Piccoli desideri alla Vigilia di Natale
È la vigilia di Natale. Rientro
dal lavoro esausta. Sono le otto passate. Sono l’ultima
arrivata quindi mi è
stato chiesto di lavorare anche durante le feste, e siccome sono quasi
tutti a
casa il lavoro da fare è doppio. Come facevo a dire di no
comunque? Mi sfilo le
scarpe e cappotto e cammino nel piccolo ingresso senza accendere la
luce. Vado
in cucina e riempio un bicchiere d’acqua. Sento qualcosa
accarezzarmi le gambe
e abbasso lo sguardo intenerita: è Tigro, è il
mio persiano di quattro mesi. Lo
prendo in braccio iniziando ad accarezzarlo. Lui fa le fusa ma so cosa
vuole in
realtà: la sua cena. Sta facendo il ruffiano per intenerirmi
e portarmi dalla
sua parte. Lo faccio scendere e gli riempio la ciotola di croccantini.
Gli
faccio un’ultima carezza prima di tornare in soggiorno. Mi
appoggio alla
finestra guardando la città. Amo Roma. Veramente.
L’adoro. Solo che non è casa
mia. È la prima volta che passo Natale fuori casa. Sono
abituata ad un Natale
con la neve, ma qui di neve non ce n’è. Ma non
è solo questo. È la vigilia di
Natale e io sono sola. È la vigilia di Natale e non ho
nessuno con cui
passarla. In questo momento mi manca la mia famiglia. Passarlo senza di
loro è
strano. Mamma, papà, Paolo e Alessio…. Vorrei
essere con loro in questo momento
ma non posso. Ho scelto di venire a Roma per lavorare e questo fa parte
delle
conseguenze da sopportare. Mi asciugo una lacrima che sfugge al mio
controllo
mentre il telefono inizia a squillare, distogliendomi dai miei pensieri
lugubri.
-Pronto?- rispondo con voce
leggermente tremante.
-Tesoro mio! Va tutto bene?- chiede
mia madre subito preoccupata.
Ma controllare il display no?
-Si
mamma, un po’ di malinconia tutto qua. Mi mancate- replico
cercando di
tranquillizzarla. La sento sospirare dall’altro capo del
telefono. L’ho fatta
intristire ecco. Ci mancava solo quello.
-E
tu manchi a noi tesoro! Vorremmo tutti averti qui sai? È
così strano
festeggiare senza di te. Non è la stessa cosa. Tuo padre
sembra disperato. La
sua piccolina non è qui con lui- trattengo a
stento un singhiozzo, non è il
caso di farla preoccupare ulteriormente. Ricomincerebbe a chiedermi
perché ho
voluto trasferirmi così lontano da loro e non riuscirei a
discutere
decentemente.
–Lo so mamma. Ma al lavoro sono
l’ultima arrivata, quindi mi tocca lavorare pure domani.-
-Anche il giorno di Natale lavori! Tesoro non è che cadrai
in preda
allo sconforto vero?- chiede
-Non
ne ho il tempo mamma. Ho decisamente troppe cose da fare. Non ho il
tempo per
deprimermi-
-Sei sicura? Me lo prometti?
Non farai cavolate vero?- sospiro, mai a fidarsi della
sottoscritta.
–Mamma, cosa vuoi che faccia?
Lavorerò poi tornerò a casa e passerò
la serata con Tigro. Fine.-
-Uhm,
d’accordo. Mi fido. Ho sentito Irene oggi….
Vengono domani al pranzo di
Natale.- sospiro.
–Anche
Alessandro?- chiedo esitante. Desidero troppo avere sue notizie, anche
a costo
di soffrire.
–Si penso di sì. Irene non mi ha detto nulla
quindi suppongo di sì. Me
lo avrebbe detto se non veniva. Non credi anche tu?- annuisco
ma lei non
può vedermi ovviamente. Mi tocca rispondere.
