Tu odi lo scorrere del tempo.
L’hai odiato sempre, da quando è morta tua madre.
Quell’incessante, frenetico ed impercettibile movimento che ti accompagna ogni passo che fai, ogni respiro che prendi, ogni sguardo che porgi, ti fa sentire vuota e perennemente in gara contro una forza che sai di non poter battere.
E non li capisci, quelli che sognano di invecchiare, vedere crescere i loro figli e vedere invecchiare anche loro. Non li comprendi quelli che festeggiano l’ultimo dell’anno con tanto da farsi.
Per cosa poi? Per veder passare un altro anno, altri 365 giorni della tua vita che sono andati, che non torneranno e che a malapena ricordi.
Sì, perché il tempo va troppo veloce per i tuoi gusti, ti rendi conto di svegliarti la mattina per andare a letto la sera.
Il giorno lo passi a lavoro, con la sola aspettativa di prendere il criminale di turno e sbatterlo in galera.
E altri minuti passano.
I minuti passano e tu hai già 38 anni, sei una donna matura, single e stacanovista.
E sei lì, nel tuo appartamento, che fai zapping tra quei squallidi programmi dove la gente calca la propria maschera e balla e canta...
Ma tu lo sai che anche loro hanno la tua sensazione.
Tutti ti dicono di non vederla come una fine, ma come un inizio, ti dicono che allora dovresti rattristi anche ogni volta che nasce un bambino, perché qualcun altro sta morendo.
E tu non puoi che pensare che sia un ragionamento idiota, e ti verrebbe di rispondergli che non è così, che tu quell’anno l’hai vissuto, l’hai visto nascere e l’hai visto morire, l’hai attraversato e lui ha attraversato te, e quando è finito ti sei resa conto di quanto la vita sia breve e veloce.
Di quanto il tempo scorra inesorabilmente, senza che tu possa fermarlo.
Poi suona il campanello e tu non puoi che sospirare, sperando che non siano i vicini che ti fanno gli auguri, potresti davvero prendere una pistola e sparare in fronte a tutti.
Però apri, sospirando di nuovo e pensando al tempo che passa, ai tuoi fratelli, alla tua età, al tuo lavoro, a Jane…
Quando apri la porta, però, non c’è nessuno. C’è solo una bottiglia di champagne, con un biglietto attaccato al collo con un fiocchetto rosso.
Ti guardi intorno, incuriosita e attenta, poi prendi la bottiglia, la rigiri tra le mani e la porti in casa, chiudendo la porta alle spalle.
La poggi sul comodino di casa e stacchi il biglietto, ma un altro sospiro si libera dai tuoi polmoni stanchi.
Lo apri e lo osservi, è stampato, con un carattere piatto e virtuale.
Sospiri.

“Un altro anno passa, ed è un altro anno che siamo entrambi soli. Le vite vanno avanti e non possiamo farci niente. Ma c’è una cosa che ti prometto, il prossimo anno, a sospirare con te, ci sarò anche io. E forse il tempo che scorre non ci sembrerà più così triste. Ti amo brontolona. Buon 2011”

Non c’è firma ma tu sai chi te lo manda, e sospiri di nuovo, ma per un motivo diverso.
Jane. Anche tu lo ami. Ma continuerete nel vostro tacito accordo di indifferenza sentimentale, ma le cose cambieranno, e tu lo sai bene, lo senti sulla pelle e nel tuo corpo.
Sorridi. Forse, per quanto ti spiaccia lasciare il 2010 alle spalle, il 2011 sarà pieno di novità scintillanti.
O almeno, sicuramente lo speri.











Probabilmente è un po' una cagata, e dovrei scrivere le storie che ho in sospeso, invece di mettermi a scrivere flashfic. Ma se la gente mi fa discorsi dementi come quelli citati nella storia io alle una e mezza del primo mattino dell'appena nato 2011 che posso fare?
^^
Comunque, tra un po' la tristezza passa e tutto tornerà normale, spero che non faccia poi così schifo e che sia leggibile!
Un felicissimo 2011 a tutte.
sasita