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Autore: cassiana    01/01/2011    3 recensioni
"C'era una volta, un prode cavaliere che si innamorò perdutamente di una dama della corte del Re Felice di nome Celeste...Nacque una graziosissima bambina con dei prodigiosi occhi verdi, un incarnato roseo e serici capelli neri inanellati. La madre la chiamò Smeraldina..."
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer:Trama, personaggi, luoghi e tutti gli elementi che questa storia contiene, sono una mia creazione e appartengono solo a me.



Smeraldina e Cinerino




C'era una volta,
un prode cavaliere che si innamorò perdutamente di una dama della corte del Re Felice di nome Celeste. Poiché era ricambiato, non ci volle molto tempo che i due si sposassero e concepissero un figlio. Ma, qualche mese dopo, quando Celeste era già incinta, scoppiò una terribile guerra fra il Re Felice e l'Imperatore Furioso. La guerra volse in favore del nostro Re, ma il prode cavaliere perì sotto i colpi del nemico. Quando la dama lo seppe stette lì lì per morirne di dolore, ma il Destino volle altrimenti e Celeste riuscì a portare a termine la gravidanza. Nacque una graziosissima bambina con dei prodigiosi occhi verdi, un incarnato roseo e serici capelli neri inanellati. La madre la chiamò Smeraldina, proprio per il colore dei suoi occhi. La bimba era la più dolce creatura del mondo, paffutella, con due graziosissime fossette che le decoravano le guanciotte e non piagnucolava quasi mai, cosa che le attirava le simpatie di tutti.
Ma la madre, quando Smeraldina non ebbe che due anni, si ammalò di una terribile malattia che in poco tempo la portò via da questa terra. Smeraldina venne accudita allora da sua zia Rosetta che ne era anche la madrina. La donna, però, non poteva soffrire i bambini ed anzi poiché era molto giovane cercava ogni pretesto per affidare la bambina a qualcun altro e andarsi a divertire.
Caso volle che la cameriera personale di Celeste si fosse innamorata della bimba, così pregò la madrina di lasciargliela crescere e poiché era stanca di quella corte, di potersene allontanare e di andare ad abitare nella fattoria della sorella. Rosetta fu ben contenta di sbarazzarsi di Smeraldina ed acconsentì anche fin troppo prontamente.
E fu così che la bimba si trasferì in campagna. Sembrò essere il suo ambiente naturale, giacché non solo era benvoluta da tutti ma crebbe sempre più florida. Tuttavia la buona Susanna non mancava mai di raccontarle la sua storia e di provvedere alla sua buona educazione. Smeraldina sembrava eccellere specialmente per le arti, ma poiché per lei sembrava una cosa naturale, non se ne vantò mai con nessuno. Non appena fu più grandicella Susanna decise di proporle qualche piccola incombenza per non farla incappare nei vizi delle giovinette nobili che si rovinano a causa dell'ozio e della noia. Quando Susanna le chiese cosa preferisse fare Smeraldina rispose:

"Ti prego, fammi custodire le oche! Sono così graziose e allegre! Inoltre non mi allontanerei troppo da te."

Susanna, deliziata dalle parole della sua prediletta, le concesse ciò che le chiedeva. Fu così che Smeraldina divenne guardiana di oche. Le bestiole sembravano trovare piacere ad essere guardate da lei tanto quanto lei ne provava nell'accudirle, anche perché le deliziava con le sue creazioni. Infatti talvolta suonava graziose canzoni con il flauto, tal'altra leggeva qualche raccontino da lei composto oppure recitava una poesiola.
Un giorno, mentre stava riportando alla fattoria le oche, Smeraldina inciampò e nel cadere si accorse di un uovo. Subito pensò: "Oh, bella! E questo uovo da dove viene? Di certo da qualche oca selvatica. Bè, visto che è stato abbandonato lo darò da covare a qualche mia oca." Così raccolse l'uovo e lo portò a casa. Purtroppo non poté attuare il suo proponimento in quanto nessuna tra le bestioline si degnava di accogliere in seno il povero orfano. Smeraldina aveva un bel provare a convincerle ora sgridandole, ora blandendole:

"Sù, sù Flora non vorrai rifiutarti una buona azione! Dai Bianchina, forza Susetta! Siete proprio delle cattive bestie!"

