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Autore: Per_Aspera_Ad_Astra    28/12/2010    2 recensioni
Perchè tutto quello che abbiamo vissuto è un sogno...forse un bruttissimo sogno.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Shannon Leto
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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-Papà!-
-Papà!, dai su svegliati..la colazione è pronta!-
La calda voce di mio figlio mi copriva ancora le orecchie, il suo visino è proprio uguale al tuo. Ha gli occhi di ghiaccio come i tuoi, lo stesso viso, il naso all’insù..quei capelli sempre arruffati… ho sempre pensato che fossi tu camuffato da Niger, invece no. Lo sapevo..ma volevo crederci.
S:Ehi, ti sei alzato presto..come mai?
N:Si! Hai vitto? Oggi voglio venire anche io a trovare, il mio zietto Jared!
S:Ti ho detto che devi parlare per bene! Altrimenti lo zio non ti farà cantare! – dissi arruffandogli i capelli. Mio figlio ti assomigliava davvero. E’ uguale a te, ha cinque anni..ma ti assomiglia sempre di più; avrò seri problemi a crescerlo se sarà come te.
Andai nel bagno e mi sciacquai il viso, il sole usciva timido dalle colline delle vie di Los Angeles…amavo questa città..l’abbiamo scelta insieme per la stupenda visuale dell’alba…amavamo fare foto. Una piccola lacrima mi scese cadendo piano sulla guancia, la vidi cadere nel lavandino…non avevo mai pianto per te…La asciugai subito. Io ti voglio bene. E tu lo sai.
S: Charlotte! Amore..che fai in piedi..?
Amavo questa donna dal primo giorno che l’avevo vista, la sposai. Ebbi un figlio da lei. Era tutto quello che avevo a parte te..Mi capiva ad ogni sguardo, amavo tutto di lei i suoi occhi corvini, le sue labbra carnose e i suoi capelli che profumavano di ciliegia.
C:Shannon..volevo farti una sorpresa. Scommetto che è stato qualcuno qua dentro a svegliarti… - disse indicando in modo giocoso Niger -
N:Io? Io non so di cosa stai parlando mammina!
S:Ah –ah! Allora sei un brutto bugiardo..adesso ti prendo e ti faccio vedere io.
Lo ricorsi per tutta la cucina..amavo tutto della mia vita e me accorgevo solamente passo dopo passo. Avrei voluto che anche tu amassi una donna e che avessi un figlio..avrei voluto molte cose dalla tua vita e dalla mia, troppe volte ho chiesto di portarti indietro da me, ma chi mai avrebbe potuto portarti indietro?
Quando mai avrei potuto abbracciarti?
Quando mai avrei potuto dire che mi sei mancato?
Non mi avresti visto mai piangere…ma non ti preoccupare..verrò a trovarti!
C:I due bambini dovranno mangiare o no?
La voce di mia moglie mi distolse da faticoso gioco con Niger..quel bambino aveva anche la tua carica energetica, avevo seri dubbi sul vero padre del bambino. Mi alzai da terra e percorsi il piccolo corridoio che separava il grande salotto con la cucina.
Christine ormai era li, sola con quel grande telo sopra..non avrebbe più toccato le mie mani, e io non avrei mai più toccato le sue bacchette, i suoi tamburi..mi mancava tutto di quella batteria..ma non potevo farci nulla, te lo avevo promesso. E io non dico mai bugie.
C:Allora, ti muovi? –mi schioccò un sonoro bacio sulle labbra e mi portò ad assaporare le sue gustose frittelle allo sciroppo d’acero.
N:Dai papà! Veloce io voglio andare a trovare zio oggi..non mi hai mai portato..
S:Quanto sei ripetitivo..oggi no, lo zio non si sente bene.
Niger amava lo zio anche se non l’aveva mai visto in faccia, si sentiva un piccolo pezzetto di Jared, gli avevo raccontato tanti tuoi aneddoti e lui cercava sempre di imitarti con gesti, mosse o battute: usciva sempre uguale a te.
