Ciao
principessa,
è così che
ho sempre amato chiamarti. Prima per infastidirti, poi per gioco e adesso, beh
adesso perché ti ritengo davvero una principessa, la mia principessa.
Chi
l’avrebbe detto che Damon Salvatore si sarebbe ritrovato a scrivere una lettera?
Per giunta una lettera d’amore? Nemmeno io stesso avrei mai potuto crederci,
eppure sta succedendo.
Non voglio
dilungarmi troppo, voglio solo poterti dire quello che in tutto questo tempo
non sono riuscito a dirti, o meglio, quello che ti ho rivelato, ma che poi ho
provveduto a farti dimenticare. Mi sono innamorato di te, pazzamente,
inesorabilmente, ed è per questo che ho preso una decisione.
Quando
leggerai questa lettera io sarò già lontano e con ogni probabilità tu tirerai
un grosso respiro di sollievo e ripeterei a te stessa “finalmente il mostro s’è
ne andato”.
Un mostro,
ecco la parola adatta per definirmi. Mi sono sempre sentito un mostro, fin da
quando sono divenuto un vampiro, ma oggi, dopo aver conosciuto te ed il vero
amore mi rendo conto che sbagliavo a fare i miei calcoli. Io non sono mostro in
quanto vampiro, io sono mostro per la vita che conduco.
Stefan, lui
è come me, un vampiro, eppure in lui non c’è traccia di malvagità, di
cattiveria. Mio fratello, per quanto dura ammetterlo, è l’essere migliore
esistente sulla faccia della terra ed è per questo che vado via. Me ne vado
perché voi vi amate e meritate di vivere serenamente il vostro amore, senza
intralci da parte di un essere spregevole come lo sono io.
La verità è
che ho provato a cambiare, ho cercato di farlo per te, ma non ci sono riuscito.
Io sono una creatura malvagia e non ho la forza di oppormi alla natura dannata
come ha fatto mio fratello.
Adesso che
tutti i pericoli sono passati, adesso che tu sei finalmente al sicuro, posso
andare via per sempre e con queste parole ti dico addio. Prenditi cura di
Stefan, dagli tutto l’amore di cui sei capace e fatti amare per come meriti.
Me ne vado
con un unico rimpianto, me ne vado consapevole che nessun essere al mondo potrà
amarti come ti amo io, che mai nessuno saprà adorarti allo stesso modo.
Tu non
meriti uno mostro come me e poi se
proprio vuoi saperlo me ne vado anche per egoismo, me ne vado perché non riesco
a metterti di fronte una scelta e sai perché? Perché so che sceglieresti lui.
Tutti alla
fine scelgono Stefan e non sono certo di poterlo sopportare, non sono certo di
riuscire a sopravvivere a questa realtà pronunciata dalle tue labbra.
Addio
Elena, ti amo infinitamente.
Tuo per sempre Damon.
Era da più di un’ora che
rileggevo quella lettera. Quasi stentavo a credere alle parole che vi erano
scritte.
Damon era innamorato di
me.
Potevo fingere di essere
sconvolta da quelle parole, eppure dentro di me sapevo che non era così. Damon
mi aveva fatto capire più volte ciò che provava. Non aveva mai avuto
atteggiamenti espliciti, ma una donna riesce a capire quando un uomo la guarda
in modo diverso e io era già da un po’ di tempo che mi ero resa conto che lui
mi guardava in modo diverso, non certo come un’amica.
E adesso lui era andato
via. Adesso che sapevo la verità, adesso che ero certa che le mie supposizioni
fossero fondate non potevo più fare nulla.
Non avevo mai pensato a
Damon sotto quel punto di vista.
Per me esisteva solo
Stefan, era lui che amavo, era per lui che avrei dato anche la mia vita, era
guardando i suoi occhi verdi che mi
sentivo finalmente completa, al sicuro, era in lui che riponevo i miei sogni
futuri, ed era con lui che vedevo la mia vita fra dieci, venti, trent’anni.
Stefan era il mio mondo,
Damon era solo il fratello del ragazzo che amavo, ma anche se faticavo ad
ammetterlo a voce alta era mio amico, forse, più di quanto lo era stato
chiunque altro da quando ero venuta al mondo.
Damon aveva uno strano modo
di rapportarsi con gli altri, di rapportarsi con me, ma dopo averlo imparato a
conoscere bene mi ero resa conto che quando mi parlava, quando lo guardavo
sentivo come se lui riuscisse a capirmi davvero, come se riuscisse a leggermi
l’anima.
All’inizio la cosa mi
spaventava, ma con il passare del tempo ci avevo preso gusto. Mi piaceva
parlare con Damon, mi piaceva il modo in cui mi guardava, mi piaceva il modo in
cui si rivolgeva a me e mi piaceva quel suo essere dannatamente misterioso.
Non gliel’avevo mai detto,
non gli avevo mai detto che avevo imparato a volergli bene e adesso lui se ne
era andato via senza che io avessi l’opportunità di dirglielo, se ne era andato
pensando che io lo definissi un mostro, pensando che io lo odiassi. Damon era
lo sconvolgimento della mia vita, sapevo quanto male avesse fatto, quanto male
continuasse a fare, ma io adesso gli volevo bene e, forse, solo questo contava
davvero.
Ricordavo perfettamente che
all’inizio, quando avevo scoperto tutto su di loro, odiavo Damon con ogni fibra
del mio essere, poi Stefan, una sera, mi aveva detto qualcosa che in quel
momento mi sembrava impossibile da credere, aveva detto “in Damon c’è ancora dell’umanità, solo che lui crede di averla persa
del tutto. Prima o poi scoprirà di averla e allora, beh, quel giorno lui
tornerà ad essere il fratello a cui ho voluto così tanto bene”. Non avevo
creduto a quelle parole, ma adesso era diverso.
