Gone
with the Sin.
Perché
il tempo ci sfugge,
ma il segno del tempo
rimane.
Erano
pochi i lussi che potevano essere concessi, e quei pochi erano i
più mediocri.
Come un giuramento, gli attimi che precedevano l’inizio della
prima caccia,
consistevano nel ricevere consigli da uno dei propri famigliari
cacciatori . I
fondamentali erano sempre gli stessi : attenzione, costanza e pugno di
ferro.
Molti consigliavano di non cacciare come un singolo, ma di trovare un
gruppo,
analizzarlo e conquistare la loro fiducia, poiché la caccia
solitaria era la
più faticosa.
Molti cacciatori trascrivevano tutte le loro
esperienze su un diario, sia per ricordarsene qual’ora ne
avessero avuto
bisogno, e soprattutto per avere meno fiato da spendere, quando
avrebbero
dovuto inaugurare la prima caccia di un loro giovane famigliare. Molte
famiglie
cercavano di tenere lontano i giovani dalla caccia, ma raramente
riuscivano a mantenerli
fuori dal girone.
Finite
le raccomandazioni, il giovane partiva verso la missione
più vicina, e a caccia conclusa, si festeggiava per il
nuovo cacciatore.
Solitamente,
andava così, ma dopo la sua prima caccia, Katherine Stone
non trovò nessuno ad
accoglierla con i bicchieri pieni, e pietanze infinite da mangiare
insieme.
Quando
appena sedicenne rientrò dalla sua prima caccia, portando
con se il fucile con
una sola pallottola di sale mancante, al posto della sua umile villetta
a due
piani, che poche ora prima era piena e scalpitante, ritrovò
un ammasso di
bracieri. Ma la cosa che più la spaventò, fu lo
strano cerchio che circondava
quel che rimaneva della sua casa.
In punta di piedi
cercò i corpi tra le macerie
ardenti, provando a trattenere i singhiozzi, e tenendo il fucile
pronto. Delle
dieci persone che occupavano la casa, l’unica cosa che
trovò fu il cappello di
suo padre .
Restò
per ore a guardare la casa spegnersi, lasciandosi andare a silenziose
lacrime,
poi entrò nel bosco, e con le mani iniziò a
togliere la terra davanti ad una
centenaria quercia.
Suo
padre costruì un bunker poco distante dalla loro casa, dove
teneva viveri,
vestiti, armi e soldi, così che, qual’ora fosse
accaduto qualcosa, si poteva
utilizzare quella piccola stanza scavata sottoterra.
Per
sei giorni rimase lì, a consumare il suo lutto.
Disegnò su un
foglio lo strano cerchio,
preparò un borsone con armi, soldi e qualche vestito, e
diede inizio alla sua
vita da cacciatrice.
Erano
passati sei anni da quella notte, ma nella mente di Katherine restava
vivida
come se l’avesse appena vissuta.
Venti
giorni prima aveva ricevuto una lettera dall’ultima persona
dalla quale si
aspettasse di essere contattata :
John
Winchester.
Aveva
vaghi ricordi della famiglia Winchester, che si fermavano alla sua
infanzia.
I Winchester e gli Stone erano amici da generazioni, e spesso si erano
ritrovati a cacciare insieme.
Ricordava
che suo padre li aveva ospitati per più di un mese, e mentre
i grandi parlavano
di lavoro, lei e i due figli di
John,
Dean e Sam, giocavano in giardino sotto la neve.
Ma da
allora, non avevano avuto più contatti, e forse, non sapeva
nemmeno quel che
era accaduto alla sua famiglia.
Così
aveva pensato, prima di aver letto il contenuto di quella breve
lettera,
palesemente scritta di corsa su una pagina stropicciata e strappata ai
bordi.
John
si scusava per non averla cercata in tutti questi anni, ma per motivi
che non
poteva scriverle, aveva viaggiato senza sosta, ma la sua mortificazione
era
maggiore, poiché aveva promesso a Bill e Hanna Stone, che
qual’ora fosse
successo qualcosa, avrebbe dovuto crescerla con i suoi figli.
Ma in
realtà non era stato un padre nemmeno con loro.
Dopo le brevi scuse, il cacciatore le scrisse di raggiungere Devils
Lake, nel
North Dakota, dove Dean e Sam stavano
lavorando a delle sparizioni.
Scettica
e quasi dubbiosa, decise di non muoversi da Omaha, poiché
dopo tutti questi
anni era divenuta piuttosto efficiente come cacciatore solitario.
Tuttavia,
qualche rigo più in giù, John Winchester le
lasciò un’ ultimo messaggio :
Non aveva nulla da ricambiare
alla famiglia
Winchester, e soprattutto si domandava come due ragazzi avessero
bisogni di
lei, astuta per quanto era .
