Serie TV > Castle
Ricorda la storia  |       
Autore: Mari24    03/01/2011    12 recensioni
ciao a tutti! questa è la prima ff che pubblico.. mi sono ispirata sia al tf sia a "Heat Wave", quindi noterete alcune somiglianze...
ho scelto questo titolo perchè durante la "stesura", ho ascoltato "Smile" di Uncle Kracker, e spero che Castle faccia sorridere Kate!
spero vi piaccia, e buona lettura! ;>
ps: le recensioni sono sempre ben gradite!
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Kate si sentiva osservata. C’erano giorni in cui sentiva lo sguardo costante di qualcuno su di lei. Aveva persino giurato di essere pedinata. Ma non avrebbe mai immaginato che l'avrebbe rincontrata. Non dopo dieci anni.
E pensare che se non fosse stato per i libri di Castle, che avevano fatto conoscere Beckett come sua musa, non sarebbe ritornata, non avrebbe avuto il coraggio di ritornare da Kate, non avrebbe rischiato tutto pur di vederla. Non avrebbe rischiato la vita di Kate.
Ma questo Kate ancora non lo sapeva. Non sapeva che di lì a breve avrebbe rivisto una delle persone a cui teneva di più; una delle persone più importanti della sua vita.  Ma lei non sapeva ancora che presto avrebbe saputo..
 
Di fronte al 12°, Ryan ed Esposito, si litigavano un caso, decidendo quale dei due avesse dato una svolta all'omicidio, omettendo entrambi il fatto che fosse stata Beckett insieme a Castle a risolverlo, quando ad un tratto la videro. C’era una ragazza che fissava l'intero edificio. Era bella, ed entrambi lo notarono subito. Si lanciarono una rapida occhiata e si capirono all’istante: si sarebbero litigati anche quella ragazza!
Si avvicinarono, ma Ryan fu più svelto e disse:
 -"Ciao! Hai bisogno di aiuto?"-.
La ragazza non rispose, non si voltò neanche. Era come assente, assorta nei suoi pensieri più profondi e remoti. Continuò a fissare il 12°, come se si aspettasse che lui le parlasse, come una persona vera, reale. Che le dicesse qualcosa. Che rispondesse alle sue domande, a quella domanda che le pesava nel cuore da tanti anni. Ormai non ricordava più da quanto tempo sentiva quella sensazione, la sensazione di vuoto interiore che ti distrugge e ti consuma lentamente.
Esposito approfittò subito del momento di non curanza di quella giovane ragazza verso Ryan e, spintonando di lato l’amico si fece avanti, chiedendo anche lui se avesse bisogno di qualcosa.
In quel momento lei si voltò, quasi svegliandosi da un malinconico sogno, notandoli e notando il loro distintivo.
Fino a che non si fosse voltata i due detective non avevano capito quanto fosse bella. E in effetti assomigliava a qualcuno, ma entrambi rimasero impietriti dai suoi occhi. Sorrise, ma i suoi occhi non mentivano e vi si leggeva tutta la sua tristezza e la sua immensa solitudine. Sorrise ai poliziotti e rispose: -“No, grazie! Non ho bisogno di nulla!”- e, voltandosi riprese a fissare l’edificio.
-“Dove ci siamo già incontrati?”- le chiese Esposito continuando a provarci spudoratamente.
Lei si voltò con un sorriso malizioso, abbassò il tono di voce e avvicinandosi al suo orecchio gli rispose:
-“In your dreams!”-,  e come se non volesse essere disturbata ulteriormente continuò a guardare con insistenza il 12°.
Poi però si pentì di aver liquidato così in fretta quei due ragazzi che erano stati gentili e anche un po’ divertenti con lei, e prima che sparissero all’interno del 12° gli rispose: -“In effetti… -disse avvicinandosi- volevo sapere.. lavora qui il detective Beckett?”-
Ryan ed Esposito sapevano bene di non dover dare informazioni ma riposero all’unisono che Beckett era in quel edificio e in servizio in quel momento, e che se avesse avuto bisogno sarebbe stata felice di aiutarla. Lei sorrise, Ryan notò che aveva un sorriso splendido, che riusciva quasi a cancellare tutte quelle note di sofferenza che si leggevano così chiaramente nei suoi occhi. Mentre le chiedevano chi fosse, il suo cellulare squillò. Lei rispose con un debole “Scusatemi” e da quello che sentirono la ragazza disse poche parole: -“Si?... No, io.. io devo parlarle! Va bene torno subito!!”- disse rassegnata. Non si girò neppure, e iniziò a correre più veloce che poteva. Non si voltò neanche quando Ryan le urlò dietro: -“Ehi, aspetta!”-
In quel momento Kate e Castle scesero di corsa pronti per un nuovo arresto, ma Ryan continuava ad osservare quella ragazza, come colpito da un incantesimo, non riusciva a staccarle gli occhi di dosso nonostante si fosse ormai dileguata tra la folla e il traffico.
