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Autore: camy robsten HP    29/12/2010    5 recensioni
Jack e Rose. Rose e Jack.Un amore in due corpi. Un destino separato. Un destino inimmaginabile. Un destino che non sarebbe cambiato. Titanic,"la nave dei sogni". E lo era. Lo era davvero. Spero vi piaccia, commentate!
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Sono trascorsi ottantaquattro anni.”- cominciò la signora Rose, mentre tutti noi la fissavamo increduli e impazienti. Quella nave, il Titanic... perché è passata alla storia? Cosa accadde realmente il 14 Aprile 1912? Solo Rose realmente lo sapeva, e stava per offrirci una sua descrizione in modo molto ampio. “Non fa niente. Cerchi di ricordare quello che può, qualunque cosa.”- la interruppe il signor Lovett, tenuto responsabile della scoperta del Titanic nelle profondità atlantiche. “La vuol sentire questa storia, signor Lovett?”- ribatté quella strana vecchietta, ma solo dall'aspetto, perché dentro lei si celava la mente e le emozioni di quella diciassettenne un po' viziata che salì sul Titanic . “Scusi”- “Sono trascorsi ottantaquattro anni e ancora sento l'odore della vernice fresca. I servizi di porcellana non erano mai stati usati. Nessuno aveva mai dormito tra quelle lenzuola. Il Titanic era chiamato “la nave dei sogni”. E lo era. Lo era davvero.”Quella nave, troppo surreale per essere vera; era chiamata “inaffondabile” ma … da quella terribile tragedia furono in pochi a uscirne vivi. La signora Rose descriveva tutto con cura, aggiungendo ogni minimo particolare. Ci riferii che era la prima volta che ne parlava: neanche sua nipote conosceva questa storia. Probabilmente voleva tenerla segreta. Accadde qualcosa di magnifico in quella nave, qualcosa che non accade a tutti. Solo a Rose. Il 12 Aprile 1912 la famosa nave salpò dall'Inghilterra per recarsi a New York, in America. Il destino volle che Jack Dawnson, un artista poveraccio di terza classe incontrasse Rose Dewitt Bukater, e che i loro cuori si colmino d'amore il giorno dell'affondamento. Che occhi sognanti aveva Rose! Voleva sicuramente tornare indietro nel tempo, ritornare dal suo Jack. Quella nave era stata per tutti un incubo senza fine. Non per Rose. Rose aveva trovato finalmente la voglia di evadere, di innamorarsi sul serio. Aveva trovato Jack. Rose era lì in quel momento grazie a Jack. Solo grazie a Jack. “Non ho neanche una sua foto, non ho niente di lui... vive solo nei miei ricordi”- proseguì Rose, quasi con le lacrime agli occhi. Inizialmente Rose credeva fosse un poveraccio, di terza classe, senza fondamenta...ma frequentandolo scoprì che era meglio di qualunque uomo. Rose, nonostante la giovane età si sentiva troppo oppressa, come se il suo futuro fosse già stato scritto, ma nella maniera sbagliata. Era fidanzata con il signor Caledon Hockley, ma non lo amava realmente, era solo destinata a stare con lui perché era un nobile, e perché il padre di Rose, dopo la sua morte, lasciò loro molti debiti da risanare. “Avevo davanti agli occhi tutta la mia vita come se l'avessi già vissuta: un'infinita processione di feste, balli di società, yacht, partite di polo... sempre la stessa gente gretta, lo stesso stupido cicaleccio. Mi sentivo sempre sull'orlo di un precipizio, e non c'era nessuno a trattenermi, nessuno a cui lo cosa importasse o che se ne rendesse almeno conto”. Una notte Rose decise di fuggire, scappare, evadere dal mondo nel modo peggiore che esistesse: gettandosi dalla prua della nave. Per fortuna quel giorno incontrò Jack. Tutti osservavamo la signora Rose con occhi