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Autore: robsten23    01/01/2011    14 recensioni
Damon parte lasciando una lettera a Elena dove le confessa il suo amore. La ragazza rimane sconvolta e iniziano a venirgli dei dubbi. Cosa prova per Damon? E' davvero Stefan il ragazzo che ama? E se dopo un anno Damon dovesse tornare? Che succederà? Se vi ho incuriosito correte a leggere...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao principessa,

 

 

Ciao principessa,

è così che ho sempre amato chiamarti. Prima per infastidirti, poi per gioco e adesso, beh adesso perché ti ritengo davvero una principessa, la mia principessa.

Chi l’avrebbe detto che Damon Salvatore si sarebbe ritrovato a scrivere una lettera? Per giunta una lettera d’amore? Nemmeno io stesso avrei mai potuto crederci, eppure sta succedendo.

Non voglio dilungarmi troppo, voglio solo poterti dire quello che in tutto questo tempo non sono riuscito a dirti, o meglio, quello che ti ho rivelato, ma che poi ho provveduto a farti dimenticare. Mi sono innamorato di te, pazzamente, inesorabilmente, ed è per questo che ho preso una decisione.

Quando leggerai questa lettera io sarò già lontano e con ogni probabilità tu tirerai un grosso respiro di sollievo e ripeterei a te stessa “finalmente il mostro s’è ne andato”.

Un mostro, ecco la parola adatta per definirmi. Mi sono sempre sentito un mostro, fin da quando sono divenuto un vampiro, ma oggi, dopo aver conosciuto te ed il vero amore mi rendo conto che sbagliavo a fare i miei calcoli. Io non sono mostro in quanto vampiro, io sono mostro per la vita che conduco.

Stefan, lui è come me, un vampiro, eppure in lui non c’è traccia di malvagità, di cattiveria. Mio fratello, per quanto dura ammetterlo, è l’essere migliore esistente sulla faccia della terra ed è per questo che vado via. Me ne vado perché voi vi amate e meritate di vivere serenamente il vostro amore, senza intralci da parte di un essere spregevole come lo sono io.

La verità è che ho provato a cambiare, ho cercato di farlo per te, ma non ci sono riuscito. Io sono una creatura malvagia e non ho la forza di oppormi alla natura dannata come ha fatto mio fratello.

Adesso che tutti i pericoli sono passati, adesso che tu sei finalmente al sicuro, posso andare via per sempre e con queste parole ti dico addio. Prenditi cura di Stefan, dagli tutto l’amore di cui sei capace e fatti amare per come meriti.

Me ne vado con un unico rimpianto, me ne vado consapevole che nessun essere al mondo potrà amarti come ti amo io, che mai nessuno saprà adorarti allo stesso modo.

Tu non meriti uno mostro come me  e poi se proprio vuoi saperlo me ne vado anche per egoismo, me ne vado perché non riesco a metterti di fronte una scelta e sai perché? Perché so che sceglieresti lui.

Tutti alla fine scelgono Stefan e non sono certo di poterlo sopportare, non sono certo di riuscire a sopravvivere a questa realtà pronunciata dalle tue labbra.

Addio Elena, ti amo infinitamente.

Tuo per sempre Damon.

 

Era da più di un’ora che rileggevo quella lettera. Quasi stentavo a credere alle parole che vi erano scritte.

Damon era innamorato di me. 

Potevo fingere di essere sconvolta da quelle parole, eppure dentro di me sapevo che non era così. Damon mi aveva fatto capire più volte ciò che provava. Non aveva mai avuto atteggiamenti espliciti, ma una donna riesce a capire quando un uomo la guarda in modo diverso e io era già da un po’ di tempo che mi ero resa conto che lui mi guardava in modo diverso, non certo come un’amica.

E adesso lui era andato via. Adesso che sapevo la verità, adesso che ero certa che le mie supposizioni fossero fondate non potevo più fare nulla.

Non avevo mai pensato a Damon sotto quel punto di vista.

Per me esisteva solo Stefan, era lui che amavo, era per lui che avrei dato anche la mia vita, era guardando i suoi occhi verdi che  mi sentivo finalmente completa, al sicuro, era in lui che riponevo i miei sogni futuri, ed era con lui che vedevo la mia vita fra dieci, venti, trent’anni.

Stefan era il mio mondo, Damon era solo il fratello del ragazzo che amavo, ma anche se faticavo ad ammetterlo a voce alta era mio amico, forse, più di quanto lo era stato chiunque altro da quando ero venuta al mondo.

Damon aveva uno strano modo di rapportarsi con gli altri, di rapportarsi con me, ma dopo averlo imparato a conoscere bene mi ero resa conto che quando mi parlava, quando lo guardavo sentivo come se lui riuscisse a capirmi davvero, come se riuscisse a leggermi l’anima.

All’inizio la cosa mi spaventava, ma con il passare del tempo ci avevo preso gusto. Mi piaceva parlare con Damon, mi piaceva il modo in cui mi guardava, mi piaceva il modo in cui si rivolgeva a me e mi piaceva quel suo essere dannatamente misterioso.

Non gliel’avevo mai detto, non gli avevo mai detto che avevo imparato a volergli bene e adesso lui se ne era andato via senza che io avessi l’opportunità di dirglielo, se ne era andato pensando che io lo definissi un mostro, pensando che io lo odiassi. Damon era lo sconvolgimento della mia vita, sapevo quanto male avesse fatto, quanto male continuasse a fare, ma io adesso gli volevo bene e, forse, solo questo contava davvero.

Ricordavo perfettamente che all’inizio, quando avevo scoperto tutto su di loro, odiavo Damon con ogni fibra del mio essere, poi Stefan, una sera, mi aveva detto qualcosa che in quel momento mi sembrava impossibile da credere, aveva detto “in Damon c’è ancora dell’umanità, solo che lui crede di averla persa del tutto. Prima o poi scoprirà di averla e allora, beh, quel giorno lui tornerà ad essere il fratello a cui ho voluto così tanto bene”. Non avevo creduto a quelle parole, ma adesso era diverso.

