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Autore: Akuma    03/01/2011    3 recensioni
« Su la mano, chi non si è mai chiesto come ci si senta ad essere onnipotenti?
Non onnipotenti come il Padre Eterno, quella è roba superata! No, io parlo dell’illimitata facoltà di disporre di denaro e persone a proprio piacimento, di viaggi, di auto di lusso, di cibo prelibato, di donne mozzafiato.
Andiamo, chi non si è mai posto la questione?
Beh, a tutti coloro che almeno una volta hanno sognato tutto ciò, io posso rispondere senza troppa difficoltà.
E senza arroganza o presunzione, gente, semplicemente perché io sono Ryoma Hino, forse la rockstar più quotata di tutti i tempi dopo Angus Young.
Lui era stato eletto “individuo di bassa statura più importante del mondo”, io mi sono guadagnato il titolo di “persona dai capelli ossigenati più influente del pianeta”.
Persino Eminem è stato costretto a capitolare al mio cospetto.
Sono praticamente un mito, quindi fate largo, sarò io a rispondervi! »
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Juan Diaz, Luis Napoleon, Ramon Victorino, Ryoma Hino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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11TH TRACK - Rockstar
Tolta la maschera col sorriso composto di chi torna da una missione umanitaria, mi concessi un paio di giorni di riposo, durante i quali non risposi nemmeno alle chiamate di Diaz.
Dovevo pensare, starmene un po’ per i fatti miei.
Scoprire il festino a base di coca nella stanza di Ramon era stato a dir poco scioccante. Le sue parole erano state a dir poco scioccanti.
Fui pronto a tornare al lavoro solo quando il mio agente mi venne a prendere direttamente a casa, facendo irruzione nel mio superattico con aria tesa.
Non raccontai mai a nessuno quello che avevo visto, né quello che io e Victorino ci eravamo detti. Ne dedussi quindi che Juan era nervoso per i fatti suoi e che il mio break fosse stato considerato come un qualsiasi weekend di debito riposo.
- Stai smettendo di fumare?- gli domandai, indossando la mia giacca di pelle e al contempo notando un insolito tremore alla sua mano destra.
- L’ho fatto.- mi fu risposto, con uno strano sguardo in stile Jack Nicholson.
- Eh?-
- L’ho fatto.-
Ma finché Diaz si ostinava a parlare tra i denti con sguardo maniacale, di certo non l’avrei capito.
- Fatto cosa?-
- Sesso!- sbraitò, prendendomi per la collottola - Con Trish! Ieri notte!-
Accidenti, meglio del codice Morse.
- Hai presente quel suo tatuaggio? L’ho leccato tutto almeno tre volte! Oh, è stato il sesso più sesso che abbia mai fatto! Voglio fare sesso con lei tutta la vita!-
Ora, le cose erano due: o Apple era particolarmente brava, o Juan era partito per la tangente, totalmente fuori controllo.
- Ti avverto, Genio: prima di tutto finiscila di ripetere la parola sesso, comincia a venirmi la pelle d’oca. Secondo, ti sei bevuto il cervello?-
Se Trish aveva voluto fare la differenza con quelle centinaia di donne che erano venute prima di lei, indubbiamente aveva fatto centro. Mi appuntai di chiederle il suo segreto.
Mi sorbii i deliri di Diaz finché non giungemmo entrambi in studio, dove, invece di venire accolto con fervore dai miei collaboratori, fui assaltato da una figura incappucciata che saltò fuori dalla porta girevole della lussuosa hall.
- Sei pronto a morire, pivello?!-
Placcato sul pavimento, roteai gli occhi e sospirai.
- Toglietemi questo fanatico dai...- poi d’un tratto realizzai - Tu?!-
Il momento che temevo era giunto: in qualche modo Kojiro Hyuga aveva saputo di me e la sua dolce sorellina ed era venuto a farmi la pelle con il suo tirapugni Made in Bronx.
- Oh, Koji!- Naoko, candidamente vestita dell’abito intonso di Giovanna D’Arco, era pronta a sacrificarsi pur di evitare del dolore al suo adorato fratellino.
- Hai osato toccare mia sorella e non le hai nemmeno concesso un ruolo nel tuo corpo di ballo?!- ringhiò Tha Tiger, deciso a sbranarmi.
Credo di aver assunto un’espressione piuttosto incredula nell’afferrarlo di rimando per la collottola: non sapevo se essere stupito o sconcertato dal fatto che per Hyuga fosse più grave che Naoko non fosse stata inserita nel corpo di ballo, più che per il fatto che me l’ero portata a letto.
Qui qualcuno avrebbe dovuto cominciare ad indagare seriamente sulla sanità mentale dell’intera famiglia. Ma qualcuno di veramente bravo. Un genetista, per esempio.
Era veramente troppo, di certo non potevo tergiversare ancora o continuare a fuggire da una storia assurda come quella: venivo da un’esperienza troppo seria e troppo grave per sopportare oltre, per cui mi ci volle inaspettatamente poco per prendere in mano la situazione.
- Svegliati e tira fuori quelle palle!- lo rovesciai, urlandogli addosso con la sua stessa veemenza - Tua sorella è una psicopatica persecutrice, si è fatta persino Shingo Aoi!!-
Naoko si portò una mano alla bocca, in un tentativo disperato di difendersi.
- E’ successo solo tre volte!-
Boom.
E l’atomica venne sganciata.
Kojiro si voltò meccanicamente verso di lei, con la lentezza febbrile di chi è appena stato accoltellato alle spalle.
Con una lama 20. Acciaio inox.
Decisamente una brutta giornata per il nostro rapper.
 
