Il Vento che scaccia la Solitudine
La stanza
era immersa in un
chiarore soffocato, tipico di quei pomeriggi di autunno dove il sole,
seppur
presente in un cielo limpido, non riusciva a splendere al massimo delle
sue
forze.
Dalla
finestra aperta entrava
un vento leggero, ma la scarsa intensità dei raggi del sole
lo faceva risultare
fastidioso.
Dall’appartamento
situato
all’ultimo piano di quel preciso condominio, una ragazza si
avvicinò ai vetri
trasparenti che davano sul mondo e, mentre lasciava che il vento le
solleticasse il viso dolce e giocasse con i suoi capelli mossi,
osservò per
qualche istante il cielo terso, perdendosi nei suoi pensieri e
lasciandosi
cullare dalla musica della radio poco lontana, prima di chiudere i
vetri e
separare la stanza dal caos della strada e dal freddo.
-Mamma
Michiru?-
Una voce
leggera la fece
voltare e la ragazza sorrise caldamente quando vide una bambina dai
capelli
corvini entrare nella stanza quasi timorosa.
-Che
c’è Hotaru?-
La bambina,
incoraggiata dal
suo sorriso, si avvicinò a Michiru, tendendo le mani per
afferrare la gonna del
vestito bianco che la ragazza indossava.
-Mi
annoio…Papà Haruka non è
ancora tornata, e nemmeno zia Setsuna…- gli occhi scuri e
profondi della
bambina si legarono a quelli color del mare della ragazza, lanciandole
uno
sguardo carico di dolcezza, speranza e quella nota di capriccio tipica
dei
bambina.
Michiru
sorrise.
-E cosa vuoi
fare piccola?-
Il volto
della bambina si
illuminò di gioia e un caldo sorriso le incurvò
le labbra.
-Raccontami
una storia!-
Esclamò
allegra la piccola,
trascinando per la mano la giovane versò il divano.
-Una storia?-
Chiese
Michiru, ridacchiando
sommessamente mentre assecondava la piccola.
-Si!-
Le due si
accomodarono e, con
gli occhi pieni di aspettativa di Hotaru puntati addosso, la ragazza
cominciò
la sua favola accompagnata dalla musica…
C’era
una volta, in un tempo e in un luogo lontani, una giovane
principessa dai capelli come le onde del mare e gli occhi del colore
degli
abissi, chiamata Neptune.
Ella viveva
nel suo castello di corallo, il Triton Castel, sul suo
pianeta: il pianeta Nettuno, il pianeta del mare, delle onde e del
silenzio.
La giovane
principessa amava il luogo dove abitava, ma, più di
tutto, ella amava la sua Regina e la figlia della stessa, colore che
regnavano
in pace e con giustizia su
tutto il
sistema solare.
Tuttavia, la
principessa di Nettuno, non aveva molte occasioni per
incontrare le sovrane o per conoscere le restanti principesse che, come
lei,
avevano il compito di proteggere la Regina e il sistema solare stesso.
Così,
Neptune era sempre sola.
Col passare
del tempo, il senso di solitudine diventò sempre
più
opprimente per la giovane che, per non soffrire più, decise
che avrebbe chiuso
il suo cuore a tutto e a tutti.
Un giorno la
Regina convocò la principessa al suo palazzo argentato
sul regno della Luna.
Qui Ella le
donò un prezioso specchio
-Questo
è uno dei preziosi Talismani che proteggono il nostro
mondo. Te ne faccio dono, Principessa, affinché tu lo
protegga, perché
solamente un cuore puro come il tuo sarà in grado di usarlo.-
La
principessa osservò il proprio riflesso in quel prezioso
tesoro:
lei non pensava di avere un cuore puro.
Lei, il suo
cuore, lo aveva trasformato in qualcosa che,
all’occasione, sapeva sparire.
Il suo
sguardo si spostò su quello della Regina, che
sembrò
leggervi ogni suo dubbio, ma la donna non disse nulla e sorrise
benefica.
-Proteggi il
Talismano che mostra la vera natura delle cose e degli
animi, principessa. Questo è il tuo compito.-
“La
vera natura degli animi” ripeté mentalmente la
ragazza,
tornando a fissare la propria immagine riflessa.