Raramente
un cacciatore chiede aiuto, ed era palese che John non avesse
nessun’altro a
cui chiederlo.
Chiuse
l’ultima sacca, e si dileguò dalla finestra della
sua stanza, affittata in un
anonimo e vecchio Bed&Breakfast .
Posò i
borsoni nel cofano della sua Mustang Vintage rossa del ‘66, e
partì verso
Devils Lake.
Quando
arrivò diluviava, e decise così di affittare
subito una stanza in un vecchio
Hotel in città.
Nel
parcheggio semivuoto, di fianco ad una vecchia Peugeot grigia,
riconobbe
l’Impala nera di John, e quasi con stizza,
constatò che era ovvio che i
fratelli avessero deciso di affittare una camera in quel malridotto
Hotel.
Si reputò
comunque fortunata.
All’entrata,
dietro un vecchio tavolo e seduto su una vecchia sedia, un anziano
spendeva il
suo tempo in un cruciverba, ma non appena la vide le mostrò
un sorriso
sdentato.
“
Buonasera Miss, desidera una singola ?”
Con
riluttanza, Katherine si armò di un sorriso cortese, e
annuì .
“E’ in
vacanza?”
“Sono
solo di passaggio, e prima di ripartire volevo riposare”
rispose, guardandosi
intorno.
“Fossi
in lei non resterei molto qui. Non è un buon
periodo” le consigliò, mentre
cercava la chiave dentro ad un cassetto.
“Come
mai?” domandò, interessata.
L’anziano
schioccò la lingua, ed estrasse una lunga chiave dal
cassetto, ed attaccata ad
essa, con un pezzo di spago, c’era un pezzetto di cartone con
scritto il numero
21.
“Strani
schiamazzi si sentono dalla foresta, e strane cose riemergono dal
lago”
“Cosa
?”
“Scheletri
“ biascicò.
Katherine
rimase interdetta, ma decise di non chiedere altro; stava cacciando tutt’altro, in quel
momento.
Dopo
aver firmato un foglio, e controllato che non ci fosse nessuno, riprese
il suo
sorriso cortese, che attirò l’attenzione del
signore.
“Mi
scusi, per caso due ragazzi in questi giorni hanno affittato una camera
qui ?”
L’anziano
la guardò, incuriosito.
“Si,
come mai ?”
Assunse
una finta aria innocente, e prese a giocherellare con le chiavi.
“Potrebbe
dirmi in che stanza stanno ?”
“Mi
dispiace” rispose, contrariato.
Katherine
alzò gli occhi al cielo, e posò una banconota da
50$ sul tavolo.
“Immagino
che avrà una doppia chiave di quella stanza”
Il
vecchietto spalancò gli occhi e aprì la bocca
più volte, senza emettere alcun
suono. Poi, infilò di nuovo le mani dentro al cassetto, ed
uscì la chiave della
stanza numero 9.
Il
sorriso della ragazza si allargò, e prima di andarsene
posò altri 20$ sul
tavolo.
“Questi
sono per il suo silenzio”.
E
senza aggiungere altro, iniziò a dirigersi verso la sua
camera.
Era
una stanza molto piccola, arredata con un letto, un cassettone e una
piccola
televisione adagiata su una scrivania, ed un bagnetto con una doccia
minuscola.
Ma
nonostante tutto, aveva alloggiato in posti peggiori.
Uscì
un coltellino e una Mateba Autorevolver da uno dei borsoni che nascose
sotto al
letto.
Cercando
di fare meno rumore possibile, uscì dalla stanza,
proseguendo verso il piano di
sotto.
La
stanza numero 9 si trovava in fondo al corridoio, e da essa Katherine
udiva i
due ragazzi borbottare.
Le
sembrò che stessero litigando.
Nascose
la pistola sotto la giacca, e appoggiò l’orecchio
alla porta, ma proprio in
quell’istante
percepì all’interno dei passi veloci
dirigersi verso la porta.
Aprì
velocemente la finestra, e si nascose sulle scale che stavano sotto di
essa,
dopo averla richiusa.
Trattenendo
il fiato, aprì la porta, e con la stessa lentezza la
richiuse.
I
letti erano disfatti, e nella stanza si sentiva il palese odore di
dopobarba
alla menta. Sulla scrivania c’era un piccolo computer e
diversi fogli .
Mentre
accendeva il pc, diede un occhiata ai primi vecchi ritagli di giornale,
che
riguardavano sparizioni di una decina di anni fa, tutti avvenuti nella
foresta,
e tutti riguardavano ragazze con non più di venti anni.
Alcuni
dettagli erano stati sottolineati con una matita rossa, e spesso si
ripetevano
in più articoli.
