Autore:
Nemeryal
Fandom:
Il
Signore degli Anelli
Tema: Tema T – Our
Lives (The Calling)
Titolo:
E
questi sono gli istanti, questi sono i momenti
Termini
Obbligatori: Stelle
– Chi? - Senza colore – Forme – Autunno
Min.
Parole: 1000
Max.
Parole: 10000
Parole
Usate: 1383
Personaggi: Aragorn, Arwen
Pairing: Aragorn/Arwen
Genere: Slice of Life,
Romantico
Ambientazione:
Gran
Burrone, nel periodo di permanenza prima della formazione della Compagnia
dell’Anello
Avvertimenti:
Missing
Moment, OneShot
Note: Nell’Appendice A de
“Il Ritorno del Re”, Tolkien ci informa che:
-
“Aragorn
passeggiava nei boschi e il suo cuore era alto e fiero; (…) E, meraviglia! Ecco
Lùthien camminare innanzi a lui a Gran Burrone, con un manto argento e azzurro,
bella come il crepuscolo nelle terre elfiche; i suoi capelli scuri volavano nel
vento improvviso, e sulla sua fronte brillavano gemme simili a stelle.
Per un momento Aragorn la fissò in silenzio, ma temendo che ella scomparisse per sempre, la chiamò gridando “Tinùviel! Tinùviel!”, così come aveva fatto Beren nei tempi remoti” (Arwen è nipote di Galadriel e discende dalla stessa Lùthien NdNemeryal)
- “Egli lo ignorava, ma Arwen Undòmiel si trovava anch’essa là, trascorrendo ancora qualche tempo con la stirpe della madre (…) Galadriel lo pregò (Aragorn) di deporre gli abiti consunti da viaggio e lo vestì d’argento e di bianco, con un manto grigio-elfico ed una brillante gemma in fronte (…) Fu così che Arwen lo rivide dopo la loro lunga separazione e quando egli le venne incontro sotto gli alberi di Caras Galadhon coperti di fiori d’oro, la sua scelta fu fatta e il suo destino fu deciso.(…) La Sera di Mezza Estate Aragorn, figlio di Arathorn, e Arwen figlia di Elrond si recarono in cima alla collina di Cerin Amroth, camminando scalzi sull’erba sempreverde, circondati da elanor e niphredil che fiorivano intorno. Dalla sommità della collina guardarono ad oriente l’Ombra e a occidente il crepuscolo; si giurarono eterna fedeltà e furono felici.
-
“Arwen
partì e la luce dei suoi occhi era spenta; al suo popolo ella parve fosse
diventata fredda e grigia come la notte d’inverno senza una stella (…) alla
fine, mentre cadevano le foglie dei mallorn
e la primavera era ancora lontana, ella si distese sul Cerin Amroth; e quella
sarà la sua tomba verde finché il mondo cambierà, e i giorni della sua vita
saranno del tutto obliati dagli uomini che nasceranno e l’elanor e il niphredil non
fioriranno più ad Est del Mare”
(Il Ritorno del Re, Tascabili
Bompiani)
Ultima cosa..Ad un certo punto si
parlerà di “lungimiranza” riferito alla visione di Aragorn. Viene usato questo
termine per indicare il dono di “preveggenza” che ancora scorre nelle vene del
Ramingo.
Dedica:
A Silentsky, la piccola Lùthien della Compagnia. Te la dedico,
è un piccolo dono che spero possa farti piacere una volta tornata
dall’Ospedale. Ti voglio bene sorellina, riprenditi presto!
Ringraziamenti:
A Silentsky e a Rosenrot
per aver strutturato il contest. Ringrazio anche i giudici che l'hanno considerata meritevole del Primo Posto ^^ Grazie mille!
[Disegno di UmbraMortis http://browse.deviantart.com/?q=arwen%20aragorn&order=9&offset=144#/d1xqwhq ]
E questi sono gli istanti,
questi sono i momenti
Ed ella
danzava sotto la luce di Gran Burrone, la Notte che le copriva le spalle in
onde di capelli neri, intrecciati in fili dorati di Lorièn; gli occhi chiusi
nel tepore del meriggio, la fronte candida che risplendeva di stelle, Astro del Vespro lei stessa,
Arwen Undòmiel della casata di Elrond.
L’argento
e l’azzurro del suo mantello sfioravano l’erba d’un verde incandescente, lei,
bianca fra i bianchi tronchi del giardino, sottile e aggraziata, lieve come
l’Usignolo.
E Tinùviel, Tinùviel! La chiamava Estel, Usignolo! Usignolo! Come
Beren prima di lui nel vedere la Bella alla luce delle stelle.
