare dalla musica: in ognuna delle sue opere
ce n’era sempre una buona dose, e poi era stata proprio la
musica a farli
incontrare…
[She'll
turn the music on you,
you won't have to think twice.
She's pure as
she got Bette Davis eyes].
La
convivenza era iniziata.
Se il
carattere di Jo era sempre stato piuttosto difficile da trattare, la
gravidanza
l’aveva reso anche peggiore… ma appoggiarle la
testa sulla pancia, portarla a
passeggio sottobraccio, vederla ridere sotto i baffi quando si
fermavano a fare
congetture davanti ai negozi di giocattoli non aveva prezzo. E, quando
gli
mostrava i suoi disegni, avrebbe voluto riuscire a cogliere quella
scintilla
d’interesse gioioso che le illuminava gli occhi gelidi e
bellissimi per un
secondo. Conservarla, per riprodurla nei ritratti successivi,
ricordarla come
qualcosa di prezioso.
Risistemato
il disegno nell’album, lo portò delicatamente in
salone. Jo era davanti alla
tv, come aveva predetto, ma seduta in maniera tale da ricordargli
tremendamente
Osservazioni
che duravano, purtroppo, molto poco.
“Ah,
allora sei riemerso!” - esclamò spazientita la
ragazza, cercando di spostarsi
col suo pancione da sette mesi in modo tale da non scivolare
giù dalla poltrona
nel tentativo – “temevo di dovermi mettere a
cucinare da sola. Sono già le
sei!” lo rimproverò, col suo solito cipiglio da
generale.
[Non capiva
che più si indispettiva,
più riaccendeva in lui la voglia di metterle allegria]
“Esagerata!
Parli come se dovessimo preparare cibo per un reggimento…
siamo solo noi due!
Ah, a proposito, Berwald e Christine ci hanno invitato per domani e
hanno detto
che, se ne abbiamo voglia, possiamo restare a Stoccolma fino al primo
dell’anno!” aggiunse, inginocchiandosi davanti
all’albero di Natale e
mettendosi a controllare per l’ennesima volta che tutti i
pacchetti fossero in
ordine. I loro amici abitavano in Svezia, ma ciò non
impediva loro di invitarli
a trascorrere qualche settimana da loro. “Peter ne
sarà felicissimo, figurati.
Ci terrà ore a giocare con lui ai videogames!”
ridacchiò, alzandosi e facendo
un rapido giro per il salotto, alla ricerca di eventuali angoli non
addobbati a
dovere. In quel momento, il telefonò squillò.
Johanna
fu più veloce a rispondere e, dopo un attimo di attesa,
iniziò a parlare fitto
fitto in norvegese con qualcuno all’altro capo del filo:
dovevano essere i suoi
genitori, o forse suo fratello, che chiamavano per farle gli
auguri…
ascoltandola esprimersi in quella lingua per lui così strana, rifletté su quanto
fosse meraviglioso e bizzarro
il sentimento che riusciva ad unire due persone diverse come loro,
tanto da
intrecciare e fondere le loro vite in un disegno che portava ai
risultati più
inaspettati.
La
conversazione non durò molto. Al termine, Jo si
alzò dalla poltrona,
abbandonando la tentazione di stare comoda per non cadere nella
pigrizia e
ritrovarsi ad apparecchiare a dieci minuti dall’ora di cena.
“Era Emil. Ci fa
gli auguri e si scusa ancora di non poter venire a festeggiare da noi,
ma è
impegnato con l’Università e non può
lasciare Reykjavik.. mah, alla fine sai
che ti dico? Preferisco trascorrere
Il
compagno le cinse dolcemente la vita con le braccia, stringendola a
sé e
poggiandole una mano sulla pancia, ripetendo lo stesso gesto che amava
compiere
ogni volta che la vedeva in piedi, di spalle. Accarezzò
quello che sarebbe
presto stato il loro bambino,
cercando di cogliere sul viso di Jo quella famosa scintilla che la
rendeva
meravigliosa, come le gocce di cristallo di un lampadario. Fredde come
il
ghiaccio, non brillano quasi quando sono in ombra, ma basta accendere
la luce
per illuminarle in modo totalmente diverso, facendole apparire
così belle da
togliere il fiato. Era così che la immaginava.