In Damon c’era davvero
dell’umanità e lo dimostrava il fatto che avesse scelto di andarsene pur di non
ferire Stefan, pur di non dover ritrovarsi di nuovo a lottare con suo fratello
per una donna, per altro, una donna che almeno esteriormente era identica a
quella passata.
Era da quando avevo letto
la lettera, esattamente un’ora prima, che mi ero resa conto di sentire un
vuoto, un vuoto che era stato Damon a lasciarmi con la sua partenza, un vuoto
che portava un nome solo: mancanza.
La verità è che lui mi
mancava già.
Una vita senza la sua
presenza? Ad oggi mi sembrava surreale, ma dovevo imparare a conviverci. Damon
era il genere di persona che cambiava idea molto difficilmente. Sapevo che non
sarebbe tornato mai più e questo stranamente mi faceva male.
Conservai la lettera nel
cassetto della scrivania, non avevo intenzione di buttarla, non sapevo perché,
ma l’odore di Damon ancora impresso su quella carta mi invitava a conservarla e
tenerla con me fino a quando il suo ricordo sarebbe scomparso.
Non appena chiusi la
lettera dentro il cassetto sentii la voce di Stefan al piano di sotto. Era già
arrivato per andare insieme a scuola. Mi guardai allo specchio e asciugai le
lacrime che erano uscite fuori, poi mi diressi al piano inferiore fingendo un
sorriso.
Damon mi sarebbe mancato
tanto, troppo forse, ma non mi restava che accettare la sua scelta, imparare a
vivere abituandomi alla sua mancanza. Del resto avrei avuto accanto a me Stefan
e adesso che lo guardavo fermo davanti la porta ad aspettarmi sapevo con
certezza che questo, al momento, era tutto ciò che contava.
***
Una settimana, era già
passata un’intera settimana da quando Damon era andato via da Mystic Falls, una
settimana da quando non si avevano più notizie di lui. Era sparito da un giorno
all’altro con la stessa velocità con la quale era apparso.
Le cose con Stefan andavo
benissimo, ma ogni giorno che passava mi rendevo conto che Damon mi mancava in
modo inspiegabile, mi mancava parlare con lui, ritrovarmelo ad aprirmi la porta
di casa quando andavo a trovare il mio fidanzato, sentire la sua voce profonda
e misteriosa quando si rivolgeva a chiunque, semplicemente mi mancava lui,
tutto ciò che lui era.
Stefan non aveva sue
notizie. Gli aveva lasciato solo un misero biglietto: “addio fratellino, buona fortuna”. Dio quanto lo odiavo quando chiamava Stefan “fratellino”, lo diceva
con un tono di voce talmente presuntuoso che mi dava sui nervi, eppure anche
sentirgli dire quella parola mi mancava.
Non avevo detto niente a
Stefan della lettera, non gli avevo rivelato i sentimenti di Damon nei miei
confronti. Non sapevo bene perché lo facessi, ma qualcosa mi diceva che era la
scelta giusta.
Sentivo qualcosa di strano
in me negli ultimi giorni, qualcosa che non sapevo spiegarmi, come se con la
sua partenza, Damon, si fosse portato con sé una parte di me stessa e non
riuscivo a capire come fosse possibile.
Mi chiedevo perché io non riuscissi
ad odiarlo, in fondo me ne aveva fatte passare troppe, eppure l’odio era un
sentimento impossibile da provare verso di lui e mi maledicevo per questo.
Odiarlo sarebbe stata la scelta più giusta, la migliore.
“Elena, possiamo parlare?”.
Non serviva che mi girassi
per capire chi mi avesse rivolto tale richiesta.
Caroline era a pochi passi
da me, bella come sempre.
“Devo iniziare a
preoccuparmi?” le domandai consapevole che le parole “possiamo parlare” di
solito non promettevano nulla di buono.
“Sei strana ultimamente,
sembri…non so…spenta quasi” mi fece notare sedendosi a farmi compagnia nel
banco posto nel giardino della scuola.
Non risposi, non sapevo
bene cosa dirle.
“C’è qualcosa che non va?”
continuò.
“Nulla, è tutto perfetto”.
“Ti ho mai detto che come
bugiarda non vali nulla?”.
Sorrisi debolmente.
“Davvero Caroline, va tutto bene. Sono solo un po’ stanca. Ultimamente Jeremy
mi da un sacco di problemi” mi giustificai mentendo.
La vampira alzò un
sopracciglio come a farmi capire che sapeva che stavo mentendo, ma rimase in
silenzio. Dopo qualche minuto di quiete riprese a parlare.
“Ti manca non è vero?”.
“Chi?” domandai non
capendo.
“Damon”.
Da quando era andato via
nessuno aveva pensato a me, a come potevo stare, ma non me ne curavo più di
tanto. Per il mondo intero io e Damon non eravamo certo quelli che potevano
definirsi due persone che avevano legato tra loro, anche se io sapevo che in
realtà lo eravamo, eravamo due amici che si volevano bene nonostante tutto.
“Non dire sciocchezze. Il
fatto che se ne sia andato è stata la scelta migliore” risposi cercando di
mentire come si doveva.
“Per Mystic Falls forse, ma non per te. Tu lo
ami”.
Raggelai all’istante. Io
non amavo Damon, non lo amavo affatto. Era solo un amico.
Sorrisi isterica. “Io amo
Stefan, lui è tutta la mia vita. Damon, beh, lui era una specie di amico”.
“Lo so che ami Stefan, ma
ami anche Damon. E, forse, dovresti iniziare ad ammetterlo a te stessa. Forse è
il caso che tu faccia chiarezza in te stessa e capisca finalmente a chi appartiene
veramente il tuo cuore”.
