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Autore: imtheonekeepingyoualive    05/01/2011    11 recensioni
Dio, stava per cominciare un altro anno di merda. Forza Gerard, preparati ad alzare il calice da solo e a festeggiare la tua patetica vita da artista senza prospettive allettanti...
"...Uno!"
Sospirò e guardò in giro per vedere se per lo meno Mikey aveva avuto la decenza di venire a cercarlo per festeggiare i primi attimi del nuovo anno, ma niente.
"...Zero! BUON ANNO!"
Rumore di bottiglie stappate, urla, risa, grida e-
Due braccia che lo stringevano al collo, lo abbassavano ed un paio di labbra sulle sue.
Genere: Commedia, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Frerard capodanno Disclaimer: Non li conosco. Non è vero nulla. E' tutto frutto del mio cervello sotto gli effetti della febbre, quindi non prendete nulla per vero. E non mi pagano, no. Brutto da dire, ma buh, nessuno vuole farlo ç__ç




At New Year's parties as we kiss hard on the lips and we swear this year will be better than the last.


(How long can we take this chance not to celebrate?)


***



Strinse appena più forte la presa intorno al bicchiere che teneva in mano ed evitò di scontrarsi con una biondina bassa e con troppi brillantini addosso, spostandosi più a destra.
Fece un sospiro frustrato e guardò la sala gremita di gente - la casa intera era invasa da persone che lui non conosceva, come al solito - sperando di adocchiare Mikey da qualche parte, ma non fu così fortunato.
Quel piccolo bastardo l'aveva convinto ad andare a quella fottuta festa di Capodanno e- lo sapeva che non si sarebbe divertito, soprattutto non ad una festa a casa di sconosciuti, quando poteva benissimo rimanere nel suo fantastico appartamento a mangiare marshmellows e a guardare film dell'orrore spaparanzato sul divano. E avrebbe brindato da solo come ogni volta; tanto non che l'anno che stava per cominciare si prospettasse migliore in qualche modo. Sembrava sempre la stessa storia: era uno sfigato e sfigato sarebbe rimasto.
Erano 27 anni che andava avanti così, non vedeva come sarebbe potuta cambiare la faccenda.
Soprattutto se, ad una festa di Capodanno piena di persone allegre e mezze svestite, lui si limitava a stare appiccicato alla parete accanto alla finestra con un triste bicchiere di vino fra le dita. E soprattutto solo.
La sua ultima storia d'amore risaliva a troppo tempo prima, aveva quasi dimenticato com'era essere innamorati e non faceva sesso da altrettanto tempo. Purtroppo non era tipo da sveltine ogni giorno, era capitato, ma non ne aveva fatto un'abitudine.
Forse avrebbe potuto ricominciare nell'anno nuovo. Il suo primo proposito della serata: scopare di più.
Ma forse prima sarebbe stato meglio trovare qualcuno con cui farlo e poi pensare al dopo. Cancellare il proposito di prima e metterlo dopo questo.
Sospirò nuovamente in meno di cinque minuti e voltò il viso verso il vetro, per sbirciare fuori. Le strade erano bagnate dalla pioggia che era caduta nel pomeriggio e riflettevano le luci natalizie che decoravano la città, dandole un'aria festosa e triste allo stesso tempo.
C'erano dei ragazzi che stavano ridendo e scherzando poco lontano da lì e si sentì ancora più solo. Se almeno avesse ritrovato suo fratello...
"Mancano dieci secondi!" Urlò una voce maschile da qualche parte nella bolgia alla sua sinistra.
Si girò immediatamente a guardare e vide solo lo stesso casino di prima, solo che ora stavano urlando il conto alla rovescia e sembrava quasi che lo spazio si fosse riempito ancora di più. Rimase per un attimo disorientato e si appiccicò di più alla parete.
"Quattro! Tre! Due!"
Dio, stava per cominciare un altro anno di merda. Forza Gerard, preparati ad alzare il calice da solo e a festeggiare la tua patetica vita da artista senza prospettive allettanti...
"...Uno!"
Sospirò e guardò in giro per vedere se per lo meno Mikey aveva avuto la decenza di venire a cercarlo per festeggiare i primi attimi del nuovo anno, ma niente.
"...Zero! BUON ANNO!"
Rumore di bottiglie stappate, urla, risa, grida e-
Due braccia che lo stringevano al collo, lo abbassavano ed un paio di labbra sulle sue.
Gerard spalancò gli occhi, sbalordito e sconvolto, ed aprì la bocca senza nemmeno pensarci, quando l'altra persona gli leccò le labbra per approfondire il contatto.
Da quella vicinanza riusciva solo a vedere dei ciuffi di capelli castani e biondi e percepiva la presenza di un piercing al labbro inferiore, piacevole contro la lingua.
