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Autore: Snow Drop    28/12/2010    2 recensioni
[My-HiME, anime] L'impegnativa ricerca del regalo giusto, a pochi giorni da Natale, e non solo per questa occasione.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Natsuki Kuga, Shizuru Fujino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Once upon a december



Il vociare degli altri studenti, quel giorno, aveva un tono entusiasta, a dispetto della cappa umida che persisteva sull'edificio e del vento gelido, che tagliava le chiacchiere allegre dei ragazzi che si preparavano ad andare a casa per trascorrere le feste con i parenti. L'ultimo giorno di lezione prima delle vacanze invernali giungeva alla sua tanto sospirata fine e questo caricava l'aria di euforia e di aspettativa.
Due elementi di fronte ai quali Natsuki, di solito, si defilava subito dopo averli fiutati.
E Natsuki era una persona essenzialmente coerente con sé stessa.
Qualcuno avrebbe anche potuto definirla abitudinaria. In effetti c'erano piccole cose, gesti minimi, che costituivano la parte più rassicurante della sua vita e che lei cercava di mantenere uguali, sempre. Una tazza fumante di caffè la mattina appena sveglia, la sua biancheria stirata e riposta nei cassetti secondo il modello, la sua spazzola di legno e di crine, una delle pochissime cose che aveva di sua madre, cavalcare la sua moto... cose insignificanti all'apparenza, che però le restituivano la sicurezza e l'inattaccabilità della vita che si era costruita.
Abitudini che aveva cercato di mantenere mentre tutto crollava attorno a lei, nel terremoto del Carnival, e alle quali si era aggrappata quando, finito tutto, aveva iniziato una nuova pagina.
Mentre camminava sola, a passo spedito verso l'uscita, coglieva brandelli di frasi altrui, che raccontavano di pranzi con tutta la famiglia e di regali di Natale.
Lo stomaco le si mosse sgradevolmente.
Ogni anno, a Natale, suo padre le telefonava, e quella era una consuetudine alla quale avrebbe rinunciato molto volentieri. Erano conversazioni brevi, imbarazzate, con un perfetto sconosciuto.
Le mandava anche dei regali, che lei non apriva o che buttava via, in una muta ribellione. Aveva amato suo padre abbastanza da detestarlo con tutta sé stessa, ora che l'aveva abbandonata per una famiglia nuova: tutto quello che voleva ora era che lui se ne restasse in America e che non si facesse sentire mai più, men che mai a Natale, che era una festa, per come la vedeva lei, per famiglie e per chi ama sentirsi gente intorno.
E, siccome Natsuki non era né l'una né l'altra cosa, ormai era abituata a passare il 25 dicembre sola a casa, a riposare o a giocare a qualche videogame.
E Natsuki, come si è detto, era una persona abitudinaria.
Mentre passava accanto al parcheggio, lanciò un'occhiata malinconica al posto vuoto della sua Ducati. Il freddo e la pioggerella pesante degli ultimi giorni la costringevano a prendere l'autobus, un'altra sgradevole forzatura alle sue consuetudini. Come se non bastasse, quel giorno le toccò salire sul pullman diretto in centro, all'estremità opposta della linea rispetto a casa sua.
Una volta scesa, la sensazione di disagio si acuì. Le luci decorative, le vetrine addobbate, le madri che stringevano sciarpe di lana attorno ai visi arrossati dei loro bambini... Natsuki si sentiva leggermente sopraffatta da quello scenario completamente estraneo.
In effetti, era lì per fare qualcosa che non faceva da anni. Nemmeno ricordava l'ultima volta che le era capitato. Girare per negozi, ad una settimana da Natale, cercando un regalo che sarebbe stato aperto a cena, la sera dopo...
In fondo, lei voleva festeggiarlo davvero, quel compleanno. Voleva passare una bella serata, voleva vedere il suo sorriso composto allargarsi, i suoi occhi illuminarsi mentre scartava il pacchetto... a questo proposito, il regalo era un vero problema.
Cercava qualcosa che potesse esprimere... una moltitudine di cose.
Perfino la scelta dell'occasione la metteva in difficoltà: la vicinanza del compleanno di Shizuru con il Natale le aveva messo il dubbio che fosse meglio aspettare il 25 per darle il regalo. D'altro canto, non voleva che lei pensasse che non le importava del suo compleanno.
Però, anche se mai l'avrebbe ammesso, voleva rivederla anche per Natale.
Probabilmente non c'era alcun bisogno di quello stratagemma, avrebbero pranzato insieme ugualmente, come in un giorno di festa qualunque... ma il pensiero di preparare qualcosa per lei, di vedersi di proposito e di celebrare qualcosa insieme, era troppo spaventoso ed allettante a un tempo, per ignorarlo.
Due regali erano fuori discussione, già cercarne uno era troppo difficile... l'aveva messa in crisi anche il sorriso dolce e casuale con cui Shizuru l'aveva informata che “Non c'è bisogno di nessun regalo... il semplice fatto che tu stia con me è più di quanto possa mai desiderare.”