N:Uffa però.. C:Dai amore, papà ha detto che ti ci porta quindi…su mangia!
N: Ma io lo voglio vedere, mi ha detto che è bellissimo è uguale a me: ha i miei stessi occhi…voglio vederlo. Voglio vedere se è vero.
E’ vero Jared?
Sei uguale a lui?
Perché non gli dici la verità?
Perché non ci parli tu con lui?
Perché non mi togli di dosso questo doloroso peso?
Mi manchi. Manchi a tutti.
S:Smettila Niger! Ora mangia le frittelle..ti ho detto che ci andrai. Ma oggi no!
Non so perché mi alterai cosi, ma non volevo fare soffrire anche lui, amavo troppo la vita che avevo costruito per farmela distruggere come quella precedente.
C:Non fare cosi Shannon..
S: Si è vero scusami. – asciugai le timide lacrime che uscivano dagli occhi di ghiaccio del “piccolo Jared” – lo sai che ti voglio bene vero? – gli stropicciai ancora una volta i capelli.
:Si…ma me lo farai conoscere vero?
S:Te lo prometto…da qui la mano! – gli tesi la mano per fargli veder che non lo stavo prendendo in giro-
N:Grazie..papà..
Sentirsi chiamare papà era come un ciclone che mi travolgeva ogni volta che lo sentivo uscire dalle sue piccole labbra; lui era mio figlio. Ed io sono fiero di essere suo padre.
Ora mai non facevo più “quel mestiere”, mi ero messo l’anima in pace per costruire una famiglia normale; adesso facevo il manager di un gruppo emergente che piano piano stava sfondando. Sentirli suonare, sentire le vibrazioni della batteria ad ogni colpo, le mani che si incrociano con le corde della chitarra..mi faceva tornare alle belle cose che avevo prima.
C:Allora come sono?
S:Complimenti..diciamo che non avevi fame Niger? - dissi guardando tutte quelle frittelle nel suo piatto-
Mi alzai dalla tavola e capì che era ora di venirti a trovare, e forse sarebbe stata anche l’ultima volta. Dovevo farmi coraggio a parlarti e a dirti tutto quello che avevo sputato solo quando eri in coma, tu ormai devi sapere la verità..e non c’è modo che io adesso possa scappare.
C:Dove vai?
S:…a trovarlo – abbassai gli occhi, perché lei ormai sapeva tutto, ma aveva troppa paura a vederti adesso a come ti sei ridotto…forse perché lei non aveva mai visto in verità come eri…e come eri stato. Forse nessuno lo aveva visto.
Decisi di andare prima che il piccolo Niger continuasse con la sua cantilena, cosi salì al paino di sopra e infilai quello che a te era sempre piaciuto..la tua felpa preferita. Avevo cambiato casa dopo tutto quello che era successo, era troppo duro poter vivere ancora li dentro con il tuo ricordo, che mi osservava. Non volevo ancora rimpiangerti per quello che non sei stato, e volevano che diventassi. Forse nessuno aveva capito che tu eri una persona umana come tutti gli altri, che anche tu potessi avere dei sentimenti..che anche tu potessi soffrite e piangere. Forse la gente ha creduto cosi perché volevi fargli credere in questo modo…
Li salutai in fretta e corsi in garage per prendere l’auto…era quella che guidavi sempre..dannazione! Ormai non avresti più guidato, ma non ricordo il perché ancora lasciasti quel tuo porta-fortuna dentro l’auto; era una cosa insignificante che ti avevo regalato quando ero piccolo ma tu la tenevi come se fosse il tuo regalo più grande. Presi quel tuo plettro e lo scaraventai fuori il finestrino…ormai quello che eri non esiste più. Corsi, corsi, corsi…cosa potevano prendermi la multa? Se lo avessero fatto gli avrei spiegato tutto, chi mai potrebbe fermarmi adesso? Neanche tu.