In Damon c’era davvero dell’umanità e lo dimostrava il fatto che avesse scelto di andarsene pur di non ferire Stefan, pur di non dover ritrovarsi di nuovo a lottare con suo fratello per una donna, per altro, una donna che almeno esteriormente era identica a quella passata.

Era da quando avevo letto la lettera, esattamente un’ora prima, che mi ero resa conto di sentire un vuoto, un vuoto che era stato Damon a lasciarmi con la sua partenza, un vuoto che portava un nome solo: mancanza.

La verità è che lui mi mancava già.

Una vita senza la sua presenza? Ad oggi mi sembrava surreale, ma dovevo imparare a conviverci. Damon era il genere di persona che cambiava idea molto difficilmente. Sapevo che non sarebbe tornato mai più e questo stranamente mi faceva male.

Conservai la lettera nel cassetto della scrivania, non avevo intenzione di buttarla, non sapevo perché, ma l’odore di Damon ancora impresso su quella carta mi invitava a conservarla e tenerla con me fino a quando il suo ricordo sarebbe scomparso.

Non appena chiusi la lettera dentro il cassetto sentii la voce di Stefan al piano di sotto. Era già arrivato per andare insieme a scuola. Mi guardai allo specchio e asciugai le lacrime che erano uscite fuori, poi mi diressi al piano inferiore fingendo un sorriso.

Damon mi sarebbe mancato tanto, troppo forse, ma non mi restava che accettare la sua scelta, imparare a vivere abituandomi alla sua mancanza. Del resto avrei avuto accanto a me Stefan e adesso che lo guardavo fermo davanti la porta ad aspettarmi sapevo con certezza che questo, al momento, era tutto ciò che contava.

 

***

 

Una settimana, era già passata un’intera settimana da quando Damon era andato via da Mystic Falls, una settimana da quando non si avevano più notizie di lui. Era sparito da un giorno all’altro con la stessa velocità con la quale era apparso.

Le cose con Stefan andavo benissimo, ma ogni giorno che passava mi rendevo conto che Damon mi mancava in modo inspiegabile, mi mancava parlare con lui, ritrovarmelo ad aprirmi la porta di casa quando andavo a trovare il mio fidanzato, sentire la sua voce profonda e misteriosa quando si rivolgeva a chiunque, semplicemente mi mancava lui, tutto ciò che lui era.

Stefan non aveva sue notizie. Gli aveva lasciato solo un misero biglietto: “addio fratellino, buona fortuna. Dio quanto lo odiavo quando chiamava Stefan “fratellino”, lo diceva con un tono di voce talmente presuntuoso che mi dava sui nervi, eppure anche sentirgli dire quella parola mi mancava.

Non avevo detto niente a Stefan della lettera, non gli avevo rivelato i sentimenti di Damon nei miei confronti. Non sapevo bene perché lo facessi, ma qualcosa mi diceva che era la scelta giusta.

Sentivo qualcosa di strano in me negli ultimi giorni, qualcosa che non sapevo spiegarmi, come se con la sua partenza, Damon, si fosse portato con sé una parte di me stessa e non riuscivo a capire come fosse possibile.

Mi chiedevo perché io non riuscissi ad odiarlo, in fondo me ne aveva fatte passare troppe, eppure l’odio era un sentimento impossibile da provare verso di lui e mi maledicevo per questo. Odiarlo sarebbe stata la scelta più giusta, la migliore.

 “Elena, possiamo parlare?”.

Non serviva che mi girassi per capire chi mi avesse rivolto tale richiesta.

Caroline era a pochi passi da me, bella come sempre.

“Devo iniziare a preoccuparmi?” le domandai consapevole che le parole “possiamo parlare” di solito non promettevano nulla di buono.

“Sei strana ultimamente, sembri…non so…spenta quasi” mi fece notare sedendosi a farmi compagnia nel banco posto nel giardino della scuola.

Non risposi, non sapevo bene cosa dirle.

“C’è qualcosa che non va?” continuò.

“Nulla, è tutto perfetto”.

“Ti ho mai detto che come bugiarda non vali nulla?”.

Sorrisi debolmente. “Davvero Caroline, va tutto bene. Sono solo un po’ stanca. Ultimamente Jeremy mi da un sacco di problemi” mi giustificai mentendo.

La vampira alzò un sopracciglio come a farmi capire che sapeva che stavo mentendo, ma rimase in silenzio. Dopo qualche minuto di quiete riprese a parlare.

“Ti manca non è vero?”.

“Chi?” domandai non capendo.

“Damon”.

Da quando era andato via nessuno aveva pensato a me, a come potevo stare, ma non me ne curavo più di tanto. Per il mondo intero io e Damon non eravamo certo quelli che potevano definirsi due persone che avevano legato tra loro, anche se io sapevo che in realtà lo eravamo, eravamo due amici che si volevano bene nonostante tutto.

“Non dire sciocchezze. Il fatto che se ne sia andato è stata la scelta migliore” risposi cercando di mentire come si doveva.

“Per  Mystic Falls forse, ma non per te. Tu lo ami”.

Raggelai all’istante. Io non amavo Damon, non lo amavo affatto. Era solo un amico.

Sorrisi isterica. “Io amo Stefan, lui è tutta la mia vita. Damon, beh, lui era una specie di amico”.

“Lo so che ami Stefan, ma ami anche Damon. E, forse, dovresti iniziare ad ammetterlo a te stessa. Forse è il caso che tu faccia chiarezza in te stessa e capisca finalmente a chi appartiene veramente il tuo cuore”.

Ma cosa diavolo diceva? Era forse pazza?

“Caroline io amo Stefan, solo Stefan”.

La campanella suonò e a quel punto la mia amica vampira si alzò dal tavolo. “Forse, o forse no” mi disse prima di sparire.

Restai lì ferma come una stupida a rimuginare su quelle parole. Impossibile che ci fosse della verità su quanto Caroline avesse detto.