sognanti, come trasportati in un film. Era vero ciò che diceva; lo si poteva captare dalla sua espressione felice che ripensava a quei momenti e dalle lacrime che continuavano lentamente a uscire dai suoi occhi ormai rugosi. Jack se ne innamorò perdutamente la prima volta che si incontrarono. Decise che se Rose si fosse gettata in mare, lui sarebbe corso dietro lei per salvarla. “Salti tu, salto io”- erano state queste le parole di Jack. Perciò Rose, un po' lusingata, lasciò perdere, ma inciampò e per poco non cadde in mare. Ma lì con lei c'era Jack. Per ricompensarlo Caledon li offrì dei soldi e la possibilità di cenare con i nobili quella sera. Rose era in qualche modo attratta da quel ragazzo misterioso, ma sapeva che sceglierlo non sarebbe stata la scelta giusta. Quel pomeriggio Jack insegnò a Rose ciò che significa essere felici: decise di fumare tabacco come un maschio, di sputare come un maschio.... di essere libera... come qualunque essere umano! Jack le mostrò gentilmente i suoi disegni, effettuati dal vivo in Francia, a donne che si offrivano volontarie. La signora Margaret “Molly” Brown aiutò gentilmente Jack a vestirsi elegantemente per la cena. Quella sera Jack si trasformò, sembrava un vero nobile, e a coloro della prima classe disse di provenire da una famosa famiglia. Tutta la sera fu uno scambio di sguardi fra lui e Rose, nonostante lo sguardo riluttante del suo fidanzato. La madre di Rose era molto contraria a Jack, perché le sue idee riguardo ai “poveri” erano molto diverse da quelle di sua figlia. A Rose sembravano esser passati soltanto qualche giorni dall'arrivo sul Titanic; ricordava ogni dialogo, aspetto, persone... Tutti vedevano male Jack, pensavano che “avere un'esistenza priva di radici” fosse qualcosa di strano, invivibile. “Insomma ho tutto quello che occorre qui,con me. Ho aria nei polmoni e qualche foglio immacolato. Mi piace svegliarmi la mattina e non sapere cosa mi capiterà, o chi incontrerò. Dove mi troverò. Proprio l'altra notte ho dormito sotto un ponte, e ora mi trovo a bere champagne con delle persone raffinate come voi. Secondo me la vita è un dono, e non ho intenzione di sprecarla. Non sai mai quali carte ti capiteranno nella prossima mano. Impari ad accettare la vita come viene. Così ogni singolo giorno ha il suo valore”- questa fu la risposta di Jack. Una risposta, che detta da uno come lui sarebbe apparsa strana, incomprensibile. Ma non da Jack. Jack sapeva vivere davvero; riusciva davvero a scoprire il valore della vita. Ogni giorno. Quella notte fu fantastica. La trascorsero insieme, ballando nella sala grande della terza classe. Si divertirono molto. Il giorno seguente, però, Cal e la madre di Rose vietarono a Rose di frequentare Jack, e anche lei fu d'accordo. Dopo però si pentì della scelta fatta e si recò da Jack. Voleva vivere la vita così come viene, voleva infrangere le regole, voleva raggiungere l'altra metà del suo cuore. “Dammi le mani e chiudi gli occhi. Ti fidi di me?”- le domandò Jack. “Si. Mi fido.” Nel frattempo la fece salire sulla prua della nave, sapeva che per un minimo movimento sarebbe caduta, ma sapeva anche che con l'amore di può affrontare tutto, e tutto sembra più facile se si è in due. “Apri gli occhi” - “Sto volando, sto volando Jack”- Si, stava volando. Era in cima... al suo cuore. Ed in quel momento ci fu il loro primo bacio. Sulla prua della nave. Quella nave che ora era sotto migliaia di metri, nell'oceano. Quella nave piena di segreti, piena di verità. Al diavolo tutti! Cosa importava ora a Rose? Quale sarebbe stato un ostacolo per il loro futuro? Cal? Cal