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Autore: AintAfraidToDie    02/01/2011    0 recensioni
Io ricordo tutto.
E tu?
- Perchè ogni parola riporta ad un Nostro attimo.
[Dai/Kyo]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Die, Kyo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Remember when we met..?
Genere: Introspettivo; Romantico; Malinconico
Rating: Verde
Avvisi: Slash; OneShot
Personaggi: Dir en grey [ Dai/Kyo ]
Riassunto: Io ricordo tutto.
E tu?
- Perché ogni parola riporta ad un Nostro attimo.



“Remember when we met..?”


01. Pesante. Non riusciva a fare a meno di pensarlo, mentre ascoltava di sfuggita il battito calmo del cuore di Daisuke: trascinare il peso della sua stessa anima era molto meno arduo, in sua compagnia.

02. Scivolare. Guardare negli occhi il rosso era esattamente come sbucciarsi le ginocchia dopo esser scivolato su una buccia di banana; l’inevitabile imbarazzo copriva sempre il frizzare della ferita.

03. Difendere. Se lo chiedeva quando era solo: avrebbe dovuto difendere Daisuke da sé stesso o il suo amore era abbastanza forte da sopportare i colpi violenti della sua anima?

04. Magia. Chissà se Daisuke sarebbe mai riuscito a scoprire il tipo di sortilegio che il biondo aveva lanciato su di lui, in quel pomeriggio d’Inverno in cui i loro occhi si erano incontrati veramente per la prima volta. Un incantesimo di occhi, forse.

05. Fretta. Camminava sempre velocemente, quasi avesse qualcuno di onnipresente ad aspettarlo - ed il rosso sorrideva sotto i baffi davanti a questa sua impazienza di vivere, affamato di vita ed avido di sentimenti senza nemmeno accorgersene.

06. Buco. Non che non si fosse mai bucato la pelle con una siringa, soffocando il suo dolore grazie a qualche schifosa droga: ma i solchi che Daisuke lasciava nella sua carne per mezzo di passionali baci erano sicuramente meglio di qualsiasi altro tipo di anfetamina.

07. Musica. Kyo lo sapeva: se c’era qualcuno o qualcosa da ringraziare per l’ottenimento di quel suo magico sorriso, erano solo le note in simbiosi che albergavano dentro le loro teste.

08. Dentro. Non era sesso, quello che facevano loro due: era un unione di corpo e di anima, era fusione e passione; e Kyo non si era mai sentito così pieno, se non quando Daisuke albergava al suo interno.

09. Più tardi. Non poteva mai piangere davanti a lui; se lo era ripromesso. E nonostante fiotti di lacrime di gelosia pigiassero per uscire ogni volta che Dai si avvicinava a Shinya, il biondo le pregava.

“Aspettate. Più tardi deturperete il mio viso di solchi d’acqua fin quando vi farà piacere.”

10. Uno. Ad un anno di vita Daisuke era cascato dal seggiolone ed era rimasto per due settimane in uno stato di coma profondo; ancora portava una brutta cicatrice, poco al di sopra della sua fronte. Kyo provava una strana attrazione per quel piccolo pezzo di pelle raggrinzito; lo trovava insolitamente sexy.

11. Mondo. Un giorno avrebbero fatto un lungo viaggio; ecco cosa gli aveva promesso Daisuke. Vecchi ma ancora in salute sarebbero partiti insieme per non fare mai più ritorno, lasciando poche tracce e dicendo addio ai loro brutti ricordi.

“Ti mostrerò che il mondo che tu disprezzi tanto non è poi così male, Kyo.”

12. Tradimento. Quello che spaventava Daisuke era soprattutto il fatto che il suo biondino non avesse mai avuto storie serie, nella sua vita. Ma se l’avesse tradito..
No, il rosso non l’avrebbe mai ammesso a nessuno, ma sarebbe stato capace di uccidere.

13. Rosa. Quando Kyo aprì il pacchetto di Daisuke, rimase un po’ interdetto: un paio di manette rosa di peluche come regalo del suo trentaduesimo compleanno..? Ma il rosso rise di rimando, porgendogli un altro piccolo pacchettino. Un anello.
“Sposami.”; gli disse. Fu uno dei giorni più belli della sua vita.

14. Amore. Quando fondò insieme a Kaoru la band, Kyo non poteva di certo sapere quanto gli sarebbe costato far entrare nel gruppo quello scalmanato ragazzetto dai capelli rossi. Era bravo a suonare, sì.
Ma la sua specializzazione consisteva nel rubare pezzi di cuore, sguardo dopo sguardo; era il massimo, nell’insegnare l’Amore.