Sentii una mano poggiarsi sulla mia spalla e due labbra morbide baciarmi il collo. Chiusi gli occhi beandomi di quel momento e quando li riaprii Stefan era davanti a me, più bello che mai. Guardai i suoi meravigliosi occhi verdi e sorrisi. In quegli splendidi smeraldi vidi la risposta a tutti i dubbi che mi aveva messo Caroline: Stefan, solo lui era il mio grande amore.

 

***

 

Erano trascorsi tre interi mesi dalla sparizione di Damon. E negli ultimi tempi per cercare di nascondere il dolore per la sua partenza mi rifugiavo in quelle poche parole che mi aveva scritto, in quella lettera che, ormai, avevo imparato a memoria.

Le cose con Stefan stavano iniziando a non andare bene. Io sembravo più fredda, ma non me ne spiegavo il motivo. Lo amavo, ma qualcosa era cambiato, o, forse semplicemente stavo cambiando io.

Era dura da ammettere per entrambi, ma Damon mancava a tutti e due. Stefan aveva perso un fratello al quale voleva molto bene seppur questo gli avesse sempre reso la vita impossibile, io, beh io avevo perso un amico, una persone speciale alla quale avevo imparato a voler bene con il passare del tempo, passo dopo passo, giorno dopo giorno.

Conservai il mio diario nel cassetto della scrivania e vidi la sua lettera, proprio lì in bella mostra. La portai al naso come facevo sempre e mi resi conto che il suo odore, l’odore di Damon era pian piano sparito. Adesso quel foglio aveva solo l’odore dell’inchiostro usato per scrivere e ad oggi se non fosse stata per la scrittura che riconoscevo essere quella del mio vecchio amico avrei dubitato perfino che fosse stato lui a scriverla.

Mi domandavo cosa stesse facendo, come passava le sue giornate, se fosse tornato ad essere il mostro che era quando era giunto in città.

“A cosa pensi?”.

Mi voltai e trovai Stefan sulla soglia della mia stanza.

“A nulla” gli risposi mentendo e sorridendogli.

Si avvicinò a me e io subito posai la lettera e chiusi il cassetto.

Quando mi fu vicino avvicinò le sue labbra alle mie e mi baciò, un bacio casto, ma pieno d’amore. Io sapevo che mi amava e, nonostante ultimamente le cose non andassero bene tra noi, questa era una certezza che avrei sempre avuto.

Qualche minuto dopo ci ritrovammo sul mio letto a fare l’amore, a farlo dopo tante settimane in cui ci eravamo limitati a scambiarci tenerezze di poco conto. Stefan non era stupido e aveva capito che in qualche modo mi stavo allontanando da lui, anche se nemmeno io riuscivo a spiegarmi il motivo.

“Ti amo” mi disse quando stremati ci fermammo.

“Anche io” gli risposi appoggiando la testa sul suo petto scultoreo.

Restammo in silenzio per qualche tempo, poi lui riprese a parlare.

“In questo periodo ti ho visto distante, sembrava come se cercassi di sfuggirmi”.

“Devo solo riabituarmi alla normalità. Dopo tutto quello che abbiamo dovuto affrontare, mi sembra impossibile che tutto sia finito, che finalmente siamo liberi da mostri e roba del genere” gli risposi.

“Beh, continui ad essere circondata da mostri. Io, Caroline, Tyler”.

Damon, avrei voluto aggiungere io, ma non lo feci perché non era così. Damon era andato via per sempre.

Sorrisi a lui, anche se il mio sorriso risultò essere un po’ amaro, ma sperai che lui non se ne accorgesse.

Restammo in silenzio per qualche minuto.

“Ci pensi mai a Damon?” mi lasciai scappare alla fine.

Stefan non rispose subito, anzi lo vidi stringermi di più a sé, come se quelle parole appena pronunciate potessero avere chissà quale significato.

“A volte. È strano da dire, ma mi manca. È arrivato qui tentando di rendermi la vita impossibile, ma alla fine ci ha aiutato, è stato nostro alleato. Questo mi ha dimostrato che avevo ragione, in lui c’è ancora dell’umanità”.

Non risposi, rimasi in silenzio, sperando che il discorso terminasse lì. Non sapevo nemmeno io perché gli avessi posto quella domanda.

“E tu, tu ci pensi mai?”.

Ecco la domanda che mi faceva più paura, la domanda a cui non sapevo rispondere nemmeno io.

“A volte” dissi solamente senza dire nient’altro.

Stefan mi baciò la fronte, ma non aggiunse altro sull’argomento.

“Quando ti stringo tra le braccia sono contento di essere un vampiro”.

“Perché?”.

“Perché ti amo e so che sarà così per sempre. Quando un sentimento forte come l’amore o l’odio si insinua in un essere come me, questo non dura solo per qualche tempo, ma resta eterno. Ti amerò per l’eternità, ne sei consapevole?”.

Non risposi, mi limitai a baciarlo a fior di labbra. Io non ero immortale, non ero un vampiro, ero solo una ragazza, per giunta una ragazza che fino a qualche tempo fa era certa dei suoi sentimenti, mentre adesso iniziava ad avere dei dubbi, iniziava a credere che, forse, quell’amore per Stefan era, ormai, solo frutto dell’abitudine.

Scacciai via quei pensieri e mi strinsi di più al mio ragazzo. Stavo sbagliando, io amavo davvero Stefan. Le mie erano solo paranoie inutili.

Era lui il ragazzo che avrei avuto accanto sempre. Con lui era tutto certo, non potevo avere dubbi su di lui e sul suo amore e, in fondo, questo è ciò che ogni ragazza cerca di trovare.

Perfetta, la mia vita era perfetta. Perfetto, il mio amore era perfetto.

 

***

 

Otto mesi erano già passati e sembrava che la mia vita fosse rimasta ferma a tanto tempo prima. Ero come in pausa, in attesa di un cambiamento definitivo, ma non ero certa che sarebbe arrivato.

Non sapevo nemmeno io cosa aspettarmi dalla vita, non sapevo neppure cosa davvero volevo, ma non riuscivo a credere che la mia vita potesse essere tanto m0notona.

