Fantasia
INTRODUZIONE
 
Luglio 1840
Profumo di rum e di ciò che sopraggiungeva dalla cambusa, ed io amante di quella bevanda non avrei di certo potuto pazientare senza nemmeno assaggiarne un po’.
“ Steven non andare laggiù senza il mio permesso!” sentì urlare dalla cabina dell’ammiraglio.
Come non sospettare che l’ammiraglio intuiva una mia entrata magistrale all’interno della cambusa.
 
“Steven vieni è pronta la cena! Smetti di leggere e vieni a tavola”
Urlò mia madre dal piano di sotto, allorché chiusi il mio libro e scesi a tavola.
”Steven non puoi fare così, sei sempre chiuso nella tua stanza a leggere quel libro è a tal punto interessante?”
Mi chiese mia madre, dopo essermi seduto a tavola.
”Si mamma, il protagonista mi rispecchia molto e mi ci ritrovo, ma ti prometto che leggerò meno e sarò più presente accanto a te”.
Detto questo, a tavola non intavolammo altre discussioni. Finita la cena, tornai subito in camera senza aiutare e tornai a leggere.
 
Doveva immaginare che sarei entrato lì dentro, sì ammetto di essere un grande amante di quella bevanda, la prendemmo dopo aver abbordato una nave proveniente da qualche continente, la vita sul MOBY III era molto tranquilla, senza problemi fino a quel giorno, ma dopo aver depredato quel vascello, l’umore dei miei compagni sembrava alquanto straziato, ma non per me, io ero lo spirito e il corpo, oh sì, come amavo far vedere a tutti la mia simpatia.
Dopo aver visto i miei compagni sotto tono nella stiva, incapaci di finire il loro piatto, uscii sul ponte per ammirare il tramonto; la sfera si approssima al declino, diventava fuoco liquido nel tuorlo, si espandeva fino a contagiare l'ovest e si apprestava nel ridurre a brandelli la stoffa colorata del cielo: la disperdeva.
E donava dolcezza ai nostri cuori.
Rimasi lì fino allo scomparire completamente del sole, iniziai a essere pervaso da uno strano sentimento, sì, pensandoci si trattava di tristezza, angoscia e inquietudine, perché oramai non potevo perdere il mio umore, ero lo spirito della nave, iniziai a pensare, ma a un tratto il cielo si oscurò come se fossimo entrati in un branco di oscurità; la nebbia era sempre più fittizia, che diamine stava succedendo, per gli dei del mare, una tempesta? L’oceano era tranquillo non si avvertiva nessuna brezza antecedente a questo incubo. Sì, doveva essere la mancanza del rum a condurmi in queste visioni.
Provai a tornare verso i miei compagni ma entrando nello scompartimento non trovai nessuno come se fossero svaniti nel nulla, come se una maledizione stesse incombendo su di noi.
Forse quel rum maledetto?
I miei erano compagni scomparsi.
Chi era il colpevole? Mancavano tutti all’appello il comandante, l’ammiraglio, i miei compagni!
Sfoderai immediatamente la mia scimitarra, sapevo che era inutile, ma serviva a mantenermi calmo, mi diressi immediatamente nella cambusa, dove lì era stipato il fatidico rum conquistato poche ore prima, arrivai alla rampa di scale che portavano alla destinazione, ammisi che un brivido pervase la mia giovane schiena; macchie di sangue sempre più stilettate, quasi a colmare i gradini.
Scesa completamente la rampa scoprì la scena più orrenda che i miei occhi potevano scorgere.
 
Grazie alla mia beta: Desdemona Malfoy.