Ma non ci fu nulla da fare. Smeraldina sospirò poiché non aveva cuore di abbandonare quel trovatello e così prese la risoluzione di covarlo lei. A ogni buon conto chiese aiuto e consiglio alla buona Susanna, giacché non faceva nulla senza prima essersi consultata con lei ed averne ascoltato i buoni consigli.
La donna, pur trovando l'idea stravagante, lodò il buon cuore di Smeraldina e l'aiutò nel suo progetto. Infatti, le cucì un sacchettino da poter appendere al collo in modo che l'uovo potesse godere del calore del cuore di Smeraldina. Poche settimane dopo la fanciulla sentì l'uovo schiudersi e con sua immensa gioia ne vide uscire fuori il più dolce pulcino che avesse mai visto. Era un piccolo batuffolo di piume seriche ma il suo colore era grigio con sfumature argentee. E' per questo che Smeraldina chiamò il suo pulcino Cinerino. Ma si accorse ben presto che il povero orfanello era evitato da tutte le altre oche e decise di accudirlo come una madre lei stessa.
I mesi passarono in tranquillità e una mattina Smeraldina, svegliandosi, non trovò più accanto a se il suo adorato Cinerino. Infatti, si era tanto affezionata a quell'uccellino che lo trattava alla stregua di un cucciolo, anche perché si era resa conto che non era amato tra le altre oche e che era piuttosto sgraziato, cosa che, però, glielo aveva reso più caro. Disperata Smeraldina lo cercò per tutta la fattoria ed infine arrivò al laghetto dove era solita recarsi con le oche. Ciò che vide la lasciò senza fiato: in mezzo all'acqua vi era il più maestoso e bel cigno che avesse mai visto, ma la cosa più strana era che il colore delle sue piume fosse grigio. Ciò fece nascere un sospetto nel cuore della fanciulla, sospetto che si confermò quando il cigno le venne vicino e la accarezzò col becco proprio come faceva il suo adorabile pulcino. Si, quel magnifico cigno era proprio Cinerino! Smeraldina lo accolse con mille feste:

"Oh, Cinerino! Per quanto tu fossi sgraziato ti ho sempre amato molto di più rispetto alle altre oche. E adesso scopro che sei il più bell' uccello della terra! Come sono felice!"

Ma Smeraldina ben si accorgeva che Cinerino, pur restando vicino a lei, spesso muoveva le ali e guardava il cielo. Con un grosso sospiro gli rese la libertà, giacché non poteva pretendere che un uccello di tal fattura restasse in una modesta fattoria. Il cielo infinito era più consono a lui! Non appena lo vide allontanarsi pregò mille e più volte che il Destino fosse clemente con lui e che non lo facesse soffrire troppo, ma che gli desse una vita lunga e gioiosa. Tornata a casa Susanna le chiese che se avesse trovato Cinerino ma Smeraldina rispose:

"Sapessi, non era un'oca sgraziata ma uno splendido cigno! Non ho potuto far altro che lasciarlo andare, sebbene mi fossi affezionata grandemente a lui"