Bunnaku mi servì l’ennesima bomba alcolica, che buttai giù con l’aiuto di un po’ di sale ed una scorza di limone.
Al mio fianco, Napo sorseggiava un cocktail schiumoso con la grazia di un cigno.
- Qualche livido.- risposi alla sua questione di qualche attimo prima.
Da buon amico, si era informato se Tha Tiger avesse infierito su di me, oppure avesse preferito sfogare il suo gatto a nove code sulla sorella, avendola scoperta non più illibata ormai da anni.
- Se non altro ti sei liberato definitivamente di loro.- commentò, per poi voltarsi verso Juan - Diaz, stai di nuovo sbavando.-
Il mio agente era partito.
- Già. Stava diventando una questione piuttosto angosciosa.- feci spallucce, allungandogli un tovagliolo. In realtà tutta la storia di Naoko era passata rapidamente in quarto piano, dopo ciò che era successo con Ramon, del quale tra l’altro non avevo più avuto notizie.
Non credo fosse nemmeno troppo assurdo, dal momento che non ci eravamo più rivolti la parola dopo che avevo lasciato la sua stanza d’albergo con le fiamme negli occhi. Persino sul lungo volo di ritorno avevo espressamente evitato un contatto con lui - non che Victorino mi avesse cercato, d’altronde.
Speravo di poterlo raggiungere a breve, dovunque si trovasse. Direttamente a casa se necessario, non m’importava. L’avevo aggredito, invece di comprenderlo. E se mai nel frattempo fosse successo qualcosa di irreparabile, non me lo sarei mai potuto perdonare.
Ramon era Ramon, non c’era ma che tenesse.
- Siete tutti piuttosto provati, che diavolo vi è successo?- il nostro barista di fiducia si scoprì la fronte dal cappello da cowboy e ci scrutò attentamente.
Louis alzò un sopracciglio e si dondolò sul suo sgabello in pelle, beato come una Pasqua.
- L’unico motivo per cui sono provato io, è che ultimamente non sto fermo un attimo...-
- Ah, risparmiaci le tue sveltine nei camerini, Napo!- lo interruppi con una risata, conferendogli un amichevole spallata.
- Hey, non è mica la mia occupazione principale!- rise lui di rimando, ammiccando verso Juan - Qui quello malato di sesso è un altro.-
Diaz era in pieno delirium tremens.
- Hai presente quando trovi qualcuno con cui hai un’intesa perfetta?! Perfetta, dico! Intesa! Perfetta!- sbottò, afferrando la sua Tequila dalle mani di Bunnaku e buttandola giù d’un fiato. Questo si esibì in una delle sue risate chiassose, buttando indietro il capo e tenendosi la pancia. Neanche Bud Spencer ispirava così tanta simpatia.
- Chiedile se ha una sorella, questa signorina!- riuscì a dire, sghignazzando - Anche due o tre, non mi offendo mica! Sono grande e grosso, io, devo essere nutrito!-
Il mio manager delle stelle gli lanciò un’occhiataccia, come a dire che se provava ancora una volta a pronunciare il nome di Trish invano, l’avrebbe atterrato a colpi di Jujitsu. A quanto pareva nemmeno i tre pastorelli di Fatima erano stati sorpresi da una visione talmente abbagliante da frastornarli a quel modo - e per questo non mi sarei risparmiato di prenderlo in giro nemmeno alla nascita del suo quintogenito.
Mi congedai temporaneamente dall’allegro teatrino, volevo godermi cinque minuti di sano silenzio sul balcone vista spiaggia - gli unici di cui d’altronde potevo godere durante le mie giornate stracolme di impegni. Me l’aveva consigliato Bunnaku diverso tempo addietro, era uno spettacolo di cui anche lui era solito godere e del quale anch’io ben presto ero diventato grande affezionato.
Andava fiero d’averlo in esclusiva davanti al proprio locale.
Due auto superarono in tutta fretta la terrazza, sullo stradone principale che la separava dall’oceano. Los Angeles era stupefacente in qualsiasi momento del giorno, ma al tramonto, quando le ombre rosse calavano sugli edifici e sulle palme degli immensi viali, non godersela era un delitto.
- Ero sicuro di trovarti qui.-
E come in ogni epilogo, la voce che più desideri udire ti raggiunge inevitabilmente.
- Ramon.-
Mi voltai, totalmente colto alla sprovvista.
- Già.-
Il sorriso del mio migliore amico m’investì con la stessa impetuosa violenza dei raggi del sole vermiglio sull’asfalto rovente, sul suo volto le sfaccettature del tramonto creavano un effetto chiaroscurale da mozzare il fiato.
Era bello come un dipinto.
- Come... dove... che ci fai qui?- riuscii a mettere insieme, scuotendo il capo per riavermi da quella che credevo fosse ancora una visione.
