Anime & Manga > Sailor Moon
Ricorda la storia  |      
Autore: Seki    28/12/2010    6 recensioni
-Raccontami una storia!-
Esclamò allegra la piccola, trascinando per la mano la giovane versò il divano.
-Una storia?-
Chiese Michiru, ridacchiando sommessamente mentre assecondava la piccola.
-Si!-
Le due si accomodarono e, con gli occhi pieni di aspettativa di Hotaru puntati addosso, la ragazza cominciò la sua favola accompagnata dalla musica…
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Haruka/Heles, Hotaru/Ottavia, Michiru/Milena | Coppie: Haruka/Michiru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic


Il Vento che scaccia la Solitudine

La stanza era immersa in un chiarore soffocato, tipico di quei pomeriggi di autunno dove il sole, seppur presente in un cielo limpido, non riusciva a splendere al massimo delle sue forze.

Dalla finestra aperta entrava un vento leggero, ma la scarsa intensità dei raggi del sole lo faceva risultare fastidioso.

Dall’appartamento situato all’ultimo piano di quel preciso condominio, una ragazza si avvicinò ai vetri trasparenti che davano sul mondo e, mentre lasciava che il vento le solleticasse il viso dolce e giocasse con i suoi capelli mossi, osservò per qualche istante il cielo terso, perdendosi nei suoi pensieri e lasciandosi cullare dalla musica della radio poco lontana, prima di chiudere i vetri e separare la stanza dal caos della strada e dal freddo.

-Mamma Michiru?-

Una voce leggera la fece voltare e la ragazza sorrise caldamente quando vide una bambina dai capelli corvini entrare nella stanza quasi timorosa.

-Che c’è Hotaru?-

La bambina, incoraggiata dal suo sorriso, si avvicinò a Michiru, tendendo le mani per afferrare la gonna del vestito bianco che la ragazza indossava.

-Mi annoio…Papà Haruka non è ancora tornata, e nemmeno zia Setsuna…- gli occhi scuri e profondi della bambina si legarono a quelli color del mare della ragazza, lanciandole uno sguardo carico di dolcezza, speranza e quella nota di capriccio tipica dei bambina.

Michiru sorrise.

-E cosa vuoi fare piccola?-

Il volto della bambina si illuminò di gioia e un caldo sorriso le incurvò le labbra.

-Raccontami una storia!-

Esclamò allegra la piccola, trascinando per la mano la giovane versò il divano.

-Una storia?-

Chiese Michiru, ridacchiando sommessamente mentre assecondava la piccola.

-Si!-

Le due si accomodarono e, con gli occhi pieni di aspettativa di Hotaru puntati addosso, la ragazza cominciò la sua favola accompagnata dalla musica…

 

C’era una volta, in un tempo e in un luogo lontani, una giovane principessa dai capelli come le onde del mare e gli occhi del colore degli abissi, chiamata Neptune.

Ella viveva nel suo castello di corallo, il Triton Castel, sul suo pianeta: il pianeta Nettuno, il pianeta del mare, delle onde e del silenzio.

La giovane principessa amava il luogo dove abitava, ma, più di tutto, ella amava la sua Regina e la figlia della stessa, colore che regnavano in pace e con giustizia  su tutto il sistema solare.

Tuttavia, la principessa di Nettuno, non aveva molte occasioni per incontrare le sovrane o per conoscere le restanti principesse che, come lei, avevano il compito di proteggere la Regina e il sistema solare stesso.

Così, Neptune era sempre sola.

Col passare del tempo, il senso di solitudine diventò sempre più opprimente per la giovane che, per non soffrire più, decise che avrebbe chiuso il suo cuore a tutto e a tutti.

Un giorno la Regina convocò la principessa al suo palazzo argentato sul regno della Luna.

Qui Ella le donò un prezioso specchio

-Questo è uno dei preziosi Talismani che proteggono il nostro mondo. Te ne faccio dono, Principessa, affinché tu lo protegga, perché solamente un cuore puro come il tuo sarà in grado di usarlo.-

La principessa osservò il proprio riflesso in quel prezioso tesoro: lei non pensava di avere un cuore puro.

