Erano passati due giorni da quando Kathrine aveva fatto del male a Jenna e da allora non avevo più visto Stefan. Mi ritrovai a bussare alla porta di casa sua, piena di sensi di colpa per averlo lasciato. In quei due giorni avevo riflettuto parecchio... è vero, la mia famiglia era in pericolo, ma io e Stefan, restando insieme, avremmo trovato il modo di mettere fuori gioco quella str**** di una vampira, cacciandola per sempre dalle nostre vite.
La porta si aprì e per mia sorpresa mi ritrovai di fronte Damon, con un'espressione perplessa in volto.
"Dov'è? Devo parlargli..."
Entrai in casa a passa svelto senza dargli tempo di dirmi nulla.
"Stefan!" urlai verso le scale aspettandomi di trovarmelosubito di fronte e non sapendo ancora che nessuno mi avrebbe risposto.
Damon mi oltrepassò silenzioso e andò a sedersi sulla grande poltronadi pelle marrone come il resto della casa e mi guardò preoccupato, quasi triste.
"Che succede qui??"
Iniziavo a sospettare qualcosa, infatti da quando er entrata Damon non aveva detto neanche una parola, o meglio, niente di spiritoso o volgare come di suo solito.
Tirò un lungo sospiro che mi rese sicura che qualcosa non andava.
"Elena forse è meglio che ti siedi."
Senza dire nulla feci come mi suggerì lui andandomi a sedere sull'enorme divano al centro della stanza in attesa che dicesse qualcosa.
Avevo un brutto presentimento, un'orribile sensazione riguardante Stefan.L'angoscia che iniziai a provare in quel momento mi fece venire il mal di stomaco e il silenzio di Damon mi faceva stare ancore più male.
Dopo pochi ma lunghissimi secondi passati senza proferire parola il vampiro che avevo di fronte iniziò a parlare.
"Elena, vedi con tutto quello che è successo a causa di Kathrine con Jenna, Stefan ha pensato che sarebbe stato meglio per te e per tutti quelli a cui vuoi ben, allontanarla da Mystic Falls e... " fece una pausa "Ha deciso, visto che era a lui che puntava, di stare un po con lei e di portarla via da qui, anche se è stata una decisione molto difficile da prendere.
Dopo il lungo discorso di Damon il mio cuore sembrava essersi fermato, o batteva troppo velocemente per poterlo sentire.
"Ah!" esclamai con un groppo in gola. "E quando torna?"
Improvvisamente capii quello che stava succedendo. Era andato via e di sicuro non per stare UN PO con lei, come diceva Damon. Aveva deciso di sacrificarsi e soffrire per l'eternità pur di proteggere me e tutti quelli che mi stavano intorno, ma volevo sentirlo dire ad alta voce, in modo che sembrasse più reale.
Damon esitò per qualche secondo prima di rispondere, ma poi mi diede la risposta che mi frantumò definitivamente in mille pezzi il cuore.
"Non torna! Mi dispiace."
Nell'udire quelle parole restai immobile, senza forz, quasi come se avessi perso le energie, paralizzata dal dolore. Il groppo che avevo in gola sembrava soffocarmi e il cuore farsi sempre più pesante, come un masso.
Damon si alzò e venne a sedersi accanto a me poggiandomi una lettera sulle gambe tremanti.
"Ha detto che quando saresti venuta a cercarlo dovevo darti questa!"
Una lettera? Era andato via per sempre lasciandomi in questo modo...
Facendomi coraggio estrassi con le dita tremanti il foglio dalla busta e iniziai a leggere.

Cara Elena,
mentre tu starai leggendo questa lettera io sarò già molto lontano... Ti prego di perdonarmi per quello che sto per fare, ma non credo che mi resti altra scelta oltre quella di portarla lontana da qui e soprattutto lontana da te. Sappi che lo faccio solo per proteggerti, perchè se dovesse succederti qualcosa io non non potrei vivere.
Perdonami ti prego.  Ti amo e ti amerò per sempre.
Stefan.

Mentre leggevo non mi ero accorta che ormai le lacrime mi avevano inondato il viso.
Lasciai che la lettera cadesse sul tappeto senza dargli troppa importanza e mi rannicchiai nascondendomi il volto tra le braccia bagnandomi anche i jeans di lacrime salate che sapevano di dolore e abbandono.
Ero così sconvolta che non badavo più a quello che mi succedeva intorno e sentii solo due forti e sicure braccia, simili alle sue, che mi strinsero in un forte abbraccio. Piansi per così tante ore tra le bravvia di Damon che persi la cognizione del tempo e con gli occhi pieni di lacrime mi addormentai con lui su quell'enorme divano.

Quando l'alba arrivò e la luce invase il salotto aprii gli occhi ancora stordita e con un tremendo mal di testa.
Abbracciato a me sul divano c'era Damon, che aveva dovuto sopportare tutta la notte i miei piagnistei e addosso a me il suo cappotto che mi faceva da coperta.
"Non torna!"
All'improvviso quelle parole orribili tornarono a far breccia nei miei pensieri e mi prese l'ennesimo colpo al cuore. Dovevo uscire subito da quella casa piena di ricordi che mi facevano male solo a sfiorarli coi pensieri, così raccolsi velocemente tutte le mie cose, compresa la lettere, scrissi un biglietto a Damon che ancora dormiva e uscii in fretta da quella casa richiudendomi la porta alle spalle.
Arrivata a casa decisi che non sarei andata a scuola... Non avevo voglia di vedere nessuno, nemeno Carolie e Bonnie e soprattutto non Damon, che era la persona che più di tutti mi ricordava della sua esistenza, o meglio della sua assenza.
Mi buttai sotto le coperte chiudendo gli occhi.
La notte scorsa però era stato gentile con me, anche se lo avevo trattato male nell'ultimo periodo per quello che era successo con Jeremy. Al suo risveglio avrebbe trovato accanto a se, sul divano, solo un biglietto con scritto "Grazie!".