–Con la fidanzata di turno immagino.- commento acida. Non
sono riuscita
a trattenermi. Mi ha sempre dato molto fastidio quel suo cambiare
ragazza ogni
settimana. E sapevo bene perché.
–Alice…
È il tuo migliore amico!
Non si dicono certe cattiverie!- mi sgrida mia madre
sconvolta.
–Era
mamma…. Era.- dico stanca. Odio doverglielo ripetere tutte
le sante volte. Non
capirà mai. -Non lo senti da quanto?- chiede
titubante. Io con la mente torno a
quel giovedì di sei mesi prima. Quel giovedì io
cui lo informavo che a breve mi
sarei trasferita. Parole pesanti erano cadute tra di noi. Pronunciate
da
entrambi. Mi aveva pesantemente insultato, dicendo cose che non mi
meritavo
affatto. Semplicemente avevo avuto un’occasione e non me
l’ero lasciata
scappare.
-Da quando gli ho detto che
partivo.- mormoro piano. Solo pensare a lui mi fa star male.
-E non potresti chiamarlo tu tesoro? Ti manca.
Lo so. Si sente. E tu
manchi a lui.- vorrei crederci.
–No mamma. Non è solo una questione
di orgoglio, è lui che ha sbagliato
non io. In più ha detto che non voleva più
sentirmi ne vedermi. Ora scusarmi ma
devo andare. Ci sentiamo domani d’accordo? Ti voglio bene.
Ciao- chiudo la
chiamata senza darle il tempo di rispondere. Ho mentito. Non ho niente
da fare
in realtà. Solamente non riuscivo più a parlare
con lei e fare finta che
andasse tutto bene. Mi siedo sul divano chiudendo gli occhi. Pensare ad
Alessandro mi fa sempre soffrire. Non è solo, o meglio, non
era solo il mio
migliore amico. Era un fratello, un consulente, il mio primo
amore…. Amore
segreto e ovviamente non corrisposto. Avevo sempre fatto in modo che
non lo
scoprisse e avevo cercato di dimenticarlo in tutti i modi possibili.
Peccato
che tutti i ragazzi con cui cercavo di uscire non andavano bene a lui
e/o a
Paolo. Due fratelli troppo iperprotettivi e gelosi. Sbuffo e mi dirigo
in
bagno. Mi spoglio per poi infilarmi sotto la doccia. L’acqua
mi scorre addosso.
Resto sotto il getto dell’acqua fino a quando non diventa
fredda. Poi esco. Mi
avvolgo nell’accappatoio e mi guardo allo specchio. Il vetro
riflette
l’immagine di una ragazza smunta, capelli castano scuro
tagliati appena sotto
il mento con occhi grandi color nocciola. Mi sposto i capelli che sono
caduti
sul viso. Non mi piace quello che vedo. Ho delle occhiaie paurose e
sono
pallida, nonostante la doccia calda. Vado in camere e mi metto i
pantaloni
della tuta e un maglione nero. Lascio i capelli sciolti, bagnati, non
mi va di
asciugarli e torno in soggiorno. Accendo la luce e prendo il portatile.
Mi
avvolgo in una coperta sedendomi sul divano. Accendo il pc e mi appare
una foto
di me a Central Park scattata circa un anno prima. Sorrido tristemente.
Mi
piacerebbe tornare a New York ma non posso farlo. Chiudo gli occhi
pensando a
quella vacanza. Alessandro era con me, per esempio, e non mi odiava.
Riapro gli
occhi. Nono dovevo pensarci. Mi fa solo stare male. Mi collego ad
internet
aprendo il browser. Sbadiglio andando a controllare le ultime notizie e
successivamente le mail. Ne ho un paio di lavoro, ma la maggior parte
sembra
pubblicità. Le apro eliminando le cose che non mi
interessano. Ma poi mi
blocco. Ce ne è una di Alessandro. Non credo ai miei occhi.