Si
sedette sulla sedia, e iniziò a curiosare al pc, dove
nell’amministratore c’era
il nome di Sam.
Sul
desktop trovò una cartella senza nome, ma al suo interno
c’erano delle foto di
un giovane ragazzo piuttosto alto, e di una bella ragazza bionda e
formosa.
Risalivano
a più di due anni fa.
Mentre
ne apriva una seconda, sentì provenire dal corridoio dei
passi veloci e una
voce piuttosto adirata, e di colpo abbassò lo schermo del
pc, senza
preoccuparsi di rimetterlo nella posizione in cui l’aveva
trovato.
Non
aveva più il tempo di uscire dalla stanza, e se si fosse
buttata dalla
finestra, si sarebbe rotta una gamba, se non entrambe.
Scelse
un classico, e corse a nascondersi nel bagno.
La
porta della stanza si aprì, mentre i due ragazzi erano in
piena discussione.
“Dean,
non puoi farti prendere dal panico per una Mustang rossa ! Conosci bene
la
storia degli Stone, e chissà che fine ha fatto la figlia e
sinceramente dubito
sia diventata una cacciatrice”
Dean
grugnì.
“Sam,
io quella macchina la riconoscerei su tutte ! Stessa targa, stesso
colore, e
dannazione, anche quel graffio che avevo fatto cadendoci
sopra”
Katherine
imprecò mentalmente.
“Come
fai a ricordartelo ?”
“Eravamo
piccolissimi, e giocavo con Katherine. Stavo in piedi sulla Mustang, e
saltando
ho perso l’equilibrio, ma avevo un coltello in mano,
e dovetti darle 5$ dollari
per non andarlo a spifferare a papà”
Sam
rise di gusto.
“Magari
la macchina è stata venduta”
Stavolta
fu Dean a ridere, ma con sarcasmo.
“ Ah
si ? E da chi ?”
Sam
non rispose.
Ci fu
un improvviso silenzio nella stanza, ma Sam parlò poco dopo.
“Qualcuno
ha usato il mio computer”
“Impossibile”
“Ti
dico di sì invece, l’avevo lasciato leggermente
sopra i fogli, ed invece adesso
sia i fogli che il pc sono messi diversamente”
Di
nuovo silenzio.
Katherine
iniziò a guardarsi intorno, e l’unica via
d’uscita dal bagno era una finestra
troppo alta e troppo piccola.
Era in
trappola.
Sentì
il chiaro rumore della sicura di una pistola scattare, e dei passi
lenti che si
avvicinavano al bagno.
Impugnò
anche lei la pistola, e si nascose dietro l’armadietto,
così da avere qualche
secondo in più .
La
porta si aprì di colpo, coprendo l’angolo in cui
si trovava .
“Non
sono qui per farvi del male” disse, facendo scattare la
sicura.
La
porta si richiuse, e la ragazza si ritrovò davanti due
ragazzi, ed entrambi
puntavano la pistola contro di lei.
Riconobbe
subito Dean, e dal suo chiudere più volte gli occhi,
capì che anche lei era
stata riconosciuta.
“Non
ci posso credere” balbettò, voltandosi verso Sam.
Katherine
sorrise, e rimise la pistola sotto la giacca, imitando Dean.
“Credici
pure, e mi devi altri 5$ per il graffio sulla macchina”
rispose, sorridendo.
Dean
le si avvicinò battendo le mani, e la strinse in un
abbraccio.
“Dove
diavolo sei stata per tutti questi anni ?” le
domandò.
“Un
po’ qui, un po’ là” rispose,
andando ad abbracciare Sam.
“Ma
non sbatti la testa sul soffitto ?”
“Spesso,
devo ammetterlo” le disse, ridendo.
Si
spostarono nell’altra stanza, godendosi quel momento felice.
“Lasciatelo
dire, sei cresciuta bene” ammise Dean, facendole
l’occhiolino.
Katherine
scoppiò in una fragorosa risata, causata anche
dall’occhiataccia di Sam verso
Dean.
“Piuttosto,
come mai sei venuta a cercarci ?”
La
ragazza si ricompose, e dalla tasca uscì il foglio
stropicciato.
“Perché
me l’ha chiesto John Winchester, nonché vostro
padre”
Dean e
Sam si guardarono, sbigottiti.
“Kat,
è impossibile” sussurrò Sam, sedendosi
sul letto.
Lei
schiocco la lingua, e gli passò la lettera.
I due
ragazzi si concentrarono nella lettura senza fiatare, ma le loro
espressioni
erano piuttosto titubanti.
“No
Katherine, questa non è la scrittura di nostro padre, e
seconda cosa, è morto
qualche anno fa” le confessò Dean.