Da quando si festeggiava così, infilando la lingua in bocca alla prima persona che capita? Il ragazzo però sembrava ben felice della cosa e Gerard continuò a baciarlo di rimando, con un pò più di entusiasmo. 'Ragazzo' perchè era sicuro di una cosa: non era una donna.
Gli mancava qualcosa sopra e aveva qualcos'altro sotto, certamente. E non che la cosa lo infastidisse, sia chiaro.
Solo che-
Chi era?
Beh, chiunque fosse sapeva baciare. Eccome.
Quando l'altro decise che la visita alle sue tonsille era sufficiente e si staccò dal bacio con un sospiro, Gerard lo fissò con tanto d'occhi.
Era basso, carino, con le guance arrossate e le labbra gonfie dal bacio. Aveva un abbigliamento che non c'entrava nulla con gli altri presenti in sala, soprattutto per via dei piercing e dei tatuaggi che scorse ai lati del collo. Sembrava un punk che si era infilato ad una festa per cominciare a fare casino da un momento all'altro.
Il trucco intorno agli occhi faceva risaltare il verde dell'iride e- Semplicemente rimase senza parole.
"Auguri!" Urlicchiò con una vocina alta il ragazzo, sorridendo di più. "Buon anno nuovo!"
Gerard prese un respiro e cercò di ricordarsi come si parlava, ma non riusciva ad essere lucido molto bene. Quel ragazzo l'aveva appena baciato per augurargli buon anno e lui aveva ricambiato e-
"B-buon anno anche a te." Riuscì finalmente a biascicare.
Quell'altro ridacchiò e fece scivolare un braccio giù dal suo collo e solo allora si accorse che il ragazzo stringeva in mano una bottiglia di champagne aperta e già a metà. Senza aggiungere altro ne versò un pò nel bicchiere di Gerard e lo guardò.
"Facciamo un brindisi al 2005!" Disse poi, avvicinando la bottiglia verde al suo calice.
Gerard si riprese e cercò di sorridere e sperò di non risultare un totale scemo, perchè primo: non era abituato a cose del genere- cioè, gente che praticamente gli saltava addosso e gli infilava la lingua nella trachea senza neppure chiedere il permesso- e secondo: normalmente non sarebbe stato così tanto sconvolto dal fatto sopracitato, se non fosse che il ragazzo che gli aveva appena mostrato come testare delle tonsille senza andare dal medico, era un vero schianto.
Con degli occhi da infarto.
Gerard mosse il bicchiere e lo fece scontrare con la bottiglia, piano. Il piccoletto ridacchiò e subito prese un sorso della bevanda.
Il più alto vide che sulle dita della mano con cui teneva il collo della bottiglia, c'erano tatuate delle lettere: WEEN.
Mentre imitava l'altro e beveva un sorso di champagne, abbassò lo sguardo sull'altra mano e vide che anche quella era tatuata: HALLO.
Halloween.
Figo.
"Senti-" Iniziò il ragazzo, facendogli di conseguenza alzare lo sguardo verso il suo viso, mezzo impanicato.
Bene, oltre che scemo e con poca iniziativa, probabilmente lo considerava anche un guardone. Grandioso, ed erano passati solo dieci minuti.
"Frank! Dove sei?! Noi stiamo andando da Bob, vieni?"
Il ragazzetto si era voltato e stava guardando uno alto con dei capelli ricci -molti capelli e soprattutto molto ricci. Gerard dedusse che Frank fosse il piccoletto con manie da piovra.
"Ah, cazzo è vero. Arrivo subito, aspettami all'ingresso." Rispose con voce contrariata, accompagnando il tutto abbassando il braccio che teneva ancora la bottiglia ad altezza bocca - l'altro era ancora sulla spalla di Gerard e non sembrava volersi staccare.
Doveva dire che gli faceva piacere, se non altro.
Il ragazzo- Frank, si girò di nuovo a fronteggiarlo e fece una specie di espressione dispiaciuta. Gerard non riuscì a frenare un sorriso e quell'altro sorrise di rimando.
"Cazzo, avrei voluto avere più tempo per conoscerti meglio e andare da qualche parte, ma mi aspettano da un amico. Ci si vede, magari. Ciao e buon anno ancora!" Disse tutto d'un fiato, senza quasi nemmeno prendere aria.
Gerard rimase senza parole, disorientato, e quando sentì l'altro allontanarsi e la sua presa allentarsi, fece per trattenerlo. Scattò appena in avanti, ma non lo fermò, nè niente.
L'altro lo salutò nuovamente con la mano facendo un sorriso mesto, camminando all'indietro verso la folla.
"Buon... Anno..." Mormorò, ma ormai l'altro era già scomparso dietro ad una coppia che si stava baciando proprio nel mezzo della sala e rimase lì impietrito, con la schiena di nuovo appoggiata alla parete fredda ed una strana sensazione addosso.
Bevve un altro pò di champagne e respirò a fondo. Quella era di sicuro la serata più strana della sua vita.
Aveva appena baciato uno sconosciuto, uno schianto di sconosciuto, gli era piaciuto e poi era finito tutto lì. Nemmeno il tempo di rendersene conto.
Gerard, la tua vita è una merda.


