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Autore: mangagirlfan    26/12/2010    0 recensioni
[...]Era una persona dolce, Masaki Kurosaki. Una donna dolce e forte che aveva conosciuto un giorno quando, da ragazzina, si era messa a passeggiare sulle rive del fiume, assieme a sua sorella. L’aveva osservata, quella volta. Fissata, come mai aveva fatto prima con qualcuno. Per poi vergognarsi a morte dopo aver incrociato quei grandi occhi nocciola – come quelli del bimbo che portava in braccio e dell’altro che le stava accanto, tenendola per mano – che la osservavano sorridenti. Era una persona dolce, Masaki Kurosaki. Una donna dolce e forte che aveva conosciuto un giorno quando, da ragazzina, si era messa a passeggiare sulle rive del fiume, assieme a sua sorella. L’aveva osservata, quella volta. Fissata, come mai aveva fatto prima con qualcuno. Per poi vergognarsi a morte dopo aver incrociato quei grandi occhi nocciola – come quelli del bimbo che portava in braccio e dell’altro che le stava accanto, tenendola per mano – che la osservavano sorridenti.[...]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Kuchiki Rukia
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie '†No Control † Tales'
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Piccola Fic ambientata nell'universo AU di "No Control". Spero che possa piacervi^^

buona lettura.



I won’t let you fall apart } Per un sole che non c’è più.


C’erano cose che, nonostante il passare del tempo, Rukia non poteva fare a meno di ricordare. Di quanto fosse buono il profumo dei fiori a primavera. Di quanto fosse bello il sorriso di sua sorella – che non c’era più – e di quanto fosse bello osservarlo, quando era ancora una bambina. Poi c’era una sola cosa al mondo che mai avrebbe dimenticato, che, nonostante tutto, ricordava ancora e avrebbe sempre portato nel cuore.
La sua gentilezza. Era una persona dolce, Masaki Kurosaki. Una donna dolce e forte che aveva conosciuto un giorno quando, da ragazzina, si era messa a passeggiare sulle rive del fiume, assieme a sua sorella. L’aveva osservata, quella volta. Fissata, come mai aveva fatto prima con qualcuno. Per poi vergognarsi a morte dopo aver incrociato quei grandi occhi nocciola – come quelli del bimbo che portava in braccio e dell’altro che le stava accanto, tenendola per mano – che la osservavano sorridenti. Aveva subito legato con Hisana – come dimenticare quella dolce felicità che sembrava fermare il suo male, almeno per un poco? – ed anche lei non aveva potuto fare a meno di considerarla bella come il sole. E anche un minimo necessaria.
A quel fiore che lentamente appassiva accanto a lei senza che potesse fare nulla.
Era davvero una brava persona Masaki. Così buona, dolce e gentile. Era il centro dell’universo di quella grande famiglia che le ricordava la sua di tanto tempo fa.
E che lentamente si sfaldava, come la vernice da una parete umida.
Ogni tanto si re-incontravano ancora, loro tre, sulla riva di quel fiume. Più per caso ma sempre con grande piacere. Ed ogni cosa, in quei piccoli e brevi momenti, sembrava andare al meglio perché quel dolce sole tornava a riscaldare quel bellissimo fiore candido che lentamente stava appassendo.
Chi mai avrebbe pensato che quello stesso sole sarebbe scomparso ancor prima di quel fiore ormai morente?
Aveva pianto, Hisana. Aveva pianto fino a consumarsi, perché era una sua amica, perché non era giusto che quel sole così gentile venisse strappato via da un universo in cui era necessario. Forse per questo tornava lì, Rukia, tornava in quel luogo dove quel sole aveva brillato davanti ai loro occhi per la prima volta. Da sola ma ci tornava. Per ricordare e strappare dai ricordi quel calore da portare a sua sorella che, nonostante tutto, lottava, memore delle parole di Masaki.
Tornò ancora una volta Hisana, una soltanto – prima di morire – in quel luogo che tanto l’aveva resa felice di essere viva. E fu lì che incontrarono sulla riva di quel fiume – lo stesso in cui lei era morta – i suoi due bimbi, che aveva salvato grazie ad un gesto di pura disperazione. Ma Rukia preferiva definirlo amore, perché questo era stato.
Aveva visto Ichigo, nove anni appena, la testa china e lo sguardo vuoto, che veniva scosso dal gemello più piccolo, Kon, che piangeva e piangeva, angosciato. Non seppe perché, la Rukia di allora, ma Ichigo alzò la testa appena sua sorella lo chiamò. Seppe soltanto che gli si gettò tra le braccia, chiamandola mamma. Per poi rendersi conto che non era lei. Non dalla voce o dalle gambe esili. Ma da quel calore che, purtroppo, non era il suo. Lo aveva stretto così forte, Hisana, così tanto da riuscire, non si sa come, a trasmettergli quella calda luce
Aveva fatto una promessa, Hisana, quel giorno ormai lontano.
Trasmetterò il calore di un sole che se ne è andato a chi ne ha più bisogno.”
E l’aveva mantenuta, quella promessa. Fino a quando aveva potuto. Fino a quando la morte non si era portava via pure lei.
Nel mentre Rukia, Kon ed Ichigo erano diventati amici, quasi fratelli, nonostante l’enorme differenza di età. E, senza volerlo, aveva a sua volta trasmesso loro tutto il calore di quel sole che si era spento proprio sulla riva di quel fiume che le aveva fatte incontrare.
Mantenendo la promessa di quel bellissimo fiore verso un sole ormai lontano.
Mantenendo vivo quel calore che mai si sarebbe spento.


   
 
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