Anime & Manga > Pandora Hearts
Ricorda la storia  |      
Autore: Fiamma Drakon    27/12/2010    2 recensioni
Infreddolito dal vento che soffiava con una certa forza, scompigliandogli i capelli, le mani affondate nelle tasche ed il viso nella sciarpa, Gilbert procedeva a grandi falcate verso la sua meta.
Il motivo di tanta fretta era ancora stretto nella sua mano destra: un bigliettino, scritto con una grafia elegante, benché frettolosa e piegata, indirizzato a lui da un mittente che ben conosceva.
Xerxes Break.
Il messaggio, per la sua brevità e semplicità - e perché l’aveva riletto una decina di volte per capire se fosse serio o meno - lo ricordava praticamente a memoria: “Vieni alla tenuta dei Rainsworth a bere un thé, Gil-kun ~ ♥?”.

[Possibili OOC] [Per Sachi Mitsuki]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Gilbert Nightray, Xerxes Break
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Thé sotto la pioggia Gilbert, avvolto in un lungo soprabito nero con una grossa sciarpa bianca ravvolta più volte attorno al collo, era diretto verso la tenuta dei Rainsworth.
Nonostante la distanza che separava casa sua da quella della giovane Sharon, aveva preferito andare a piedi piuttosto che recarvisi con una delle carrozze della sua famiglia adottiva: non gli piaceva muoversi con quelle, dato che non si sentiva seriamente un nobile, oltre al fatto che se ne avesse presa in prestito una, con ogni probabilità suo fratello Vincent avrebbe insistito per sapere dov’era diretto e non era affatto incline a parlarne, soprattutto con lui.
Infreddolito dal vento che soffiava con una certa forza, scompigliandogli i capelli, le mani affondate nelle tasche ed il viso nella sciarpa, Gilbert procedeva a grandi falcate verso la sua meta.
Il motivo di tanta fretta era ancora stretto nella sua mano destra: un bigliettino, scritto con una grafia elegante, benché frettolosa e piegata, indirizzato a lui da un mittente che ben conosceva.
Xerxes Break.
Il messaggio, per la sua brevità e semplicità - e perché l’aveva riletto una decina di volte per capire se fosse serio o meno - lo ricordava praticamente a memoria: “Vieni alla tenuta dei Rainsworth a bere un thé, Gil-kun ~ ♥?”.
Decisamente sospetto come messaggio, tenuto conto del genere di personaggio che l’aveva scritto, ma non sembrava malvagio. Magari per Natale anche Break diventava più buono... o forse era più giusto dire “normale”.
Idea bastante malsana, anche se in fondo aveva una sua logica contorta.
Tuttavia, la cosa che agli occhi del moro riusciva più strana era il luogo dove gli aveva dato appuntamento: perché, di tutti i posti possibili, proprio casa “sua”?
Da quando avevano iniziato a vedersi non più solo perché lavoravano insieme - fatto avvenuto circa due settimane prima - Break aveva accuratamente evitato di farsi vedere in sua compagnia nella villa per motivazioni rimaste silenti, ma ben intuibili e comprensibili da Gilbert: se Sharon o qualsiasi altra persona all’interno della tenuta avesse scoperto la loro relazione, come l’avrebbe presa?
Di certo non come se fosse una cosa normale.
«E allora perché mi ha invitato alla villa...?» si chiese Raven, perplesso, stringendosi nelle spalle.
Fu a quel punto che mise seriamente in dubbio l’innocenza di quell’invito: che Break avesse davvero in mente qualcosa?
«Conoscendolo, la risposta è abbastanza ovvia» commentò in silenzio, amareggiato dalla propria stupidità, mentre in lontananza iniziava a scorgere il  profilo della villa.
Era comunque presto per darsi dell’idiota: magari l’albino, per una volta almeno nella sua vita, non aveva alcun secondo fine. A ciò si aggiungeva il fatto che ormai era arrivato e che di tornare indietro dopo essersi fatto tutta quella strada a piedi non voleva saperne - e poi aveva freddo.
Percorse in pochissimo la distanza rimanente che lo separava dalla sua meta, quindi si fermò qualche istante innanzi ad essa.
Prese un profondo respiro e avanzò verso la grossa porta d’ingresso, riparata da una grande balconata centrale.
Bussò.