-“Cos’ha Ryan?”- chiese Beckett. Ed Esposito lo canzonò subito: -“Si è appena innamorato!”-.
Ma Kate in quel momento non aveva tempo per confortare o prendere in giro il collega.
C’era da fare un lavoro molto importante, e come tutti i poliziotti anche Ryan sapeva che tutto il resto passava in secondo piano, e in breve tempo i due detective avevano già dimenticato quello strano incontro.
Fu un arresto complicato. Kate intimò a Castle di restare in macchina, cosa che non fece. Ma non era stato quello ad infastidirla.. Era quella strana sensazione, quel formicolio che sentiva dietro la nuca ogni qualvolta sentiva di essere osservata.
Ma non c’era tempo per le sensazioni. Dovevano prendere quei trafficanti di droga o anche stavolta sarebbero spariti come fantasmi, e Beckett non poteva permetterlo. C’era poco tempo per il piano, serviva un’azione rapida e pulita.
Beckett impugnò la sua pistola e fece segno a Ryan ed Esposito di passare dal retro. Castle le stava dietro, sapeva che in queste situazioni non era felice di averlo tra i piedi, infatti Beckett si voltò e puntandogli una mano contro il petto, gli disse: -“Se provi a seguirmi, ti metto le mani addosso!”-Castle: -“Giura!!”-.
Kate lo fulminò. Era irritante quando non capiva quando non era il momento di giocare.
Per lei questo caso era molto importante. Aveva impiegato tempo ed energie e se avessero preso quei trafficanti sarebbero riusciti a risalire a Clan mafioso che aveva ucciso Jack Coonan, la sua vittima. Forse era un corriere o forse una semplice vittima della mafia russa, questo Kate non l’aveva ancora capito, ma la sua sete di giustizia superava tutto. Questo caso le ricordava il caso della madre, e non sapeva perché, ma voleva la stessa giustizia per questo omicidio quanto ne voleva per sua madre, e il suo cuore era colmo di rabbia per non essere riuscita ancora a risolverlo, dopo dieci lunghi anni.
Nei primi tre anni in polizia, Beckett aveva cercato di risolvere il caso, aveva cercato ogni sorta di indizio che poteva essere sfuggito ai detective che indagarono allora. Non trovò nulla e decise di mollare il caso prima che la portasse alla disperazione. E questo caso.. voleva avere giustizia per quelle bambine che avevano perso un padre. Per cui avere Castle lì tra i piedi, in quel momento la irritava.
Impugnò la sua arma, con le spalle al muro, fece un profondo respiro e, con una rapida occhiata guardò all’interno. In due secondi aveva contato quattro uomini. Contemporaneamente alla sua squadra, fece irruzione e vi trovò i trafficanti intenti a tagliare droga.
Due di loro tentarono la fuga, ci fu uno sparo. Kate uscì rapida per fare fuoco, ma non si accorse che uno dei due trafficanti era dietro di lei pronto a sparare. In quel momento arrivò Castle che la spinse per terra, salvandola da proiettile certo. La sequenza dei fatti fu molto veloce: Esposito buttò a terra il secondo trafficante bloccandogli la schiena con le ginocchia; Castle si lanciò all’inseguimento del primo malvivente con Beckett ancora a terra che gli urlava: -“Castle!! NO!!”-. Partì all’inseguimento anche lei, ma in quei pochi istanti in cui Castle l’aveva preceduta, era già stata seminata. Svoltò l’angolo, non c’era nessuno. Com’era possibile che due uomini potessero svanire nel nulla? E poi sentì un rumore sopra di lei. Si voltò appena in tempo per vedere che il trafficante le puntava addosso la pistola. –“Bum!”- sussurrò, un suono appena percettibile ma Kate capì che stava per sparare.
Si sentì una voce gridare con tutto il fiato che aveva in corpo “NO!”, e nello stesso istante Castle si lanciò addosso al trafficante e lo buttò a terra, disarmandolo. –“Dimmi che l’hai visto!!”- disse soddisfatto e trionfante a Beckett. Ma Kate aveva altro a cui pensare. Cercava con gli occhi chi potesse aver gridato ma non vide nessuno. Accecata dal sole vide solamente un’ombra sparire nella folla New Yorkese, come un fantasma.
Contenta di aver effettuato il suo arresto, Kate era meno irritata, ma per tutto il viaggio non proferì parola: in parte perché le dava fastidio che Castle avesse messo k.o. il trafficante e in parte ripensava a quella voce. 
   
 
Leggi le 12 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Castle / Vai alla pagina dell'autore: Mari24