La strada era completamente immersa nel verde più assoluto, pensavo a te ogni istante…pensavo che se adesso fossi qui con me mi avresti detto che avresti voluto morire qui
Già..morire qui…
Ormai Los Angeles era alla mie spalle da un pezzo, e non riuscivo più a fermarmi, dovevo venire da te…era troppo incombente il peso che mi avevi lasciato. Fermai di scatto l’auto. Ero arrivato. Parcheggiai l’auto sotto l’ombra si un albero e scesi via, la chiusi e cominciai a camminare. Non c’erano case nei dintorni, palazzi o colli…era un grande prato verde pieno di vigneti; uno stupendo paesaggio suggestivo per accogliere il tuo corpo inerme.
Aprì un sottilissimo cancello, una signora anziana seduta su una sedia di plastica bianca mi sorrise. Mi conosceva troppo bene, venivo quasi ogni giorno l’anno scorso…adesso non c’è la facevo a piangere ogni giorno. Doveva essere una bellissima donna quando era giovane, dei grandi occhi verdi davano luce al viso un po’ pallido, alcune rughe che si facevano vedere sulle guance e la fronte le davano il senso di una donna vissuta. Reggeva le sue piccole mani candide, ancora come una bambina, su un bastone di legno scuro.
- Tuo fratello è sempre li…-
S: Sono appassiti i fiori?
- No, caro mio, ho tolto qualche ciocca di rosa appassita…non so come ma quelle rose senza acqua e nulla sono belle e vive come dal primo giorno che le hai portate –
S: Amava le rose… - ancora una volta, una lacrima prepotente usci dai miei occhi
- Non fare cosi ragazzo, lui ti guarda sempre..adesso è anche accanto a te…non ti lascerà mai –
S:Allora perché non mi parla? – che domanda sciocca, ma io volevo ancora credere che un giorno mi sarei svegliato e di trovarti nel letto accanto a me, e che tutto quello che ho vissuto fosse sono un sogno.
- Perché è meglio cosi…ora vai, ti aspetta. – Le sue labbra si inarcarono in un sorriso sincero.
Camminai in quel campo verde cercando di non guardare mai tutti quei grossi massi con su scritto il nome di alcune persone; il sole le faceva brilla come se fossero delle pietre brillanti. Quando lo vidi. Un grosso masso, con delle bellissime rose rosse accanto, il tuo nome inciso la sopra: “ Jared, Joseph Leto December 1971 – Jenuary 2000 “ Non gli avevo fatto scrivere nulla…si capiva già tutto da solo che tu non c’eri più. La tua lapide era sotto un albero di ciliegio che si reggeva quasi al centro di questo immenso “parco”. Le piccole foglioline rosa avevano quasi formato un letto sopra di te, morbido e profumato, quasi come se volevano cullarti sotto terra. Mi sdraiai sopra questo soffice letto, proprio come se fossi accanto a te, sfiorai la lapide ruvida con le mie mani, toccai il tuo nome ma una volata di vento mi accolse facendomi tremare.
S: Ciao – dissi timido - spero non ti sarai arrabbiato visto che non vengo qui da te da più di un mese, chissà quante altre persone sono venute a salutarti senza che tu ti accorgessi della mia mancanza – continuai ad accarezzare la lapide come se fosse il tuo viso, mentre guardavo fisso i fiochi raggi del sole che trapassavano l’albero – come stai? Ho visto che queste rose ti sono piaciute moltissimo, lo sapevo che le avresti tenute in vita…mi sento cosi stupido ancora oggi a parlare di te come se fossi ancora vivo, perché tu non lo sei più, e nessuno ti riporterà da me. Quanto avrei voluto averti qui vicino a me, anche che solamente io possa vederti..per rivedere ancora una volta, davanti a me, il tuo sorriso, i tuoi occhi..che adesso non potrò mai più rivedere.