15. Mangiare. Ci fu un periodo in cui Daisuke era magro, troppo magro. Il biondo rabbrividiva spesso, osservando la consistenza ben notabile delle sue ossa sotto nemmeno un centimetro di pelle raggrinzita. Decise di cominciare ad imboccarlo, ma il suo rosso non faceva che lamentarsi dicendo di non essere un bambino.
S’impegnò quindi a preparargli ogni giorno pranzo e cena, presentandogli il cibo con un “L’ho fatto con tutto il mio amore.”

Daisuke riacquistò dieci chili in due mesi.

16. Pietra. Eppure ne era sempre stato certo; il suo cuore era duro come il marmo, impossibile da scalfire. Allora com’era possibile che Daisuke, anche solo accarezzandolo, riuscisse a farlo sciogliere come ghiaccio sotto il sole cocente d’Agosto?

17. Capo.  Kyo non aveva mai adorato l’autorità; a scuola era considerato un teppista e nell’ambito familiare si era sempre comportato come un ribelle, preferendo l’odio e il disprezzo dei suoi genitori piuttosto che abbassare la testa dicendo un “Hai” di circostanza.
Ma adesso doveva ammetterlo: era inevitabilmente succube e sotto gli ordini di Daisuke.

18. Piuma. Se lo ricordava nitidamente, in maniera quasi puntigliosa: quel letto troppo grande e le lenzuola profumate, le loro risate ed i cuscini sotto le loro mani; intenti nel buttarseli addosso con finta violenza, nemmeno si rendevano conto del tempo che passava e dei loro volti che si avvicinavano.
Daisuke se la ricordava bene, quell’unica piuma d’oca fuoriuscita dal suo cuscino rotto che volteggiava intorno al viso di Kyo quando si avvicinò per dargli il loro primo bacio.

19. Qui. Avrebbe voluto tatuarselo sulla pelle, il suo nome. Sapeva anche quale sarebbe stato l’angolo del corpo perfetto; quel piccolo pezzo di cute in prossimità del petto. Proprio nella parte sinistra della sua cassa toracica, sul cuore.

“Tu sei qui, Daisuke. E lo sarai per sempre.”

20. Presente. Se ripensava al passato, a quel passato prima di lui, rabbrividiva di disgusto. Ed intanto sorrideva; sorrideva sempre, quando incrociava di rimando gli occhi del suo rosso e rifletteva.

“Non c’è più ieri. C’è solo oggi.”

21. Genitore. Se ne rendeva conto perfettamente, che non sarebbe mai diventato padre. Non avrebbe mai avuto un piccolo da accudire, non avrebbe mai cambiato pannolini ed il suo cognome sarebbe svanito con la sua morte. Niente eredità da lasciare, nessun nipotino da viziare.
Ma non importava, pensava il rosso. Non importava, finché il sorriso di Kyo continuava a sospendergli i battiti del cuore.

22. Libero. “Oggi mi sento in gabbia.”; scriveva Kyo sul suo personale diario in una litania depressa quando aveva sedici anni. “Oggi ho volato nel cielo con un angelo dai capelli rossi.”; scriveva ancora a trentatre anni suonati nella sua agenda giornaliera.
E qualcosa era cambiato.

23. Fantasia. Non era mai stato quel tipo di persona capace di sognare ad occhi aperti o portato alla scrittura di testi vari, su più argomenti. In realtà si era spesso considerato un tipo banale, molto probabilmente anche scontato; forse noioso.
Ma quando Daisuke lo abbracciava di scatto, senza un reale motivo, faceva veramente il suo accesso in un mondo così fatato e magico che pure la Disney avrebbe fatto fatica ad immaginarselo.

24. Preoccupato. L’ansia e la paura facevano così tanto parte del suo ego che distaccarsene era molto più che difficile; ogni volta che il rosso era lontano da lui le palpitazioni aumentavano e una miriade di pensieri negativi cominciavano a frullargli nella mente.

“Calmati, Kyo.”

25. Stella. Stando insieme i due si erano scambiati passioni e gusti differenti, ma in una cosa si erano fin dall’inizio accomunati: a notte fonda, appena era loro possibile, amavano affacciarsi dal balcone dell’hotel di turno ad osservare il cielo. Ed era bello, contare le stelle più luminose insieme.

26. Via. Durante la sua infanzia era capitato spesso che si smarrisse durante il ritorno dall’asilo o dall’elementari - sua madre non andava mai a prenderlo a scuola ed era molto difficile per un bambino di cinque anni ricordarsi la strada di casa, no?

“La via per arrivare all’appartamento di Dai adesso non la sbaglio mai.”; pensava Kyo, ridendo appena.