"Sei ossessionato."
Se ne uscì fuori qualche giorno dopo suo fratello, mentre si trovavano davanti ad una tazza di caffè in un caldo ed accogliente Starbucks.
Gerard alzò lo sguardo dallo schizzo preparatorio che aveva portato con sé e lo puntò negli occhi dell'altro ragazzo.
"Di cosa stai parlando, di grazia?" Rispose con voce atona ed un sopracciglio alzato.
Mikey sbuffò, come per dire 'Non dire idiozie, lo sai benissimo' ma comunque continuò: "Sei ossessionato, Gerard."
"Non so di cosa tu stia parlando, Mikey."
"Pfui, certo che lo sai. Basta guardare il tuo album da disegno per capire di cosa stiamo parlando, Gee." Disse il biondo indicando l'oggetto col mento.
"...Del vampiro zombie?"
"No, cretino, del ragazzo di Capodanno. Certo che a volte sei proprio lento." Chiarì il minore, sbuffando e poi bevendo un sorso di caffè.
Gerard aggrottò la fronte e lo fissò per qualche secondo, piccato.
"Non sono... Lento, Mikey. Sei tu che parli a rebus. E poi non sono ossessionato da nessuno, io." Mormorò, facendosi un pò più su sé stesso.
"Oh no certo, e quei disegni vari dei suoi occhi, delle mani e vari particolari che mi hai raccontato diecimila volte nei giorni scorsi non valgono, vero? Potrei dire addirittura di averlo baciato io quel tipo, da quante volte ho sentito la storia." Esclamò Mikey, come se fosse ovvio. Gerard arrossì appena e si mosse a disagio sul divanetto. "Perchè non lo cerchi, invece di stare qua a disegnarlo?"
Il moro sbuffò, esasperato. "Te l'ho già detto, so solo il suo nome: Frank. Non credi che sia un pò poco? Hai idea vero di quanti Frank ci siano a New York?"
"Frank con Halloween tatuato sulle dita?"
"Oh beh, certo, ora esco e chiedo alla prima persona che incontro 'ehi scusa, conosci per caso un certo Frank che ha Halloween tatuato sulle dita?'. Sono sicuro che ne ricaverò qualcosa." Rimbeccò, piccato, perchè quel discorso l'avevano già fatto in vari momenti in quegli ultimi giorni.
Cominciava anche ad esserne stufo. E poi odiava dover ripetere sempre le stesse cose, Mikey lo sapeva bene.
Mikey non disse nulla per qualche secondo e Gerard pensò che finalmente avesse capito che non c'era niente da fare e che era meglio che lo lasciasse perdere e che tutto tornasse come prima, per lo meno magari sarebbe riuscito a toglierselo dalla mente.
Si sentiva già abbastanza idiota per conto suo, ad essersi effettivamente infatuato di uno conosciuto per qualche minuto ad una festa di Capodanno. E probabilmente era solo grazie al fatto che era allegro per via della festa e probabilmente - molto probabilmente - brillo, che fra tutti i presenti avesse scelto proprio lui, Gerard lo sfigato.
Dai, chi va da uno che se ne sta solo appoggiato al muro come un deficiente mentre attorno a lui la gente si diverte?
Magari era stato un moto di pietà o chissà cosa.
Sì, era meglio se lo dimenticava.
Gerard riabbassò lo sguardo sul suo schizzo di una coppia di profilo pieni di sangue e sospirò, perchè sentiva insistentemente lo sguardo di Mikey addosso.
"Stasera usciamo con Pete e gli altri, tu vieni?" Chiese dopo un momento di silenzio, il minore.
Gerard non lo guardò nemmeno in viso, mentre rispondeva.
"No, meglio di no. Domani devo portare questi disegni in ufficio a far visionare e devo metterli a posto perchè siano perfetti."
Come ogni volta che suo fratello lo invitava fuori e lui rifiutava, Mikey sbuffò contrariato.
"Dai Gee, non fai altro che lavorare e stare chiuso in casa. Guarda che uscire non ti fa male, anzi l'ultima volta ne hai guadagnato un bacio coi fiocchi." Ridacchiò, facendolo irritare.
"Sei proprio stronzo, lo sai?" Esclamò, lanciandogli il fazzoletto appallottolato.
Mikey rise di gusto, alzando una mano per proteggersi il viso.