Susanna cercò di consolarla lodando il suo buon cuore e la sua generosità. Inoltre per non farla soffrire troppo le propose di guardare il piccolo gregge della sorella. Smeraldina ne fu assai contenta e fu così che divenne una pastorella. Anche le pecorelle l'adoravano giacché lei le deliziava come aveva fatto con le oche. Un giorno, vedendo muoversi un cespuglio si prese un grande spavento in quanto credeva fosse un lupo.
Ma quale fu la sua sorpresa quando invece ne vide uscire il più delizioso agnellino che avesse mai visto! Per una strana coincidenza del destino questo era grigio e quindi Smeraldina, in onore del suo pulcino, lo chiamò Cinerino. Ben presto si affezionò moltissimo all'agnellino, tanto che non poteva più allontanarsene. Ma pochi mesi dopo si rese conto che Cinerino era molto più vivace e birichino degli altri agnellini e aveva i cornetti molto più sviluppati che lo rendevano assai buffo. Ma questi furono i motivi  per cui lo prediligeva. Una mattina Smeraldina si svegliò e non trovò più accanto a sè Cinerino. Quale fu la sua disperazione! Lo cercò in ogni angolo della fattoria e non trovandolo si decise a guardare nel prato dove di solito portava a pascolare le sue pecorelle.
E nello stesso cespuglio nel quale aveva trovato Cinerino trovò il più bel montone che avesse mai visto, il ricco vello argenteo che gli scendeva inanellato fino a terra e delle magnifiche corna. Smeraldina si accorse ben presto che quello era il suo Cinerino perché il montone le si avvicinò e le leccò la mano proprio come faceva il suo agnellino!

"Ecco perché eri così vivace e così buffo! Ma questo modesto prato non fa per te. Meglio ti si addice un pascolo montano!"

Così esclamò Smeraldina con un sorriso ed un sospiro perché ben si rendeva conto che non lo avrebbe mai più rivisto ed anche questa volta pregò ferventemente affinché il Destino fosse generoso con lui. Tornata a casa raccontò la sua avventura alla madre adottiva e questa non poté far altro che lodare il suo buon cuore e la sua generosità, ma, poiché non le sembrava il caso di farla soffrire ancora affidandole altri animali, le propose di lavorare al telaio.
Smeraldina accolse la proposta con entusiasmo e cominciò subito a disegnare un motivo per il tappeto che aveva intenzione di fare. Un giorno dovette andare in città per comprare alcuni fili. Susanna, che si fidava di lei, la lasciò andare.
La fanciulla sbrigò le sue commissioni in fretta ma quale sorpresa al suo ritorno! Alcuni banditi avevano attaccato la fattoria, rapendo come schiave la buona Susanna e sua sorella. Tutti gli altri si erano dispersi e della fattoria non era rimasto che qualche maceria fumante. La povera Smeraldina si disperava:

"Oh, povera me! Oh, sciagurata! Come sono sfortunata, che ne sarà di me?"

Esclamò tra i singhiozzi, ma, benché fosse disperata, l'intelligenza le venne in soccorso:

"Giacché sono di nobile nascita e poiché ormai non ho nessun'altro posto dove andare, non mi resta che recarmi a corte e sperare di essere accolta da qualche mio parente ancora vivo".