Così, a dispetto del cuore che si rimetteva a fare le capriole ogni volta che pensava a quell'affermazione, Natsuki aveva deciso che un pensiero solo sarebbe andato bene.
Però ci voleva qualcosa di adatto.
La ragazza continuava a vagare per le vie del centro, gettando occhiate sempre più infastidite alle vetrine addobbate: tanto più erano appariscenti, tanto meno l'attraevano.
Il malumore rendeva i suoi passi lenti, sotto la pioggia che si faceva sempre più pesante e fredda. Scostò due ragazzi, che si rimangiarono un apprezzamento sotto la sua occhiata gelida e voltò in una stradina laterale, che le parve meno affollata.
Sbuffò seccata nel trovarsi di fronte ad un vicolo cieco, ma si fermò un attimo prima di tornare sulla via principale. Davanti a lei c'era una vetrina, che di certo non spiccava in mezzo all'apparato di luci che mostravano le altre, ma che l'aveva colpita proprio per la sua semplicità.
Sembrava un robivecchi ma era impossibile dirlo con certezza, dato che il pezzo di insegna che restava sul muro recitava solo “Il gatto nero”, senza ulteriori indicazioni.
Quando spinse la porta a vetri, l'unico commesso le rivolse un sorriso distratto da sopra al registro che stava compilando. Apprezzando la sua discrezione quanto l'assenza di altri clienti, Natsuki fece scorrere gli occhi sugli scaffali di legno scuro addossati alle pareti e sulle vetrinette che esponevano anticaglie di varia natura.
Non che fosse particolarmente interessata a una natura morta ad olio, da cui della cacciagione la fissava depressa, né ad un servizio da tè in stile inglese, con un paio di piattini sbreccati. Semplicemente, l'atmosfera di quel posto era quieta e gradevole, soprattutto dopo la confusione delle strade. La sua ricerca di un regalo si stava stemperando in quella tranquillità oziosa, quando dalla cima di un espositore di libri ingialliti, un gatto persiano, probabilmente quello che dava il nome al negozio, infastidito dal suono dei suoi passi le lanciò un'occhiata di superiore indifferenza, prima di stiracchiarsi e scivolare con grazia a terra.
Natsuki non amava particolarmente i gatti, ma qualcosa nel suo portamento fiero e nella dignità misurata con cui il micio le concesse qualche istante di fusa, prima di riprendere la giusta distanza, la fecero sorridere. Precedendola di qualche passo, con un altro balzo leggero si sistemò su un cuscino di velluto bordeaux, dove prese a fare una toeletta, fiero di aver compiuto la sua missione.
La ragazza lo seguì, sfiorando con la punta delle dita la teca accanto alla quale il gatto emanava fusa consapevoli. La vetrinetta proteggeva una serie di gioielli, apparentemente d’antiquariato: c’era una curiosa collezione di spille e bracciali piuttosto orribili, ma anche dei pendenti graziosi, che le fecero improvvisamente tornare in mente il perché del suo pomeriggio di shopping.
Esaminò con maggiore attenzione i preziosi esposti, ma quasi subito trovò quello che cercava. Un anello d’oro, sottile e semplice, che risaltava per le due pietre incastonate l’una accanto all’altra: lo zaffiro e l’ametista spiccavano l’uno accanto all’altro, armonizzandosi in un modo quasi stupefacente.
Natsuki si voltò a chiamare il proprietario del negozio, senza accorgersi che l’uomo l’aveva già raggiunta e stava coccolando il gatto, che lo gratificava con qualche pigro stiracchiamento.
“Vorrei vedere questo anello, per favore.”
L’uomo rispose con un sorriso e sfilò di tasca le chiavi della teca, da cui estrasse il gioiello, porgendoglielo.
Natsuki se lo rigirò piano fra le mani, lasciando che la luce traesse riflessi brillanti dalle gemme. Quasi senza volerlo, lo immaginò sul dito di Shizuru.
Decisamente senza volerlo lo visualizzò sull'anulare sinistro.
Lo lasciò immediatamente sul bancone, come se scottasse.
Poi prese un paio di respiri profondi e cercò di convincersi a non fare la sciocca.
Dopotutto, non era un'immagine terribile come le sarebbe piaciuto credere. No, non lo era affatto. Lo riprese in mano e lo fissò ancora per qualche istante. Il negoziante non pareva minimamente interessato al suo dibattito interiore, preso com'era a mantenere il sottofondo di fusa accarezzando il gatto. Nondimeno, le sorrise pensieroso quando gli disse: “Prendo questo. Può impacchettarmelo?”. L'uomo fece scivolare l'anello in un sacchetto di velluto che strinse con un fiocco e che le porse cerimoniosamente. Al suo garbato saluto, Natsuki fece il primo sorriso della giornata, mentre apriva la porta per scoprire che, nel frattempo, la pioggia di aghi ghiacciati del pomeriggio si era volta in neve. Stringendosi meglio nel cappotto e sorridendo ancora, si avviò verso casa.


