Anime & Manga > Umineko no naku Koro ni
Ricorda la storia  |      
Autore: Liy    25/12/2010    1 recensioni
La prima volta che si incontrarono fu d'inverno, poco prima di Natale.
“Buon Natale... Beato.”
[BatoBea][AU]
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Battler Ushiromiya, Beatrice Ushiromiya
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Titolo: Choir
Personaggi: Battler, Beatrice.
Pairing: BattlerxBeatrice.
Rating: Verde.
Genere: Angst, fluff.
Avvertimenti: One-shot, AU.

Note: Buon Natale a tutti! E buon Natale ai miei due personaggi preferiti! Questa fanfic è nata senza alcuna pretesa, solo per darvi qualcosa da leggere durante questa ricorrenza! xD Ancora tanti auguri a tutti!

Disclaimer: Umineko non è mio, e non lo sono nemmeno i personaggi...

Choir

 

La prima voltata che si incontrarono fu d'inverno, poco prima di Natale: le strade erano ancora ghiacciate, la poca neve rimasta che creava uno strato di ghiaccio compatto e scivoloso sopra i marciapiedi, ingannando i passanti meno attenti o ignari. Nell'aria regnava il silenzio più assoluto quel mattino come se la città fosse stata ancora a dormire, a chiedere un po' di meritato riposo prima dell'arrivo dei festeggiamenti.

Si incontrarono quando lei era intenta a canticchiare e salterellare e cadde nelle sue braccia – fu il fato o la fortuna, che la salvarono prima che scivolasse sul marciapiedi e rischiasse di cadere e battere la testa. Per un attimo lo ritenne un eroe, il suo salvatore, ma l'attimo successivo si ricredette quando lo colse a fissarle il seno con aria decisamente appagata e contenta – e una luce negli occhi che lo faceva sembrare solo un pervertito. Considerò l'idea di allontanarlo da se con fare maleducato – cosa che le riusciva benissimo molto spesso –, ma decise di fingere di non aver visto nulla. Infondo lui le aveva appena risparmiato una bella caduta.

Quando l'aiutò a reggersi di nuovo sulle sue gambe lei lo squadrò da capo a piedi constando che, infondo, non era veramente niente male... adorava già l'idea di avere un mobile così per casa. Oh, quanto aveva desiderato avere un uomo come lui da poter sfruttare!

Lui, dal canto suo, le diede un'occhiata veloce – soffermandosi a guardare più attentamente ogni curva del suo corpo e memorizzando ogni suo minimo dettaglio.

Chissà perché aveva dei voti così bassi a scuola, vista la memoria che si ritrovava... forse, semplicemente, quella sua memoria veniva utilizzata per altro.

(Cose più importanti, si ripeteva spesso.)

“G-Grazie.”

La voce della donna era un lieve sussurro proveniente dalla spessa sciarpa nera che indossava stretta al collo e che le copriva la bocca.

Il giovane vide gli occhi di lei fuggire dal suo sguardo, come imbarazzati e sorrise compiaciuto, decidendo che si sarebbe mostrato a lei come un bravo ragazzo... uno modello, uno come suo cugino George – magari solo un poco più rozzo. Tuttavia, abbandonò subito quell'idea quando si rese conto di ciò che aveva pensato; mentendo non sarebbe andato da nessuna parte. E comunque, non aveva nemmeno alcun motivo per mentire: magari non l'avrebbe mai più rivista, quindi perché inventarsi delle cose?

“Battler, piacere!”, esclamò con un sorriso abbagliante in volto ed allungandole la mano.

(Niente inchino, troppo cortese per i suoi gusti e non voleva darle impressioni sbagliate.)

“Be-Beatrice... piacere”, fu la risposta della donna, in parte stupida dal modo di fare insolito dell'uomo che aveva davanti e in parte divertita.

 

 

Il giorno successivo Beatrice tornò su quel marciapiedi e rimase ferma ad aspettare, fissando entrambi lati della strada con fare frenetico. Sperava, incrociando le dita delle mani avvolte dai guanti e ben infilate nelle tasche del pesante cappotto.

Stava camminando verso casa e poi si era fermata lì, ricordandosi della promessa che le era stata fatta il giorno prima dopo la lunga giornata che aveva passato con Battler – perché sapeva per certo che lui sarebbe passato di lì, prima o poi; faceva sempre quella strada e aveva promesso che sarebbe tornato.

Si strinse nei suoi abiti e, nascondendo il volto ulteriormente dietro la sciarpa, s'appoggiò al muro dietro le sue spalle. Il groppo che aveva alla gola le impediva quasi di respirare.

Era nervosa, non capiva perché si trovava lì, aspettando quell'uomo che aveva conosciuto solo il giorno prima.

… E attese.