Si strinse di più la sciarpa attorno al collo ed allungò il passo per arrivare più in fretta a casa, perchè le previsioni davano neve in serata e l'aria si era fatta pungente e fastidiosa.
E soprattutto non voleva trovarsi fuori quando avrebbe iniziato a nevicare.
Quando girò l'angolo, subito dopo aver attraversato la strada al semaforo, sentì dei rumori strani dal fondo della via ed alzò lo sguardo da terra per vedere che cosa stesse succedendo.
Vide un furgone parcheggiato di fronte all'ingresso del palazzo davanti al suo, probabilmente qualcuno stava traslocando - non sapeva se per andare o per venire - dato che sulla fiancata c'era il nome di una ditta di trasporti e l'interno era pieno di mobili.
Quando notò che gli uomini stavano scaricando e non caricando, capì che ci sarebbe stato presto un nuovo vicino. O vicina.
Anche se, a giudicare dall'arredamento che riusciva a scorgere mentre camminava, non sembrava molto femminile. Mancavano le lampade ed i tappeti e i quadri e tutte quelle cose che tanto piacciono alle donne e quindi, sicuramente, se i suoi occhi non l'ingannavano, sarebbe stato uomo.
Come se a lui poi importasse sul serio del nuovo arrivato.
Scosse la testa e sospirò, mentre afferrava le chiavi dalla tasca e le infilava nella porta del palazzo dai mattoni rossi. Il suo appartamento era piuttosto piccolo, ma dato che viveva in completa solitudine, la cosa non gli dava nessunissimo fastidio, anzi.
Lanciò un'ultima occhiata al trasloco poco lontano mentre controllava la posta e poi cominciò a salire le scale, in silenzio.
Non appena arrivò a casa sua e si chiuse la porta alle spalle, decise che aveva freddo e quindi si sarebbe preparato un caffè e si sarebbe accomodato sul divano sotto tre coperte e probabilmente si sarebbe addormentato mentre ancora cercava qualcosa di interessante da vedere in tv.
Si tolse cappotto, sciarpa e scarpe e lasciò il blocco disegni sulla scrivania sotto alla finestra. Andò in cucina e preparò la macchinetta per farsi un litro di caffè bollente e, intanto che aspettava, accese la tv e guardò distrattamente l'apparecchio mangiandosi un'unghia.
Erano solo le 5 del pomeriggio, ma fuori c'era già buio; la notte in bianco spesa a finire e a migliorare i bozzetti cominciava a pesargli sulle spalle e si sentiva stanco ed aveva sonno.
Forse sarebbe stato meglio andare a farsi una doccia - perchè la mattina preferiva dormire fino all'ultimo minuto e presentarsi in ufficio con l'aspetto di uno che non si lavava da una settimana non era esattamente una buonissima idea - prima di crollare seriamente.
Lasciò tutto acceso e buttò il telecomando sul divano, mentre si dirigeva in bagno per aprire l'acqua.
Quando ebbe finito - si era messo il suo pigiama con le ossa e persino asciugato i capelli - alla tv davano un film che aveva già visto mille volte, fuori aveva cominciato a scendere qualche fiocco di neve e il torpore lo aveva avvolto come una coperta pesante e calda.
Si versò una tazza di caffè fumante - amava quella macchinetta che gli aveva appena regalato Mikey per Natale, il caffè rimaneva caldo per ore - e se la gustò in santa pace a letto con un buon libro sulle gambe.
Al secondo capitolo, era crollato.


La prima volta che si accorse che era l'appartamento del palazzo di fronte al suo che era appena stato occupato - era proprio quello che vedeva se si affacciava dalla finestra del salotto - pensò che era una coincidenza divertente.
Stava mangiando una barretta di cioccolato pensando a qualche nuova idea da buttare giù come schizzo, quando una figura passò davanti alla finestra dall'altra parte della strada e la cosa lo lasciò un attimo perplesso, non abituato.
Era ormai un anno e mezzo che abitava lì e in tutto quel tempo, nessuno aveva mai vissuto in quell'appartamento - Gerard non sapeva come mai. Aveva sentito di una diceria, ma nulla di più.
Rimase fermo come uno stoccafisso, cercando di capire se se l'era immaginato oppure era veramente passata una persona.
Quando adocchiò un enorme ragazzo biondo ridere tenendo in mano una Xbox, capì che non se l'era sognato.
Quindi era lui il nuovo vicino? Alto, biondo e con la barba?
Sorrise quando un altro ragazzo moro lo raggiunse e gli impedì di lanciare la consolle, capì che stavano ridendo ed urlando dal modo in cui si agitavano e muovevano la bocca.
Sembrava si stessero divertendo, per davvero. Ridevano, indicavano chissà che cosa di qua e di là e dopo qualche minuto sembrarono calmarsi.
Gerard continuò a guardarli, con una specie di malinconia perchè, andiamo, lui era lì solo a guardare il suo nuovo vicino scherzare con il suo amico, come un fottuto stalker e, sì, forse non era così che sarebbe dovuta andare la cosa.
Gli mancava qualcuno con cui passare il tempo.
Quando il tizio moro alzò il braccio destro impugnando un controller e disse all'altro, probabilmente, di muoversi a raggiungerlo per iniziare a giocare, Gerard diede un morso senza enfasi alla barretta.
In due secondi, non c'era più nessuno davanti alla finestra.