La rileggo un sacco
di volte prima di convincermi. Ha scritto.
“Cara Alice,
Ma poi è giusto iniziare così? Non penso ma era quello che suonava meglio. Non sono in grado di scrivere una lettera neanche sotto forma di mail. Non sono nemmeno sicuro di star facendo la cosa giusta sai? È solo che Ali… mi manchi. Mi manchi terribilmente. Non mi rimangio quello che ho detto perché so di aver ragione, pensavo la maggior parte delle cose che ho detto sai? Hai sbagliato a scegliere di trasferirti. C’erano altre opzioni. Avevi altre proposte mi sembra! Qua c’erano, ci sono la tua famiglia, i tuoi amici. Io. Qua ci sono io. Come fa un semplice lavoro ad essere più importante di tutto questo? Ho ancora impresso il ricordo di te che fai i bagagli e te ne vai senza voltarti. E io che non ti fermo. Che non ci provo nemmeno. Continuo a rimpiangerlo. Avrei quantomeno dovuto provarci invece ti ho lasciata andare. Il tuo posto è qui Ali. Insieme alla tua famiglia. Insieme a me. Il tuo migliore amico. Sei stata egoista ad andartene te ne rendi conto? Hai fatto soffrire tutti. Sentiamo la tua mancanza e sono preoccupati per te. Sarebbe anche ora di tornare a casa non lo pensi anche tu? Per favore Ali… è così dura odiarti. Torna a casa ti scongiuro. Facciamo tornare tutto come prima. Se torni ti prometto che dimenticherò tutto e tornerò ad essere il tuo migliore amico. Probabilmente sono sbronzo e domani neanche mi ricorderò di questa mail ma non importa. Tra poco è Natale Ali…. Domani secondo l’orologio. Segna le tre e un quarto del 24-12. Sarà il primo Natale che trascorro senza di te. E ho paura di scoprire cosa accadrà. Però ti conosco. Tu non hai la minima intenzione di tornare vero? Quel lavoro è troppo importante per te. Più importante di noi. Di me. Credo che sia meglio chiudere qui prima che cominci a scrivere cose di cui probabilmente a mente fredda mi pentirei. Ciao Ali…. O è meglio addio? Non lo so nemmeno io. Buon Natale”
Mi asciugo veloce qualche lacrima
che è sfuggita al mio controllo. È ovvio che ce
l’abbia ancora con me. Che non abbia
capito perché avevo bisogno di andarmene. Avevo bisogno di
cambiare aria, di
allontanarmi da lui, di dimenticarlo. Non potevo continuare a
confrontare ogni
uomo con cui uscivo con lui. Non potevo continuare a soffrire
perché usciva con
altre donne. Chiudo gli occhi ripensando a tutte le lacrime che ho
trattenuto a
causa sua. Solo due persone ne sono a conoscenza, solo due persone
sanno tutto:
mio fratello Paolo e Rebecca la mia migliore amica. Sono gli unici due
che non
si sono opposti alla mia partenza. Ho veramente bisogno di parlare con
uno dei
due, ma è
-Ehi sorellina. Va tutto bene?-
chiede mio fratello. Sembra
preoccupato.
-No Paolo…. Non direi. Sono in
giro per Roma la notte di Natale da sola. Mi sa che non va bene, per
niente.
Non credi pure tu? Non è normale. Per niente- mormoro
affranta io. Lo sento
sospirare.
–Lo immaginavo dal tuo messaggio. Ma cosa è
successo? E perché sei in
giro da sola scusa? È pericoloso! Non mi piace! Torna a casa
per favore!-
non lo ascolto riprendendo a camminare.
–Ho ricevuto una mail di Ale….
Era parecchio confusa a dire la verità. Passava da un
argomento all’altro senza
un nesso, ma non importa. C’erano scritte un sacco di cose.