Così disse a sè stessa e alle parole fece seguire i fatti. Giunta presso la corte fu accolta benevolmente dalla sua cugina di sangue: infatti la madrina si era finalmente decisa a mettere al mondo un figlio, anche se, quando Smeraldina giunse alla corte, era ormai morta da qualche tempo.
Ma Smeraldina si rese conto che la corte non era luogo adatto lei e poiché era sempre vissuta tra poche persone che le volevano bene non era abituata a tutta quella folla. Ne fu talmente intimidita che non parlava quasi mai e le sue doti erano nascoste agli occhi di tutti. Infatti a corte era divenuta un oggetto di scherno: molti pensavano che mancasse di spirito e che fosse poco intelligente. Ciò che era peggio fu che quello che era considerato un pregio quando era una bimba, cioè avere un corpo dalle morbide forme, ora era considerato un grandissimo difetto. Anche più grave della sciocchezza, dacché in quella corte le dame sciocche non erano affatto una rarità!
Solo la cugina le voleva realmente bene  e poiché la considerava alla stregua di una sorella ne conosceva le sue grandi qualità in quanto Smeraldina riusciva ad aprirsi solamente con lei. Solo Allegra poteva leggere i quadernucci dove Smeraldina scriveva, poteva ammirare i suoi disegni; talvolta aveva sorpreso la cugina a cantare e pensava che la sua fosse una delle voci più soavi del regno. Quindi si può ben immaginare come difendesse Smeraldina con ardore di fronte alle sue detrattrici. Grande attenzione per le fanciulle della corte era riservata ad attirarsi i favori di qualche gentiluomo, anzi, la civetteria e la galanteria erano i passatempi preferiti e più in voga! Smeraldina non provava nessun interesse per l'amore anche perché i nobiluomini non riuscivano ad inspirarle alcun sentimento. Pensava che aveva visto comportarsi in modo migliore gli uomini della fattoria piuttosto che quei ricchi signori di nobili natali!
Ma il clima amoroso influenzava un pochino anche lei giacché era giovane e la gioventù spesso si accompagna con l'amore. E così, talvolta, Smeraldina provava uno strano languore e una bizzarra sensazione quando scorgeva due innamorati.
Anche Allegra faceva parte di quel gioco e s'innamorò perdutamente di un duca che era stato invitato alla corte del Re Felice. Moretto era innamorato di Allegra e non passò molto tempo che chiese la sua mano e i due si trasferissero nel lontano regno del duca. Smeraldina era ben contenta della felicità della cugina ma si rendeva conto che questa non aveva quasi più tempo per lei e quando partì Smeraldina non osò distoglierla dal suo sposo chiedendole di andare con lei.
Così la nostra fanciulla rimase tutta sola. Da quel momento in poi cominciò a fare lunghe passeggiate nell'immenso parco del re poiché preferiva la natura allo sfarzo della corte e le si addiceva meglio la solitudine piuttosto che la compagnia chiassosa. Fu così che un giorno scoprì un grazioso ninfeo, con una cascatella e il terreno ricoperto da morbido muschio. Cominciò a passare lì gran parte delle sue giornate, portandosi dietro i suoi quadernetti e talvolta un libro.
Un giorno vi trovò una piccola cestina. Dentro vi era una piccolissima palla di pelo argenteo, il più delizioso micino che Smeraldina avesse mai avuto. Subito fu colpita dal colore del gattino: "Il Destino ha proprio deciso che io non mi dovessi mai staccare dal mio Cinerino!" pensò, perché in quattro e quattrotto aveva già deciso come chiamare il gattino.
Aveva trovato così un amico in quanto Cinerino sembrava così intelligente e i suoi occhi erano così vispi da dare l'impressione che capisse tutto ciò che gli si diceva. Cinerino aveva solo una particolarità, come si accorse da quel primo giorno Smeraldina: si rifiutava con ogni forza di seguirla a corte.
Caso volle che in quei giorni si organizzasse una magnifica festa per il compleanno della principessa Vezzosetta. Il programma prevedeva anche un concerto di clavicembali nel quale avrebbe suonato la stessa principessa. L' etichetta di quel tempo voleva che solo le fanciulle potessero suonare tale strumento così il concerto sarebbe stato tutto al femminile. Alcune dame avevano sentito suonare Smeraldina e la proposero alla principessa. Smeraldina, così poté dare prova delle sue magnifiche doti artistiche. Ognuno nell'ascoltarla rimase incantato ma ciò non fece altro che suscitare il dispetto di Vezzosetta in quanto ella credeva di essere la migliore suonatrice del regno! Così volle mettere in difficoltà Smeraldina e cercare una scusa per allontanarla. La sera stessa la chiamò nei suoi appartamenti e le disse:

"Poiché siete così brava al clavicembalo ho fatto preparare questo brano apposta per voi. Infatti lo dovrete suonare domani mattina e poiché questo è un grande favore che vi ho fatto riterrò una gravissima offesa personale se non lo saprete suonare".

Smeraldina si era resa conto che la principessa aveva parlato con cattiveria e ben presto ne capì il motivo! Lo spartito che aveva in mano era stato composto da una fata ed era una musica impossibile da suonare se non si aveva almeno qualche dote magica! La nostra fanciulla cominciò a singhiozzare:

"Oh, sciagurata! Ormai la mia vita qui è finita! Non sarò mai capace di suonare questo brano anche se lo studiassi per due secoli! La principessa di certo mi esilierà!"