Lei, il suo cuore, lo aveva trasformato in qualcosa che, all’occasione, sapeva sparire.

Il suo sguardo si spostò su quello della Regina, che sembrò leggervi ogni suo dubbio, ma la donna non disse nulla e sorrise benefica.

-Proteggi il Talismano che mostra la vera natura delle cose e degli animi, principessa. Questo è il tuo compito.-

“La vera natura degli animi” ripeté mentalmente la ragazza, tornando a fissare la propria immagine riflessa.

Fu un attimo: la superficie dello specchio si increspò e, al posto dei suoi occhi acquamarina, apparve un’ombra  e nella sua testa la giovane percepì chiaramente una voce chiamare il suo nome.

La sorpresa la fece sussultare, ma, quando cercò gli occhi della Regina per trovarvi una spiegazione, ricevette solamente un sorriso dolce.

-Proteggi lo specchio, Neptune-

Ripeté la donna, e Neptune non poté far altro che assecondare il volere della sua Regina.

I giorni si susseguirono lenti e inesorabili, ognuno uguale all’altro, ma la quiete che solitamente si respirava al Triton Castel era incrinata dall’inquietudine che aveva attanagliato l’anima della principessa.

Dal giorno in cui aveva ricevuto lo Specchio, l’ombra che era apparsa all’inizio come un qualcosa di confuso aveva cominciato a prendere forma, diventando simile a quella di un ragazzo, ed ora, se scrutava attentamente nella superficie, poteva intravedere dei capelli biondi e un paio di occhi blu che la fissavano divertiti, quasi a prenderla in giro.

La principessa era preoccupata: chi era quel ragazzo? Rappresentava forse un pericolo?

Una bagliore improvviso illuminò la stanza, sparendo quasi subito per lasciare il posto ad un gatto nero con una strana macchia a forma di luna sulla fronte.

La giovane la riconobbe: il suo nome era Luna, il messo ufficiale della Regina.

-Principessa Neptune, siede invitata al ricevimento indetto dalla Regina Serenity in onore della Principessa presso il Palazzo Argentato che si terrà domani...Verrete?-

Neptune osservò per qualche secondo la gatta, prima di rispondere un debole si.

Luna annuì soddisfatta e scomparve così com’era venuta, lasciando di nuovo sola la ragazza che, indecisa su cosa fosse all’altezza per un ricevimento a palazzo, si dimenticò degli occhi blu che l’avevano tanto turbata.

L’indomani la principessa di Nettuno si presentò a palazzo avvolta nel suo abito verde acqua.

Fu la Regina stessa ad accoglierla come una vecchia amica e a condurla nel salone da ballo.

Gli invitati erano molti, ognuno proveniente da un pianeta o da una stella diversi, e fra tutti, colei che spiccava di più era la futura Regina, nel suo abito bianco, circondata dalle quattro principesse del sistema solare che avevano il compito di proteggerla direttamente.

La principessa Serenity irradiava bellezza e dolcezza ad ogni sguardo, indipendentemente da colui sul quale esso si posava, e sembrava divertirsi con le altre quattro principesse.

Improvvisamente la serratura del suo cuore si ruppe e la tristezza e il senso di solitudine che aveva cercato in tutti i modi di allontanare si fecero sentire prepotenti.

Che cosa ci faceva lei li? Il suo compito non era quello di divertirsi ai ricevimenti, ma quello di proteggere i confini del sistema solare…da sola.

Lo sconforto prese il sopravvento e la ragazza fuggì da quella sala che –ora- le appariva troppo piena, rifugiandosi nel giardino.

Neptune vagò senza una meta precisa in quel labirinto di rose finché non giunse nei pressi di una fontana, non troppo distante dalla sala da ballo, dove riusciva ancora a sentire le note dell’orchestra.

La ragazza si sedette sul bordo di essa e, mentre le sue dita tracciavano disegni astratti sulla superficie dell’acqua i suoi occhi osservarono il cielo.

Il cielo della Luna era scuro più che mai, come se il satellite fosse sempre immerso nella notte, e i pochi raggi del sole che arrivavano servivano a rendere luminoso il terreno stesso, lasciando solamente una traccia debole della propria iridescenza nel cielo, come se al posto di una stella potente ci fosse un  fuoco malato a donare la luce al sistema solare.