Ma cosa diavolo diceva? Era
forse pazza?
“Caroline io amo Stefan,
solo Stefan”.
La campanella suonò e a
quel punto la mia amica vampira si alzò dal tavolo. “Forse, o forse no” mi
disse prima di sparire.
Restai lì ferma come una
stupida a rimuginare su quelle parole. Impossibile che ci fosse della verità su
quanto Caroline avesse detto.
Sentii una mano poggiarsi
sulla mia spalla e due labbra morbide baciarmi il collo. Chiusi gli occhi
beandomi di quel momento e quando li riaprii Stefan era davanti a me, più bello
che mai. Guardai i suoi meravigliosi occhi verdi e sorrisi. In quegli splendidi
smeraldi vidi la risposta a tutti i dubbi che mi aveva messo Caroline: Stefan,
solo lui era il mio grande amore.
***
Erano trascorsi tre interi
mesi dalla sparizione di Damon. E negli ultimi tempi per cercare di nascondere
il dolore per la sua partenza mi rifugiavo in quelle poche parole che mi aveva
scritto, in quella lettera che, ormai, avevo imparato a memoria.
Le cose con Stefan stavano
iniziando a non andare bene. Io sembravo più fredda, ma non me ne spiegavo il
motivo. Lo amavo, ma qualcosa era cambiato, o, forse semplicemente stavo
cambiando io.
Era dura da ammettere per
entrambi, ma Damon mancava a tutti e due. Stefan aveva perso un fratello al
quale voleva molto bene seppur questo gli avesse sempre reso la vita
impossibile, io, beh io avevo perso un amico, una persone speciale alla quale
avevo imparato a voler bene con il passare del tempo, passo dopo passo, giorno
dopo giorno.
Conservai il mio diario nel
cassetto della scrivania e vidi la sua lettera, proprio lì in bella mostra. La
portai al naso come facevo sempre e mi resi conto che il suo odore, l’odore di
Damon era pian piano sparito. Adesso quel foglio aveva solo l’odore
dell’inchiostro usato per scrivere e ad oggi se non fosse stata per la
scrittura che riconoscevo essere quella del mio vecchio amico avrei dubitato
perfino che fosse stato lui a scriverla.
Mi domandavo cosa stesse
facendo, come passava le sue giornate, se fosse tornato ad essere il mostro che
era quando era giunto in città.
“A cosa pensi?”.
Mi voltai e trovai Stefan
sulla soglia della mia stanza.
“A nulla” gli risposi
mentendo e sorridendogli.
Si avvicinò a me e io
subito posai la lettera e chiusi il cassetto.
Quando mi fu vicino
avvicinò le sue labbra alle mie e mi baciò, un bacio casto, ma pieno d’amore.
Io sapevo che mi amava e, nonostante ultimamente le cose non andassero bene tra
noi, questa era una certezza che avrei sempre avuto.
Qualche minuto dopo ci
ritrovammo sul mio letto a fare l’amore, a farlo dopo tante settimane in cui ci
eravamo limitati a scambiarci tenerezze di poco conto. Stefan non era stupido e
aveva capito che in qualche modo mi stavo allontanando da lui, anche se nemmeno
io riuscivo a spiegarmi il motivo.
“Ti amo” mi disse quando
stremati ci fermammo.
“Anche io” gli risposi
appoggiando la testa sul suo petto scultoreo.
Restammo in silenzio per
qualche tempo, poi lui riprese a parlare.
“In questo periodo ti ho
visto distante, sembrava come se cercassi di sfuggirmi”.
“Devo solo riabituarmi alla
normalità. Dopo tutto quello che abbiamo dovuto affrontare, mi sembra
impossibile che tutto sia finito, che finalmente siamo liberi da mostri e roba
del genere” gli risposi.
“Beh, continui ad essere
circondata da mostri. Io, Caroline, Tyler”.
Damon, avrei voluto
aggiungere io, ma non lo feci perché non era così. Damon era andato via per
sempre.
Sorrisi a lui, anche se il
mio sorriso risultò essere un po’ amaro, ma sperai che lui non se ne
accorgesse.
Restammo in silenzio per
qualche minuto.
“Ci pensi mai a Damon?” mi
lasciai scappare alla fine.
Stefan non rispose subito,
anzi lo vidi stringermi di più a sé, come se quelle parole appena pronunciate
potessero avere chissà quale significato.
“A volte. È strano da dire,
ma mi manca. È arrivato qui tentando di rendermi la vita impossibile, ma alla
fine ci ha aiutato, è stato nostro alleato. Questo mi ha dimostrato che avevo
ragione, in lui c’è ancora dell’umanità”.
Non risposi, rimasi in
silenzio, sperando che il discorso terminasse lì. Non sapevo nemmeno io perché
gli avessi posto quella domanda.
“E tu, tu ci pensi mai?”.
Ecco la domanda che mi
faceva più paura, la domanda a cui non sapevo rispondere nemmeno io.
“A volte” dissi solamente
senza dire nient’altro.
Stefan mi baciò la fronte,
ma non aggiunse altro sull’argomento.
“Quando ti stringo tra le
braccia sono contento di essere un vampiro”.
“Perché?”.
“Perché ti amo e so che sarà
così per sempre. Quando un sentimento forte come l’amore o l’odio si insinua in
un essere come me, questo non dura solo per qualche tempo, ma resta eterno. Ti
amerò per l’eternità, ne sei consapevole?”.