La
ragazza spalancò gli occhi e si portò una mano
sulla bocca, in preda alla confusione.
“Chiunque
sia stato, voleva che ci ritrovassimo” constatò il
minore dei Winchester.
Dean
aprì il piccolo frigo e le stappò una bottiglia
di birra che lei accettò molto
volentieri, bevendone una lunga sorsata.
“Io mi
domando chi sia stato quell’imbecille, nonostante tutto. E
come diamine faceva
a sapere dov’ero io, e dov’eravate voi?”
Sam alzò
le spalle, e Dean prese a camminare avanti e indietro nella stanza.
Rimasero
in silenzio, cercando una soluzione plausibile, ma le loro teste non ne
trovarono
alcuna.
“Salve
ragazzi”
“Castiel
!” esclamò Dean.
Katherine
invece, aveva velocemente impugnato la pistola, che adesso era
pericolosamente
puntata verso l’angelo.
“No
Katherine, è tutto ok” precisò Sam,
abbassandole il braccio.
“Vedo
che sei riuscita a trovarli” le disse .
“Cosa
significa ?” sibilò la ragazza.
Stavolta
fu Dean a parlare.
“Sai
che i giri di parole mi fanno imbestialire Cas”
Lui
guardò brevemente Dean, per poi prendere a camminare verso
una Katherine
impaziente e dal grilletto facile.
Le si
fermò pochi centimetri davanti al viso, e la ragazza non ne
sembrò intimorita.
“Cas,
ti ricordi quel discorso sulla distanza ?” lo
informò il maggiore dei Winchester.
Lui
fece finta di non sentirlo, e continuò a fissare gli occhi
azzurri della
cacciatrice .
“Sai
chi è stato a mandarmi quella lettera ?”
domandò lei, d’un tratto, e l’angelo
si limitò ad annuire.
“Chi
?” chiesero Sam e Dean all’unisono.
Castiel
smise di fissare Katherine, e si voltò verso i ragazzi con
la sua classica
espressione neutrale.
“Io”
rispose, poco prima di sparire.
Dopo mesi che non scrivo, eccomi quì con un nuovo esperimento .
Seguo Supernatural dall'uscita della prima Stagione, e sono una super fan dei fratelli Winchester.
Non avevo mai scritto nulla su questo Show, ma la mie mani scivolavano sole sulla tastiera,
e poi ho sempre desiderato vedere un personaggio femminile affiancare Sam e Dean.
Per impersonare la bella Katherine, ho scelto la stupenda Megan Fox, e mi ha ispirata anche per altre cose.
Innanzitutto, la Mustang Vintage del '66, poichè ho letto che l'attrice l'ha regalata al suo ragazzo, cosa che non so
se sia reale o meno, ma la macchina, sinceramente, la vedo bene di fianco all'ormai star Impala .
La storiella del lago, riprende la trama del film 'Jennifer's Body', dove Megan interpreta appunto l'indemoniata Jennifer.
La cittadina del film si chiamava Devil's Kettle, che da quanto so, è un set inventato, e siccome volevo creare una specie
di legame con la realtà, ho scelto Devils Lake, e ho ripreso la storia del "laghetto senza fondo" .
Vi consiglio il film, comunque, dove potete ammirare la versione dannata di Adam Brody.
Ricapiterà sicuramente qualche collegamento del genere, ma solo perchè ritengo ci stia nella storia.
Ovviamente, tutto ciò che riguarda Supernatural o qualsiasi altra cosa già esistente, ahimè, non mi appartiene.
Sono solo una fan alla quale piace rivedere e creare nuove situazioni per i suoi personaggi preferiti, e presumo sia lecito.
Infine, come ho detto nella brevissima Intro, come spazio temporale siamo tra le ultime due stagioni, ma di più nella sesta,
con un Sam senz'anima, anche se nell'ultimo episodio sembra averla ripresa, e un Dean con una famiglia alle spalle.
Ovviamente, coloro che non hanno visto tutte le stagioni, vi anticipo, e l'ho selezionato anche negli avvertimenti, che ci saranno
mooolti spoilers, quindi essendo che non voglio responsabilità, e non voglio rovinarvi la sorpresa, guardate prima le puntate,
e dopo leggete la mia storia.
Del filo conduttore della serie seguirò poco e nulla, o a volte meno e a volte più .
Insomma, andrò un pò nella mia testa, e un pò nella trama, e sinceramente non so cosa ne uscirà.
Detto questo, spero di ricevere apprezzamenti, critiche e consigli, perchè qual'ora non ci fossero, dubito che continuerò.
Credo sia normale voler sapere se il lavoro fa schifo o meno, giusto ?
A presto belli !
Jù.