La seconda volta che si ritrovò a sbirciare dalla finestra del salotto per controllare l'appartamento davanti, lo fece per caso.
Seriamente, si era solo affacciato al vetro per dare un'occhiata al cielo; sembrava dovesse nevicare nuovamente per il terzo giorno di fila e la cosa stava diventando fastidiosa, soprattutto da quando aveva rischiato l'osso del collo dopo essere scivolato il pomeriggio stesso sulla via di casa.
Per fortuna si era aggrappato alla porta di un negozio, attirando non pochi sguardi, e non era morto in una maniera poco onorevole, ma comunque- basta neve e basta.
Mentre alzava gli occhi verso il cielo blu scuro, lo sguardo si posò sulla finestra di fronte alla propria. Le luci erano accese all'interno, erano rosate e calde e a Gerard erano sempre piaciute le luci soffuse, a casa sua l'unica forte era quella sulla sua scrivania, per via del suo lavoro. Semplicemente lo irritavano e lo infastidivano.
Erano passati un paio di giorni dall'ultima volta che aveva visto il tizio biondo e quello moro giocare alla Xbox e si aspettava di vederli comparire da un momento all'altro, o uno o l'altro, o entrambi, ma dopo cinque minuti non c'era stato alcun cambiamento e Gerard si stava dando mentalmente dell'idiota per essersi bloccato lì per così tanto tempo, nemmeno fosse uno spione- che poi, lo sembrava davvero.
Si stava per allontanare dalla finestra, mangiucchiandosi un'unghia con ardore, quando vide un movimento. Si congelò sul posto ed assottigliò lo sguardo, per carpire ogni minimo cambiamento.
In un primo momento fu solo un'ombra proiettata sul muro, grande ed imponente, poi-
Ossantocielo.
Spalancò talmente tanto gli occhi che sentì dolore, la bocca si aprì in un respiro mozzato e si aggrappò alla maniglia della porta-finestra per la sorpresa.
Quello. Quello nell'altro appartamento. Quel ragazzo che stava passeggiando tranquillamente senza maglietta e con un paio di pantaloni del pigiama addosso - e tanti, tanti tatuaggi, Dio - era lo stesso che gli aveva infilato la lingua in bocca a Capodanno.
Era lui, Gerard ne era sicuro, quei capelli erano inconfondibili. Avrebbe persino potuto prendere il suo album di schizzi per ritrovarli - sì, era così tanto malato da averlo disegnato. Mikey lo aveva dapprima assecondato, chiedendogli come fosse, poi aveva cominciato a pensare che fosse esagerato: "Andiamo fratello, mi stai spaventando con questa fissazione. Ti preferivo quando disegnavi solo vampiri zombie e squali vegetariani." - ma averlo lì, a pochi metri di distanza, poterlo vedere e sapere che non era solo frutto dei suoi ricordi... Beh, Gerard si stava sentendo uno stalker, okay. Ma uno stalker felice.
Lo fissò ancora per qualche secondo, seguendolo con lo sguardo mentre passava da una parte all'altra della sala e poi, quando non lo vide più - aveva notato che aveva qualcosa in mano, da lì non aveva visto bene cosa, ma beh, non era questo che importava, cioè lui era lì! E Gerard era immensamente fortunato. Nella, hm, sfortuna. - corse verso il cellulare e lo staccò dal caricabatterie, per fare una chiamata.
Pigiò con irruenza i tasti ed ascoltò i beep dall'altra parte del telefono con impazienza.
"Pronto?"
"Mikey!" Urlò, senza nemmeno rendersene conto.
"Gee, che succede? Sembri impanicato. Mi devo preoccupare?" Rispose l'altro, con un tono incerto dopo un'iniziale tentennamento.
"E' qui!"
"...Che cosa?"
"Il ragazzo della festa, Frank, è qui!" Aggiunse, col cuore che gli batteva a mille.
"...A casa tua?! Gerard te l'avevo detto che vi sareste incontrati di nuovo. Se è destino, è destino."
"Ma- ma no! Nell'appartamento davanti! L'ho visto passare davanti alla finestra- e devo aggiungere che era senza maglietta, è stato un inf-"
"Aaah, fermo fermo, niente particolari su quello che hai pensato, grazie. Comunque, che cosa conti di fare ora? Non vorrai stare a fissarlo come un malato dalla finestra, mi auguro."
"N-nno." Mormorò il maggiore, non troppo convinto.
Ci aveva pensato, di stare lì a guardarlo fino a che non sarebbe passato nuovamente davanti alla finestra. Però doveva ammettere che Mikey non aveva tutti i torti.
"Bravo. Anzi, vai a chiedergli di prendere un caffè insieme a te." Disse allegro il minore.
Gerard cominciò nuovamente a mangiucchiarsi l'unghia, pensandoci. "Sono le cinque di pomeriggio. Sono vestito male." Dall'altra parte gli sembrò di sentire un 'Come se di solito ti vestissi benissimo, vero?' ma non gli diede peso e continuò a snocciolare i motivi per cui era ancora lì a fissare la casa del tizio dalla finestra a cui si era riavvicinato, come se così potesse stargli più vicino. "E poi cosa posso dirgli? Vado da lui e suono il campanello, così? 'Ciao sono quello di Capodanno, ricordi? Quello a cui hai fatto una visita alla gola con la tua lingua, verresti a bere un caffè con me e possibilmente fermi rivedere quel giochino?'"
"...Gee."
"Hm?"
"Sei idiota, lascia che te lo dica."
"...La tua faccia è idiota, ma non te lo rinfaccio ogni volta. Senti, ci penserò, ho dei bozzetti da finire, ora devo andare."
"Come sempre... Okay, però fammi un favore-" Esclamò l'altro.
"Hm."
"Fai qualcosa."
E prima che potesse dirgli che non gli servivano i consigli di suo fratello minore, Mikey riattaccò, lasciandolo lì a fissare nient'altro che la parete dell'appartamento di Frank. Come un vero idiota.