Strano a dirlo, ma iniziavo a rimpiangere i tempi in cui dovevo lottare contro qualcuno, lottare per restare in vita, lottare per salvare me stessa e le persone che amavo. Era in quei momenti che avevo davvero capito chi mi voleva bene e chi, invece, mi stava accanto per chissà quale motivo, ma soprattutto era in quei momenti che avevo imparato a conoscere a fondo Stefan e Damon, due fratelli, due persone che dovevano essere due facce della stessa medaglia, ma che in realtà erano l’uno l’opposto dell’altro.

Mesi prima Caroline mi aveva detto che io li amavo entrambi, ma non poteva essere vero. Non si possono amare due persone tanto diverse. Stefan e Damon, Damon e Stefan, nient’altro che il diavolo e l’acqua santa.

Presi la lettera di Damon leggendo un’altra volta e mentre passavo in rassegna quelle parole nere su quel foglio, ormai, stropicciato per le troppe volte che era stata usato, mi resi conto di un dettaglio che fino ad allora non avevo preso in considerazione.

In una parte della lettera Damon diceva: “Non voglio dilungarmi troppo, voglio solo poterti dire quello che in tutto questo tempo non sono riuscito a dirti, o meglio, quello che ti ho rivelato, ma che poi ho provveduto a farti dimenticare”.

Che significava che me lo aveva rivelato prima di farmelo poi dimenticare?

Cercai di tornare indietro con la mente e mi venne in mente la sera in cui dopo il mio rapimento mi ritrovai in camera mia con al  collo la collana che mi aveva regalato Stefan, il ciondolo con dentro la verbena. Mi ero spesso chiesta come fosse possibile che quel ciondolo che credevo perso fosse magicamente ricomparso sul mio collo, ma non mi ero mai data una risposta.

Che fosse stato Damon a rimetterlo e prima di farlo mi avesse rivelato di amarmi? Possibile? Se fosse stato così, avrei tanto voluto ricordare, ma sembravo non esserne in grado.

Presi il telefono e chiamai Bonnie, forse, l’unica in grado di aiutarmi.

Dieci minuti dopo la mia migliore amica era nella mia camera a chiedermi cosa volessi.

“Ho bisogno del tuo aiuto”.

“Spara”.

“Credo che Damon, tempo fa, mi abbia cancellato dei ricordi”.

“E quando mai quello lì non combina disastri. Cancellare i ricordi, storpiarli è sempre stato il suo passatempo preferito” mi rispose lei stizzita.

Sapevo che non era certo una grande sostenitrice di Damon, come molti altri del resto.

“Ok, so già cosa pensi di lui, quindi evitiamo l’argomento. Voglio solo sapere se tu sei in grado di farmi ricordare cosa è successo”.

“Elena sono una strega, non una maga”.

“E scusa quale sarebbe la differenza?”.

Bonnie si passò una mano sulla faccia, poi tornò seria.

“Non ho questo potere”.

“Ma io si” disse qualcuno alle mie spalle.

Mi voltai e vidi Caroline vicino alla finestra della mia camera. Doveva essere entrata da lì.

“Lo sai che non è educato origliare le conversazioni altrui?” la ammonì bonariamente Bonnie.

“Non è colpa mia. È il mio super udito il colpevole” rispose Caroline sorridendo e sedendosi sul letto insieme a noi.

“Hai detto che puoi farlo. Come?” chiesi io consapevole di non volermi dilungare in quegli stupidi dettagli.

“Beh sono una vampira se te fossi scordata e ho le stesse capacità di Stefan e Damon nel modificare i ricordi. Basta che ti costringa a ricordare ciò che lui ha cancellato e siamo apposto”.

“Fallo” dissi decisa più che mai.

“Sei sicura? Forse non vorresti sapere. Se ti ha fatto dimenticare qualcosa, forse, c’è un motivo” mi fece notare la vampira mentre Bonnie annuì decisa.

“Caroline, per favore, fallo” continuai decisa più che mai.

Mi tolsi il ciondolo con la verbena che portavo sempre al collo e fissai gli occhi verdi di Caroline. Notai l’impercettibile movimento delle sue pupille, ma ignorai ciò che disse per farmi ricordare. Seppi solo che all’improvviso una scena mi si parò davanti:

 

Ero in pigiama nel bagno della mia camera il giorno del mio rapimento. Mi guardavo allo specchio con una faccia sconvolta. Poco dopo tornai in camera mia.

Damon era seduto vicino la finestra, aveva qualcosa in mano e mi fissava.

“Bel pigiamino” mi disse.

“Sono stanca, Damon”.

Lui si alzò e si avvicinò, quando fu ad un passo da me mi mostrò la collana  che mi aveva regalato Stefan mettendo la mano in alto.

“Ti ho riportato questa” mi disse.

“L’avevo data per persa”. Lui fece un senso di diniego con la testa. “Grazie” continuai.

Tesi la mano per prenderla, ma Damon ritrasse la collana guardandomi con espressione seria.

“Ti prego, ridammela”.

“Ho una cosa da dire” mi disse lui.

“Perché devi dirla con il mio ciondolo in mano?”

“Beh…perché quello che sto per dire…è forse la cosa più egoista che abbia mai detto nella vita” mi disse con voce incerta.

“Damon, non farlo” lo pregai dopo aver fatto un sospiro.

“No, almeno una volta devo dirlo. E tu devi solo sentirtelo dire” iniziò lui avvicinandosi di più a me e guardandomi dritto negli occhi. Era ad un passo da me, potevo sentire il suo respiro sulla mia pelle. Mi guardò per qualche istante poi continuò.

“Ti amo, Elena. Ed è proprio perché ti amo che non posso fare l’egoista con te. Per questo non puoi saperlo. Io non ti merito…ma mio fratello si”.

Non potei fare a meno di notare la sua espressione straziata per il dolore, mentre io ferma e immobile non riuscivo a dire nulla. Damon si avvicinò ancora di più a me e mi baciò delicatamente la fronte.