27. Piatto. Daisuke non si arrabbiava spesso, per non dire quasi mai. Riusciva a farsi scivolare tutto addosso; apparte ciò che riguardava il suo biondino. L’unica volta in cui Kyo lo vide veramente incazzato fu dopo aver letto un articolo su un giornale scadente di gossip che dava il suo uomo per sposato con un idol di scarso livello - una notizia infondata, certo.
Il rosso spaccò l’intero servizio di piatti di porcellana regalatogli dalla madre, prima di alzare la cornetta del telefono per chiamare un avvocato e fare causa al quotidiano.

28. Espulso. C’erano cose che mai si sarebbero potute cancellare, nel passato di Kyo - a volte arrivava quasi ad odiarsi, per tutto ciò che aveva fatto e per tutto ciò che in fondo era stato. Ma se c’era una cosa che aveva capito stando con Daisuke era che niente poteva essere definita “impossibile”; nemmeno espellere ciò che ci faceva soffrire da noi stessi.
E c’era riuscito. Tooru dentro di lui non c’era veramente più, oramai.

29. Perfetto. Quello che Daisuke aveva sempre desiderato era la Perfezione, quella con la P maiuscola - non era mai riuscito ad accontentarsi di niente, nemmeno della propria esistenza. Pretendere sempre il meglio da sé stesso e dalle persone che lo circondavano, in un circolo vizioso che mai si era tolto di dosso.
Eppure, osservando il biondo dolcemente addormentato sul suo petto, si chiedeva sinceramente cosa potesse desiderare di più.

30. Notte. Era sempre stata la sera, la parte della giornata che adorava di più. Quando le luci cominciavano a svanire, le persone si rintanavano nelle proprie abitazioni e tutto diventava più silenzioso - e c’erano solo loro due, in quel letto disfatto. Sì, la notte era silenziosa.

Un silenzio spezzato solo dai soffocati gemiti del suo Kyo.

31. Malvagio. Cresciuto in una famiglia di nobili principi, la sua continua ribellione era spesso stata scambiata dai suoi genitori come “malvagità”. Lo rimbeccavano spesso con nomignoli sprezzanti, guardandolo con ripudio e scacciandolo spesso di casa - e Kyo se ne convinse, “Sono cattivo.”, pensava.

“Sei fin troppo buono e fragile, Kyo.”; solo così il rosso riuscì a convincerlo dell’ipotesi opposta.

32. Spaccatura. Si dice che le ferite del cuore siano le più profonde e letali - Kyo non ci aveva mai creduto così tanto, considerandosi fin troppo forte e invulnerabile. Quando Daisuke gli aprì il cuore per la prima volta, il biondo osservò sconcertato un profonda fitta nel mezzo del suo organo vitale.

“Perché non lasci che te lo curi io, questo cuore spaccato?”

33. Smettere. Era capitato molte volte che si ripromettesse di smettere di fumare, accorgendosi spesso di aver fin troppo poco fiato ai polmoni. Daisuke lo riprendeva continuamente, dicendogli con severità che un cantante con un cancro alle vie respiratorie non sarebbe andato molto lontano.
Ma non smise mai. Vedere il rosso preoccupato per lui lo faceva sentire troppo bene.

34. Decomposizione. Quando era un ragazzino aveva cercato di uccidersi - si era tagliato le vene in una mattinata di Luglio, assumendo un bel po’ di antidolorifici e mettendo come sottofondo una delle sue canzoni preferite degli X-Japan. Gli sarebbe piaciuto rimanere lì per sempre, in quella stanza che odorava di sangue raggrumato e di corpo marcito; gli sarebbe piaciuto, morire per davvero.
Non si era mai sentito vivo, finché non aveva conosciuto Dai.

35. Lentamente. Quando facevano l’amore, Kyo impazziva: adorava i movimenti lenti del suo amante, così attento a non fargli mai del male; così diverso da tutti gli altri, sempre presi dal sesso e poco concentrati su di lui. In ogni suo atteggiamento, Daisuke ci metteva amore - davanti a questa consapevolezza, Kyo scoppiava a piangere ogni volta.

Daisuke, di rimando, sorrideva.







Owari





Note:

Questa specie di fan fiction l’ho iniziata molto tempo fa, ma solo oggi sono riuscita a finirla.
Non mi ricordo veramente dove trovai questo “gioco” con le parole, ma lo ringrazio infinitamente perché è riuscito ad ispirarmi in maniera eccezionale.
Credo che questa sia forse la prima storia veramente dolce e poco triste che io scrivo; non contando i riferimenti a morte, suicidio e cazzi vari, non posso non ammettere che in qualche modo mi sembra.. Tenera.
Oddio. Mi sento fin troppo zuccherosa.. Sarà che sono innamorata e finalmente felice.

Hope you enjoy it.


AintAfraidToDie
  
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