Fu un
attimo: la superficie dello specchio si increspò e, al posto
dei suoi occhi acquamarina, apparve un’ombra
e nella sua testa la giovane percepì
chiaramente una voce chiamare il
suo nome.
La sorpresa
la fece sussultare, ma, quando cercò gli occhi della
Regina per trovarvi una spiegazione, ricevette solamente un sorriso
dolce.
-Proteggi lo
specchio, Neptune-
Ripeté
la donna, e Neptune non poté far altro che assecondare il
volere della sua Regina.
I giorni si
susseguirono lenti e inesorabili, ognuno uguale
all’altro, ma la quiete che solitamente si respirava al
Triton Castel era
incrinata dall’inquietudine che aveva attanagliato
l’anima della principessa.
Dal giorno
in cui aveva ricevuto lo Specchio, l’ombra che era
apparsa all’inizio come un qualcosa di confuso aveva
cominciato a prendere
forma, diventando simile a quella di un ragazzo, ed ora, se scrutava
attentamente nella superficie, poteva intravedere dei capelli biondi e
un paio
di occhi blu che la fissavano divertiti, quasi a prenderla in giro.
La
principessa era preoccupata: chi era quel ragazzo? Rappresentava
forse un pericolo?
Una bagliore
improvviso illuminò la stanza, sparendo quasi subito
per lasciare il posto ad un gatto nero con una strana macchia a forma
di luna
sulla fronte.
La giovane
la riconobbe: il suo nome era Luna, il messo ufficiale
della Regina.
-Principessa
Neptune, siede invitata al ricevimento indetto dalla
Regina Serenity in onore della Principessa presso il Palazzo Argentato
che si
terrà domani...Verrete?-
Neptune
osservò per qualche secondo la gatta, prima di rispondere
un debole si.
Luna
annuì soddisfatta e scomparve così
com’era venuta, lasciando
di nuovo sola la ragazza che, indecisa su cosa fosse
all’altezza per un
ricevimento a palazzo, si dimenticò degli occhi blu che
l’avevano tanto
turbata.
L’indomani
la principessa di Nettuno si presentò a palazzo avvolta
nel suo abito verde acqua.
Fu la Regina
stessa ad accoglierla come una vecchia amica e a
condurla nel salone da ballo.
Gli invitati
erano molti, ognuno proveniente da un pianeta o da una
stella diversi, e fra tutti, colei che spiccava di più era
la futura Regina,
nel suo abito bianco, circondata dalle quattro principesse del sistema
solare
che avevano il compito di proteggerla direttamente.
La
principessa Serenity irradiava bellezza e dolcezza ad ogni
sguardo, indipendentemente da colui sul quale esso si posava, e
sembrava
divertirsi con le altre quattro principesse.
Improvvisamente
la serratura del suo cuore si ruppe e la tristezza
e il senso di solitudine che aveva cercato in tutti i modi di
allontanare si
fecero sentire prepotenti.
Che cosa ci
faceva lei li? Il suo compito non era quello di
divertirsi ai ricevimenti, ma quello di proteggere i confini del
sistema
solare…da sola.
Lo sconforto
prese il sopravvento e la ragazza fuggì da quella sala
che –ora- le appariva troppo piena, rifugiandosi nel giardino.
Neptune
vagò senza una meta precisa in quel labirinto di rose
finché non giunse nei pressi di una fontana, non troppo
distante dalla sala da
ballo, dove riusciva ancora a sentire le note dell’orchestra.
La ragazza
si sedette sul bordo di essa e, mentre le sue dita
tracciavano disegni astratti sulla superficie dell’acqua i
suoi occhi
osservarono il cielo.
Il cielo
della Luna era scuro più che mai, come se il satellite
fosse sempre immerso nella notte, e i pochi raggi del sole che
arrivavano
servivano a rendere luminoso il terreno stesso, lasciando solamente una
traccia
debole della propria iridescenza nel cielo, come se al posto di una
stella
potente ci fosse un fuoco
malato a
donare la luce al sistema solare.
-Che ci fa
una così bella fanciulla in un luogo isolato come
questo? Non dovreste essere alla festa?-
Un leggere
tono canzonatorio accompagnò quelle parole che
ridestarono la principessa dai suoi pensieri.