Ma non aveva ancora finito di dire queste parole che Cinerino comparve sulla porta. Smeraldina fu grandemente sorpresa ma lo fu ancora di più quando capì cosa Cinerino voleva fare! Infatti il micino, che molto probabilmente era fatato, si diresse verso il clavicembalo e vi saltò dentro. Smeraldina cominciò a suonare il pezzo e vi riuscì benissimo perché Cinerino l'aiutava saltando sui martelletti! Il giorno dopo si risolse in un completo trionfo per Smeraldina, ma, ahimè, dopo un successo vi è sempre una caduta!
Infatti Vezzosetta fu molto contrariata del trionfo di Smeraldina e decise di esiliarla. La notizia fu molto sgradita a Smeraldina ma non poteva fare altro che ubbidirle. Così raccolse le sue cose e decise di recarsi da sua cugina nel lontano regno di Moretto. Dopo molte peripezie alla fanciulla non erano rimasti che un pony, i suoi quaderni, il flauto e Cinerino. Ma Smeraldina non si scoraggiava in quanto per lei quelli erano i beni più importanti.
Una chiara mattina di primavera giunse nei pressi di una foresta. Questa sembrava selvaggia dal momento che non si scorgevano sentieri di sorta e la vegetazione era tutta intricata. Smeraldina si fermò per tutta la giornata perché era indecisa se proseguire o se allontanarsene in fretta. Tuttavia, Cinerino sembrò sollevarla dalle sue preoccupazioni in quanto fuggì nel folto della foresta. Smeraldina nel tentativo di riacchiapparlo si inoltrò nell'intrico della vegetazione, ma tutto quello che riuscì ad ottenere fu di perdersi. Ormai era calata la sera e la povera fanciulla si lamentava contro la propria leggerezza:

"Sono stata proprio una sciocca! Ora non ho fatto altro che perdere la via e sono destinata ad essere alla mercé delle fiere!"

Ma nello stesso tempo si consolava:

"D'altra parte amavo troppo il mio micino per lasciarlo scappare via senza nemmeno tentare di ritrovarlo! Indubbiamente sono destinata a possedere un cucciolo per non più di qualche mese, ohimè!"

Ed anche questa volta pregò affinché Cinerino non fosse troppo tartassato dal Destino. La mattina seguente si mise in cammino e per farsi coraggio cantava con la sua voce soave una allegra canzone.
Cammina, cammina, i suoi passi la portarono davanti ad una magnifica dimora: era una comoda villa a due piani che avrebbe fatto invidia al più bel castello del regno tanta era la sua classe. Smeraldina bussò alla porta ma non ottenne risposta alcuna e poiché era accostata decise di entrare. L'interno era sontuoso ma sembrava da lungo tempo abbandonato tanto che la polvere formava una spessa coltre sui mobili e le ragnatele creavano festoni argentei. Smeraldina mentre ancora stava ammirando l'arredamento udì una voce terribile dietro di lei. Subito si voltò spaventata. Dietro di lei c'era un vecchio dall'aspetto burbero :

"Bè, cosa sei venuta a fare qua? Non sai che questa è la mia dimora e a nessuno è permesso entrare eccetto a quelli ai quali lo permetto?"
"Mi dispiace, signore! Mi chiamo Smeraldina e ho avuto la disavventura di perdermi in questa foresta. Speravo che lei volesse aiutarmi e indicarmi perlomeno la strada per uscire"
Rispose la nostra fanciulla mortificata. A quelle parole l'uomo, che era vestito con abiti dalla strana foggia color del ferro, alzò un sopracciglio e disse pensieroso:

"Smeraldina, hai detto? Bene, ti aspettavo!"

E si aprì in un sorriso. Possiamo ben immaginarci la sorpresa di Smeraldina nell'udire quelle parole!

"Mi stavate aspettando? Ma chi siete di grazia?"

Esclamò molto confusa.

