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Autore: Joey Potter    30/12/2010    18 recensioni
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“Fa la maledetta edera per una cazzo di volta, Brian!” urlo di colpo, stupendo anche me stesso.
“L’edera? Cosa c’entrano le edere, adesso? Credevo di aver messo tutte le mie droghe sulla mensola più alta.”
Posso quasi vederlo ricordare la nostra prima conversazione: il suo sorriso gemello del mio, che piano piano si fa largo sul mio viso.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Brian Kinney, Justin Taylor
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Solo tempo
 
 
 
"Whether we see each other 
next weekend,
next month,
never again...
It doesn't matter.
It's only time."
 
 
 
 
“A meno che Rage non ti abbia portato in volo tra le sue braccia a New York con i suoi super-poteri, tu non dovresti chiamarmi adesso.” la voce di Brian è sporca del solito sarcasmo, quando risponde al telefono.
Avevamo deciso che l’avrei chiamato una volta atterrato a New York. Niente addii, nessuna scena madre, banditi i piagnistei.
“Perché mi lasci sempre andare via?” spunto senza diplomazia, sperando non noti la punta d’isterismo inserita nella mia voce, anche se mi conosce così bene che so di non avere scampo.
“Sunshine” quando soffia quel mio soprannome devo fare un enorme sforzo per controllare le mie gambe e non correre a casa. Da lui, dalle sue braccia.
“Piantala di dire cazzate e sali su quel fottuto aereo.” continua; è arrabbiato.
Non volevo chiamarlo, non avrei dovuto; mi sono rigirato il cellulare tra le mani per un tempo che mi è sembrato infinito ma ho ceduto. So di fargli male, so di ferirlo, ma ho un fottuto egoistico attacco di panico.
“Brian…” aveva detto di essere fiero di me, ma sono certo che questo tono patetico che mi sta uscendo dalle labbra gli abbia già fatto cambiare idea. Cristo, sembro una checca isterica!
“Ne avevamo parlato. Ne abbiamo parlato, Justin. Ora smettila di fare la checca isterica.” Per l’appunto.
“Scappo sempre.” Vorrei cancellare l’infantilità dalla mia voce.
Sospira contro il microfono del cellulare, e lo immagino alzare gli occhi al cielo, prima di rispondere con tono neutro: “Non stai scappando, Sunshine! Stai solo andando incontro alla fottuta occasione di tutta la tua vita.”
“Io non la voglio. Non voglia nessuna cazzo di fottuta occasione. Voglio solo tornare a casa.”
“Potrai farlo tutte le volte che vorrai. Ma devi salire su quell’aereo. “ Vorrei urlargli che voglio farlo adesso, ma la gola mi brucia e le labbra stanno diventando pesanti.
“Adesso.” Aggiunge con voce ferma, dopo il mio silenzio.
“Fa la maledetta edera per una cazzo di volta, Brian!” urlo di colpo, stupendo anche me stesso.
“L’edera? Cosa c’entrano le edere, adesso? Credevo di aver messo tutte le mie droghe sulla mensola più alta.”
Posso quasi vederlo ricordare la nostra prima conversazione: il suo sorriso gemello del mio, che piano piano si fa largo sul mio viso.
“L’edera si aggrappa ai muri dove cresce, capisci? Non li lascia mai.” Non voglio che sembri un’accusa, cazzo, ma… voglio che capisca.
“L’edera soffoca le piante su cui cresce.” No, non può farlo, non può puntare sulla logica! Ho costruito una difesa validissima, Melanie sarebbe orgogliosa di me, non può distruggerla come se fosse un castello di sabbia, in nome della razionalità e del buon senso. 
Ho ventun’anni, non voglio avere buon senso.
“Protegge!”
“Uccide.” La sua voce è calma, fin troppo calma; come se si aspettasse questa conversazione, come se sapesse che i miei nervi avrebbero ceduto.
Forse è questo a farmi incazzare più di tutto: perché lui lo sa che per togliermi di dosso questa incredibile paura deve puntare sul mio orgoglio, risvegliandolo.
“Si ma…” esito, cercando di ingoiare quel macigno che si è incastrato nella mia gola. “Non ti lascia.” Complimenti, Mr. Taylor. Un bambino dell’asilo avrebbe saputo usare una sintassi migliore.
“Nemmeno io ti lascio, Sunshine.” È un flebile sussurro, ma rimbomba nelle mie orecchie.
Ed improvvisamente il panico scompare; sento i polmoni, prima soffocati, tornare a funzionare ed il cervello sgrida la mia stoltezza perché solo ora le sue ultime parole, quelle che mi ha rivolto prima d'andarmene, prima che facessimo tutto quel meraviglioso ed estremo sesso, acquistano il loro vero e potente significato. Solo tempo, è solo tempo.
“Avevo bisogno di sentirtelo dire, credo.” Sussurro.
“Lo so, per questo non mi sono incazzato. Cristo, ma lo sai che ore sono?”
“La lancetta corta è sul due, quella lunga sul tre; le due ed un quarto? ” lo scimmiotto e lui ride.
“E tu mi svegli per sparare cazzate sui fiori e la campagna?”
“L’edera è una pianta, non un fiore.”
“Ti amo.”
Una lacrima sfugge al mio controllo e sorrido come un’idiota, nel vuoto dell’aeroporto.
“Sali su quell’aereo.” Aggiunge in fretta.
“Fammi una promessa.”
“Cosa?!”
“Avanti!”
Lo sento sospirare contro il telefono, prima di annuire.
“Non riconsegnarli.”
Non c’è bisogno di altre parole, so che ha capito.
“Credevo avessi detto che non ne avevamo bisogno."
“So quello che ho detto, ma… non farlo. Ho… ho bisogno di credere che tutto questo sia vero.”
“Non avevo intenzione di farlo. E tutto questo lo è.”
“Ti amo, Brian.”
“Non te lo ripeterò una seconda volta, se è questo quello che vuoi. Mi sto trasformando in una dolce e zuccherosa lecca-cespugli.”
Nuove risate ripuliscono il mio corpo dagli ultimi rimasugli di paura che gli si erano attaccati addosso.
“Sunshine?” chiede, pur sapendo che non muoverei l’orecchio dalla sua voce nemmeno se minacciassero di staccarmi il cazzo a mani nude.
“Dimmi.”
“Sta alla larga dai violini.”
“Una promessa è una promessa.”
   
 
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