Ed ella
si fermò, splendida ed eterna, con uno spumeggiare dell’orlo della veste
d’argento, simile alle onde dell’Anduin che biancheggiano nel Grande Mare; gli
occhi grigi di Lorièn e il bagliore d’un sorriso rilucevano sul volto etereo,
splendente come la Foglia d’Oro quando si posa sulle acque del Celebrant.
Sfiorare un istante i suoi capelli,
accarezzarle il volto e le labbra, prenderle la mano e stringerle la vita,
circondati dalle cascate di Gran Burrone, solo piccoli istanti, intensi quanto
una vita intera.
Rincorrersi nel crepuscolo, come
quando si era bambini, ma mai stati veramente, ridere quando ogni risata viene
spazzata via dal fuoco di Mordor, rimanere immobili nel vento, ad ascoltare un
silenzio pieno di suoni.
Chi mai potrebbe pensare alla guerra,
in un simile momento? Chi? Nella
Casa di Elrond, dove tutto è infinito, dove il fuoco della Sala non si
estingue, dove il canto permea e risuona fra le rocce, anche se non vi è
nessuno a cantare, dove è sempre estate e il sole non conosce le nubi, chi può
pensare al finito, alla morte?
Nessuno, o forse tutti. Tutti lo sanno
e vivono ogni attimo senza esitazione, perché ad ogni attimo ne segua un altro
ancora più intenso, un abbraccio più forte, uno sguardo più caldo, un sorriso
più luminoso.
Non c’è spazio per il male all’Ultima
Casa Accogliente, solo il tempo di raccogliere la gioia come frutti che non
sarebbero appassiti nel freddo inverno che la circonda.
Elrohir
lo lasciò per raggiungere Elladan, fra le forme di luce indistinta di Lorièn, sotto le foglie frementi e le
lampade d’argento.
Lei era là, i capelli neri trattenuti da una cuffia di
merletto bianco, il vestito oro e cobalto che mandava lampi ad ogni movimento.
Ella rise quando una lieve pioggia si posò sul Bosco d’Oro, sollevando spruzzi
scintillanti di stelle nell’Autunno2
del regno di Celeborn; si portò una mano alle labbra, nascondendo il
sorriso fra le dita affusolate e socchiuse appena gli occhi stellati.
Lui le
si avvicinò, la guaina nera di Narsil, la Spada Che Fu Rotta, che ondeggiava al
fianco; vestiva di grigio e d’argento, come la pioggia che coronava gli alberi
d’Oro e sulla fronte una gemma, più splendente di Eärendil, l’astro più caro
agli Elfi.
La
pioggia si aprì al suo passaggio, gli elanor
chinarono le corolle dorate e dai talan
giunsero le voci lievi delle foglie, che cantavano Elessar! Elessar! Gemma degli Elfi! Gemma degli Elfi!
Ella
alzò gli occhi e fu come se il Nimrodel, nel suo corso, le avesse portato via il
sangue immortale: si fece pallida in volto, il grigio degli occhi si disfece in
lacrime e le mani cominciarono a tremare, lasciando cadere il pallido niphredil che teneva fra le dita.
Egli si
arrestò, per il timore di averla spaventata, ma ella si alzò veloce, con un
lampo di cobalto e oro, e gli corse incontro, gettandogli le braccia al collo,
continuando a piangere.
Elessar
strinse Arwen a sé, affondando il viso fra i suoi capelli neri, mentre il
sussurro di lei si perdeva nella pioggia.
-La
Speranza1, la Speranza è tornata da me..-
La Tenebra si addensa ai confini di
Gran Burrone, il sole impallidisce, i giorni si fanno sottili e svaniscono
nella nebbia che si alza dalle cascate.
Ancora un momento, un momento ancora,
per stringerla a sé, danzare con lei fra l’erba fino a quando la stanchezza non
arriverà a fiaccare le membra, e allora si potrà giacere sdraiati, uno accanto
all’altra, tra i bianchi tronchi del giardino di Elrond.
Giacere a fissare il cielo che muta
l’azzurro bollente in un quieto viola, ingentilito dalle stelle che brillano
lontano; ma nessuna stella può eguagliare il cuore dell’Astro del Vespro, che
batte e palpita forte come quello dell’Usignolo quando canta tra le fronde
degli alberi.
Sentono che l’Oscurità preme entro i
confini dell’Ultima Casa Accogliente, sanno che presto dovranno separarsi per
un tempo lungo quanto la vita intera, ma finché potranno ancora rimanere
vicini, finché avranno il conforto di uno sguardo, di una parola, essi vivranno
intere vite a sé stanti, tanto intense da fare male, da far venire le lacrime
agli occhi per la gioia e il dolore, perché come petali di fiori quelle vite
cadranno, una dopo l’altra, al crescere della Tenebra.
Ma fino ad allora, fino a quando il
giorno della partenza non arriverà, vivranno fino alla morte, momento dopo
momento, istante dopo istante, tenendo lontano l’Inevitabile col solo sfiorarsi
le dita nelle lente passeggiate all’ombra degli alberi.