Un po’ ha ribadito
le ultime cose che mi ha detto, poi continuava a ripetere che gli manco
e che
devo tornare a casa. Vuole che tutto torni come prima. Vuole che torni
per
essere la sua migliore amica. Ma quello è uno dei principali
motivi per cui me
ne sono andata! Che cosa cavolo devo fare? Me lo spieghi?-
-Punto
primo: calmati Ali! Punto secondo: stai tornando a casa vero? Punto
terzo: è un
idiota e lo sai anche tu. Sarà pure il mio migliore amico ma
è un idiota
patentato. Non devi fare caso a quello che dice. Ieri ha bevuto troppo,
decisamente troppo. Ali tu hai avuto un’occasione unica, ti
è stato offerto di
lavorare a “
-Si ma Paolo…. Mi sento sola. Tu,
mamma, papà,
Alessio, mi mancate. Soprattutto in questi giorni. È
così difficile!- mormoro
piano.
-Si, Ali, lo comprendo;
però devi
tenere duro. A capodanno io e Alessio scendiamo te lo prometto.
Passeremo un
paio di giorni da te e scommetto che riusciremo anche a farti venire un
esaurimento vedrai.- sorrido all’idea, non
è per niente male come prospettiva,
anzi… mi va più che bene.
–Macché esaurire! Mi mancate talmente tanto che lo
vedo impossibile.-
ride divertito e io con lui.
–Esagerata!
Non ci vedi solamente da agosto e ci hai praticamente
sbattuto fuori a calci alla fine.- rido nuovamente.
È vero. Ma avevo dei validi
motivi per farlo. Molto ma molto validi.
–Sì ma mi avevate
distrutto casa! Vi siete persi in continuazione costringendomi a
venirvi a
recuperare tutte le volte. Mi sembra di aver ragione. E comunque
è come l’altra
volta…. La casa non si è espansa in questi
quattro mesi…. Quindi o dormite
nella stessa stanza o uno dorme sul divano, io la mia camera non ve la
cedo………-
mi fermo. Sono davanti ad una chiesa. È veramente tanto che
non vado a messa. È
tutta illuminata. Guardo l’ora: sono già le undici
e mezza.
–Si
va beh ma che egoista….
Comunque stai tornando a casa vero?- arrossisco, mi scopre
sempre.
–Si Paolo! Tranquillo. Ora scusami, è
meglio
che chiuda. Ci sentiamo domani d’accordo?-
-Va bene.
Non stare in giro
ancora tanto ok? E fammi uno squillo quando arrivi a casa compreso?
Ciao
sorellina. Ti voglio bene.- metto giù guardando
la chiesa. Sono indecisa. Non
so cosa sia meglio fare. Ma in fondo, non so come trascorre il tempo.
Tolgo la
suoneria ed entro in silenzio; la messa è già
iniziata. La chiesa è gremita. Mi
siedo in fondo e ascolto le parole del parroco con attenzione. La
chiesa è al
buio. Ogni persona tiene in mano una candela. A mezzanotte si accendono
tutte
le luci segno che Gesù è nato. Resto dentro
ancora una decina di minuti poi
esco; sono stanca. Mi avvio verso casa accingendomi a rispondere ai
messaggi di
auguri che mi arrivano. Sorrido leggendo quello di Becca. Perfino il
mio capo
mi manda gli auguri di Buon Natale. Sono sconvolta. Tengo
d’occhio la strada di
tanto in tanto. Mi sono allontanata parecchio da casa. E domani devo
pure
andare al lavoro. Sarò uno zombie. Fortunatamente devo fare
solo mezza
giornata. Sbuffo. A volte è davvero stancante essere
l’ultima arrivata. Cammino
con calma osservando il cielo. È scuro. Non promette niente
di buono. Spero che
non piova, non avrei niente con cui coprirmi. Fortunatamente il tempo
regge
fino a quando non arrivo al portone di casa. Faccio lo squillo a Paolo
poi mi
metto a cercare le chiavi nella borsa e la ricerca dura un paio di
minuti.