Epilogo



La mattina del 20 dicembre sorse gelida e azzurra, illuminando la cortina candida che si stendeva sulla città. Natsuki sospirò da sotto il piumone, ma non aprì gli occhi. Non voleva svegliarsi del tutto, nonostante la luce stampasse strisce sulle coperte e sul pavimento.
Non voleva ancora muoversi, voleva godersi quegli attimi di attesa, lasciandosi cullare dal calore dei ricordi e delle immagini della sera precedente.
Ricordava la cena a casa di Shizuru, l'atmosfera serena, il cibo squisito che aveva preparato per lei, la torta, il brindisi, gli auguri che era riuscita a farle fra un bacio e l'altro.
Evitò di soffermarsi troppo sul seguito, non voleva agitarsi e sapeva che non sarebbe riuscita a restare immobile se avesse pensato a...
Shizuru sospirò nel sonno e si mosse appena. Natsuki si immobilizzò, ma ormai era inevitabile; si sarebbe svegliata a momenti e avrebbe visto, infine, il regalo che non era riuscita a darle il giorno prima. Doveva già considerare un miracolo il non averla svegliata quella notte, mentre scivolava giù dal letto, frugava nella sua borsa e si sedeva accanto a lei, prendendole la mano con tutta la delicatezza che aveva e facendo scivolare l'anello al suo posto.
Shizuru, incredibilmente, non si era neanche mossa, continuando a dormire serena e altrettanto incredibilmente Natsuki era riuscita a controllare il suo cuore e a riaddormentarsi anche lei.
Adesso, però, era innegabilmente ora di alzarsi: Shizuru non avrebbe dormito ancora a lungo, sentiva il suo respiro farsi meno regolare e le sue gambe che si allungavano nel letto, cercandola.  Senza più esitare, Natsuki rotolò al suo fianco e le posò un baciò leggero sui capelli mentre guardava i suoi occhi aprirsi.






Per la mia Ispirazione, sei tu che ne fai valere la pena.

Due parole dopo: Per chi non lo sapesse, il compleanno di Shizuru cade il 19 di dicembre. Come quello della sottoscritta autrice, che, da quando l'ha scoperto, se la tira proprio poco.
Il perché di questa fanfic: è un (pre)regalo di Natale. Direte voi, questo non giustifica il miele che la glassa dall'inizio alla fine. Avete perfettamente ragione, gentili lettori. Non conosco proprio mezze misure: o cose super depressive o cose super smielose, accidenti a me. Temo che il finale sia decisamente OOC, ma non ho avuto il cuore di cambiarlo... però, se mi deste un paio di indicazioni voi, caro pubblico, ve ne sarei grata! Buone feste a tutti e grazie di aver letto!
  
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