-Che ci fa una così bella fanciulla in un luogo isolato come questo? Non dovreste essere alla festa?-

Un leggere tono canzonatorio accompagnò quelle parole che ridestarono la principessa dai suoi pensieri.

Abbandonando quel sole poco luminoso, la ragazza voltò lo sguardo per incontrare gli occhi blu come la notte di un ragazzo dai capelli biondi, in un abito militare dello stesso colore delle sue iridi.

Lo stupore di incontrare personalmente la figura che per tutto quel tempo le era apparsa nello Specchio fu molta, ma sebbene la sua mente le suggerisse che poteva trattarsi di un nemico, il suo cuore le sussurrava che non aveva di che temere.

-Questi non sono affari che vi riguardano, signore-

Il ragazzo rise sommessamente, divertito dal tono stizzito della ragazza, ma i suoi occhi non abbandonarono un istante quelli di lei, creando una sorta di catena ad unirli.

-Vi domando scusa, ma anche voi non siete stata molto gentile dandomi del “signore”, dopotutto sono una principessa esattamente come voi, Principessa Neptune.-

Neptune spalancò gli occhi, stupita. Una principessa, una donna come lei, ecco cos’era la causa del suo tormentosa giorni.

-Come conoscete il mio nome?-

La voce della principessa tremò appena, mentre la sua mente considerava quel dettaglio.

La bionda scrollò le spalle e sorrise.

-È stata la Regina a rivelarmelo…Il mio nome è Uranus, sono la principessa del pianeta Urano, il pianeta del vento, e come te, proteggo i confini del regno solare e uno dei Talismani. Felice di incontrarti, finalmente…-

Le parole di Uranus vorticavano nella mente della giovane: quella ragazza era come lei, con lo stesso compito che aveva lei…era anche sola come lei?

Le note di un valzer giunsero a colmare il silenzio tra loro.

Le labbra di Uranus si incurvarono in un leggero sorriso mentre si inchinava leggermente alla principessa di Nettuno

-Mi concedete questo ballo, mia principessa?-

Neptune osservò la mano tesa verso di lei, poi, quasi come se attratta da una forza esterna, incrociò di nuovo quegli occhi blu e in un attimo percepì un turbinio di emozioni e sentimenti che non le appartenevano.

In un attimo seppe che la risposta alla sua domanda era un semplice e devastante si, e, non riuscendo più a reggere un tale dolore, la principessa fuggì via, lontano da quella strana ragazza che aveva rimesso in moto il suo cuore.

Nei giorni seguenti al ballo, Neptune aveva cercato in ogni modo di aggiustare il meccanismo che proteggeva il suo cuore, ma i risultati non erano stati dei migliori, complice il ricordo dello sguardo intenso della principessa di Urano e il suo Specchio, dove l’ombra iniziale era stata sostituita da un’immagine della principessa stessa.

La giovane aveva provato in tutti i modi di dimenticare quella ragazza sconosciuta, ma, proprio quando pensava di aver relegato negli abissi quei ricordi il  vento venne a farle visita.

Uranus arrivò così, improvvisamente  senza nessun avviso, come una tempesta.

Lo stupore fu così grande che la Principessa Neptune non riuscì a parlare.

-Salve principessa-

La principessa di Uranus si inchinò e posò un lieve e veloce bacio sul dorso della mano della ragazza.

-Che cosa ci fate voi qui? Che cosa volete?-

Neptune allontanò velocemente la mano, portandola al petto, mentre dentro di lei cresceva il senso di disagio e la paura di sentire nuovamente il suo cuore infrangersi.

-Volevo semplicemente vedervi…-

La risposta di Uranus spiazzò la ragazza, impreparata a doverla affrontare, ma ancora di più allo sguardo che ricevette: gli occhi blu della principessa erano carichi di solitudine, tristezza, ma anche speranza e forse qualcosa che assomigliava alla gioia di rivederla, ma che non avrebbe avuto il coraggio di definire tale.

-Andatevene-

La voce di Neptune tremò impartendo quell’ordine di cui nemmeno lei era sicura.