Non risposi, mi limitai a
baciarlo a fior di labbra. Io non ero immortale, non ero un vampiro, ero solo
una ragazza, per giunta una ragazza che fino a qualche tempo fa era certa dei
suoi sentimenti, mentre adesso iniziava ad avere dei dubbi, iniziava a credere
che, forse, quell’amore per Stefan era, ormai, solo frutto dell’abitudine.
Scacciai via quei pensieri
e mi strinsi di più al mio ragazzo. Stavo sbagliando, io amavo davvero Stefan.
Le mie erano solo paranoie inutili.
Era lui il ragazzo che
avrei avuto accanto sempre. Con lui era tutto certo, non potevo avere dubbi su
di lui e sul suo amore e, in fondo, questo è ciò che ogni ragazza cerca di
trovare.
Perfetta, la mia vita era
perfetta. Perfetto, il mio amore era perfetto.
***
Otto mesi erano già passati
e sembrava che la mia vita fosse rimasta ferma a tanto tempo prima. Ero come in
pausa, in attesa di un cambiamento definitivo, ma non ero certa che sarebbe
arrivato.
Non sapevo nemmeno io cosa
aspettarmi dalla vita, non sapevo neppure cosa davvero volevo, ma non riuscivo
a credere che la mia vita potesse essere tanto m0notona.
Strano a dirlo, ma iniziavo
a rimpiangere i tempi in cui dovevo lottare contro qualcuno, lottare per
restare in vita, lottare per salvare me stessa e le persone che amavo. Era in
quei momenti che avevo davvero capito chi mi voleva bene e chi, invece, mi
stava accanto per chissà quale motivo, ma soprattutto era in quei momenti che
avevo imparato a conoscere a fondo Stefan e Damon, due fratelli, due persone
che dovevano essere due facce della stessa medaglia, ma che in realtà erano
l’uno l’opposto dell’altro.
Mesi prima Caroline mi
aveva detto che io li amavo entrambi, ma non poteva essere vero. Non si possono
amare due persone tanto diverse. Stefan e Damon, Damon e Stefan, nient’altro
che il diavolo e l’acqua santa.
Presi la lettera di Damon
leggendo un’altra volta e mentre passavo in rassegna quelle parole nere su quel
foglio, ormai, stropicciato per le troppe volte che era stata usato, mi resi
conto di un dettaglio che fino ad allora non avevo preso in considerazione.
In una parte della lettera
Damon diceva: “Non voglio dilungarmi
troppo, voglio solo poterti dire quello che in tutto questo tempo non sono
riuscito a dirti, o meglio, quello che ti ho rivelato, ma che poi ho provveduto
a farti dimenticare”.
Che significava che me lo
aveva rivelato prima di farmelo poi dimenticare?
Cercai di tornare indietro
con la mente e mi venne in mente la sera in cui dopo il mio rapimento mi
ritrovai in camera mia con al collo la
collana che mi aveva regalato Stefan, il ciondolo con dentro la verbena. Mi ero
spesso chiesta come fosse possibile che quel ciondolo che credevo perso fosse
magicamente ricomparso sul mio collo, ma non mi ero mai data una risposta.
Che fosse stato Damon a
rimetterlo e prima di farlo mi avesse rivelato di amarmi? Possibile? Se fosse
stato così, avrei tanto voluto ricordare, ma sembravo non esserne in grado.
Presi il telefono e chiamai
Bonnie, forse, l’unica in grado di aiutarmi.
Dieci minuti dopo la mia
migliore amica era nella mia camera a chiedermi cosa volessi.
“Ho bisogno del tuo aiuto”.
“Spara”.
“Credo che Damon, tempo fa,
mi abbia cancellato dei ricordi”.
“E quando mai quello lì non
combina disastri. Cancellare i ricordi, storpiarli è sempre stato il suo
passatempo preferito” mi rispose lei stizzita.
Sapevo che non era certo
una grande sostenitrice di Damon, come molti altri del resto.
“Ok, so già cosa pensi di
lui, quindi evitiamo l’argomento. Voglio solo sapere se tu sei in grado di
farmi ricordare cosa è successo”.
“Elena sono una strega, non
una maga”.
“E scusa quale sarebbe la
differenza?”.
Bonnie si passò una mano
sulla faccia, poi tornò seria.
“Non ho questo potere”.
“Ma io si” disse qualcuno
alle mie spalle.
Mi voltai e vidi Caroline
vicino alla finestra della mia camera. Doveva essere entrata da lì.
“Lo sai che non è educato
origliare le conversazioni altrui?” la ammonì bonariamente Bonnie.
“Non è colpa mia. È il mio
super udito il colpevole” rispose Caroline sorridendo e sedendosi sul letto
insieme a noi.
“Hai detto che puoi farlo.
Come?” chiesi io consapevole di non volermi dilungare in quegli stupidi
dettagli.
“Beh sono una vampira se te
fossi scordata e ho le stesse capacità di Stefan e Damon nel modificare i
ricordi. Basta che ti costringa a ricordare ciò che lui ha cancellato e siamo
apposto”.
“Fallo” dissi decisa più
che mai.
“Sei sicura? Forse non
vorresti sapere. Se ti ha fatto dimenticare qualcosa, forse, c’è un motivo” mi
fece notare la vampira mentre Bonnie annuì decisa.
“Caroline, per favore,
fallo” continuai decisa più che mai.
Mi tolsi il ciondolo con la
verbena che portavo sempre al collo e fissai gli occhi verdi di Caroline. Notai
l’impercettibile movimento delle sue pupille, ma ignorai ciò che disse per
farmi ricordare. Seppi solo che all’improvviso una scena mi si parò davanti:
Ero in pigiama nel bagno della mia camera il giorno
del mio rapimento. Mi guardavo allo specchio con una faccia sconvolta. Poco
dopo tornai in camera mia.