La terza volta si affacciò intenzionalmente, sì.
Anzi, era rimasto tutto il tempo a fissare fuori dalla finestra, seduto alla scrivania. Doveva assolutamente finire alcuni disegni, perchè il numero del fumetto che gli avevano affidato sarebbe dovuto uscire da lì a due giorni e la stampa era domani mattina, ed era indietrissimo coi tempi, ma non riusciva a staccare gli occhi da lì.
Non era facilissimo vedere al di là delle finestre, dato che la luce del giorno si rifletteva sui vetri ed impediva la visuale, ma semplicemente non riusciva a finire di ripassare i contorni dei disegni.
Sospirò e si stropicciò il viso, per darsi un contegno - stalker, disse una voce nella sua testa, che prontamente ignorò - e mangiucchiò poco convinto la matita che teneva fra le dita.
Magari non era in casa. O magari, visto che non vedeva praticamente nulla, avrebbe potuto farsi un caffè e mettersi a lavorare.
Magari.
Abbassò lo sguardo sui fogli che doveva correggere e tracciò delle linee sopra a quelle in matita blu che componevano la terz'ultima vignetta della prima pagina. Dopo un paio di minuti ed alcune linee dopo, sobbalzò al suono del cellulare.
Si era dimenticato di averlo appoggiato accanto al bordo del tavolo, in bilico praticamente, per essere pronto a chiamare Mikey se le cose si fossero fatte interessanti, del tipo se avesse rivisto Frank senza maglia o, se Dio voleva, senza pantaloni e-
Si ricordò di afferrare il telefono per leggere il messaggio - ovviamente di Mikey, e chi se no - sempre con la matita in bocca.

"Emergenza cd. Muovi il culo e vieni al negozio dietro al parco. Tu sai quale."

Sbuffò e pigiò il tasto centrale, così da poter rispondergli.
Non aveva tempo per queste caz-

"E non dire che non vieni. MUOVI IL CULO."