Quella
corazza di superdonna, da dura guerriera senza paura che affrontava
ogni
situazione con grinta felina e non si preoccupava minimamente degli
altri, non
era altro che una maschera costruita ad arte: dalle fessure che, ogni
tanto, si
aprivano in lei, trapelava la vera Jo, fragile come il vetro, dolce
come il
profumo di un fiore pieno di spine… e per questo, forse,
anche più prezioso.
“Errore.
Siamo in tre a festeggiare, stasera… o almeno, in due e
mezzo!”
Lei lo
osservò, divertita, regalandogli uno di quei rari sorrisi
che Mathias amava
tanto. “Hai ragione. Ma direi che è ora di
preparare, non credi anche tu?”
Lui era
già sparito, diretto verso la pila di regali.
“E
no!
Prima del momento-cucina, c’è il momento-regalo
anticipato!” esclamò felice,
porgendole un pacchetto incartato con una bella carta viola brillante.
“L’ho
visto l’altroieri e non ho potuto resistere, volevo
assolutamente vedertelo
addosso. Aprilo” la invitò, col solito tono
allegro e spensierato da ragazzino
entusiasta. Le dita di Jo si diedero da fare con la carta e il nastro,
rivelando presto un grembiule da cucina verde e rosso, con un grosso
regalo
disegnato davanti.
La
ragazza lo indossò, facendosi aiutare a sistemare il fiocco
dietro la schiena:
il pacco regalo si trovava esattamente all’altezza della
pancia.
Come
sempre, davanti a quelle esternazioni di gioia, rimaneva senza parole.
“Oh,
Mathias…” - sospirò, interdetta felice
in fondo di quelle attenzioni – “è..,
è
un regalo…”
“Fantastico,
vero?” esclamò lui. Ma vedendo la sua espressione,
frenò per un attimo il suo
entusiasmo. “Scusa… magari dovevo aspettare domani
per dartelo. È che appena
l’ho visto mi ha fatto pensare a te, e pensavo che
l’avresti potuto indossare
per cucinare.. lo puoi mettere domani se preferisci,
non…”
Le labbra
di Johanna, posate dolcemente sulle sue, lo zittirono.
“Hai
sentito gli altri?”
“Berwald,
Christine e Peter stanno da soli, come sempre alla Vigilia. Tuo
fratello è
all’Università, Roderich ed Elizavetha credo che
siano stati invitati dai Łukasiewicz a
cena, Gilbert, Ludwig e Maria
stanno a casa coi genitori…” –
numerò Mathias con le dita – “Degli
altri, non
so nulla. Però mi sono arrivati gli auguri e le
congratulazioni da Ian, Bella e
Luxie” terminò, disponendo le tartine al salmone
nei piatti. “Ah, proposito,
sai che fine ha fatto l’ostia che
ci aveva mandato Feliks? Volevo assaggiarla…”
“Guai a te se ci provi!” lo minacciò Jo,
brandendo
un leva torsoli come una spada nella direzione del compagno.
“Quell’ostia non
va toccata prima di mezzanotte, e dobbiamo spezzarla e scambiarcela
come mi ha
detto di fare Elizavetha. Se ne trovo anche un pezzetto di
meno…”
“Cosa fai?” chiese divertito il biondo,
afferrandola
per le spalle e piantandole in faccia uno sguardo tra il divertito e il
minaccioso.
“..
Questo!”
Mentre si riprendeva dalla zuffa, stringendo una
spettinata e accaldata compagna tra le braccia, Mathias
rifletté che, in fondo,
era proprio bello trascorrere
*****
Premetto che era da molto tempo che avrei voluto
scrivere su una coppia che mi intriga moltissimo –
Per quanto riguarda il “materiale” usato per
scrivere la fic, l’usanza dell’ostia da scambiare a
Natale in Polonia è
veramente in uso (mio nonno era polacco), e
La canzone, "Bette
Davis Eyes", è di Kim Carnes: l'ho sempre trovata perfetta
per Fem!Nor. Ascoltatela, perchè merita davvero.
Dedico questa fic alla mia TsunadeSenju, per
ringraziarla di aver ascoltato ogni mia idea e letto tutte le fic che
le
propinavo, e a Eliza, un’amica speciale che sono davvero
contenta di aver
conosciuto :) buon Natale a tutte e due! E buon Anno Nuovo (e ricco di
DenNor
u_u).
Ovviamente, è dedicata anche a tutte le fan DenNor e
DenFem!Nor.
Spero
non sia una schifezza totale, e che possa piacervi!
Buon Natale a
tutti voi! :3