Damon era seduto vicino la finestra, aveva qualcosa
in mano e mi fissava.
“Bel pigiamino” mi disse.
“Sono stanca, Damon”.
Lui si alzò e si avvicinò, quando fu ad un passo da
me mi mostrò la collana che mi aveva
regalato Stefan mettendo la mano in alto.
“Ti ho riportato questa” mi disse.
“L’avevo data per persa”. Lui fece un senso di
diniego con la testa. “Grazie” continuai.
Tesi la mano per prenderla, ma Damon ritrasse la
collana guardandomi con espressione seria.
“Ti prego, ridammela”.
“Ho una cosa da dire” mi disse lui.
“Perché devi dirla con il mio ciondolo in mano?”
“Beh…perché quello che sto per dire…è forse la cosa
più egoista che abbia mai detto nella vita” mi disse con voce incerta.
“Damon, non farlo” lo pregai dopo aver fatto un
sospiro.
“No, almeno una volta devo dirlo. E tu devi solo
sentirtelo dire” iniziò lui avvicinandosi di più a me e guardandomi dritto
negli occhi. Era ad un passo da me, potevo sentire il suo respiro sulla mia
pelle. Mi guardò per qualche istante poi continuò.
“Ti amo, Elena. Ed è proprio perché ti amo che non posso
fare l’egoista con te. Per questo non puoi saperlo. Io non ti merito…ma mio
fratello si”.
Non potei fare a meno di notare la sua espressione
straziata per il dolore, mentre io ferma e immobile non riuscivo a dire nulla.
Damon si avvicinò ancora di più a me e mi baciò delicatamente la fronte.
Quando si staccò mi guardò ancora negli occhi, poi
appoggiò una mano sulla mia guancia accarezzandola.
“Dio quanto vorrei che non dovessi scordarlo...” la
sua mano ancora appoggiata alla mia guancia “ma devi”.
In quel momento mi accorsi che una lacrima scese
dall’occhio di Damon e nello stesso istante vidi la sua pupilla rimpicciolirsi,
poi i miei occhi si chiusero e quando li riaprii in camera mia non c’era più
nessuno. C’ero solo io e la collana appesa al mio collo.
Il ricordo di quel momento,
adesso, era impresso con incisione nella mia mente e non riuscivo a scacciare
l’espressione tormentata di lui, quella lacrima che non gli avevo mai visto
versare.
Ero sconvolta. Avevo letto
la sua lettera e scoperto i suoi sentimenti, ma mi rendevo conto che era
diverso leggere e vedere. Se la lettera mi aveva colpito, le sue parole lo
avevano fatto cento volte di più.
I suoi occhi, la sua
espressione. Non avrei mai potuto dimenticarla. Dalla lettera di Damon non
avevo mai capito quanto lui davvero mi amasse, ma adesso che ricordavo quel
momento, beh, adesso mi era chiaro quanto fosse grande e profondo ciò che
provava per me.
“Tutto bene?” mi chiese
Caroline.
“Cosa hai ricordato?” mi
domandò Bonnie.
Rimasi in silenzio per qualche
secondo, poi sorrisi falsamente.
“Nulla. Devo essermi
sbagliato. Damon non ha cancellato nessun ricordo in me”.
Bonnie mi guardò stranita e
lo stesso fece Caroline. Non mi avevano creduto lo sapevo, ma non mi fecero
domande, anzi ognuno con una scusa andò via lasciandomi da sola.
C’ero solo io e il ricordo
appena acquistato, c’ero io e gli occhi azzurro ghiaccio di Damon, quegli occhi
che in qualche modo mi avevano stregato.
***
Mancava un mese a Natale ed
era passato, ormai, un anno da quando Damon era sparito dalle nostre vite.
In quei mesi non avevo
fatto altro che pensare a ciò che Caroline mi aveva fatto tornare alla mente, a
quella dichiarazione così profonda, così magica quasi.
Spesso mi ero chiesta come
mi sarei comportata se quella volta Damon mi avesse dato il tempo di
rispondere, ma solo adesso mi rendevo conto che lui aveva avuto paura, paura
che io lo rifiutassi. Preferiva vivere nell’attesa, nell’ignoto piuttosto che
affrontare quella che per lui era una verità che lo avrebbe ferito in modo,
forse, irreparabile.
Lo aveva perfino scritto
nella lettera: “Tutti alla fine scelgono
Stefan”.
E io Stefan lo amavo.
Era giunto il momento di
fare chiarezza nella mia vita, era giunto il momento di tornare ad essere
felice con Stefan e di smetterla di cercare di tenerlo lontano da me e c’era
solo un modo per farlo. Dovevo scacciare via il fantasma di Damon, nonostante
nemmeno io sapessi perché questo continuava ad aleggiare intorno a me.
Mi diressi verso casa
Salvatore e non appena raggiunsi la mia meta scesi dalla macchina e raggiunsi
l’ingresso di casa.
Bussai un paio di volte, ma
nessuno rispondeva. La porta non era chiusa a chiave, così mi decisi ad
entrare. L’avevo fatto molte volte. Del resto in quella grande casa, da quando
Damon era andato via, ci abitava solo il mio ragazzo.
“Stefan ci sei?” chiesi.
Nessuno rispose segno
probabilmente che la casa fosse davvero vuota.
Sentii un rumore di
bicchieri provenire dal salotto, così mi diressi in quella direzione e quando la
raggiunsi vidi qualcuno seduto di spalle su una sedie girevole di pelle
servirsi del whisky in un bicchiere di vetro.
“Stefan?” chiesi ancora.
Non poteva che essere lui.
“Stefan non c’è. È appena
uscito per andare a caccia” mi disse una voce che avrei riconosciuto fra mille.