Abbandonando
quel sole poco luminoso, la ragazza voltò lo sguardo
per incontrare gli occhi blu come la notte di un ragazzo dai capelli
biondi, in
un abito militare dello stesso colore delle sue iridi.
Lo stupore
di incontrare personalmente la figura che per tutto quel
tempo le era apparsa nello Specchio fu molta, ma sebbene la sua mente
le
suggerisse che poteva trattarsi di un nemico, il suo cuore le
sussurrava che
non aveva di che temere.
-Questi non
sono affari che vi riguardano, signore-
Il ragazzo
rise sommessamente, divertito dal tono stizzito della
ragazza, ma i suoi occhi non abbandonarono un istante quelli di lei,
creando
una sorta di catena ad unirli.
-Vi domando
scusa, ma anche voi non siete stata molto gentile
dandomi del “signore”, dopotutto sono una
principessa esattamente come voi,
Principessa Neptune.-
Neptune
spalancò gli occhi, stupita. Una principessa, una donna
come lei, ecco cos’era la causa del suo tormentosa giorni.
-Come
conoscete il mio nome?-
La voce
della principessa tremò appena, mentre la sua mente
considerava quel dettaglio.
La bionda
scrollò le spalle e sorrise.
-È
stata la Regina a rivelarmelo…Il mio nome è
Uranus, sono la
principessa del pianeta Urano, il pianeta del vento, e come te,
proteggo i
confini del regno solare e uno dei Talismani. Felice di incontrarti,
finalmente…-
Le parole di
Uranus vorticavano nella mente della giovane: quella
ragazza era come lei, con lo stesso compito che aveva
lei…era anche sola come
lei?
Le note di
un valzer giunsero a colmare il silenzio tra loro.
Le labbra di
Uranus si incurvarono in un leggero sorriso mentre si
inchinava leggermente alla principessa di Nettuno
-Mi
concedete questo ballo, mia principessa?-
Neptune
osservò la mano tesa verso di lei, poi, quasi come se
attratta da una forza esterna, incrociò di nuovo quegli
occhi blu e in un
attimo percepì un turbinio di emozioni e sentimenti che non
le appartenevano.
In un attimo
seppe che la risposta alla sua domanda era un semplice
e devastante si, e, non riuscendo più a reggere un tale
dolore, la principessa
fuggì via, lontano da quella strana ragazza che aveva
rimesso in moto il suo
cuore.
Nei giorni
seguenti al ballo, Neptune aveva cercato in ogni modo di
aggiustare il meccanismo che proteggeva il suo cuore, ma i risultati
non erano
stati dei migliori, complice il ricordo dello sguardo intenso della
principessa
di Urano e il suo Specchio, dove l’ombra iniziale era stata
sostituita da
un’immagine della principessa stessa.
La giovane
aveva provato in tutti i modi di dimenticare quella
ragazza sconosciuta, ma, proprio quando pensava di aver relegato negli
abissi
quei ricordi il vento
venne a farle
visita.
Uranus
arrivò così, improvvisamente
senza nessun avviso, come una tempesta.
Lo stupore
fu così grande che la Principessa Neptune non
riuscì a
parlare.
-Salve
principessa-
La
principessa di Uranus si inchinò e posò un lieve
e veloce bacio
sul dorso della mano della ragazza.
-Che cosa ci
fate voi qui? Che cosa volete?-
Neptune
allontanò velocemente la mano, portandola al petto, mentre
dentro di lei cresceva il senso di disagio e la paura di sentire
nuovamente il
suo cuore infrangersi.
-Volevo
semplicemente vedervi…-
La risposta
di Uranus spiazzò la ragazza, impreparata a doverla
affrontare, ma ancora di più allo sguardo che ricevette: gli
occhi blu della
principessa erano carichi di solitudine, tristezza, ma anche speranza e
forse
qualcosa che assomigliava alla gioia di rivederla, ma che non avrebbe
avuto il coraggio
di definire tale.
-Andatevene-
La voce di
Neptune tremò impartendo quell’ordine di cui
nemmeno lei
era sicura.
Ma Uranus
non si mosse. Rimase li, di fronte a lei, scrutandole
l’animo con i suoi occhi scuri.