non era niente, davvero niente. Capii di non amarlo, perché in confronto a Jack, l'amore per Cal era come una goccia d'acqua nell'oceano. Certo,se non ci fosse quella goccia all'oceano mancherebbe, ma se non ci fosse Jack, non sarebbe esistito l'oceano. Jack dipinse Rose con il cuore dell'oceano, una collana regalatole da Cal per il fidanzamento. Solo con il cuore dell'oceano. Quel giorno fuggirono dagli scagnozzi di Cal, fregandosene di tutto e di tutti, quasi sapendo del destino che incombeva su di loro, fecero l'amore in una carrozza. Se sarebbero giunti a New York Rose sarebbe andata con Jack, e nonostante lui pensava fosse un idea troppo pazza, proprio per quello ci credeva. Le sentinelle non videro un ghiacciaio, proprio di fronte a loro, e, nonostante tutte le manovre possibili, vi si scontrarono, provocando l'allagamento di qualche scompartimento. Il capitano Edward Smith concluse che la nave poteva viaggiare con quattro scompartimenti allagati, ma non con cinque. Tutto quello che avrebbero fatto sarebbe stata l'ultima cosa della propria vita. Il Titanic sarebbe affondato. Era una certezza matematica. Era fatta di ferro. Inaffondabile? Menzogne. A tutti i passeggeri fu consigliato di indossare il salvagente e di recarsi sul ponte, dove ci sarebbero state delle scialuppe di salvataggio. Jack fu ritenuto responsabile del furto del cuore dell'oceano. Cal infilò nella sua tasca la collana, incolpandolo. Rose rimase sbalordita, non poteva crederci. Jack fu condotto nel carcere. Jack non avrebbe potuto. Jack non era così. Jack non era come tutti credevano. Solo Rose lo conosceva realmente. Lo conosceva come il ragazzo speciale, che apprezzava il valore di ogni singolo giorno, il ragazzo "salti tu salto io", il ragazzo "Dammi la mano e chiudi gli occhi. Ti fidi di me?", il ragazzo dolce e innamorato, il ragazzo che l'amava. L'altra sua faccia non la conosceva. Cal e Rose di diressero verso il ponte, aspettando di salire su una scialuppa. In quell'istante Rose si rese conto: Jack non era un ladro. "Rose, dove vai?"- domandò Cal - "Preferisco essere la sua puttana piuttosto che tua moglie"- e sparì, in cerca di Jack. L'acqua cominciava a crescere, inondando anche il carcere e il pianoterra. Rose capì che le buone maniere non sarebbero servite. Non quella volta. Mai. Non avrebbe ottenuto nulla se non avesse reagito come avrebbe dovuto sin dall'inizio. Finalmente lo trovò. "Come l'hai capito, Rose?" - "Non l'ho capito, l'ho sempre saputo"- Si, l'aveva sempre saputo. Con un'ascia ruppe le catene e insieme cercarono di recarsi sul ponte, nonostante l'acqua fosse troppo alta e i cancelli chiusi. Era solo una la scialuppa a disposizione. Cal e Jack convinsero Rose a salirci, mentendole,dicendo che per gli uomini c'erano altre scialuppe. Rose osservava Jack con occhi sognanti, mentre la scialuppa veniva scesa sul mare. Sapeva che forse sarebbe stata l'ultima volta in cui l'avrebbe visto. Con i suoi occhi color oceano, i vestiti logori, ma lo amava per ciò che era. Rose saltò via dalla scialuppa, aggrappandosi a un muro. Jack la raggiunse. "Perché, perché l'hai fatto?" - "Salto io salti tu, ricordi?" Rose non ci sarebbe riuscita, se sarebbe morta, avrebbe dovuto morire con lui, sarebbe stata felice. La morte più felice del mondo. Con Jack. Solo Jack. Cal cercò di ucciderli, ma ancora una volta, insieme riuscirono ad affrontare molti ostacoli, più di quanti ne potessero immaginare. Si, è difficile ammetterlo, ma l'amore fa la forza. Le scialuppe erano terminate, ora tutti attendevano solo la morte. Rose e Jack si recarono verso