In quello stesso istante la
poltrona si girò e il volto strafottente di Damon apparve ai miei occhi.
Ero sconvolta, non c’erano
altre parole per descrivere il mio stato d’animo in quel momento.
“Invece di fare quella
faccia dovresti essere contenta, magari caccerà qualche bella volpe e ti farà
una bella pelliccia” continuò lui come se nulla fosse.
In lui non riuscii a vedere
nulla di quel ragazzo che era apparso nei miei ricordi, era il solito
strafottente e irritante Damon.
“Quando sei tornato?”
riuscii a domandare quando mi ripresi dallo stupore.
Avevo creduto che non
l’avrei mai più rivisto.
“Ventidue minuti e
trentaquattro secondi fa”.
“Quanto ti fermi?”.
“Spiacente. Sono tornato
per restare”.
“Ma avevi detto…” provai a
dire.
“Lo so cosa avevo detto, ma
le cose cambiano…Elena” mi rispose come se dietro quella frase ci fosse
nascosto chissà cos’altro.
Cosa significava? Che non
provava più nulla per me? Beh, da come mi guardava dovevo dedurre che fosse
così.
Non sapevo il perché, ma stavo
lottando con me stessa per non far uscire le lacrime, mentre un Damon del tutto
tranquillo continuava a bere il suo dannato whisky.
“Dì a Stefan che sono
passata, se non ti reca troppo disturbo”.
Mi voltai pronta ad andare
via, ma per qualche secondo non mi mossi.
“Forse lo farò” mi rispose
poco dopo con fare arrogante.
Una lacrima mi bagnò una
guancia e non sapevo spiegarmene il motivo. Forse, semplicemente non ero più
abituata ai modi bruschi, sfrontati e presuntuosi di Damon.
Si, doveva essere questa
l’unica soluzione.
“Ti odio Damon Salvatore”
riuscii a dire prima di correre via verso il portone d’uscita.
Ed era vero. Io
fondamentalmente lo odiavo.
Non appena raggiunsi il
giardino mi ritrovai Damon proprio di fronte a me. I suoi meravigliosi occhi azzurro
ghiaccio fissi dentro i miei e il suo respiro quasi in sincrono con il mio.
Dannata velocità vampiresca.
“È giusto così. Tu devi
odiarmi” mi disse solamente.
Mi scansai da lui e mi
avviai alla macchina. Lui fermo ancora alla posizione di prima, solo che adesso
mi dava le spalle visto che io mi ero mossa.
Salii in macchina, ma prima
di chiudere lo sportello lo sentii parlare.
“Dimenticati quella lettera
Elena. Non ero in me quando l’ho scritta”.
Restai per un attimo interdetta.
Erano bugie quelle scritte su un foglio che nell’ultimo anno di vita non avevo
fatto altro che leggere e rileggere senza sosta? Non potevo crederci.
Scesi dalla macchina e mi
avvicinai nuovamente a lui. Eravamo esattamente nella stessa posizione di poco
prima.
“Non eri in te nemmeno
quando, la notte che mi hanno rapita, mi hai detto quelle cose in camera mia?”
gli domandai cercando di mostrarmi forte.
Lo vidi raggelare
all’istante e questa era la reazione che aspettavo.
“Come hai fatto a ricordarlo?”
“Ho i miei metodi e tu non
hai ancora risposto alla mia domanda”.
Lo vidi riflettere bene
prima di parlare, poi i suoi occhi caddero sul mio collo e solo in quel momento
mi resi conto di non indossare il ciondolo con la verbena.
Il giorno in cui Caroline
mi aveva fatto ricordare quel particolare in camera mia mi ero tolta la collana
e non l’avevo più rimessa. In fondo non c’erano più vampiri che potessero
manipolarmi, la collana non mi serviva.
Brutta mossa, davvero
brutta mossa.
Mi sentii improvvisamente
indifesa e mi resi conto che facevo bene a sentirmi così quando vidi un sorriso
sghembo spuntare nei suoi occhi.
“Non farlo Damon, ti
prego”.
Continuò a sorridere, poi
mi guardò negli occhi.
“Dimentica la lettera,
dimentica le mie parole”.
Chiusi gli occhi e quando
li riaprii mi ritrovai nel giardino dei Salvatore, ma di Damon nessuna traccia.
L’unica cosa che stonava
era che io ricordavo, ricordavo perfettamente tutto.
Com’era possibile che il
suo potere non avesse funzionato?
Solo mentre mi diressi verso
casa mia mi ricordai della tisana che Bonnie mi aveva offerto quella mattina:
tisana alla verbena.
***
Era il 31 Dicembre, la
vigilia di Capodanno, un giorno di festa, solo che io non mi sentivo per nulla
in vena di festeggiare.
Nell’ultimo mese avevo
visto Damon molto spesso, ma non avevo fatto altro che fingere, fingere di non
ricordare nulla, fingere che il suo potere fosse riuscito a farmi dimenticare
tutto e, almeno, questo sembrava essere giovato al nostro rapporto.
Eravamo tornati ad essere
amici come sempre, amore e odio, come sempre era stato il nostro rapporto.
Lui e Stefan, invece,
avevano creato un buon rapporto o, almeno, i presupposti c’erano. Forse, un
giorno, sarebbero tornati ad essere i fratelli che erano un tempo.
La verità era che Damon era
cambiato, ma non voleva darlo a vedere. Continuava a mostrarsi lo cinico
stronzo di sempre, ma non odiava più Stefan, anzi gli voleva bene, gliene aveva
sempre voluto e questo Stefan lo sapeva.