Salivano
uno accanto all’altra il colle di Cerin Amroth.
Il
Nimrodel cantava dolorosamente, le acque si alzavano come a voler prendere
forma umana e stringere fra le braccia Amroth lontano, che rinunciò per lei
alle Terre Immortali e perse la vita fra i flutti del Grande Mare3.
Egli si fermò prima di raggiungere la collina, presagendo un terribile e
mortale destino.
Con la
lungimiranza del suo sangue, la vide tessere con dita fredde di morte un
vessillo nero e di nera vestita la vide passare, bella, ma gelida e distante, e
stendersi sulla collina, fra le fogli accartocciate di Lorièn e lì chiudere gli
occhi, abbandonarsi ad un sonno profondo, mentre l’erba l’avvolgeva lenta,
offuscando l’ormai debole palpitare della Stella del Vespro.
Si
fermò e volle per un istante tornare indietro, l’orribile visione che
lampeggiava dietro le palpebre, ma ella, vera, davanti a lui, non un’oscura visione,
ma splendente nell’abito scarlatto, gli occhi grigi ancora caldi, gli prese la
mano e il tepore della sua pelle lo risvegliò dal terrore.
Alzò lo
sguardo su di lei e continuò a salire.
A piedi
nudi, camminavano senza far rumore; gli elanor
dorati parevano senza colore tale
era la bellezza di lei e lui la osservava senza parlare, rapito dai i capelli
neri che danzavano sul collo sottile, dagli occhi di stelle argentate e dalla
sua voce d’Usignolo, che cantava di Beren e Lùthien.
Giunsero
sulla cima, i loro sguardi si incontrarono per un istante, poi fuggirono
l’Ombra che turbinava e ruggiva a Est e accolsero la luce del Crepuscolo che
bagnava l’Ovest.
Fu
allora che il destino di Lùthien si compì ancora una volta ed Arwen Undòmiel
abbandonò il dono degli Elfi per amore di Aragorn, figlio di Arathorn, erede di
Isildur, Sire dei Dùnedain4.
Ed egli
vide la luce dei Valar sfiorire negli occhi della Stella del Vespro, la barca
per le Terre Immortali allontanarsi nelle sue lacrime, i Porti Grigi svanire
nella nebbia della sua dolorosa gioia.
Il momento è infine giunto.
Che Estel, divenuto Elessar e poi
Aragorn, figlio di Arathorn, erede di Isildur, Sire dei Dùnedain e legittimo
sovrano di Gondor, torni a vestire i logori panni di Grampasso, il Ramingo.
I giorni splendenti alla Casa di
Elrond diverranno meri ricordi, bruciati dalle fiamme di Mordor, violati
dall’Occhio che Tutto Vede e Distrugge, sulla cima di Barad-Dûr.
Sfioriranno gli elanor e i niphredil e
della Stella del Vespro non rimarrà che un bagliore soffuso all’orizzonte,
lontano, una voce che canta di Beren e Lùthien fra le foglie d’Oro del Bosco di
Lorièn.
Ma le corse, il sole, l’erba, i baci,
i sospiri, gli sguardi, i canti, le foglie, le cascate, gli elanor, le foglie d’Oro, le danze, i niphredil, questi sono gli istanti,
questi sono i momenti che riempiranno il vuoto della loro separazione, che
tramuteranno la disperazione in speranza e risplenderanno come tenera fiamma
nell’Oscurità del Nemico.
Come folgore, bruceranno nello sguardo
di Aragorn quando il vessillo tessuto in mithril
e gemme, in sangue immortale e amore eterno, annuncerà, nei Campi del Pelennor,
la venuta del Re della Città Bianca5.
E danzeranno, infine uniti, istante
con momento, momento con istante, quando Re Elessar stringerà Arwen Undòmiel a
sé, nella luce del meriggio di Mezza Estate.6
1 Estel in Elfico
significa “Speranza”
2 Qui Autunno è inteso
in senso figurato, in quanto lo splendore di Lorièn sta svanendo, fino ad
arrivare all’Inverno di Lorièn nel periodo della Guerra dell’Anello.
3 Qui per maggiori
dettagli sulla leggenda à http://it.wikipedia.org/wiki/Amroth
4 Questo è il modo in
cui si è presentato Aragorn quando ha incontrato Arwen per la prima volta
5 Arwen ha tessuto per
Aragorn il vessillo con l’Emblema di Elendil in gemme e mithril. Il vessillo gli è stato poi consegnato al Ramingo da
Elladan ed Elrohir. Aragorn lo ha fatto sventolare mentre scendeva in battaglia
nei Campi del Pelennor.
6 Appendice A de “Il
Ritorno del Re”.