Avere una borsa grande è talmente scomodo a volte! Non si
trova mai niente. Sto
per entrare quando.
-Ali…. Aspetta! Non chiudere!- mi
blocco sull’uscio di casa riconoscendo la voce. Mi volto
lentamente e lui è
veramente qui…. E sta correndo verso di me. Non
può essere assolutamente vero
–Ale…….
Tu………. Cosa?......?- non riesco
nemmeno a formulare una frase coerente
talmente sono sconvolta. Lui sorride beffardo fermandosi a pochi passi
da me.
-Va tutto bene Ali? Sembri
leggermente frastornata. Hai visto un fantasma?- mi sbeffeggia
divertito –Tu….
Brutto idiota! È colpa tua ovviamente! Cosa credi! Dici di
non volermi più
sentire ne vedere, non ti fai vivo per sei mesi e nel giro di
ventiquattro ore
mi mandi una mail incomprensibile e ti presenti sotto casa mia! Scusa
se sono
un pochino sconvolta!- esplodo infuriata. Ma come si permette di
prendermi in
giro come se tra di noi non fosse cambiato dopo come mi ha trattato?
-La mail è meglio se la ignori…. Ero
ubriaco marcio Ali…. Non mi ricordo nemmeno la
metà di quello che ti ho
scritto. Neanche tu ti sei fatta sentire mi sembra. Non è
solo colpa
mia……-
-Non sono stata io a
dirti che non volevo più vederti ne sentirti. Ti mi hai
chiesto di non farmi
viva e io l’ho fatto. E poi… ti aspettavi davvero
di ricevere una mia chiamata
dopo quello che mi hai sputato addosso?- mi stava facendo solamente
innervosire. Cosa c’era venuto a fare a Roma?
-Non sono l’unico ad aver detto cose
pesanti mi sembra! E da quando dai retta a quello che ti dico scusa?
Potevi
provare a chiamarmi comunque, non pensi? Cosa ti costava scusa?- sbianco
-Cosa mi costava?!? Che non ci
tenevo a sentirmi sbattere il telefono in faccia, ecco cosa!-
-Non l’avrei mai fatto.-
mormora piano
-Oh, si invece. Ti conosco come
le mie tasche mio caro. L’avresti fatto eccome. Ora scusami
ma è tardi e domani
mattina devo andare al lavoro.- provo ad entrare ma mi blocca tenendomi
per un
polso. Mi volto con un’espressione abbastanza eloquente
dipinta sul volto: se
potessi lo incenerirei.
–Lasciami.- nervosa.
Non voglio restare ancora fuori con lui, non voglio litigare ancora.
–Ferma! Non mi hai
nemmeno chiesto perché sono qui, a quest’ora
assurda!- è serio, troppo
serio
-Forse perché non mi interessa
Ale. Non ci hai pensato? Non voglio sentirmi dire le stesse cose: che
sono
egoista, che devo tornare a casa, che questo non è il posto
adatto a me, che
penso solo ed esclusivamente a me stessa eccetera eccetera. La conosco
la solfa
Ale tranquillo che la conosco.-
-Hai
dimenticato testarda e orgogliosa ma ferma.- stringe la presa vedendo
che provo
a divincolarmi. –Non è per questo che sono venuto,
non voglio litigare con te
Ali…. Sono stufo. Ali…. Per favore! Puoi
ascoltarmi senza parlare? Riesci a non
interrompermi?- annuisco perplessa. –Bene, questi sei mesi
sono stati un
inferno. Avevo un vuoto dentro al petto che non sapevo come colmare.