Mentre attendeva, si volse ad osservare il cielo: grosse nubi plumbee l’oscuravano, senza lasciarne visibile neppure un misero stralcio.
«Maledizione. Sta per piovere...!» commentò tra sé e sé, risentito: alla fine della visita sarebbe dovuto tornare a casa a piedi sotto l’acqua. Grandioso.
Proprio in quel momento l’uscio si aprì alle sue spalle.
«Neee, Gil-kun ♥!».
Il Nightray si volse al sentirsi chiamare da quella voce fin troppo familiare. Non appena si fu girato, squadrò con espressione indecifrabile l’albino che si era materializzato sulla porta, mentre quest’ultimo lo esaminava con l’unica palpebra visibile a mezz’asta in un’espressione di smaliziato piacere.
«Risparmiati quell’espressione da pervertito per qualcun altro» gli disse Gilbert, duro.
«Come se cattivo, Gil-kun. Ed io che ti avevo anche invitato a casa...» si lamentò Xerxes in tono melodrammatico, portandosi davanti alla bocca una lunga manica pendente, in una meravigliosa posa da bambino offeso. Postura che non fece minimamente effetto sul Nightray, molto probabilmente a causa del suo umore.
«Perché mi hai fatto venire fin qui?» chiese quest’ultimo, un po’ scocciato.
«Non posso aver semplicemente bisogno di coccolarti?» replicò il guercio, accarezzandogli dolcemente un braccio.
Gilbert si sottrasse al contatto, imbarazzato: e se li avesse visti qualcuno?
Vide balenare sul viso dell’altro un sorriso sghembo.
«Vieni dentro, Gil-kun» lo invitò, voltandosi e precedendolo.
Raven lo seguì, sopprimendo l’istinto di sbraitargli contro circa quel suo continuo chiamarlo “Gil-kun”: odiava quando lo usava per trattarlo come un bambino.
Varcata la soglia, seguì l’albino attraverso l’atrio e tramite diversi corridoi, finché non giunsero alla grande portafinestra che dava sul giardino.
Con un gesto molto plateale, Xerxes spinse ambedue le ante, spalancandole, quindi fece cenno al suo amante di precederlo.
Il giardino dei Rainsworth era tale e quale a come lo ricordava Gilbert: grande e pieno di fiori d’ogni forma e colore. Al centro c’era un piccolo gazebo bianco sotto il quale si trovava un tavolino da thé del medesimo colore, circondato da due sedie gemelle di legno bianco ed apparecchiato con cura per un piccolo tea party.
Il moro si chiese quanto tempo avesse dedicato l’albino a preparare il tutto: certamente non così tanto, al contrario di quello che avrebbe potuto pensare una qualunque persona che non lo conoscesse bene quanto lui.
Xerxes si avvicinò al piano del tavolo e si sedette su di esso con uno slancio, quindi indicò al compagno la sedia che aveva innanzi con la lunga manica bianca penzolante.
«Non ti siedi, Gil?» chiese, sorridendogli tentatore.
Il moro prese posto immediatamente innanzi a lui, quindi lo fisso direttamente nell’occhio, sangue e oro fusi assieme in un lungo sguardo.
«Allora, Xerxes... perché mi hai fatto venire?» ripeté, serio: voleva una risposta, possibilmente sensata.
«Non posso solo volerti qui per passare la vigilia insieme ~ ♥?» domandò l’altro, affranto.
«Non è nel tuo stile»
«Uff... non è divertente se non ti arrabbi, Gil-kun».
Break si piegò su di lui e gli poggiò due dita sotto il mento, alzandolo verso di sé, mordicchiandosi il labbro inferiore mentre affogava nelle iridi del più giovane.
Non riuscendo più a resistere all’impulso lussurioso che minacciava di travolgerlo come un fiume in piena, il guercio si piegò sul moro e posò le sue labbra sulla sua bocca, fugacemente.
Avrebbe voluto approfondire il bacio, ma l’altro non pareva molto favorevole, a giudicare dal commento che seguì: «Break, che stai facendo?!».
«È solo un semplice bacio»
«E se ci vedesse qualcuno?! Non voglio trovarmi in casini strani!».
Era così noioso quando faceva così, ma anche dannatamente tenero.
Xerxes sbuffò e saltò giù dal tavolo, aggirandolo per andare a mettersi seduto.