Quando si staccò mi guardò ancora negli occhi, poi appoggiò una mano sulla mia guancia accarezzandola.

“Dio quanto vorrei che non dovessi scordarlo...” la sua mano ancora appoggiata alla mia guancia “ma devi”.

In quel momento mi accorsi che una lacrima scese dall’occhio di Damon e nello stesso istante vidi la sua pupilla rimpicciolirsi, poi i miei occhi si chiusero e quando li riaprii in camera mia non c’era più nessuno. C’ero solo io e la collana appesa al mio collo.

 

Il ricordo di quel momento, adesso, era impresso con incisione nella mia mente e non riuscivo a scacciare l’espressione tormentata di lui, quella lacrima che non gli avevo mai visto versare.

Ero sconvolta. Avevo letto la sua lettera e scoperto i suoi sentimenti, ma mi rendevo conto che era diverso leggere e vedere. Se la lettera mi aveva colpito, le sue parole lo avevano fatto cento volte di più.

I suoi occhi, la sua espressione. Non avrei mai potuto dimenticarla. Dalla lettera di Damon non avevo mai capito quanto lui davvero mi amasse, ma adesso che ricordavo quel momento, beh, adesso mi era chiaro quanto fosse grande e profondo ciò che provava per me.

“Tutto bene?” mi chiese Caroline.

“Cosa hai ricordato?” mi domandò Bonnie.

Rimasi in silenzio per qualche secondo, poi sorrisi falsamente.

“Nulla. Devo essermi sbagliato. Damon non ha cancellato nessun ricordo in me”.

Bonnie mi guardò stranita e lo stesso fece Caroline. Non mi avevano creduto lo sapevo, ma non mi fecero domande, anzi ognuno con una scusa andò via lasciandomi da sola.

C’ero solo io e il ricordo appena acquistato, c’ero io e gli occhi azzurro ghiaccio di Damon, quegli occhi che in qualche modo mi avevano stregato.

 

***

 

Mancava un mese a Natale ed era passato, ormai, un anno da quando Damon era sparito dalle nostre vite.

In quei mesi non avevo fatto altro che pensare a ciò che Caroline mi aveva fatto tornare alla mente, a quella dichiarazione così profonda, così magica quasi.

Spesso mi ero chiesta come mi sarei comportata se quella volta Damon mi avesse dato il tempo di rispondere, ma solo adesso mi rendevo conto che lui aveva avuto paura, paura che io lo rifiutassi. Preferiva vivere nell’attesa, nell’ignoto piuttosto che affrontare quella che per lui era una verità che lo avrebbe ferito in modo, forse, irreparabile.

Lo aveva perfino scritto nella lettera: “Tutti alla fine scelgono Stefan”.

E io Stefan lo amavo.

Era giunto il momento di fare chiarezza nella mia vita, era giunto il momento di tornare ad essere felice con Stefan e di smetterla di cercare di tenerlo lontano da me e c’era solo un modo per farlo. Dovevo scacciare via il fantasma di Damon, nonostante nemmeno io sapessi perché questo continuava ad aleggiare intorno a me.

Mi diressi verso casa Salvatore e non appena raggiunsi la mia meta scesi dalla macchina e raggiunsi l’ingresso di casa.

Bussai un paio di volte, ma nessuno rispondeva. La porta non era chiusa a chiave, così mi decisi ad entrare. L’avevo fatto molte volte. Del resto in quella grande casa, da quando Damon era andato via, ci abitava solo il mio ragazzo.

“Stefan ci sei?” chiesi.

Nessuno rispose segno probabilmente che la casa fosse davvero vuota.

Sentii un rumore di bicchieri provenire dal salotto, così mi diressi in quella direzione e quando la raggiunsi vidi qualcuno seduto di spalle su una sedie girevole di pelle servirsi del whisky in un bicchiere di vetro.

“Stefan?” chiesi ancora.

Non poteva che essere lui.

“Stefan non c’è. È appena uscito per andare a caccia” mi disse una voce che avrei riconosciuto fra mille.

In quello stesso istante la poltrona si girò e il volto strafottente di Damon apparve ai miei occhi.

Ero sconvolta, non c’erano altre parole per descrivere il mio stato d’animo in quel momento.

“Invece di fare quella faccia dovresti essere contenta, magari caccerà qualche bella volpe e ti farà una bella pelliccia” continuò lui come se nulla fosse.

In lui non riuscii a vedere nulla di quel ragazzo che era apparso nei miei ricordi, era il solito strafottente e irritante Damon.

“Quando sei tornato?” riuscii a domandare quando mi ripresi dallo stupore.

Avevo creduto che non l’avrei mai più rivisto.

“Ventidue minuti e trentaquattro secondi fa”.

“Quanto ti fermi?”.

“Spiacente. Sono tornato per restare”.

“Ma avevi detto…” provai a dire.

“Lo so cosa avevo detto, ma le cose cambiano…Elena” mi rispose come se dietro quella frase ci fosse nascosto chissà cos’altro.

Cosa significava? Che non provava più nulla per me? Beh, da come mi guardava dovevo dedurre che fosse così.

Non sapevo il perché, ma stavo lottando con me stessa per non far uscire le lacrime, mentre un Damon del tutto tranquillo continuava a bere il suo dannato whisky.

“Dì a Stefan che sono passata, se non ti reca troppo disturbo”.

Mi voltai pronta ad andare via, ma per qualche secondo non mi mossi.

“Forse lo farò” mi rispose poco dopo con fare arrogante.

Una lacrima mi bagnò una guancia e non sapevo spiegarmene il motivo. Forse, semplicemente non ero più abituata ai modi bruschi, sfrontati e presuntuosi di Damon.

Si, doveva essere questa l’unica soluzione.

“Ti odio Damon Salvatore” riuscii a dire prima di correre via verso il portone d’uscita.

Ed era vero. Io fondamentalmente lo odiavo.

Non appena raggiunsi il giardino mi ritrovai Damon proprio di fronte a me. I suoi meravigliosi occhi azzurro ghiaccio fissi dentro i miei e il suo respiro quasi in sincrono con il mio. Dannata velocità vampiresca.

