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Autore: ichigo15    02/01/2011    1 recensioni
"Era la decima volta che uscivo, mia madre faceva finta di niente dal computer ma sapevo che mi stava tenendo d’occhio, mentre mio padre girellava con nonscalance nell’ingresso."
Era il 15 agosto e dato che non avevo niente da fare ho scritto questa storia...
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti...è una cosa che mi è venuta in mente mentre scrivevo l'altra storia, mi piaceva e poi è corta quindi ho pensato di postarla, fatemi sapere che ve ne pare XD


Era la decima volta che uscivo, mia madre faceva finta di niente dal computer ma sapevo che mi stava tenendo d’occhio, mentre mio padre girellava con nonscalance nell’ingresso. Il cane e il gatto mi svolazzavano intorno sperando di fare una capatina fuori, li guardai sospirando poi uscii spingendo il portello in legno.
Una leggera brezza mi sferzava i capelli e mi faceva venire la pelle d’oca, il merletto dei miei shorts iniziò a alzarsi mentre Kuro emetteva un verso insofferente, mi accucciati chiamandolo e subito mi balzò sulle gambe come faceva di solito, sorrisi, all’ennesima folata mi decisi a rientrare per prendere almeno una giacca. Corsi in camera, correndo come se niente fosse per le scale a chiocciola, vidi i miei genitori voltarsi all’unisono mentre il portello si apriva ancora per lasciarmi uscire, mi maledissi appena mi accorsi che mi servivano anche un paio di pantaloni lunghi, sospirai e mi sedetti sulle scale che a regola davano sulla stradina deserta. Dopotutto quale strada non era deserta nel mio paese? Gettai la testa all’indietro con un sospiro fissando le stelle, non se ne vedevano molte, era presto e c’era qualche nuvola qua e la che rendeva il cielo un enorme macchia scura; localizzai immediatamente l’orsa maggiore, voltandomi vidi la luna, la fissai per un po’ riuscivo a vedere i suoi contorni perfettamente, immaginai la parte che completava quello spicchio mancante. Un bagliore molto forte catturò la mia attenzione, localizzando la stella mi scoprii a pensare a quale potesse essere, spostai ancora lo sguardo, un aereo piccolo e molto lontano con la luce rossa che si accendeva e si spegneva per poi ripetere ancora l’azione all’infinito.
Il solito silenzio quasi irreale regnava tutt’intorno, sentii Kuro spostarsi impaziente da una gamba all’altra, mugugnai sottovoce mentre una folata di aria gelida mi sfiorava la gamba, guardai il mio cucciolo che mi fissava in cerca di coccole, lo presi sotto il lungo e soffice orecchio grattando piano, emise uno sbuffo di apprezzamento e si alzò scodinzolando, sorrisi vedendo che scendeva le scale e lo seguii. Vidi che si allontanava e lo richiamai: corse subito da me, mi accucciai ad accarezzarlo, fu in quel momento che un flebile musica mi sfiorò le orecchie.
Mi avvicinai prima di notare com’ero vestita, corsi diretta in casa facendo sobbalzare Neko che mi aspettava facendo le fusa, corsi ancora di sopra mentre Kuro uggiolava dal piano di sotto, afferrai una maglietta un paio di pantaloni e me li infilai in fretta, notai il mio cappello con lo stemma del karate, sorrisi e mentre mi infilavo le calze anch’esse nere me lo misi in testa, poi corsi di sotto, Kuro mi venne subito dietro; chiamai mio padre per trattenerlo mentre me la filavo fuori, con un ultimo respiro chiusi il portello e scesi di corsa le scale. Man mano che mi avvicinavo la musica si faceva sempre più forte, mi nascosi dietro la macchina e qualcosa mi punse un piede, lo ignorai e guardai verso la strada, non riuscivo a capire da quale lato venisse la musica, istintivamente mi misi a ballicchiare; imprecai mentre un altro sasso mi pungeva il piede, guardai in basso notando che ero senza scarpe solo in quel momento mi venne “l’illuminazione” tornai di nuovo in casa, saltellando da un sasso a un altro cercando di prendere quelli più lisci, i miei genitori mi guardarono come se fossi pazza mentre entravo di corsa a mettermi le scarpe, e nel frattempo mettevo il guinzaglio al cane. Uscii di nuovo assicurandomi di chiudere di nuovo il portello e scesi di corsa mentre Kuro mi tirava per andare: per fortuna, nella mia stessa direzione. La musica da attutita si fece più sicura mentre mi avvicinavo alla scalinata dell’edificio accanto al mio, mi nascosi dietro la mia macchina come poco prima, e chiamai Kuro, venne li vicino ma invece di stare buono si mosse a destra e manca per annusare tutto. Mi alzai di scatto mentre la portiera della macchina-musica si apriva di scatto, era uscito qualcuno, controllai il telefono mettendo il silenzioso: mi avviai per la strada andando verso la “panoramica” come si chiamava quella strada del paese, con Kuro al seguito, vidi perfettamente l’occhiata che mi lanciò il tizio appoggiato all’auto con la sigaretta in bocca, e sentii anche il fischio mentre mi allontanavo a passo sicuro dietro la chiesa, arrivai alle panchine e mi lasci scivolare mentre Kuro gironzolava qua e la annusando tutto ciò che gli capitava sotto il naso, lo guardai mentre con la mente cercavo ogni modo di mettere K.O. chiunque si fosse avvicinato, mi detti della stupida subito dopo, chi mai mi avrebbe aggredita in un paese come quello? È sera, mi dissi, già ma l’hai sentito anche tu il fischio e se ti seguisse? Scacciai immediatamente quel pensiero e mi concentrai su Kuro che mi guardava con la testa piegata di lato.
Mi alzai di nuovo annoiata e sospirando mi avviai di nuovo verso la mia stradina: tranquilla e desolata, mentre scendevo due fari si accesero dalla via più alta, continuai a camminare sicura verso la stradina, mentre giravo alzai lo sguardo sull’auto bianca dalla quale era uscito il ragazzo poco prima, notai con un sospiro di sollievo che era rientrato in macchina. Girai completamente l’angolo e mi nascosi di nuovo dietro la macchina, solo allora sentii il fischio all’inizio della strada dove c’era l’altra auto, trattenni il respiro e presi il telefono in tasca, mandai un messaggio alla prima persona che mi era venuta in mente in quel momento e aspettai, la risposta non arrivava ma io mi ero concentrata sulla musica che proveniva dalla macchina bianca.
Alzai lo sguardo fissando da una fessura tra il muro e la macchina ciò che succedeva la sopra, sentii Kuro fare un verso strozzato e mi girai di scatto: lo trovai in piedi con il muso rivolto verso casa come a dirmi “quando rientriamo?” sorrisi, sentendo che la musica era finita, e corsi verso casa emozionata. Non avrei dovuto esserlo e regola dovevo essere spaventata, ma quando parlai per dire ai miei apprensivi genitori cosa avevo fatto, la mia voce era stranamente emozionata, lo mascherai con nonchalance, però mi scoprii a pensare che l’avrei rifatto volentieri e che quella specie di avventura di spionaggio faceva per me.
Sorrisi mentre correvo nella mia stanza per rimettermi il pigiama e scrivere tutto ciò che mi era appena successo... 

  
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