“Un miracolo chiamato amore”
Dedicato a te che forse esisti
e forse no.
Io questo ancora non lo so.
L’amore…qualcosa
di troppo grande per degli esseri così piccoli come gli umani.
Ma
questo non la fermava. Infatti lei se ne stava lì ferma ad aspettare.
Giorno,
notte.
Estate,
inverno.
L’attesa
non le costava niente, se non il trascorrere del tempo, il rintoccare continuo
dell’orologio biologico che annunciava che gli anni passavano senza che nessuno
arrivasse.
Ma
lei non perdeva la fede.
Ci
credeva davvero. Specie quando giungevano quei giorni in cui avrebbe voluto
sbattere la testa contro il muro.
E
piangeva. Piangeva quelle lacrime salate da quella solitudine così profonda da
spaccarla in più pezzi. Erano i giorni delle domande, dei dubbi, di quelle atroce
sensazioni che la rendevano inerme e ancora più invisibile agli occhi degli
altri.
Aveva
letto di quell’amore nei libri.
Lo
decantavano le poesie.
Lo
celebravano nei film.
Lo
suonavano nelle canzoni.
E
il suo spirito s’animava di nuova luce. Inorgoglita da quel credere che anno
dopo anno, si spegneva nella gente, mentre in lei, al contrario, accresceva
sempre più.
Un’energia
così potente da farla brillare.
Stella
solitaria tra tante.
Così
lei regalava sorrisi a tutti coloro che passavano di là, sperando di infondere
loro un po’ di quel sentimento.
Peccato
che nessuno la vedesse.
Peccato
che tutti si stessero dimenticando di credere.
I
loro occhi violacei per mancanza di sonno, divenivano sempre più cinici.
Le
loro parole assumevano, giorno dopo giorno, sfumature dure e sprezzanti.
I
loro comportamenti si adattavano alla violenza di un mondo continuamente in
guerra.
Poi
un giorno qualcosa cambiò.
Lei
se ne stava seduta su quel ramo, facendo dondolare le sue gambe avanti e
indietro. Un movimento continuo che scandiva gli attimi che passavano. Un gesto
talmente automatico che lei non ne avvertiva più la fatica.
Alzò
il viso e lo vide.
Lui,
dagli occhi dal colore indefinito, avanzava a passo deciso verso di lei,
avvolto da una nebbia di indubbia provenienza. Si dirigeva verso quell’albero
all’angolo di una strada super affollata.
Per
la prima volta lei sentì lo stomaco contorcersi e il cuore battere
all’impazzata. E il suo viso assunse tinte diverse dal solito bianco candore.
E
fu calore.
Qualcosa
le si incendiò nel petto.
Per
la prima volta scese dall’albero. Leggiadra come una farfalla, poggiò i piedi
nudi a terra, senza far rumore.
Lui
si fermò dinnanzi a lei.
Guardarsi
fu così naturale da non destare scalpore in nessuno dei due.
Seppur
fosse la prima volta che qualcuno la vedeva. Soprattutto era la prima volta che
si sentiva pervadere l’anima da uno sguardo.
Attratti
da una forza sconosciuta, alzarono in contemporanea le mani e le avvicinarono,
sfiorandosi.
“Chi
sei, oh tu dannato angelo biondo?” domandò lui con voce celestiale.
“Sono
colei che crede” rispose lei con una naturalezza disarmante.
La
bocca del giovane s’increspò, formando una buffa ruga ai lati delle labbra.
La
ragazza lo scrutò, sentendosi attratta da ogni suo movimento.
“E
perché mi tormenti?” continuò lui con insistenza.
Lei
storse il naso e scosse il capo “Io non tormento nessuno” ribatté sicura, senza
cattiveria.
Il
ragazzo sollevò gli occhi verso il cielo e i suoi contorni divennero azzurri.
“Si,
invece. Tu…e l’amore!” nessun tono sprezzante, solo…arrendevolezza.
“Perché
ci credi? Perché…perché entri nei miei sogni e mi…” si fermò in evidente
difficoltà, abbassò le braccia e le rilasciò lungo il corpo.
Tutto
questo sotto lo sguardo vigile della ragazza.
Gli
occhi di lui bruciarono di una determinazione nuova che li scurì.
Un
grigio tempesta divampò nelle sue iridi che si specchiarono in quelle castane
di lei.
“Mi
ossessioni. Ti vedo ovunque vada, ti sento parlare ogni volta che resto in
silenzio. E non basta fuggire, tapparsi le orecchie, chiudere gli occhi. Tu sei
qui” e si indicò la testa con le dita della mano destra.
“E…qui”
quella stessa mano scese sul lato sinistro del corpo. All’altezza del petto.
Il
cuore.
La
ragazza spalancò gli occhi, rivelandone, per la prima volta, la profondità.
Lui
le prese una mano e la strattonò con poca delicatezza, spingendola verso il
proprio corpo.
La
testa di lei cozzò contro il petto di lui e lei poté udire il cuore mettersi in
moto.
Un
unisono battito d’ali.
Un
solo unico sentimento.
Lui
la strinse tra le braccia, incurante di tutto.
“Mi
hai convinto a crederci. Mi hai aiutato ad uscire fuori dalla mia cieca
convinzione di poter vivere senza l’amore. Tanti amici e solo divertimento.
Averti nella mia vita è stato il regalo più bello che Dio potesse farmi” la
stretta attorno alla vita di lei, aumentò.
“Resta
con me. Ti prego. Ti prego” una supplica che la condusse a chiudere gli occhi
sotto la pressione del torpore piacevole che l’avvolgeva.
“Amami!”
fu come un soffio la voce di lui. Una sola ed unica parola dal significato
inequivocabile.
E
quando le lacrime di lui le bagnarono il viso, lei si scostò di poco e lo
fissò.
Gli
occhi di lui chiusi con violenza, i denti che premevano sul labbro inferiore,
per trattenere gemiti di sofferenza e l’insistenza di quel cuore che continuava
a battere furioso.
Con
la punta delle dita, carezzò le gote di quel viso trafitto dal dolore.
Ne
seguì i lineamenti contratti, affascinata da quanto fossero perfetti e giusti
sotto i suoi polpastrelli. E quando con il pollice disegnò le sue labbra, fece
leva sulle sue gambe per alzarsi e arrivare alla sua altezza.
Fu
luce ovunque quando la sua bocca si poggiò su quella di lui.
E
i colori esplosero riempiendo l’aria attorno di coriandoli e musica, quando
quelle stesse labbra si mossero all’unisono, una sull’altra, saggiando un
sapore nuovo, ma antico quanto l’umanità.
Quello
di un miracolo.
Un miracolo chiamato amore.
Sentire
una canzone può suscitare diverse emozioni.
A
me ha fatto partorire questa one shot, dal senso oscuro anche a me, quindi non
preoccupatevi se non l’avete compresa.
Vi
faccio compagnia -.-‘.
Però
mi ha fatto bene scriverla. Ha fatto bene al mio cuore e se vi piacerà ben
venga, sennò pazienza.
Lascio
un’altra piccola traccia di me.
Non
so creare frasi poetiche, né usare parole complesse.
Semplicemente
scrivo ciò che il cuore mi detta. Prendetevela con lui.
Io
sono un semplice tramite.
Con
affetto.
Marghe