- Sono venuto per te, no?-
Più ovvio che mai.
Talmente ovvio che mi sentii in colpa per non essermi mosso per primo, dopotutto era lui quello ad avere bisogno d’aiuto - nonostante ci non fossimo lasciati troppo bene.
- Mi dispiace per averti preso a pugni.- soffiai, memore del manrovescio che gli avevo conferito.
Mi appoggiai alla muratura laccata dell’ingresso, Ramon scosse il capo.
- Non credo nemmeno di ricordarmelo.- rise, sereno - E anche se fosse, ricordo meglio ciò che mi hai detto. Sono venuto a rispondere alla tua domanda.-
La mia aria interrogativa lo indusse a continuare, portandosi verso di me e lasciando che il riverbero della luce creasse attorno alla sua figura un’aura luminosa che disperse i dettagli del suo volto.
- Non so dirti quando è cominciata. So solo dirti che tutti erano più appassionati, più entusiasti di me nel calarsi in un’altra vita, in un altro ruolo. Invece io ero perso, mi trasformavo continuamente, senza tregua, e con l’andare del tempo mi sono reso conto di non riuscire più ad essere in grado di staccarmi dalle decine di maschere che avevo indossato. Per di più, nel frattempo continuavo a cambiare, fino a trovarmi sempre più alla deriva.-
Poetico, ma limpido. Victorino era così.
- Avevo bisogno di un armadio in cui nascondere i miei scheletri. Ce l’avevo, ma non l’ho mai aperto.- un’altra auto sfrecciò veloce tra noi e l’oceano, il bagliore dell’acqua si estinse per una frazione di secondo, tornando poi ad illuminarci più sfavillante che mai - Così mi sono piombati addosso uno dopo l’altro e allora ho cominciato ad abusare dell’unico mezzo utile a farli sparire. Ma sai, tornano sempre, è una spirale senza fine.-
Io scossi il capo, interdetto. Era una di quelle volte in cui il cervello comincia a vagare in lungo e in largo alla ricerca di qualcosa di sensato da dire, ovviamente invano.
Davanti a Ramon, faccia a faccia, occhi negli occhi, mi trovai senza appigli, senza coscienza.
- Io... io non sono molto presente, combino un sacco di casini e a volte non riesco a gestire da solo anche le cose più semplici.- riuscii a dire infine, alzando una mano - Non mi sto giustificando, ma lo sai, mi conosci da quando eravamo alti così.-
Ma lui sorrise, inducendomi a tacere: ciò che stavo dicendo era cosa nota ad entrambi, inutile ribadirla.
- Sei tu il mio armadio, Ryoma.-
Distese le labbra, che allora non mi parvero deformi e mostruose come l’ultima volta, erano semplicemente le labbra di Ramon.
Poi mi appoggiò una mano sulla spalla, bonario, come se mi stesse rivolgendo degli elogi senza voce, che tuttavia non mi facevano sentire meno in imbarazzo. Era come se mai nessuno prima di allora avesse guardato così a fondo dentro di me, pur restando muto, come se nessuno si fosse mai accorto di ciò che in realtà ero. Nemmeno io.
- Non sei tu a non essere stato presente, sono io ad averti escluso.- ammise - Avevo paura del tuo giudizio, che volente o nolente alla fine è arrivato comunque. E io... non so se smetterò per davvero o se rimarrà un tentativo senza troppa convinzione. Ma ho bisogno di te.-
Lo capii solo allora: era venuto a chiedermi aiuto.
Allora tutto fu chiaro. Cristallino come l’oceano che, perenne, restituiva le sue onde alla riva.
La mia capacità di aprirmi e di esprimermi deponendo le armi era poco allenata, scarsa oserei dire. Non l’avevo mai esercitata, forse perché non ce n’era mai stato bisogno o forse perché in realtà era il mio tallone d’Achille. Ed io stavo ben attento a nasconderlo.
Ma in quell’istante intimo, con Ramon, ero tornato improvvisamente piccolo.
I capelli arruffati, un pallone sotto il braccio, le ginocchia coperte di graffi e i calzoncini sporchi di terra.
- Tu sarai sempre tutte le vite che hai interpretato.- socchiusi gli occhi, rispondendo al sorriso - Come io sarò sempre tutte le mie canzoni, anche se non ci apparterranno più.-
Era una promessa: da allora in poi sarei stato presente. Con prepotenza, se necessario.
Mi sarei sdebitato con mio fratello nel miglior modo che conoscevo, l’avrei sorretto, l’avrei sostenuto, affiancato, difeso. Avrei raccolto tutte le sue maschere, le avrei conservate, le avrei riplasmate nel nuovo Ramon.
Non l’avrei mai più lasciato indietro, non l’avrei perso. Per quanto difficile sarebbe stato.
Da allora in avanti sarei stato io a passargli la palla e guardarlo andare in rete.
E sarei stato fiero di lui.
 