la prua, la parte più alta della nave. Il luogo dove si erano conosciuti, il luogo dove Rose aveva imparato a volare, dove aveva imparato ad amare, il luogo dove sarebbero stati prima di morire. La nave, per la pressione esercitata dal mare si ruppe a metà, e lentamente affondò intorno alle due e cinquanta del 14 Aprile 1912. Furono attimi di terrore, non per Jack e Rose, perché stavano insieme, ed era ciò che importava più di qualunque cosa. L'affondamento completo della nave li allontanò, ma si ritrovarono. Jack sistemò Rose su un pezzo di legno, ma c'era posto solo per uno. Credevano di farsi la guerra a vicenda, visto che vedersi in simili condizioni era terribile, per entrambi. "E le persone che rimasero in vita non poterono far altro che aspettare...aspettare di vivere, aspettare di morire, aspettare un perdono che non sarebbe mai arrivato"- la signora Rose aveva ragione. Rose aveva sempre ragione. Rose aveva sempre avuto ragione. "Ti amo, Jack"- "No, Rose, non dire addio, tu morirai quando sarai vecchia nel tuo bel lettino al calduccio, ma non qui, non così, non ora. Sono stato chiaro? Devi promettermi che sopravviverai, che non ti arrenderai qualunque cosa accada, per quanto sia disperata la situazione. Promettimelo adesso Rose, e non dimenticare mai questa promessa"- "Te lo prometto Jack". E Rose mantiene sempre le promesse. Tutta la gente intorno a loro era morta. Rose era viva a stento. Jack riusciva a cavarsela solo grazie a Rose. Le dava la spinta giusta per reagire, andare avanti. Forse quella spinta non era tanto forte. Le scialuppe tornarono indietro troppo tardi. Avevano aspettato troppo, troppo. Jack l'aveva abbandonata, aveva lottato con tutte le sue forze, ma non c'era riuscito. Insieme alla sua vita portò via il cuore di Rose. E rimase con lui. Per tutta la sua vita. Rose si salvò grazie a Jack. Alla sua promessa. Andò avanti per ottantaquattro anni solo grazie a Jack. Ogni singola cosa che faceva era associata a Jack. "Lui mi ha salvata. In tutti i modi in cui una donna può essere salvata"- con questa frase completò il suo racconto. Ora era pronta a salire sul Titanic, a sentirsi di nuovo viva, dopo ottantaquattro anni. Il cuore dell'oceano apparteneva a Jack. Anche se non sarebbe servita una sola pietra costosa per uguagliare la sua importanza. Chissà dov'era Jack. Isolato dal mondo, sott'acqua, con il corpo sgretolato ed eroso dagli agenti atmosferici, con il cuore palpitante d'amore. Rose li restituì ciò che li apparteneva: il cuore dell'oceano. Con quel gesto volle farli capire che li apparteneva ancora. Era ancora sua. Rose. Rose Dawnson. Finalmente si sentì... completa, come se il suo cuore fosse ritornato ad essere uniforme; ma non era così. Riuscì a vivere di nuovo per davvero,perché lo sentiva vicino, affianco a lei. Perciò fece solo ciò che il destino le suggeriva. Inconsapevolmente, mentre dormiva, lo raggiunse. Nel suo letto, al calduccio, come aveva promesso.Rose mantiene sempre le promesse. Il suo cuore, voleva riprendere l'altra sua metà. Senza Jack, non era niente. Lui l'aveva salvata, in tutti i modi in cui una donna può essere salvata. Quindi, cosa accadde realmente il 14 Aprile 1912? Niente, o forse tutto. Il cuore di una donna fu colmato d'amore, fu salvato dalla malvagità. Forse è niente. Forse è tutto. Forse Jack sapeva il suo destino. Forse Rose era tutto per lui. Forse Jack era tutto per lei. Forse è stata la storia d'amore più bella di tutti i tempi. O forse, non è accaduto niente. Niente che non fosse prevedibile.

   
 
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