“È giusto così. Tu devi odiarmi” mi disse solamente.

Mi scansai da lui e mi avviai alla macchina. Lui fermo ancora alla posizione di prima, solo che adesso mi dava le spalle visto che io mi ero mossa.

Salii in macchina, ma prima di chiudere lo sportello lo sentii parlare.

“Dimenticati quella lettera Elena. Non ero in me quando l’ho scritta”.

Restai per un attimo interdetta. Erano bugie quelle scritte su un foglio che nell’ultimo anno di vita non avevo fatto altro che leggere e rileggere senza sosta? Non potevo crederci.

Scesi dalla macchina e mi avvicinai nuovamente a lui. Eravamo esattamente nella stessa posizione di poco prima.

“Non eri in te nemmeno quando, la notte che mi hanno rapita, mi hai detto quelle cose in camera mia?” gli domandai cercando di mostrarmi forte.

Lo vidi raggelare all’istante e questa era la reazione che aspettavo.

“Come hai fatto a ricordarlo?”

“Ho i miei metodi e tu non hai ancora risposto alla mia domanda”.

Lo vidi riflettere bene prima di parlare, poi i suoi occhi caddero sul mio collo e solo in quel momento mi resi conto di non indossare il ciondolo con la verbena.

Il giorno in cui Caroline mi aveva fatto ricordare quel particolare in camera mia mi ero tolta la collana e non l’avevo più rimessa. In fondo non c’erano più vampiri che potessero manipolarmi, la collana non mi serviva.

Brutta mossa, davvero brutta mossa.

Mi sentii improvvisamente indifesa e mi resi conto che facevo bene a sentirmi così quando vidi un sorriso sghembo spuntare nei suoi occhi.

“Non farlo Damon, ti prego”.

Continuò a sorridere, poi mi guardò negli occhi.

“Dimentica la lettera, dimentica le mie parole”.

Chiusi gli occhi e quando li riaprii mi ritrovai nel giardino dei Salvatore, ma di Damon nessuna traccia.

L’unica cosa che stonava era che io ricordavo, ricordavo perfettamente tutto.

Com’era possibile che il suo potere non avesse funzionato?

Solo mentre mi diressi verso casa mia mi ricordai della tisana che Bonnie mi aveva offerto quella mattina: tisana alla verbena.

 

***

 

Era il 31 Dicembre, la vigilia di Capodanno, un giorno di festa, solo che io non mi sentivo per nulla in vena di festeggiare.

Nell’ultimo mese avevo visto Damon molto spesso, ma non avevo fatto altro che fingere, fingere di non ricordare nulla, fingere che il suo potere fosse riuscito a farmi dimenticare tutto e, almeno, questo sembrava essere giovato al nostro rapporto.

Eravamo tornati ad essere amici come sempre, amore e odio, come sempre era stato il nostro rapporto.

Lui e Stefan, invece, avevano creato un buon rapporto o, almeno, i presupposti c’erano. Forse, un giorno, sarebbero tornati ad essere i fratelli che erano un tempo.

La verità era che Damon era cambiato, ma non voleva darlo a vedere. Continuava a mostrarsi lo cinico stronzo di sempre, ma non odiava più Stefan, anzi gli voleva bene, gliene aveva sempre voluto e questo Stefan lo sapeva.

Il mio rapporto con il vampiro buono andava sempre al solito, ma da quando Damon era tornato anche Stefan era cambiato decisamente. Sembrava tormentato da qualcosa, ma quando avevo chiesto a lui spiegazioni aveva rigorosamente negato.

Avevamo trascorso il Natale tutti quanti a casa mia e sembravano essere tutti felici, tutti ad eccezione di Damon, ma questa non era una novità, e ad eccezione anche di me e Stefan. Sembrava come se qualcosa affliggesse tutti e tre e se sapevo cosa affliggeva me non potevo lo stesso dire dei due misteriosi fratelli.

Per il cenone di Capodanno,  Caroline aveva organizzato una grande festa a casa Salvatore, motivo per cui adesso mi trovavo al centro di una delle più grandi feste mai viste.

Non mi andava per nulla di festeggiare l’anno che andava via, non era certo un anno di cui andavo fiera, ma un anno di sofferenze represse e Dio solo sa cos’altro, un anno in cui semplicemente io stessa non riuscivo a fare chiarezza dentro di me.

Forse, sarebbe stato meglio se quel giorno Damon mi avesse cancellato davvero i ricordi, forse, adesso sarei felice con il mio ragazzo senza strani dubbi che iniziavano a venirmi in testa soprattutto da quando Damon era tornato.

Caroline aveva curato ogni dettaglio, sia dentro che fuori e casa Salvatore era diventata quasi magica per quella ricorrenza.

Avevamo già cenato e adesso ognuna si stava tenendo occupato in qualche modo, tutti pronti a festeggiare la mezzanotte in grande stile. Al di fuori sembravamo tutte persone normale, nessuno, guardandoci, avrebbe potuto pensare che in mezzo a noi ci fosse un licantropo, una strega e dei vampiri.

Io ero in cucina con Stefan e stavamo sistemando i bicchieri da usare poi per il brindisi, ma io non riuscivo a fare a meno di lanciare delle occhiatine a Damon che al momento stava flirtando con una ragazza che si e no avevo visto un paio di volte a scuola.

Caroline non si era sprecata, aveva praticamente invitato più di mezza città.

“È sempre il solito” mi disse Stefan all’improvviso.

“Di chi parli?” domandai.

“Damon. Come al solito si dà da fare”.

Si era reso conto che stavo guardando suo fratello, ma sperai solo che non fosse accorto del tremendo fastidio che provavo nel vederlo flirtare con quella ragazza.

“Lei…lei lo sta spogliando con gli occhi” commentai rendendomi conto solo alla fine il tono che avevo usato.

“Ti dà fastidio, non è vero?” mi domandò avvicinandosi a me e togliendomi dalle mani il bicchiere che avevo in mano posandolo sul piano della cucina.