Come ci si sente ad essere onnipotenti, mi chiedevate?
Beh, ognuno ha la sua fetta di potere illimitato, se vogliamo. E il suo rovescio della medaglia, buono o cattivo che sia.
Puoi essere una mega rockstar e goderti la tua vita da sballo in barba al rispetto e alle regole più o meno esplicite del buoncostume. A volte anche alle leggi. E poi avere serie difficoltà nel gestire i rapporti interpersonali, quelli veri.
Puoi essere un attore di fama mondiale, avere a disposizione qualsiasi cosa tu desideri, eppure soffrire nel profondo ed avere bisogno in realtà solo di un amico.
E se fossi l’agente numero uno delle superstar, oltre che un playboy di comprovata esperienza? In questo caso il tuo ego smisurato la farebbe da padrone in qualsiasi situazione, salvo poi perdere la testa per la tua imprevista anima gemella e sconvolgere l’intero tuo stile di vita.
Puoi essere una ninfomane con la brama di notorietà e sfruttare il tuo innato talento per arrivare in alto. O nei pantaloni di chi in alto c’è già. E comunque non ricavarci un ragno dal buco - a parte l’ira funesta del tuo protettivo fratello, una volta messi a nudo i tuoi loschi giri.
Che puoi essere un deejay altezzoso e irascibile, con un grande rancore verso il tuo nemico giurato. E poi finirci a letto, con questo acerrimo rivale, per riscoprirti la persona più serena e in pace con il mondo che sia mai esistita. Basta poco, come si dice.
Oppure puoi essere una ballerina senza troppa convinzione e capitarti tra capo e collo una favola con tanto di lieto fine sulla quale non avresti mai puntato un dollaro, che si conclude con un manager follemente innamorato e cinque frugoletti da portare in gita nel Kansas.
O che puoi essere semplicemente un barista e farti grasse risate alle spalle di noialtri e, dopo che tutti i clienti hanno lasciato il tuo locale, goderti il tuo Muay-thai di fine giornata alla luce del tramonto, aprendo una finestra sulle spiagge infinite di Venice Beach.



Fine.

Ringrazio tutti coloro che mi hanno votataH! E' un onore essere eletta Miss Cazzara 2010...! No, anzi, ormai 2011! xD
Scherzi a parte, grazie alle ragazze di ELF, che hanno avuto il cuore (e il fegato xD) di classificare prima questa storia nel contest ALTERNATIVE TSUBASA.

Allora, siete riuscite a trovare il corrispettivo tiro/tecnica/soprannome di ogni personaggio, nascosto nei titoli delle canzoni, film, varie&eventuali sparsi in giro per la fict? ...no? Allora al prossimo capitolo/fanartina, dove svelerò tutti i particolari! xD
Provateci comunque, è divertente...! (scoprire quanto l'autrice sia bacata, certo...). xD

Seriamente: grazie a tutti i lettori. Siete la mia forza da sempre, perché so di scrivere dei dimenticatidaddddio, ma nonostante questo il vostro apprezzamento mi rende immensamente orgogliosa. Vi voglio bene, davvero. Grazie di spendere il vostro tempo in mia compagnia, vuol dire tanto. <3
   
 
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