-Non me ne
andrò, finche non mi spiegherete il motivo per cui vi
ostinate così tanto a cercare la solitudine-
La
Principessa di Nettuno indietreggiò impercettibilmente,
colpita
dalle parole dell’altra e imbarazzata.
-Non sono
cose che vi riguardano!-
La sua voce
risultò più acuta del solito e la risposta
risultò
pronunciata troppo in fretta e con troppa enfasi.
Uranus
sorrise.
-Avete
ragione, ma gradirei saperlo lo stesso…-
La ragazza
fissò per un attimo la figura della Principessa di
Urano, poi i suoi occhi corsero a nascondersi e le sue iridi
acquamarina
incontrarono le tessere del mosaico che componeva il pavimento della
sala.
-Perché
ti interessa tanto?-
Un sussurro
impercettibile, ma sufficiente per essere udito
dall’altra.
-Forse
è perché sei tu…-
Gli occhi
acquamarina si chiusero, mentre la Principessa cercava in
tutti i modi di trovare una soluzione che le permettesse di sfuggire a
quel
confronto.
-Neptune…-
La voce
dell’altra che chiamava il suo nome la costrinse a
rivolgere nuovamente la sua attenzione alla ragazza.
Uranus si
avvicinò lentamente a lei e Neptune non riuscì a
reagire,
nemmeno quando la mano dell’altra andò ad
accarezzarle gentilmente la guancia,
incatenata com’era dal suo sguardo.
-Fidati di
me…-
Parole
sussurrate appena, ma sufficienti a distruggere la fragile
barriera di cristallo costruita intorno al cuore della Principessa
degli
abissi.
Calde
lacrime abbandonarono il rifugio sicuro delle ciglia della
ragazza e solcarono le sue pallide guance.
-Volevo…volevo
solamente che il mio cuore diventasse un semplice
oggetto, qualcosa di pratico da gestire, senza emozioni, senza
ferite…qualcosa
che all’occasione fosse in grado di sparire, evitando
così di farmi soffrire…-
Neptune
piangeva e ad ogni parola, ad ogni lacrima, la barriera che
aveva così disperatamente cercato di creare veniva distrutta.
Uranus
sorrise all’ammissione dell’altra e, lentamente,
attirò a se
la Principessa, racchiudendola in un abbraccio che sapeva di conforto.
-Neptune…I cuori non saranno mai una cosa
pratica finché non ne inventeranno di infrangibili-
La ragazza
accarezzò i capelli del colore del mare
dell’altra,
mentre Neptune si stringeva di più a lei.
-Tutti noi
possediamo un cuore che batte, che ci fa soffrire,
gioire, amare.. È grazie ad esso che possiamo affermare di
essere vivi. Non
cercare più di trasformarlo in un oggetto, perché
non avere emozioni sarebbe
come essere morti.-
La
principessa di Nettuno sollevò lo sguardo.
-Fa troppo
male…in questo luogo, la solitudine è
così opprimente da
fare male. Io non sono forte, non posso farcela…-
Uranus la
guardò con gli occhi di chi capisce e sa cosa si prova,
poi le posò una mano sulla guancia, in un contatto delicato.
-Allora
lascia che sia io a scacciare la solitudine-
E mentre le
sue labbra incontravano quelle dell’altra Principessa
in un bacio leggero, Neptune percepì il vento alzarsi,
portando lontano il
sapore salmastro delle lacrime e, con esso, la sua solitudine.
Michiru
aprì gli occhi,
mentre concludeva la storia.
La piccola
Hotaru dormiva
tranquilla, rannicchiata sul divano, usando il bracciolo come cuscino.
La ragazza
sorrise
teneramente alla vista e le si avvicinò per posare un dolce
bacio sui suoi
capelli corvini.
Silenziosamente
si avvicinò
alla radio che ancora cantava con l’intenzione di spegnerla,
ma le parole che
pronunciò la cantante la fermarono.
And you can see
my heart beating
You can see it through my chest
And I’m terrified but I’m not leaving
Know that I must must pass this test
So just pull the trigger
Un sorriso
si delineò sulle
labbra della ragazza, mentre la sua mente formulava il pensiero non
molto
logico che, forse, quella donna doveva aver conosciuto lei e Haruka per
scrivere qualcosa di così perfetto per loro.