Un altro messaggio, prima che potesse anche solo scrivere una singola lettera. Suo fratello era pazzo. Malato.
E lo spiava forse.
Da quando Mikey aveva così bisogno di lui per comprare dei cd? Semplicemente era una scusa per fargli perdere tempo prezioso per finire i bozzetti, perchè spingerlo fuori casa lo divertiva immensamente nonostante sapesse che era impegnato. 
...A fissare ragazzi carini dalla finestra.
Mosse nervosamente la gambe sotto al tavolo e ci pensò. In fondo glielo doveva, Mikey lo aiutava sempre un sacco, lo stava a sentire quando aveva le sue crisi o quando continuava a parlare di Frank per minuti interi, e non aveva mai detto veramente di smetterla o di farsene una ragione e, anzi, si era dimostrato interssato al fatto che Frank vivesse lì davanti. E che era troppo codardo per attraversare la strada ed andare a suonare il suo campanello, perchè, ovviamente era suo fratello e gli voleva bene e anche se lo pensava, non lo diceva.
Gerard amava Mikey, sul serio.
Quindi, okay, poteva fare un salto al negozio, aiutarlo a scegliere i cd e poi tornare a casa in tempo per fare la notte. Non era la prima volta che lo faceva, poteva farcela.
Si alzò dalla sedia ed andò in camera per cambiarsi i vestiti. Scelse una maglietta che sembrava vagamente più pulita del resto della pila da cui l'aveva pescata e se la mise immediatamente, dopo aver lanciato a terra quella che indossava. Guardò i pantaloni e decise che erano abbastanza puliti, in fondo quella macchia di pittura gialla non si sarebbe notata subito, e lui non doveva fare una sfilata.
Si passò le mani fra i capelli quando passò davanti allo specchio sul mobile al centro della parete sinistra della camera ed uscì, per tornare in salotto. Diede un'ultima occhiata fuori dalla finestra ma le luci parevano spente, quindi, internamente sollevato dal fatto che non si stesse perdendo nulla di interessante, afferrò il giubotto di pelle dalla sedia lì accanto e se lo infilò, per poi uscire di casa con il pacchetto di sigarette in una mano ed il cellulare nell'altra.
Si accese una sigaretta non appena mise piede fuori dal portone principale e camminò verso destra, per attraversare la strada all'incrocio all'angolo. Lo stesso tragitto che compiva ogni giorno per andare e tornare dall'ufficio, ormai non guardava più neppure intorno a sé, talmente abituato allo stesso paesaggio che si susseguiva strada dopo strada, palazzo dopo palazzo, negozio dopo negozio. Però stavolta, invece di attraversare il parco fino all'uscita est, girò a destra per costeggiare il marciapiede fino al negozio di cd e strumenti che c'era lì alla fine della strada.
Lui e Mikey l'avevano scoperto un giorno di qualche mese prima, durante una delle pause pranzo dal lavoro quando Mikey era a casa e Gerard aveva voglia di uscire a mangiare. Era carino, grande ma non troppo, con un reparto superiore di strumenti ed uno inferiore di cd e dischi. Lì ne aveva trovati alcuni che cercava da tempo e Mikey si era innamorato di un basso che aveva detto avrebbe comprato con lo stipendio di Dicembre.
Cosa che poi aveva puntualmente fatto qualche giorno prima di Natale, accompagnato dalla sua ragazza, Alicia. Alicia era carina, anche lei suonava, quindi Gerard aveva capito perchè Mikey avesse chiesto a lei di accompagnarlo, anche se all'inizio c'era rimasto un pò male. Però, beh, che aiuto avrebbe potuto dare lui, quando l'ultima volta che aveva suonato la chitarra che nonna Elena gli aveva regalato era stato una decina d'anni prima?
Nessuno, appunto.
Buttò il mozzicone ormai terminato della sigaretta a terra e spinse la porta, soffiando fuori il fumo. Sentì subito il calore piacevole dell'interno e si grattò la punta del naso, mentre con gli occhi cominciava a cercare segni di Mikey.
Quando vide che lì non c'era scese le scale e vagò un pò fra gli scaffali. Lo adocchiò non molto lontano, i capelli biondi e piastrati erano inconfondibili, e la sua posizione gobba lo era altrettanto.
Sorrise e lo raggiunse, per posargli una mano sulla spalla quando gli fu dietro.
"Allora, questa emergenza cd?" Gli disse, quando Mikey alzò lo sguardo da un paio di dischi che stava tenendo fra le mani.
"Non so bene cosa regalare ad Alicia." Rispose il minore, alzando le spalle.
"E' la tua ragazza, non la mia, non saprei proprio cosa consigliarti." Esclamò, confuso.
"Lo so, lo so, è che sono due ore che sono qua e sto impazzendo. Giuro che so cosa comprarle solo non so cosa." Biascicò Mikey, facendo una faccia.
Gerard ridacchiò e prese i cd che il fratello teneva in mano, per controllarli.
"Beh, compraglieli entrambi, di sicuro sarà contenta."
"Dici che non è troppo?"
"Mikey, due cd... Non è un anello di diamanti." Sbuffò il moro, prendendolo in giro.
Mikey lo guardò impassibile e tirò fuori dalla tasca del cappotto il cellulare, come sempre. Quel ragazzo ci viveva praticamente attaccato, in simbiosi, dove c'era il cellulare c'era Mikey, storie d'amore del genere.
"Vado a telefonare ad Ali, potresti pagarmeli tu? Poi ti rendo i soldi. Grazie, ti devo un favore!"
"Cos- Mikey! Ehi, Mikey! ...Piccolo traditore!" Gridò all'altro che era già scappato via correndo su per le scale lasciandolo lì solo e con un acquisto non suo da fare.
Gliel'avrebbe fatta pagare a quel piccolo coso piastrato e con gli occhiali imbottito di caffè. Avrebbe detto alla loro madre che a rompere la bambola di porcellana col vestito rosa era stato Mikey, anche se la colpa se l'era presa lui perchè fottuto Mikey, sapeva come rigirare le persone.
Alzò gli occhi al cielo e sbuffò, muovendo comunque però passo verso la cassa all'angolo, perchè nonostante odiasse suo fratello da morire, si sentiva in colpa a non comprargli i cd e- Mikey, fottuto, la mamma avrebbe saputo la verità.
Abbassò lo gli occhi verso terra perchè gli erano cadute le chiavi di casa, facendo anche casino per quanto erano pesanti, e l'accendino le aveva seguite.
"Cheppalle..." Borbottò a mezza voce mentre si piegava a recuperare il tutto ed appoggiò gli acquisti sul banco proprio lì di fronte.
Sentì una risatina provenire da lì ed alzò subito lo sguardo per fulminare chiunque fosse, perchè okay, era tanto carino, però Mikey gli aveva giocato un brutto scherzo e non era dell'umore giusto per-
"Oh." Disse solamente quando vide chi era il commesso.
Piercing, tatuaggi, capelli metà castani e metà biondi, fottuti occhi verdi, sexy da morire. Non poteva sbagliare. Era lui.
Frank, lì.
Che non lo stava neppure guardando, cazzo, era intento a schiacciare i fottuti tasti sul fottuto computer e a sorridere allo schermo.
Il cervello di Gee stava mandando segnali di fumo, stava urlando, sbracciandosi, 'guardami, guardami!' e- Cazzo, ora che erano uno di fronte all'altro, non sapeva che cosa dire, se Frank lo ricordasse oppure-
"Sono 24 e 7- Uh. Tu!" Urlò, quando finalmente voltò il viso per dirgli il totale.
Entrambi rimasero fermi a fissarsi con gli occhi spalancati, Gerard col terrore di smettere di respirare per davvero come stava pensando di fare e Frank- Gerard non lo sapeva cosa stava pensando Frank, maledizione.
Per lo meno si ricordava di lui.
Non riuscì a spiccicare parola, come ogni volta che la situazione richiedeva un minimo di spirito di iniziativa o stronzate del genere; rimase fermo a fissare ogni partitolare del viso perfetto di Frank, fino a quando l'altro non si mosse per guardare alla sua sinistra.
"Senti, tu- Io- Mi aspetteresti dieci minuti?" Chiese il più basso, improvvisamente di fretta.
Gerard ci mise un pò a capire la domanda, ma poi annuì freneticamente e si fece da parte, quando Frank allungò la mano ed un'altra magicamente comparve per allungargli un cd, che prontamente venne battuto alla cassa.
Gee respirò tremolante e si passò una mano fra i capelli, per cercare di pensare. Frank. Frank che l'aveva baciato a Capodanno, quello che viveva nel palazzo di fronte al suo e che occupava la sua mente da settimane, eccolo lì.
Si ricordava di lui. Allora forse forse non era completamente matto e stalker come pensava.
Cioè, sì, ma ora si sentiva un pochino meglio.
Tirò fuori il cellulare dalla tasca e mandò subito un messaggio a Mikey.