Il mio rapporto con il
vampiro buono andava sempre al solito, ma da quando Damon era tornato anche
Stefan era cambiato decisamente. Sembrava tormentato da qualcosa, ma quando
avevo chiesto a lui spiegazioni aveva rigorosamente negato.
Avevamo trascorso il Natale
tutti quanti a casa mia e sembravano essere tutti felici, tutti ad eccezione di
Damon, ma questa non era una novità, e ad eccezione anche di me e Stefan.
Sembrava come se qualcosa affliggesse tutti e tre e se sapevo cosa affliggeva
me non potevo lo stesso dire dei due misteriosi fratelli.
Per il cenone di
Capodanno, Caroline aveva organizzato
una grande festa a casa Salvatore, motivo per cui adesso mi trovavo al centro
di una delle più grandi feste mai viste.
Non mi andava per nulla di festeggiare
l’anno che andava via, non era certo un anno di cui andavo fiera, ma un anno di
sofferenze represse e Dio solo sa cos’altro, un anno in cui semplicemente io
stessa non riuscivo a fare chiarezza dentro di me.
Forse, sarebbe stato meglio
se quel giorno Damon mi avesse cancellato davvero i ricordi, forse, adesso
sarei felice con il mio ragazzo senza strani dubbi che iniziavano a venirmi in
testa soprattutto da quando Damon era tornato.
Caroline aveva curato ogni
dettaglio, sia dentro che fuori e casa Salvatore era diventata quasi magica per
quella ricorrenza.
Avevamo già cenato e adesso
ognuna si stava tenendo occupato in qualche modo, tutti pronti a festeggiare la
mezzanotte in grande stile. Al di fuori sembravamo tutte persone normale,
nessuno, guardandoci, avrebbe potuto pensare che in mezzo a noi ci fosse un
licantropo, una strega e dei vampiri.
Io ero in cucina con Stefan
e stavamo sistemando i bicchieri da usare poi per il brindisi, ma io non
riuscivo a fare a meno di lanciare delle occhiatine a Damon che al momento
stava flirtando con una ragazza che si e no avevo visto un paio di volte a
scuola.
Caroline non si era
sprecata, aveva praticamente invitato più di mezza città.
“È sempre il solito” mi
disse Stefan all’improvviso.
“Di chi parli?” domandai.
“Damon. Come al solito si
dà da fare”.
Si era reso conto che stavo
guardando suo fratello, ma sperai solo che non fosse accorto del tremendo
fastidio che provavo nel vederlo flirtare con quella ragazza.
“Lei…lei lo sta spogliando
con gli occhi” commentai rendendomi conto solo alla fine il tono che avevo
usato.
“Ti dà fastidio, non è
vero?” mi domandò avvicinandosi a me e togliendomi dalle mani il bicchiere che
avevo in mano posandolo sul piano della cucina.
“Non dire sciocchezze”.
“L’ho capito sai. Finalmente
quando Damon è tornato a casa ho capito tutto, ho capito perché da quando lui
se n’è andato le cose tra noi hanno iniziato a non funzionare più come prima”.
“Stefan cosa stai cercando
di dirmi?”
“La verità Elena, solo la
verità”.
Si avvicinò ancora di più a
me e poggiò le sua mani sul mio viso.
Mi venne in mente il
momento in cui era stato Damon a farlo, il momento in cui dopo avermi
confessato che mi amava mi aveva accarezzato dolcemente la guancia. Al solo
pensiero mi vennero i brividi.
Possibile che di fronte a
Stefan, all’uomo che avevo sempre affermato di amare, io pensassi a Damon?
“Illuminami allora. Io non
sembro comprendere quale sia la verità”.
“Stasera ti ho osservato,
non ti ho tolto gli occhi di dosso un solo istante e non ho mai incontrato il
tuo sguardo, ma ho notato molte cose. I tuoi occhi sono stati sempre puntati su
Damon, le tue guance si sono imporporate di rossore non appena lui ti
osservava, i tuoi sorrisi erano forzati tutte le volte che qualche ragazza ha
fatto qualche commento carino su di lui, e il tuo viso era viola di gelosia
tutte le volte che gli occhi di Damon si sono posati su qualcuna che non fossi
tu, come adesso per esempio, mentre quello stupido flirta con la prima venuta”.
“Ti sbagli” gli risposi
sperando di convincere allo stesso tempo sia lui che me stessa.
“Elena, nella vita ho
imparato che bisogna correre a prendersi ciò che si vuole. Io l’ho sempre
fatto, adesso tocca a te farlo”.
“Non lo so neanche io cosa
voglio”.
“
Smettila un attimo di pensare a cosa sia giusto e a cosa non lo sia. Smetti un secondo di pensare che devi necessariamente seguire delle regole, delle imposizioni, di seguire sempre la strada che all'apparenza sembra giusta. Buttati. Fai un salto, un passo in più che magari non dovevi fare. Lasciati andare per una volta. Sai, non sempre è un male”.
Aveva ragione mamma, dovevo
buttarmi, fare un salto per una volta.
Tornai a voltarmi e lui era
fermo nella sua posizione.
“Perché vuoi che dimentichi
il tuo amore per me?” domandai e non appena terminai di pronunciare quelle
parole vidi Damon abbassare la testa che fino a quel momento era rivolta verso
l’alto.
Era di spalle, quindi non
potevo essere certa che avesse aperto gli occhi.
“Perché è meglio così” mi
rispose senza muoversi.
Mi avvicinai a lui e quando
fui a pochi centimetri dal suo corpo lo costrinsi a voltarsi.
Occhi azzurro ghiaccio
contro occhi cioccolato. Avevo visto quella sfida tante, troppe volte, ma
stavolta era decisa a vincerla.
“Come fai a ricordare?” mi
chiese.