"Io sono il Mago Senza Nome e devi sapere che mi era stata predetta la tua venuta dalla fata Nuvola che gode grande rispetto tra tutte le fate!".

Fu così che cominciò la vita di Smeraldina in quella casa. Il Mago, lungi dal trattarla male, le faceva svolgere, però, i compiti più faticosi, ma in poco tempo la casa splendeva e il Mago poteva mangiare deliziosi pranzetti! Quando aveva un pò di tempo Smeraldina componeva graziose canzoni, cantava, oppure scriveva delle favole che poi illustrava lei stessa. A volte sedeva davanti ad uno strano strumento che somigliava al clavicembalo ma che il Mago chiamava pianoforte. Il Mago era sempre severo con lei, ma Smeraldina era paziente perché in fondo sapeva che era un signore molto solo e che in realtà aveva un cuore d'oro! E così finì per affezionarvisi e a volergli molto bene.
Spesse volte la lasciava libera di curiosare per la villa. Smeraldina vi trovava mille cose interessanti o stravaganti, ma c'erano anche meravigliosi gioielli che al vecchio non interessavano e che, per questo motivo, regalava tutti a lei. La fanciulla aveva una sola proibizione: non doveva mai, per nessuna ragione, entrare nello studio privato del Mago; cosa che Smeraldina osservava con ogni scrupolo: non ci teneva proprio ad attirarsi le ire del Mago!
Un giorno Smeraldina passava il suo tempo lavorando a maglia, quando il gomitolo che stava usando scivolò dalle scale e si infilò nella porta semiaperta dello studio del Mago. Smeraldina, quasi senza pensarci, si inginocchiò per prenderlo e, senza volerlo, diede una sbirciatina alla stanza. Quel poco che poté vedere la lasciò a bocca aperta: il Mago stava davanti ad uno specchio ma questo rifletteva uno splendido uomo! Era giovane e forte, con lunghi capelli colore dell'argento e gli occhi color del ferro e la sua bocca era atteggiata ad un lieve sorriso. Smeraldina si lasciò sfuggire un piccolo grido di sorpresa e questo la fece scoprire. Il Mago opacizzò subito lo specchio e si voltò infuriato:

"Smeraldina! Non ti avevo forse proibito di entrare qui dentro? La curiosità è un bruttissimo vizio e per questo sarai punita!"

Disse con voce terribile.

"Oh, Signore, non era mia intenzione di contravvenire al suo ordine! Volevo solo riprendere questo gomitolo."

Rispose la povera fanciulla mortificata. A queste parole il Mago si raddolcì un poco:
 
   "Hai visto qualcosa?"

Chiese con un poco di apprensione. Smeraldina non sapeva cosa rispondere giacché evidentemente il Mago non voleva nessuno sapesse dello specchio, così si arrischiò a raccontare una piccola bugia:
"No Signore, non ho visto nulla"
"Ci tieni veramente al tuo lavoro per sfidare la mia ira:che cosa stai facendo?"

Chiese poi il Mago. Smeraldina abbassò il capo ed arrossì un poco ma rispose:

"Stavo lavorando una sciarpa per lei...per ringraziarla di avermi accolto in casa sua."

A quelle parole il Mago sembrava commosso ma, finalmente, sembrò prendere una decisione alla quale pensava da tempo. Infatti da quel giorno Smeraldina divenne un'apprendista fata. Il Mago le dava ogni giorno da studiare enormi libri, giacché per divenire una fata ci voleva costante studio ed allenamento. Le faceva ripetere mille volte le parole degli incantesimi e i gesti per compierli, insomma sottoponeva Smeraldina a mille piccole o grandi prove che ella superava con abilità poiché voleva con tutto il suo cuore divenire una fata. Ma Smeraldina non poteva scordare il giovane veduto nello specchio e quasi senza accorgersene si trovò inevitabilmente attratta da lui. Tuttavia, non riusciva a coniugare l'immagine di quel bellissimo uomo con quella del Mago. Era chiaro perciò come dovesse apparire confusa. Una sera il Mago la chiamò a sè e le disse:

"Hai superato molto bene tutte le prove alle quali ti ho sottoposto e perciò hai raggiunto il grado più basso di creatura fatata: ora sei una strega."