Fissando la strada, instancabile ed infreddolita, attese per ore ripetendosi che lui sarebbe venuto per lei, che si sarebbe ricordato di lei quando l'avrebbe vista.

Le aveva promesso che sarebbe tornato lì, da lei.

Ma Battler non passò su quel marciapiedi, non quel giorno.

 

 

(Nei giorni successivi Beatrice lo attenderà sempre nello stesso punto, aspettando il suo arrivo.)

Verrà... aveva detto che passava sempre per questa strada e aveva anche promesso che ci saremmo incontrati ancora...

(Ma Battler non tornerà da lei.)

 

 

Era la Vigilia di Natale quella notte, e Beatrice attendeva ancora appoggiata a quel muro – non aveva nessuno che la aspettasse a casa o da qualunque altra parte.

Faceva freddo nella città avvolta ancora una volta dalla candida neve.

Gli edifici si dissolvevano davanti ai suoi occhi stanchi, venivano avvolti – come risucchiati – dal cielo grigio e da quel candore che, lento ed inesorabile, si poggiava al suolo fiocco dopo fiocco.

Sentiva un senso d'oppressione al petto, che si faceva sempre più forte ogni volta che ai suoi piedi si posava tristemente un altro fiocco di neve. Le sembrava quasi di non avere più dei piedi, tanta era la neve che li ricopriva e tanto il freddo che provava – non li sentiva più suoi quando muoveva le dita o cercava d'alzare una gamba.

Inizialmente, ad ogni rumore di passi sul marciapiedi, si era volta di scatto ansiosa, un sorriso stampato in volto per accogliere Battler – un sorriso che, tuttavia, si era spento innumerevoli volte in quei giorni – ma ora continuava a fissare la neve ai suoi piedi, il volto nascosto in parte dalla sciarpa.

Di tanto in tanto sentiva qualcuno passarle davanti – a volte si sentiva pure osservata – ma nessuno si fermò per lei, nessuno la salutò, nessuno le disse “eccomi, scusa il ritardo”.

Aveva perso ogni speranza ormai. Lui non sarebbe tornato da lei.

Si sentiva sciocca per aver creduto ad una promessa di un uomo che aveva appena conosciuto. Si era lasciata trarre in inganno dai suoi modi di fare, da quella sincerità che aveva negli occhi quando le aveva parlato... ed ora stava pagando per la sua ingenuità. Lì, sola, attendendo che lui mantenesse la sua promessa e sperando che non si fosse dimenticato di lei.

“Che stupida...”

Tirò un calcio alla neve che continuava ad accumularsi a terra e sbuffò, gli occhi lucidi e le labbra contratte in una smorfia di dolore.

“Ehi, ehi! Attenta a dove miri con quel piede!”

Le scivolò una lacrima lungo il volto ben coperto e nascosto dalla sciarpa e sobbalzò, presa alla sprovvista, sentendo quella voce e quello stupido tono scherzoso. Quella risata...

Beatrice alzò il capo di scatto, sorpresa, e sorrise appena vedendo il volto sorridente di quell'uomo che le tendeva la mano, invitandola ad avvicinarsi.

“Scusa se ti ho fatta aspettare, ho avuto dei problemi.”

Il sorriso sul volto della donna si spense per qualche secondo, sostituito poi da uno ancora più amplio e genuino. Sentì un improvviso calore al petto ed in quel momento fu sicura che non era un suo sogno quello, non si stava immaginando Battler. Lui era lì, davvero, e stava aspettando che lei parlasse, che gli dicesse qualcosa.

“Scusami, Beato...”, un pausa, un sospiro breve, “... posso chiamarti Beato, vero?”
Beatrice scoppiò a ridere, il calore nel petto che si diffondeva velocemente in tutto il resto del corpo e la riscaldava. “Certo che puoi...”, gli sorrise, afferrando la mano che ancora le tendeva.

“Ha-Hai aspettato tanto...?”

C'era una nota di incertezza nella voce di Battler, mentre poneva imbarazzato quella domanda.

Vedendo i suoi occhi preoccupati e dispiaciuti la donna scosse la testa, stringendo quella mano fredda fra le sue per riscaldarla.

E proprio quando Battler stava per dire qualcos'altro – proprio quando aveva deciso di scusarsi ancora per averla fatta attendere, l'attenzione di entrambi venne attirata da un orologio in lontananza che annunciava loro la mezzanotte. La fine di un giorno e l'inizio di un altro.

“E' Natale...”

“Sì...”

Beatrice sentì Battler stringerle lievemente una mano e si voltò a guardarlo, un sorriso sincero e insicuro sul volto pallido per il freddo.

“Buon Natale... Beato.”

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Umineko no naku Koro ni / Vai alla pagina dell'autore: Liy