“Il giorno che sei tornato avevo
bevuto una tisana alla verbena”.
“Hai finto in questo mese,
quindi? Hai finto di aver dimenticato tutto”.
“Anche tu l’hai fatto”.
“Avevo buoni motivi per
comportarmi così.”
“Non ne vedo nessuno”.
“Stefan per esempio”.
“Non ti è mai importato
nulla di lui” gli dissi consapevole che non fosse così.
“È mio fratello e gli
voglio bene nonostante tutto. E lui, beh, lui ti ama come non ha mai amato
nessuno”.
“E tu, tu mi ami?”.
“Può darsi che ti abbia
amato, ma adesso devo dimenticarti”.
“E se io non lo volessi”.
“Non porti la collana posso
farti dimenticare ogni cosa e lo farò Elena”.
“E se ti dicessi che ho
bevuto anche questa volta una tisana alla verbena?”.
“Ti ho tenuta d’occhio
tutto il giorno e non l’hai fatto”.
“E tu adesso non
cancellerei nessun ricordo in me” gli dissi decisa.
“Cosa te lo fa credere?”
“Mi fido di te”.
“E fai male. Io non sono
Stefan”.
“Le persone che meritano veramente fiducia, sono quelle che ti
stanno accanto anche quando non le ami abbastanza e tu mi sei stato accanto
sempre, anche quando non facevo altro che farti capire quanto ti odiavo”.
Damon non disse nulla. Rimase a fissarmi per un tempo che mi
sembrò interminabile.
“Perché non vuoi che cancelli questi ricordi?” mi domandò alla
fine.
“Perché io non voglio
dimenticare”.
“E cosa vuoi allora?”
“Te”.
Damon scosse la testa
ridendo sarcastico.
“Ti fa ridere la cosa?”
domandai offesa.
“Io non sono la persona
giusta per te. Non ti merito. Stefan, lui è perfetto per te”.
“A volte la persona
sbagliata è quella che fa per noi”.
Damon mi guardò smettendo
improvvisamente di ridere.
“Hai detto che alla fine
tutti scelgono Stefan, beh, ti sei sbagliato. Io sto scegliendo te e solo te”
aggiunsi per fargli capire che ero decisa.
Lui mi guardò intensamente e
non so cosa vide nei miei occhi, forse, determinazione, forse amore, non so.
Seppi solo che ad un certo punto le sue labbra era troppo vicine alle mie,
pericolosamente vicine.
“Ti consiglio di fermarmi,
perché dubito di riuscirci da solo” mi disse.
Sorrisi a quelle parole,
poi mi avvicinai io stessa a lui fino a quando le nostre labbra non si
toccarono in quello che era il nostro primo vero bacio e in quello stesso
istante sentii qualcosa poggiarsi sulla mia mano. Era un fiocco di neve, un
solitario fiocco di neve.
Ci staccammo e lui mi
guardò come se al mondo esistessi solo io.
“E Stefan?” mi domandò
solamente.
Sapevo il motivo di quella
richiesta. Non voleva che suo fratello soffrisse, non voleva che adesso che
finalmente si erano riuniti ci fosse di nuovo una donna a dividerli.
“È lui che mi ha aperto gli
occhi. Non posso negare di aver amato Stefan, né che una parte di me gli
apparterrà per sempre, ma Damon, credimi, quello che provo per te non può
nemmeno lontanamente essere paragonato a ciò che provo per Stefan. L’amore per
te ha eclissato ogni altra cosa. E adesso lo so, adesso so che qualunque cosa
succederà in futuro io voglio stare con te, voglio amarti come non ho mai fatto
in vita mia. Perché adesso, adesso nel mio cuore ci sei solo tu”.
Mi avvicinai alle sue
labbra per ricevere un altro tenero bacio.
“Prima di conoscerti credevo che la forza di
una persona consistesse nell’essere libero
da qualsiasi legame. Ci credevo sul serio, ma adesso mi rendo conto che
si è più forti quando si ha qualcosa da proteggere e io non smetterlo mai di
farlo. Tu sei ciò che mi rende vivo: come mi guardi, il tuo sorriso, il tocco
della tua pelle, le tue labbra. Ho commesso molti errori, in più di
centocinquanta anni, e c’è solo una cosa di cui sono sicuro e lo sarà sempre:
tu. Amo tutto ciò che sei e qualsiasi cosa fai. Il conoscerti mi ha reso di
nuovo umano. Voglio stare con te, per sempre. Ti amo Elena”.
“Ti amo anche io Damon, più
di ogni altra cosa al mondo”.
Si avvicinò a me e mi baciò
con passione questa volta, mentre la neve iniziò a cadere copiosa sopra le
nostre teste riempiendoci ben presto di bianco. Avevo freddo, ma il calore che
mi emanava l’amore di Damon era più forte e caldo di qualsiasi altra cosa.
Io e lui a baciarci sotto
la neve con l’atmosfera magica che Caroline aveva ricreato per quel Capodanno
mi faceva sembrare di vivere una favola, ma quella che si era realizzata non
era una favola, ma un sogno, il mio sogno proibito.
E fu in quel momento,
mentre le campane segnavano la mezzanotte, mentre i fuochi d’artificio erano
alti nel cielo, mentre dentro casa tutti
stavano augurandosi “Buon Anno” che lì in giardino, in quel giardino che molte
volte mi aveva vista complice con Stefan, stavo baciando l’amore della mia
vita, l’amore della mia intera esistenza: Damon Salvatore.
Non sapevo come sarebbe
andata tra di noi. Lui vampiro io umana, lui immortale io mortale, ma una cosa
era certa, qualunque cosa fosse successa io e Damon saremmo stati insieme per
sempre, per l’eternità.
…Fine…