Smeraldina si spaventò un poco perché era abituata a sentire quella parola con timore. Ma il Mago la tranquillizzò e le disse che il giorno dopo il Consiglio delle fate si sarebbe riunito in conclave per approvare la sua elezione a fata.

"Ma prima voglio sottoporti ad un ulteriore prova. Ogni fata deve avere una bacchetta magica, ti ho già spiegato quali sono i criteri per sceglierla. Bene, entro domani mattina dovrai avere trovato la tua bacchetta!"

Così Smeraldina si rassegnò a passare l'intera notte in quella foresta. Nonostante fosse capace di compiere qualche incantesimo, la fanciulla sentiva scorrerle brividi di paura sulla schiena. Ella cominciò a cercare un bastoncino che avesse tutti i requisiti richiesti ma, all'improvviso, le si parò davanti una terribile fiera: era un leone dal folto pelame argenteo. Smeraldina, guardandolo meglio, si rese conto che quello era il suo adorato Cinerino. Ne fu talmente felice che, senza alcuna paura, cominciò ad accarezzare il leone che ne fu deliziato al punto tale di mettersi a fare le fusa! Dopo avere passato qualche tempo a farsi reciprocamente le feste Smeraldina esclamò:

"Orsù mio caro, è tempo di riprendere la mia ricerca!"

Ricerca che si concluse felicemente quando Cinerino annusò una siepe di roselline selvatiche. Smeraldina ne spezzò un rametto che alla propria estremità aveva un bocciolo e se lo mise sul cuore contenta di avere trovato la sua bacchetta. In quel preciso momento Cinerino cominciò a trasformarsi: prima in un cigno, poi in un montone, in seguito nel Mago Senza Nome ed, infine, nel giovane dello specchio. Possiamo ben immaginarci come la nostra povera Smeraldina fosse rimasta di stucco a quella vista! Il giovane le prese una mano e cominciò a parlare:

"Non devi spaventarti, sono sempre io, Cinerino! Infatti, poiché quando sono diventato mago non mi piaceva il nome che portavo e poiché non ero riuscito a trovarne un altro degno, ho giurato che avrei riassunto la mia forma originale solo quando una giovane me ne avesse trovato uno abbastanza grazioso. Ma la Regina delle Fate, Armònia, per punirmi della mia incertezza, decretò che la fanciulla in questione mi avrebbe dovuto chiamare con quel nome per più di tre volte e, per di più, senza sapere chi fossi. Poiché la fata Nuvola mi aveva predetto il tuo arrivo e il tuo destino ho voluto sincerarmi che tu fossi degna di divenire una fata. Infatti è sempre meglio mantenere limitato il numero delle fate malvagie, ma tu ti sei rivelata modesta e generosa e piena di quelle qualità per le quali ti sei dimostrata degna del destino che ti sei meritata!"

Smeraldina rimase ancora più sorpresa nell'udire quelle parole perché si era resa conto che tutto il bene che aveva provato per i suoi cuccioli si era riversato sul mago. Tuttavia, essendo inesperta in amore, decise di non rivelare i suoi sentimenti giacché pensava che non fosse dignitoso per una fata mostrarsi innamorata.
Comunque sia, il giorno dopo si recò con il suo protettore nel castello della Regina delle fate. Lì dovette aspettare diverse ore perché le fate erano molto scrupolose nel decidere, anche se Smeraldina era fortemente spalleggiata dal mago Cinerino. Infine il grande portale d'oro della sala dei consigli si aprì e Smeraldina poté entrare al cospetto di quella venerabile riunione.
E' facile immaginarci lo splendore della sala che rapì ogni sguardo della fanciulla. Ma Smeraldina sapeva cosa doveva fare giacché Cinerino l'aveva informata del rituale in uso presso la corte delle fate. Così si inginocchiò davanti alla Regina Armònia che disse:

"Smeraldina, in questo conclave abbiamo esaminato tutte le tue qualità, le tue esperienze e il tuo impegno. Siamo così arrivate alla conclusione che sei degna di divenire una nostra pari. Quale sarà il tuo nome da fata?"
"Giacché ho sempre portato il nome di Smeraldina non vedo il motivo di cambiarlo"
"Molto bene fata Smeraldina, ti sei comportata molto saggiamente. Molto di più di qualcuno che molto tempo fa è stato nella stessa tua condizione - e qui la Regina guardò Cinerino - Comunque, da ora in poi sarai preposta alle arti e il tuo ambiente sarà la natura."

Dette queste parole cadde su Smeraldina una pioggia dorata che permeò tutto il suo essere e che la rese immediatamente più forte e le diede tutte le capacità magiche di una fata. Inoltre la sua bacchetta divenne d'oro con il bocciolo di rubino e le tenere foglioline di smeraldo. Il resto della giornata passò in grandi festeggiamenti a cui parteciparono tutte le fate e i maghi del regno nonché ogni creatura fatata.
Smeraldina andò ad abitare nel folto della foresta, in una piccola casa fatta di edera e di rose. Ma la sua prima azione di fata fu quella di cercare la sua buona Susanna e sua sorella. Le due povere donne, dopo essere state rapite dai banditi furono vendute a dei pirati che, a loro volta, le vendettero come schiave ad un ricco mercante. Smeraldina liberò immediatamente le due donne commosse e felici di rivederla ma soprattutto del destino a cui era andata incontro. Susanna riottenne la fattoria che, grazie alla sua esperienza a casa del mercante, divenne più ricca e florida che mai.
In seguito Smeraldina si recò dalla cugina Allegra. Anche questa fu molto felice e sorpresa di rivederla e volle farsi raccontare nei dettagli tutto quello che era accaduto da quando se ne era andata. Caso volle che avesse appena partorito uno splendido maschietto e Smeraldina, per ringraziarla di averla accolta così benevolmente, gli diede come regalo l'eccellenza in ogni arte, ma soprattutto il sapere suonare in modo divino il clavicembalo.
Infine, la fata Smeraldina si recò da Vezzosetta, che ormai era divenuta regina, per punirla. Non lo faceva per semplice vendetta, ma perché voleva fare capire a quella fanciulla che il suo comportamento non le avrebbe portato che disgrazie e dispiaceri. La regina Vezzosetta capì la lezione e da quel momento in poi si fece chiamare Virtuosa.
Queste furono le prime fatiche della fata Smeraldina. Al suo ritorno trovò ad attenderla Cinerino. Ormai i due cuori innamorati non potevano nascondere più a lungo i propri sentimenti. Infatti Cinerino si buttò ai piedi della fata e le dichiarò tutto il suo amore. Smeraldina decise finalmente di lasciarsi andare e abbracciò il suo innamorato. Passarono molte ore a giurare la propria fedeltà e a scambiarsi mille paroline dolci. E finalmente Cinerino chiese la mano a Smeraldina dicendole:

"Tu sai quanto sia grande l'amore che ho provato per te sin dal primo momento che ti ho visto e se per qualche ragione dovessi mutare il tuo aspetto di fronte ai mortali, io ti prego di serbarlo con me così come è perché sei, per me, la fanciulla più meravigliosa di questa terra ed io voglio passare il resto della mia vita con te."

Smeraldina, commossa, non poté fare altro che abbracciarlo più strettamente e lasciare che le loro labbra si sfiorassero per un tenero bacio. Il matrimonio fu uno dei più belli che le fate ricordassero da molto tempo a questa parte e dopo tre giorni di festeggiamenti i due sposi partirono su un cocchio dorato tirato da una quadriglia di cavalli alati accompagnato da uno stormo di colombelle e da parecchi amorini che intrecciarono una danza di tripudio all'Amore.
   
 
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