Destino
Thomas si è sempre dimostrato un buon amico, nonostante
tutti i nostri battibecchi mi è sempre stato vicino. Lo apprezzo, molto. Ma,
ora, ho bisogno di cambiare aria, di allontanarmi da questo posto di merda.
Ho preso la macchina di mamma per scappare e i loro
soldi nascosti dentro la latta del caffè. Me ne vergogno da morire. Sono una
ladra, un’insulsa stupida che ha derubato i proprio genitori. Due anni fa,
quando la mia vita era diversa, quando questo mondo di merda era tutto rose e
fiori, non ero così.
La classica ragazza che se ne andava in giro col
proprio fidanzato a braccetto, bionda, occhi azzurri, con il ragazzo più fico
della scuola a proprio fianco, era la mia descrizione. Ma il ragazzo più fico
della scuola, il ragazzo che amavo e a cui avevo concesso il mio corpo morì.
Per la precisione, si tolse la vita. Da quel giorno ho smesso di essere la
ragazza perfetta. Da quel fottuto 26 febbraio ho cambiato colore dei miei
capelli, ho eliminato il verde cristallino che caratterizzava i miei occhi, con
due paia di lenti a contatto marroni. Perché? Beh… se tutte le mie domande trovassero
risposta, non mi troverei diretta chissà dove, con pochi spicci in tasca.
Imbocco la statale che mi porterà dritta in Virginia,
sono ore che guido senza sosta. Ho sete, ho fame, ma soprattutto una disperata
voglia di piangere. Il mio cellulare ha squillato cinquantasei volte. Sono i
miei genitori.
Non ho risposto a nessuna delle loro chiamate, conosco
troppo bene mia mamma. La sua sensibilità a volte mi da così fastidio che le
spaccherei in testa il vaso di cristallo che padroneggia in salotto, un regalo
di nonna Carol. Papà – l’uomo invisibile- appena mi becca, mollerà la sua mano
sulla mia guancia.
Non so quante botte ho preso in questi ultimi mesi.
Dopo la morte di Tyler mi sono assentata dal mondo reale, costruendomi una mia
realtà. Questa realtà include alcool e fumo, un buon diversivo per dimenticare
tutto il male che la vita mi ha causato fino ad ora. Il primo schiaffo che ho
ricevuto da papà, è stato lo scorso inverno. Ero tornata ubriaca da una festa.
Non ho mai pianto davanti alla sua violenza, non ho mai detto una sola volta
quanto mi facesse male ricevere tutto quell’odio da parte sua. Sono stata
zitta, ho sopportato. E ho smesso di vivere.
Il dolore non mi causa più effetto. Ogni volta che alza
le mani, chiudo gli occhi annullando tutto il resto, escludendo i singhiozzi di
mia madre e i suoi tentativi di farlo smettere. Più di una volta l’ha minacciato
che se non smetteva subito chiamava la polizia. Lui si girava, fulminandola con
lo sguardo, sapevo che se non sarei intervenuta anche lei ci sarebbe finita di
mezzo. Bloccai così mio padre per un braccio e pronunciai la mia condanna a
morte: Lasciala perdere, continua.
Parole forti. Parole dure. Ma lui fece come gli dissi,
continuò. Una. Due. Tre. Quattro.
Finché il mio viso fu irriconoscibile per un mese
intero.
Il cellulare squilla nuovamente, ma questa volta non
sono i miei, è Thomas.
Thomas mi è stato affianco dopo la morte di Tyler.
Thomas era il migliore amico di Tyler.
Indecisa se rispondere o no, prendo in mano il
cellulare. Quando mi arriva una chiamata da lui, appare una nostra foto
insieme. È l’unico numero che ho personalizzato perché Thomas mi ricorda la
parola “famiglia”. Mi ricorda l’amore che provava Tyler nei miei confronti e,
egoisticamente, mi sono attaccata alla sua persona come una sanguisuga.
“Che vuoi?” ho risposto.
“Che vuoi? Sei sparita da dodici ore e mi dici che
vuoi?!”
Sta dando di matto. Lo capisco.
“Non voglio tornare indietro…è finita Thomas…ho bisogno
di aria” la voce mi tradisce, trema. E’ finita, mi ripeto. E’ finito
tutto…adesso posso andare avanti, riuscirò a dimenticare. Magari in futuro
cercherò nuovamente Thomas, gli darò il mio nuovo indirizzo e ci incontreremo.
Ho bisogno di questo. Ho bisogno di credere. Credere che posso farcela, che non
tornerò indietro, che non mi farò incantare dalle false speranze che tenterà di
propinarmi.
“E’ questo che vuoi? Abbandonare la tua vita? Abbandonare
me senza affrontare i
problemi…?” chiede con poca voce.
“Mi mancherai Thomas, mi mancherai tanto…ma non posso e
non voglio continuare così. Sono stanca, Thomas, stanca di vivere così. Perdonami”
Schiaccio il tasto rosso, senza aspettare una sua
risposta. E’ doloroso mettere fine alla cosa più decente che mi sia successa
dopo la morte di Tyler.
Un pugno di mio padre fa meno male.
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Ciao a tutte ^^ eccomi qui in questa sezione
dopo molto tempo. Ho da completare una storia, senza dubbio mi merito i vostri
insulti, ma ho deciso di postare questo mio nuovo progetto. Ci tengo molto, la
storia tratta un po’ di tutto, in prima linea la storia d’amore che nascerà più
avanti e l’elemento Fantasy, molto importante. Bene, credo di aver detto tutto.
Spero che vi incuriosisca almeno un po’.
La vera storia partirà dal prossimo capitolo.
A presto, Bea.