Ma Uranus non si mosse. Rimase li, di fronte a lei, scrutandole l’animo con i suoi occhi scuri.

-Non me ne andrò, finche non mi spiegherete il motivo per cui vi ostinate così tanto a cercare la solitudine-

La Principessa di Nettuno indietreggiò impercettibilmente, colpita dalle parole dell’altra e imbarazzata.

-Non sono cose che vi riguardano!-

La sua voce risultò più acuta del solito e la risposta risultò pronunciata troppo in fretta e con troppa enfasi.

Uranus sorrise.

-Avete ragione, ma gradirei saperlo lo stesso…-

La ragazza fissò per un attimo la figura della Principessa di Urano, poi i suoi occhi corsero a nascondersi e le sue iridi acquamarina incontrarono le tessere del mosaico che componeva il pavimento della sala.

-Perché ti interessa tanto?-

Un sussurro impercettibile, ma sufficiente per essere udito dall’altra.

-Forse è perché sei tu…-

Gli occhi acquamarina si chiusero, mentre la Principessa cercava in tutti i modi di trovare una soluzione che le permettesse di sfuggire a quel confronto.

-Neptune…-

La voce dell’altra che chiamava il suo nome la costrinse a rivolgere nuovamente la sua attenzione alla ragazza.

Uranus si avvicinò lentamente a lei e Neptune non riuscì a reagire, nemmeno quando la mano dell’altra andò ad accarezzarle gentilmente la guancia, incatenata com’era dal suo sguardo.

-Fidati di me…-

Parole sussurrate appena, ma sufficienti a distruggere la fragile barriera di cristallo costruita intorno al cuore della Principessa degli abissi.

Calde lacrime abbandonarono il rifugio sicuro delle ciglia della ragazza e solcarono le sue pallide guance.

-Volevo…volevo solamente che il mio cuore diventasse un semplice oggetto, qualcosa di pratico da gestire, senza emozioni, senza ferite…qualcosa che all’occasione fosse in grado di sparire, evitando così di farmi soffrire…-

Neptune piangeva e ad ogni parola, ad ogni lacrima, la barriera che aveva così disperatamente cercato di creare veniva distrutta.

Uranus sorrise all’ammissione dell’altra e, lentamente, attirò a se la Principessa, racchiudendola in un abbraccio che sapeva di conforto.

-Neptune…I cuori non saranno mai una cosa pratica finché non ne inventeranno di infrangibili-

La ragazza accarezzò i capelli del colore del mare dell’altra, mentre Neptune si stringeva di più a lei.

-Tutti noi possediamo un cuore che batte, che ci fa soffrire, gioire, amare.. È grazie ad esso che possiamo affermare di essere vivi. Non cercare più di trasformarlo in un oggetto, perché non avere emozioni sarebbe come essere morti.-

La principessa di Nettuno sollevò lo sguardo.

-Fa troppo male…in questo luogo, la solitudine è così opprimente da fare male. Io non sono forte, non posso farcela…-

Uranus la guardò con gli occhi di chi capisce e sa cosa si prova, poi le posò una mano sulla guancia, in un contatto delicato.

-Allora lascia che sia io a scacciare la solitudine-

E mentre le sue labbra incontravano quelle dell’altra Principessa in un bacio leggero, Neptune percepì il vento alzarsi, portando lontano il sapore salmastro delle lacrime e, con esso, la sua solitudine.

 

Michiru aprì gli occhi, mentre concludeva la storia.

La piccola Hotaru dormiva tranquilla, rannicchiata sul divano, usando il bracciolo come cuscino.

La ragazza sorrise teneramente alla vista e le si avvicinò per posare un dolce bacio sui suoi capelli corvini.

Silenziosamente si avvicinò alla radio che ancora cantava con l’intenzione di spegnerla, ma le parole che pronunciò la cantante la fermarono.

And you can see my heart beating
You can see it through my chest
And I’m terrified but I’m not leaving
Know that I must must pass this test
So just pull the trigger

Un sorriso si delineò sulle labbra della ragazza, mentre la sua mente formulava il pensiero non molto logico che, forse, quella donna doveva aver conosciuto lei e Haruka per scrivere qualcosa di così perfetto per loro.

