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Autore: Will P    02/01/2011    5 recensioni
"Ci vogliono quattro giri di chiave per aprire la porta del suo appartamento, ma questa sera ne basta uno solo."
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lestrade , Mycroft Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: I personaggi sono di sir Conan Doyle e liberamente utilizzati da mr Moffat e mr Gatiss. Titolo da più o meno dai Panic at the Disco.
Note: Fluff random perchè sì \o/ IC, contesto e trame sono cose di cui non importa a nessuno *cough*


Things have changed (but that's okay)

C’era un tempo in cui l’ispettore Lestrade sapeva ogni giorno con certezza come avrebbe passato la serata (ufficio, metro, birra sul divano e sveglia all'alba con il torcicollo), cosa avrebbe trovato nel frigo (quello che ci aveva lasciato la mattina) e quanto ci avrebbe messo a risolvere un caso (mai abbastanza in fretta).
Questo prima che Sherlock Holmes entrasse dalla porta del suo ufficio in un turbinio di sciarpe e parole troppo fitte, portandosi dietro il suo circo di teschi, esperimenti illegali, senza tetto, teppisti e deduzioni folli. E suo fratello, benché Sherlock preferirebbe farsi assumere a Scotland Yard piuttosto che ammettere che Mycroft sia un elemento gradito della sua vita.

Ci vogliono quattro giri di chiave per aprire la porta del suo appartamento, ma questa sera ne basta uno solo. Lestrade entra in casa e appende il cappotto nell’ingresso, accanto ad una giacca grigia, elegante, ed un ombrello scuro che sporge dal portaombrelli nuovo (sul muro c’è una piccola chiazza tonda un po’ più lucida, dove quell’ombrello veniva appoggiato ogni volta con precisione millimetrica prima che il suo proprietario convincesse Lestrade a comprare un portaombrelli).
La televisione è spenta, ovviamente, come la luce del salotto. Lestrade non accende nessuna delle due e si butta semplicemente sul divano, abbandonando il capo sullo schienale, troppo stanco per tenere gli occhi aperti. Potrebbe anche addormentarsi così, e non sarebbe nemmeno la prima volta, se non sentisse qualcuno sedersi accanto a lui e sporgersi contro la sua guancia. “Bentornato, ispettore.”
Forse è la stanchezza, ma non riesce a trattenere un brivido. “Grazie,” mormora, poi si volta appena per baciare la bocca sorridente che è venuta a svegliarlo, senza ancora aprire gli occhi. Non vorrebbe fare altro per tutta la vita.
“Problemi con il killer di Finsbury Park?”
Il suo verso infastidito è più per essere stato allontanato che per altro. “Non voglio nemmeno sapere come hai fatto.”
Mycroft parla con un tono di voce sempre così serio, ma Lestrade non ha bisogno di guardare per sapere che i suoi occhi stanno ridendo. “Sai di senape,” spiega. “A te non piace la senape. L’unico bar dove per quanto insisti si scordino sempre di toglierla è quello all’angolo tra Blackstock Road e Seven Sisters Road, di fronte a Finsbury Park. Se ti sei fermato lì dovevi essere di fretta, e se hai accettato il tuo ordine senza protestare dovevi essere troppo stanco, distratto o preoccupato per correggerli. Quindi, come procede il caso?”
“Vogliamo davvero parlare di lavoro?” dice Lestrade, con un’espressione che probabilmente ha già detto a Mycroft tutto quello che voleva sapere e un paio di cose in più.
“Volevo portarti ad un concerto, in verità,” dice Mycroft, facendosi più vicino. La sua spalla è solida e calda dove preme contro quella di Lestrade, e l’ispettore ci appoggia la testa d’istinto. “Ma vedo che sei troppo stanco.”
“Scusa,” biascica, e poi mugugna il suo apprezzamento per le dita di Mycroft tra i suoi capelli che gli massaggiano il collo. Mycroft ridacchia e Lestrade lo sente lungo tutto il fianco premuto sul petto dell’altro.
“Possiamo inventarci qualcosa di diverso,” lo rassicura Mycroft, la voce appena più bassa, un po’ meno controllata, e Lestrade apre gli occhi quando sente una mano scivolargli sulla coscia.

C’era un tempo in cui non doveva preoccuparsi di intrusi nel proprio appartamento, e di sicuro non avrebbe passato la giornata sperando di trovarcene, e c’era un tempo in cui era abituato a dividere il letto con un libro e non avrebbe mai sospettato quanto potesse essere delizioso svegliarsi con l’uomo più intelligente del Regno Unito sdraiato sulla schiena.
Francamente, quel tempo era piuttosto noioso.

   
 
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