“Non dire sciocchezze”.

“L’ho capito sai. Finalmente quando Damon è tornato a casa ho capito tutto, ho capito perché da quando lui se n’è andato le cose tra noi hanno iniziato a non funzionare più come prima”.

“Stefan cosa stai cercando di dirmi?”

“La verità Elena, solo la verità”.

Si avvicinò ancora di più a me e poggiò le sua mani sul mio viso.

Mi venne in mente il momento in cui era stato Damon a farlo, il momento in cui dopo avermi confessato che mi amava mi aveva accarezzato dolcemente la guancia. Al solo pensiero mi vennero i brividi.

Possibile che di fronte a Stefan, all’uomo che avevo sempre affermato di amare, io pensassi a Damon?

“Illuminami allora. Io non sembro comprendere quale sia la verità”.

“Stasera ti ho osservato, non ti ho tolto gli occhi di dosso un solo istante e non ho mai incontrato il tuo sguardo, ma ho notato molte cose. I tuoi occhi sono stati sempre puntati su Damon, le tue guance si sono imporporate di rossore non appena lui ti osservava, i tuoi sorrisi erano forzati tutte le volte che qualche ragazza ha fatto qualche commento carino su di lui, e il tuo viso era viola di gelosia tutte le volte che gli occhi di Damon si sono posati su qualcuna che non fossi tu, come adesso per esempio, mentre quello stupido flirta con la prima venuta”.

“Ti sbagli” gli risposi sperando di convincere allo stesso tempo sia lui che me stessa.

“Elena, nella vita ho imparato che bisogna correre a prendersi ciò che si vuole. Io l’ho sempre fatto, adesso tocca a te farlo”.

“Non lo so neanche io cosa voglio”.

Si che lo sai. Tu vuoi lui quanto io voglio te, tu ami lui come io amo te, con la sola differenza che anche lui ti ama” mi disse dolcemente.

Sapevo quanto quelle parole gli costassero da pronunciare, eppure le aveva dette e questo dimostrava quanto grande fosse il suo amore per me.

Per lui esisteva solo la mia felicità, nient’altro.

Distolsi lo sguardo dai suoi occhi verdi e guardai Damon che in quello stesso esatto momento stava guardando nella nostra direzione mentre la biondina di prima ancora gli parlava all’orecchio.

Mi guardò con sguardo straziato, poi in fretta e furia uscì in giardino lasciando la ragazza lì a parlare con l’aria.

Perché era scappato via?

Tornai a guardare Stefan e mi resi conto che le sue mani erano ancora sul mio volto. Damon ci aveva visti in quella posizione e chissà cosa gli era passato per la testa.

Non poteva sapere, invece, che Stefan mi aveva appena aperto gli occhi, mi aveva appena fatto ammettere a me stessa una cosa importante.

Io amavo Damon, l’avevo sempre amato, ma non me ne ero mai davvero resa conto.

“Mi dispiace Stefan. Io ci ho provato a non amarlo, ma…” provai a dire ammettendolo per la prima volta ad alta voce.

“Non sentirti in colpa. Io so che tu mi hai amato davvero e so che una parte di te mi apparterrà sempre, ma l’amore per Damon è più forte di tutto, più forte perfino di noi due insieme”.

“Io…”

“Và da lui, corri” mi disse solamente e io mi resi conto che aveva ragione.

Gli diedi un bacio sulla guancia poi mi allontanai, ma solo allora mi resi conto che Caroline era ad un passo da noi e aveva sentito tutto.

Mi sorrise e poi si avvicinò a Stefan, mentre io mi allontanai, ma non così tanto da non sentirli parlare.

“Come va?” gli chiese lei.

“Potevo essere egoista e fare finta di nulla, ma so che non sarebbe servito a nulla. Prima o poi l’avrebbe capito da sola. Vorrei che non trascorresse i giorni con lui, ma con me, ma ho capito che non posso rifugiarmi dietro alle illusioni perchè so che l'amore che prova per lui è più forte. So che non sarà mai più mia, ma non sono triste perchè lei vive in me in un modo del tutto speciale e per questo sorriderò sempre” le rispose lui.

Una lacrima mi bagnò una guancia a sentire quelle parole. Stefan era di sicuro il meglio per me, forse il meglio per qualunque ragazza, ma non sempre il meglio è la cosa giusta per noi.

Asciugai quella lacrima, al momento dovevo pensare a Damon.

Mi diressi fuori e lo vidi. Era in mezzo al giardino. I piedi invisibili poiché coperti da centimetri di neve che negli ultimi giorni era caduta senza sosta, lo testa rivolta verso l’alto e gli occhi chiusi.

Se non si fosse trattato di Damon avrei pensato che stesse pregando, che stesse cercando un appoggio dall’alto.

Stavo per avvicinarmi, ma la paura fu tanta.

Magari lui non era più innamorato di me e anche se lo fosse stato, forse, era sbagliato tentare di stare con lui.

Stefan era la certezza, Damon il dubbio, Stefan la stabilità, Damon, beh con Damon non si poteva mai stare tranquilli. Magari, anche ammettendo che adesso mi amasse, fra qualche ora, qualche giorno, qualche anno avrebbe smesso.

No, non potevo rischiare.

Mi voltai per tornare dentro, quando mi venne alla mente una cosa che mi ripeteva sempre mamma quando era ancora in vita: “Smettila un attimo di pensare a cosa sia giusto e a cosa non lo sia. Smetti un secondo di pensare che devi necessariamente seguire delle regole, delle imposizioni, di seguire sempre la strada che all'apparenza sembra giusta. Buttati. Fai un salto, un passo in più che magari non dovevi fare. Lasciati andare per una volta. Sai, non sempre è un male”.

Aveva ragione mamma, dovevo buttarmi, fare un salto per una volta.

Tornai a voltarmi e lui era fermo nella sua posizione.

“Perché vuoi che dimentichi il tuo amore per me?” domandai e non appena terminai di pronunciare quelle parole vidi Damon abbassare la testa che fino a quel momento era rivolta verso l’alto.