Due braccia
apparse dal nulla
le cinsero la vita, ma la ragazza non ne fu spaventata, ne tantomeno
sorpresa.
-Come mai
sei già a casa?-
Michiru
volse appena lo
sguardo dietro di se per andare ad incontrare i profondi occhi blu di
una
ragazza bionda e il suo sorriso.
-Il sole non
è bello come
speravo…e pensare che volevo portarti al mare, oggi.-
La ragazza
ridacchiò a quelle
parole, mentre si voltava in quell’abbraccio.
-Sei sempre
la solita,
Haruka-
La bionda
sorrise, prima di
cambiare discorso.
-Qual
è stata la storia
oggi?-
Chiese,
indicando con il capo
la bambina che dormiva poco lontano.
-Come sai
che le ho
raccontato una storia?-
Haruka
sbuffò divertita,
sciogliendo l’abbraccio.
-Hotaru si
addormenta solo
con le tue storie-
La ragazza
si sedette su una
sedia del tavolo che occupava il lato sinistro del soggiorno,
inclinando la
testa all’indietro.
Michiru le
si avvicinò e con
dolcezza le andò a circondare le spalle.
-Allora?
Qual è stata la
storia?-
La ragazza
fissava negli
occhi la compagna, che ridacchiò divertita, prima di
chinarsi su di le.
-La nostra.-
Un bacio
leggero accompagnò
la risposta, poi Michiru si allontanò per andare a spegnere
la radio
dimenticata.
Haruka si
alzò e la
raggiunse, cingendola nuovamente a se.
Michiru si
lasciò cullare da
quell’abbraccio per qualche istante, abbassando le palpebre
per assaporarlo meglio,
poi qualcosa di freddo si legò al suo collo.
La ragazza
aprì gli occhi,
mentre le sue dita si sfioravano il collo: tra le mani si
ritrovò una catenella
d’argento dalla quale pendeva un piccolo specchio, dietro il
quale erano state
incise le sue iniziali e quelle della compagna.
-Haruka?-
La sorpresa
e le mille
domande che le nascevano nella mente furono zittite dal lungo e dolce
bacio di
Haruka e trovarono risposta nei
suoi
occhi.
-Buon anniversario, mia Principessa-.
Correttezza grammaticale: 10/10
Non
ho nulla da appuntare, quindi il commento a questo punto sarebbe
inutile, ma per far figura ci scrivo lo stesso xD Complimenti, nessun
errore.
Originalità: 17/20
La favola raccontata alla bambina, nel campo delle favole appunto, non
è molto originale, ma la storia che hai creato dietro allo
specchio invece sì, ed è questo ti ha fatto
ottenere un punteggio alto.
Stile: 10/10
Lo stile è appropriato al genere, dà un senso di
magico e di misterioso allo stesso tempo.
È sfuggente, in un certo senso, ti lascia in sospeso in un
mondo fantastico. E davvero è uno stile che ho apprezzato
tantissimo, complimenti.
Attinenza al tema: 6/10
La vita di Neptune cambia, la solitudine in cui si era imprigionava si
frantuma, ma il tempo atmosferico non è stato inserito nel
giorno in cui le cambia la vita, ma solo nel giorno in cui lei
ricordo/racconta la storia. Per questo, mi dispiace, ma ho dovuto
penalizzarti, nonostante tu abbia usato appieno la frase e la canzone.
Giudizio personale: 4/5
L’ho apprezzata molto proprio per lo stile con cui
è stata scritta, come ho già detto, ti lascia in
sospeso in un universo incredibile che comunque sembra fattibile, in un
certo senso palpabile.
Scorre in mente come un film quasi, e questo mi piace molto.
Complimenti ^^
- 0/3 punti per la canzone (funge da sfondo alla storia)
+2/5 punti per l’oggetto (compare solo alla fine quasi
accennato)
Totale 49/60 punti
Bè, sinceramente non mi aspettavo il decimo posto con così tanti partecipanti XD
pensavo di arrivare ultima, ammetto che la storia non mi piaceva, quindi sono allegramente felicissima! *-*
Ringrazio
tantissimo DominoWithe, senza la quale non avrei mai scritto questa
storia e le rinnovo i complimenti per il contest!