«Prendiamo un thé, Gil-kun e parliamone» esclamò in tono stanco, lasciandosi cadere di peso sulla sedia, accavallando in modo teatralmente esagerato le gambe, per poi voltarsi verso il suo amante ed iniziare ad “assemblare” il suo thé.
Gilbert fece altrettanto: se si era organizzato per un thé, allora reputava che ci sarebbe stata una lunga discussione.
Mentre mescolava lo zucchero nel liquido ambrato nella sua tazzina, Xerxes si allungò a prendere un pasticcino dall’elegante e piccola struttura metallica a più piani posta al centro del tavolino.
Il Nightray iniziò a sorseggiare la bevanda, in attesa di scoprire cos’avesse di così importante da dirgli l’albino.
Quest’ultimo terminò in silenzio il suo dolcetto, quindi, nel mentre si leccava innocentemente le dita dalla panna, esclamò con noncuranza assoluta: «Voglio fidanzarmi con te, Gil-kun ♥».
Poco mancò che il moro soffocasse con il thé a quell’affermazione tutt’altro che prevedibile: da quando Xerxes Break era interessato a stringere una relazione più forte del mero sfruttamento reciproco con qualcuno?!
«Che... CHE COSA?!?!» sbottò Raven, guardandolo scioccato.
«Mi hai sentito, Gil-kun!».
A seguito, Break gli rivolse un’occhiata eloquente ed un sorriso divertito con il quale Gilbert si sentì preso per i fondelli.
Provò l’improvviso, impellente bisogno di prenderlo a schiaffi: non poteva uscirsene con una richiesta del genere così, senza alcun preavviso. Non era leale - ma quando mai Xerxes lo era stato?
Tuttavia, tutto ciò che riuscì a fare fu rimanere a fissarlo, attonito.
«Non è carino fissare le persone a bocca aperta ♥» gli rimproverò amabilmente Break, al che Gilbert parve esplodere.
«N-non puoi pretendere che io decida così, su due piedi!!»
«E perché? Ti basta solo dirmi “sì” ».
Perfetto, non aveva nemmeno la possibilità di scegliere.
Deglutì, cercando di riacquisire la calma, dato che non voleva certo attirare le attenzioni degli altri servi o dei Rainsworth stessi.
Per ritardare il più possibile il proprio responso, tentò di scoprire il motivo della sua improvvisa scelta.
«Ma perché vuoi ufficializzare la cosa? Sarebbe problematico portarla avanti e rischieremmo di farci scoprire, prima o poi...».
Notò che l’albino - che nel frattempo aveva preso un altro pasticcino ricoperto di panna - lo fissava con una certa intensità.
«Non capisci, Gil-kun?» esclamò, come se fosse la cosa più triste del mondo il fatto che lui non riuscisse a comprenderlo.
Si sporse sopra il tavolo per sfiorargli il viso, l’espressione improvvisamente mesta, ma in modo melodrammatico quasi - dopotutto, rimaneva pur sempre Xerxes.
Il moro si limitò a continuare a fissarlo in quella sua - doveva ammetterlo - affascinante iride scarlatta, senza riuscire a distogliervi l’attenzione né a proferir parola.
«Io voglio che tu sia solamente mio, senza nessuna via per tornare indietro».
Il lampo che gli aveva attraversato il viso per un momento aveva reso la sua espressione - Gilbert ne era più che certo - non rabbiosa, bensì possessiva - così come quell’inflessione particolare sul “mio”.
Inutile dire che, a quell’affermazione, il viso del Nightray aveva acquisito un po’ di rossore: non aveva mai pensato di essere così... importante? per Break.
«Allora, Gil-kun?» domandò il Cappellaio, sorridendogli, alzandosi per avvicinarglisi di nuovo.
In quel momento iniziò a piovere: tutt’attorno cominciò a risuonare il leggero picchiettare di piccole gocce sul prato e sul tetto del gazebo, mentre l’aria si saturava del fresco odore della pioggia.
Gilbert non sapeva che cosa rispondere: a lui - ormai era perfettamente inutile negarlo - Xerxes piaceva. Poteva fingere di odiarlo quanto voleva, poteva mandargli maledizioni d’ogni genere, poteva darsi dell’idiota per il genere di persona con cui era entrato in così stretto legame, ma in fondo l’amava - era proprio come diceva quella frase: gli opposti si attraggono.