S:sai, molte volte di notte ti sogno spesso..sento che mi chiami, come se io stessi correndo da te..ho paura di raggiungerti Jared – mi misi in ginocchio osservando fisso il nome – ho paura che un giorno di questi sia la tua mano che mi porti via da tutto questo; ho paura ha raggiungerti, ho paura di lasciare tutto quello che ho creato il quest’anno che te ne sei andato. Quanti altri anni dovranno passare? Quanti altri anni ancora dovrò soffrire? Quanti anni passeranno prima che ti riveda di nuovo? Tu mi manchi troppo Jared, pensavo di riuscire a superare tutta questa cosa, ma tu sei un pensiero fisso…ogni mattina mi alzo con il pensiero di vederti nel mio letto per chissà che motivo, invece ritrovo mia moglie e solo dopo riesco a focalizzare che tu non ci sei più. L’ultima tua parola che mi hai rivolto è stata quella di non volermi vedere più…e io ti risposi di conseguenza… non so che mi girava per la testa quel giorno, e sapere che quello è stato il nostro ultimo discorso mi fa senso…perché, ti prego, non ritorni da me? Te ne prego Jared…farei qualsiasi cosa per averti vicino.
Mi stesi di più verso la lapide per annusare quelle bellissime rose rosse, quando di sbieco vidi un signore, poteva avere 40 anni che portava dei bellissimi fiori su una tomba vicino a un pino…portava un cappello e dei guanti di pelle. Si accovacciò sulla lapide e cominciò a piangere disperatamente, come se gli avessero tolto il sangue, come se avesse visto una cosa mostruosa.
S:Lo vedi Jared? Anche io ero cosi? Anche io avrei voluto raggiungerti..ma adesso non ho più le palle per farlo..non ho più le palle per venire con te. Che schifo vero? – ancora una volta una lacrima scese sulla guancia, ma con lei ne scesero altre..e altre ancora. Non riuscì più a fermarmi..gli occhi mi bruciavano cosi tanto da farmi male, le lacrime inondavano gli occhi fino a non farmi vedere, una piccola tempesta si stava abbattendo su di me..il silenzio mi accolse, solo i miei singhiozzi e dei piccoli gemiti che uscivano dalla mia bocca potevo ascoltare.
L’uomo su quella tomba era scappato via, adesso ero solo in quel posto che brillava, ma era cosi tetro dentro. Poi accadde, senti una presenza dietro me…una presenza fredda, mi fece venire i brividi su per la schiena..come un peso si mise sulla mia spalla.
Eri tu Jared. Sapevo che eri tu.
Mi girai di scatto, il verde prato luccicante e i tanti alberi facevano capolinea sulla mia vista…eri sparito, ma sapevo che mi avevi toccato, avevo sentito che mi avevi accarezzato.
S: Verrò di nuovo, ti verrò a trovare..ti farò vedere Niger, ti farò vedere com’è bello come è sicuro di se e come è uguale a te. Ti farò conoscere mia moglie, non ha preso il tuo posto, forse non lo prenderà nessuno, neanche la musica che mi manca tanto…ma è una promessa, avevo detto che se ti saresti svegliato avrei suonato fino a quando non sarei morto sulla batteria, ma tu non lo hai fatto, avevo promesso che non avrei toccato nulla…anche Tomo lo ha fatto…lo ha fatto per te. Ma lui è scappato, è andato via, è ritornato in Slovenia non poteva superare questa cosa, non ho più sue notizie dal tuo funerale..ma lui ti pensa sempre lo so. Ora vado via anche se vorrei restare per sempre insieme a te…voglio dirti solo che…- dissi asciugandomi ancora una volta le lacrime che cadevano – io non riesco più a vivere senza di te.
Baciai il nome scritto su quel masso levigato e mi alzai, pulì i pantaloni da tutte quelle foglioline rosa e mi alzai sulle punte.