C’ho
provato. Ti assicuro che c’ho provato in tutti i modi
possibili ed
immaginabili, ma il dolore per la tua mancanza era sempre
lì, non m abbandonava
mai. Credevo di impazzire, mi sa che sono impazzito. Non
c’è stato giorno che
non abbia pensato a te, solo che ero, sono ancora tranquilla, troppo
stupido e
troppo orgoglioso per chiamarti. Mi limitavo a chiedere tue notizie a
Paolo o a
Becca, al massimo a mia madre. Perfino lei era più informata
di me. Mentre tu
so che hai evitato accuratamente di chiedere di me. Quindi non pensi
più a me,
a noi?- non riesco a stare zitta. –Non è
così, sol oche facendo così ho evitato
di soffrire ulteriormente.- mormoro piano.
-Ma non dovevi stare zitta?
Comunque mi fa piacere sapere che ti sono mancato, che non mi hai
dimenticato.
Però non sono ancora arrivato al dunque, il motivo che mi ha
spinto a prendere
la macchina e farmi sei ore di viaggio. È Natale
Ali…. Come potevo passarlo
senza di te? Sto tergiversando. Oggi, o meglio ieri, mamma è
venuta a chiedermi
se passavo il Natale con i tuoi come al solito e io ho iniziato a
pensare a
tutti i nostri natali passati insieme. E il dolore per la tua mancanza
è
diventato in sopportabile, ma non era solo quello….
C’era dell’altro e forse ci
ho messo veramente troppo a capirlo, ma ti amo Ali…. Ti amo
veramente tanto e
probabilmente ti amo da sempre. Scusa se ci ho messo così
tanto tempo per
capirlo.- lacrime silenziose scorrono sul mio viso
–Ali… va tutto bene?- chiede
asciugandomi il viso. Scuoto la testa troppo confusa e frastornata.
–Ripetilo. Ti prego ripetilo!- mormoro
piano. Ho paura che sia soltanto un sogno.
-Che cosa? Che ti amo? Ti amo
Ali…. E ti giuro che non stai sognando.- gli butto le
braccia al collo
scoppiando in un pianto a dirotto. Mi abbraccia confuso non
comprendendo la mia
reazione.
–Ti amo anch’io
stupido testone che non sei altro. Ti amo da troppo tempo e ho sofferto
così
tanto!- non riesco a fermare le lacrime. Lui mi allontana un attimo per
poi
posare le sue labbra sulle mie. Lo stringo forte a me in modo che non
scappi. Si
libera dolcemente della mia presa appoggiando la sua fronte sulla mia.
-Mi dispiace per tutto il dolore
che ti ho causato Ali…. Non ti prometto che non
capiterà più, è una cosa
impossibile, ma che proverò ad evitarlo.- sorrido e sento
qualcosa colpirmi il
viso. Alzo la testa. Sta nevicando! Sta nevicando a Roma! Non
è possibile.
-Buon Natale amore mio.- mi dice
Ale riprendendo a baciarmi. Allora i miracoli possono
accadere…. E buttare una
moneta nella fontana di Trevi funziona davvero…. Ale
è qui con me e mi ama….
Cosa posso volere ancora?
FINE
Partiamo dal presupposto che non sono in grado di fare le note finali. Spero di riuscirci a scriverle decentemente ma non importa. Punto primo spero la storia vi sia piaciuta. Ero in vena di romanticherie quando è nata, volevo pubblicarla il 24 ma tra una cosa e l'altra non c'è l'ho fatta. Ieri era natale e non sono nemmeno riuscita a stare al pc in pratica quindi è saltato di nuovo. E così mi sono ridotta a oggi. Io rispetto ad Alice odio la neve -.- non la sopporto, oggi infatti sta nevicando e sono depressa o nervosa non lo so ancora scusate XD Però è vero che amo Roma è una delle città più belle che io abbia visitato e mi piacerebbe da matti vivere lì. La possibilità che ci siano errori è molto alta, quindi mi scuso profondamente. Non avevo voglia di ricontrollarla. Ho finito di tediarvi, un bacione e buone feste a tutte.