Il fatto di mettersi insieme come coppia fissa, però, lo metteva un attimo in crisi. Il fulcro del problema era principalmente nel fatto che temeva che, così facendo, sarebbe stata più palese la loro relazione.
Aveva paura di essere scoperto e visto diversamente da tutti, soprattutto da Oz, e questo non riusciva ad accettarlo.
Però l’amava e avrebbe seriamente voluto essere suo.
Xerxes incurvò le labbra impercettibilmente e, come se gli avesse letto nella mente, gli sussurrò: «Nessuno scoprirà mai niente su noi due, Gil-kun».
Forse fu per il suo tono persuasivo, o forse perché ormai era schiavo del suo innegabile - per quanto strano - charme che il moro replicò in un esitante soffio: «... va bene».
«Pe~erfetto ♪!» cantilenò, rialzandosi di scatto e battendo le mani, con l’espressione di un bambino contento stampata in faccia «Sarà il nostro primo Natale insieme, Gil-kun ♥!» aggiunse, evidentemente entusiasta della cosa.
Il Nightray, ancora seduto, se ne stava in silenzio, un po’ imbarazzato da quell’entusiasmo che poteva giurare di non avergli mai visto addosso in nessun’altra occasione.
«Che stai aspettando?» lo riprese l’albino d’un tratto, facendogli alzare gli occhi appena in tempo per vederselo venir vicino per prenderlo a braccetto e sollevarlo quasi di peso dalla sedia.
«Andiamo a casa tua, Gil-kun!»
«C-cosa?! Perché?» fece quello, scioccato: prima lo faceva venire là e poi voleva andare a casa sua?!
Per tutta risposta Break gli si avvolse letteralmente al braccio per cui l’aveva sollevato e replicò con un atteggiamento vagamente femminile: «A casa tua possiamo farci le coccole senza essere disturbati da nessuno».
A vederlo così, il paragone che fu subito alla mente del minore dei due fu quello con una fidanzatina con il suo ragazzo, similitudine che fu accompagnata da una alquanto orribile immagine di Xerxes in versione femminile con tanto di make up e pizzi sul vestito.
«Almeno finché non siamo fuori smettila di starmi così appiccicato» replicò il moro, scoccandogli un’occhiata di rimprovero.
«Yep ♥» rispose l’albino - e Gilbert non fu tanto sicuro che fosse proprio un “sì”.
«Ne, Gil-kun!» lo richiamò un momento dopo.
«Sì, che altr...?!».
Fu interrotto dalle labbra di Xerxes, posatisi sulle sue a metà della frase.
I loro visi erano umidi, le loro labbra bagnate d’acqua piovana. Se non si fossero sbrigati a spostarsi da sotto la pioggia, che scendeva sempre più forte, si sarebbero presi qualcosa; tuttavia, l’eventualità pareva non toccarli minimamente.
Gilbert si piegò lievemente su Break, così da rendergli più facile il bacio e goderselo anche di più. L’albino ricercava le sue labbra con eccezionale impegno, come se fossero qualcosa che aveva lungamente agognato di toccare.
Quell’appassionato contatto durò per diversi minuti senza che nessuno dei due avesse né l’intenzione né il coraggio di staccarsi per primo. Poi...
«C-che sta succedendo...?!».
Il Nightray, paonazzo, si separò da Xerxes in un lampo, come se quest’ultimo gli avesse dato una scossa elettrica, poi ambedue si volsero verso la portafinestra, dalla quale era pervenuto il commento, ma con espressioni diverse: l’albino divertita, il moro scioccata.
La figura minuta che li aveva interrotti continuò ad osservarli dalla soglia del giardino, perplessa, mentre Gilbert avvampava lentamente, sempre più.
Break agitò in aria una mano a mo’ d’allegro saluto.
«Ah, ojou-sama!» chiamò.
Intanto Raven, al suo fianco, crogiolava in una rabbia senza pari.
«Non ci avrebbero mai scoperto, eh?! Maledetto tu sia, Break!!!» sbottò tra sé, inviperito, mentre Sharon si faceva avanti con uno stupito: «Gilbert! V-vi stavate baciando?».
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pandora Hearts / Vai alla pagina dell'autore: Fiamma Drakon