Presi un bellissimo fiore candido che era su quel ciliegio. S:Tienilo con cura anche questo… fai che sia tuo come lo sono stato io per quel po’ di tempo. Andai via, con quel grande rimorso che avevo sullo stomaco…cercai di scappare, mentre ancora una volta quelle inutili gocce salare prendevano l’assalto sul mio viso, sorpassai tutti quei massi, tutti quei grossi alberi, calpestai quella freschissima erba scintillante…volevo andare via.
Ancora il vento faceva volare le piccole foglioline e faceva muovere convulsamente la piccola erbetta sul suolo, non sapevo se la pioggia si stesse avvicinando perché il cielo era ancora limpidissimo, e i raggi battevano forti ancora sui massi. Avevo troppe e troppe domande da farti, Jared…ma non ci riuscirò mai a dirtele…anche da morto. Già..morto. Questa parola rimbomba nella mia mente ad ogni passo, ad ogni movimento..ad ogni respiro. Giro lo sguardo, ormai il ciliegio è lontano…sono quasi fuggito da te..e una vasta prateria verde mi colpisce la vista.
Dove sarei voluto morire?
Qui accanto a te? Le ceneri sparse per qualche montagna?
In un’ urna?
Vorrei solo non essere dimenticato…avrei voluto che fossi tu a portarmi i fiori d’anziano, che avresti fatto venire la tua famiglia e ne avresti parlato..invece adesso non è il sogno che mi aspettavo.
Jared…ascolta…
Presi un grosso respiro di quell’aria e cominciai a più non posso…non c’erano più alberi, più lapidi..il nulla, tanta natura mi si avvolgeva..respiravo aria pura, mi entrava dalle narici depurandomi fino all’interno. Piansi…piansi per davvero questa volta, e ne ero felice…mi sembrava di essere li con te mentre le mie gambe cominciavano a non farsi più sentire, le lacrime scivolavano verso i miei capelli facendosi fredde, luccicavano con sole cadendo al suolo.
Correvo senza prendere più fiato. Piangevo senza più smettere, non avevo più nessun pudore…amavo correre, amavamo correre. Non avrei urlato, non mettevo neanche un gemito, ma sentivo le lacrime cadermi giù…e mi sentivo bene per la prima volta nella mia vita.
Mi bloccai.
Cessai di correre, e ripresi di nuovo fiato, respirai di nuovo cercando di farmi bastare quel poco di aria che mi entrava attraverso la bocca: ansimavo senza riuscirmi a trattenere, ma piangevo ancora senza fermarmi.
S:Lo voglio…voglio che tu sia libero come lo sono stato io, voglio che tu continui a vivere per sempre con me…voglio che la vita non ti facci più male come lo ha fatto adesso. Non mi accorsi che in mano avevo rubato una rosa di mio fratello, cosi l’annusai ancora…Il vento mi fece alzare il cappuccio della mia felpa..era l’ora di farlo S:Per la prima volta nella tua vita non dovrai più metterti maschere – asciugai con la felpa le lacrime scese sulle guance- non dovrai più fingere… potrai essere per la prima volta nella tua vita essere libero, senza barriere. Ti prego solo di una cosa…aspettami. Gettai via la rosa, il vento se la portò via. Smisi di guardare fino a quando non riuscì più a vedere la rosa. Sospirai…e feci un grosso sorriso…
S:Si, Jared… ti raggiungerò anche io…









Scusate se vi ho fatto leggere questo capitolo durante le feste...ma almeno avrei presto tempo per l'altra FF ( oddio quanto sono cattiva :DDD). Questo capitolo non è bellissimo, lo so, è scritto con i piedi ma le emozioni che mi davano leggendolo erano sempre bellissime; questo capitolo è tratto dalla FF a capitoli ( che non finirò mai) "Look into the new future face's", nono so perchè l'ho pubblicata ma volevo farvi partecipi delle mie stesse emozioni.
Grazie come sempre!
Buone feste

Mary! 
  
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