Era di spalle, quindi non potevo essere certa che avesse aperto gli occhi.

“Perché è meglio così” mi rispose senza muoversi.

Mi avvicinai a lui e quando fui a pochi centimetri dal suo corpo lo costrinsi a voltarsi.

Occhi azzurro ghiaccio contro occhi cioccolato. Avevo visto quella sfida tante, troppe volte, ma stavolta era decisa a vincerla.

“Come fai a ricordare?” mi chiese.

“Il giorno che sei tornato avevo bevuto una tisana alla verbena”.

“Hai finto in questo mese, quindi? Hai finto di aver dimenticato tutto”.

“Anche tu l’hai fatto”.

“Avevo buoni motivi per comportarmi così.”

“Non ne vedo nessuno”.

“Stefan per esempio”.

“Non ti è mai importato nulla di lui” gli dissi consapevole che non fosse così.

“È mio fratello e gli voglio bene nonostante tutto. E lui, beh, lui ti ama come non ha mai amato nessuno”.

“E tu, tu mi ami?”.

“Può darsi che ti abbia amato, ma adesso devo dimenticarti”.

“E se io non lo volessi”.

“Non porti la collana posso farti dimenticare ogni cosa e lo farò Elena”.

“E se ti dicessi che ho bevuto anche questa volta una tisana alla verbena?”.

“Ti ho tenuta d’occhio tutto il giorno e non l’hai fatto”.

“E tu adesso non cancellerei nessun ricordo in me” gli dissi decisa.

“Cosa te lo fa credere?”

“Mi fido di te”.

“E fai male. Io non sono Stefan”.

“Le persone che meritano veramente fiducia, sono quelle che ti stanno accanto anche quando non le ami abbastanza e tu mi sei stato accanto sempre, anche quando non facevo altro che farti capire quanto ti odiavo”.

Damon non disse nulla. Rimase a fissarmi per un tempo che mi sembrò interminabile.

“Perché non vuoi che cancelli questi ricordi?” mi domandò alla fine.

“Perché io non voglio dimenticare”.

“E cosa vuoi allora?”

“Te”.

Damon scosse la testa ridendo sarcastico.

“Ti fa ridere la cosa?” domandai offesa.

“Io non sono la persona giusta per te. Non ti merito. Stefan, lui è perfetto per te”.

“A volte la persona sbagliata è quella che fa per noi”.

Damon mi guardò smettendo improvvisamente di ridere.

“Hai detto che alla fine tutti scelgono Stefan, beh, ti sei sbagliato. Io sto scegliendo te e solo te” aggiunsi per fargli capire che ero decisa.

Lui mi guardò intensamente e non so cosa vide nei miei occhi, forse, determinazione, forse amore, non so. Seppi solo che ad un certo punto le sue labbra era troppo vicine alle mie, pericolosamente vicine.

“Ti consiglio di fermarmi, perché dubito di riuscirci da solo” mi disse.

Sorrisi a quelle parole, poi mi avvicinai io stessa a lui fino a quando le nostre labbra non si toccarono in quello che era il nostro primo vero bacio e in quello stesso istante sentii qualcosa poggiarsi sulla mia mano. Era un fiocco di neve, un solitario fiocco di neve.

Ci staccammo e lui mi guardò come se al mondo esistessi solo io.

“E Stefan?” mi domandò solamente.

Sapevo il motivo di quella richiesta. Non voleva che suo fratello soffrisse, non voleva che adesso che finalmente si erano riuniti ci fosse di nuovo una donna a dividerli.

“È lui che mi ha aperto gli occhi. Non posso negare di aver amato Stefan, né che una parte di me gli apparterrà per sempre, ma Damon, credimi, quello che provo per te non può nemmeno lontanamente essere paragonato a ciò che provo per Stefan. L’amore per te ha eclissato ogni altra cosa. E adesso lo so, adesso so che qualunque cosa succederà in futuro io voglio stare con te, voglio amarti come non ho mai fatto in vita mia. Perché adesso, adesso nel mio cuore ci sei solo tu”.

Mi avvicinai alle sue labbra per ricevere un altro tenero bacio.

 “Prima di conoscerti credevo che la forza di una persona consistesse nell’essere libero  da qualsiasi legame. Ci credevo sul serio, ma adesso mi rendo conto che si è più forti quando si ha qualcosa da proteggere e io non smetterlo mai di farlo. Tu sei ciò che mi rende vivo: come mi guardi, il tuo sorriso, il tocco della tua pelle, le tue labbra. Ho commesso molti errori, in più di centocinquanta anni, e c’è solo una cosa di cui sono sicuro e lo sarà sempre: tu. Amo tutto ciò che sei e qualsiasi cosa fai. Il conoscerti mi ha reso di nuovo umano. Voglio stare con te, per sempre. Ti amo Elena”.

“Ti amo anche io Damon, più di ogni altra cosa al mondo”.

Si avvicinò a me e mi baciò con passione questa volta, mentre la neve iniziò a cadere copiosa sopra le nostre teste riempiendoci ben presto di bianco. Avevo freddo, ma il calore che mi emanava l’amore di Damon era più forte e caldo di qualsiasi altra cosa.

Io e lui a baciarci sotto la neve con l’atmosfera magica che Caroline aveva ricreato per quel Capodanno mi faceva sembrare di vivere una favola, ma quella che si era realizzata non era una favola, ma un sogno, il mio sogno proibito.

E fu in quel momento, mentre le campane segnavano la mezzanotte, mentre i fuochi d’artificio erano alti nel cielo,  mentre dentro casa tutti stavano augurandosi “Buon Anno” che lì in giardino, in quel giardino che molte volte mi aveva vista complice con Stefan, stavo baciando l’amore della mia vita, l’amore della mia intera esistenza: Damon Salvatore.

Non sapevo come sarebbe andata tra di noi. Lui vampiro io umana, lui immortale io mortale, ma una cosa era certa, qualunque cosa fosse successa io e Damon saremmo stati insieme per sempre, per l’eternità.

 

…Fine…

 

  
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