Due braccia apparse dal nulla le cinsero la vita, ma la ragazza non ne fu spaventata, ne tantomeno sorpresa.

-Come mai sei già a casa?-

Michiru volse appena lo sguardo dietro di se per andare ad incontrare i profondi occhi blu di una ragazza bionda e il suo sorriso.

-Il sole non è bello come speravo…e pensare che volevo portarti al mare, oggi.-

La ragazza ridacchiò a quelle parole, mentre si voltava in quell’abbraccio.

-Sei sempre la solita, Haruka-

La bionda sorrise, prima di cambiare discorso.

-Qual è stata la storia oggi?-

Chiese, indicando con il capo la bambina che dormiva poco lontano.

-Come sai che le ho raccontato una storia?-

Haruka sbuffò divertita, sciogliendo l’abbraccio.

-Hotaru si addormenta solo con le tue storie-

La ragazza si sedette su una sedia del tavolo che occupava il lato sinistro del soggiorno, inclinando la testa all’indietro.

Michiru le si avvicinò e con dolcezza le andò a circondare le spalle.

-Allora? Qual è stata la storia?-

La ragazza fissava negli occhi la compagna, che ridacchiò divertita, prima di chinarsi su di le.

-La nostra.-

Un bacio leggero accompagnò la risposta, poi Michiru si allontanò per andare a spegnere la radio dimenticata.

Haruka si alzò e la raggiunse, cingendola nuovamente a se.

Michiru si lasciò cullare da quell’abbraccio per qualche istante, abbassando le palpebre per assaporarlo meglio, poi qualcosa di freddo si legò al suo collo.

La ragazza aprì gli occhi, mentre le sue dita si sfioravano il collo: tra le mani si ritrovò una catenella d’argento dalla quale pendeva un piccolo specchio, dietro il quale erano state incise le sue iniziali e quelle della compagna.

-Haruka?-

La sorpresa e le mille domande che le nascevano nella mente furono zittite dal lungo e dolce bacio di Haruka e trovarono risposta  nei suoi occhi.

-Buon anniversario, mia Principessa-.

Correttezza grammaticale: 10/10

Non ho nulla da appuntare, quindi il commento a questo punto sarebbe inutile, ma per far figura ci scrivo lo stesso xD Complimenti, nessun errore.

Originalità: 17/20
La favola raccontata alla bambina, nel campo delle favole appunto, non è molto originale, ma la storia che hai creato dietro allo specchio invece sì, ed è questo ti ha fatto ottenere un punteggio alto.

Stile: 10/10
Lo stile è appropriato al genere, dà un senso di magico e di misterioso allo stesso tempo.
È sfuggente, in un certo senso, ti lascia in sospeso in un mondo fantastico. E davvero è uno stile che ho apprezzato tantissimo, complimenti.

Attinenza al tema: 6/10
La vita di Neptune cambia, la solitudine in cui si era imprigionava si frantuma, ma il tempo atmosferico non è stato inserito nel giorno in cui le cambia la vita, ma solo nel giorno in cui lei ricordo/racconta la storia. Per questo, mi dispiace, ma ho dovuto penalizzarti, nonostante tu abbia usato appieno la frase e la canzone.

Giudizio personale: 4/5
L’ho apprezzata molto proprio per lo stile con cui è stata scritta, come ho già detto, ti lascia in sospeso in un universo incredibile che comunque sembra fattibile, in un certo senso palpabile.
Scorre in mente come un film quasi, e questo mi piace molto.
Complimenti ^^

- 0/3 punti per la canzone (funge da sfondo alla storia)
+2/5 punti per l’oggetto (compare solo alla fine quasi accennato)

Totale 49/60 punti
 

Bè, sinceramente non mi aspettavo il decimo posto con così tanti partecipanti XD 

pensavo di arrivare ultima, ammetto che la storia non mi piaceva, quindi sono allegramente felicissima! *-*

Ringrazio tantissimo DominoWithe, senza la quale non avrei mai scritto questa storia e le rinnovo i complimenti per il contest!

 

   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Sailor Moon / Vai alla pagina dell'autore: Seki