"Lavora qui!"

Dopo nemmeno uno secondo ricevette risposta dal fratello.

"Lo so. Caffè. Adesso."

Come lo sapeva?
Mikey aveva fatto tutto quello per far sì che incontrasse nuovamente Frank? Mikey sapeva che Frank lavorava in questo negozio e-
"Ehi, scusa per prima, ma ora sono in pausa. Ehi..."
Si voltò immediatamente quando la voce di Frank gli giunse alle orecchie e-
Quasi si sciolse quando vide il sorriso che gli era spuntato sulle labbra. Dio, era probabilmente la cosa più bella del mondo.
"Ehi." Rispose, leggermente in imbarazzo e così felice da sentirsi ubriaco. "Non preoccuparti, stai lavorando."
"Ti- Ehm, ricordi di me, vero?" Chiese il più piccolo, con una risatina alta.
Gerard ridacchiò ed abbassò lo sguardo. "Sì, Capodanno."
"Sì. Capodanno..." Sussurrò l'altro. Gerard si sentì tremare. "Hm, senti, ti andrebbe di uscire e, non so, andare a prendere qualcosa?"
Oddio. Oddio. Oddio. Sì. Quello che vuoi. Andiamo a casa mia, casa tua, nel mio letto, sposami, voglio entrare nelle tue mutande ora, voglio avere dei figli con te-
"Oh, certo. Certo, un caffè?"
"Perfetto" Sorrise Frank.


Avevano bevuto un caffè, chiacchierato - Gerard aveva scoperto che Frank aveva 23 anni, era dello scorpione, vegetariano, suonava la chitarra, lavorava lì al negozio di musica da alcuni mesi, e che sognava di entrare a far parte di una band dal liceo - e si erano sorrisi. Un sacco.
Gerard ne era già innamorato, nulla da fare.
Quando avevano finito, aveva proposto di uscire a fumare.
"Scusa." Aveva mormorato mentre si alzavano.
Frank aveva riso ed aveva alzato le spalle, mentre mostrava un pacchetto di sigarette che aveva tirato fuori dalla tasca del giubotto. "Ops, fumo anche io."
Gee aveva sorriso ed aveva tenuto la porta aperta così che Frank uscisse per primo. Non gli aveva guardato il sedere, no. Davvero.
"Quindi tu lavori qua vicino?"
Gerard annuì mentre accendeva una sigaretta, per poi soffiare fuori il fumo e sorridere. "Al di là del parco."
"Figo! Ho sempre voluto disegnare, ma faccio schifo." Esclamò il più basso ridendo.
Gerard lo imitò e si appoggiò con la schiena al muro di mattoni, per copiare la posa dell'altro.
"E' il mio unico talento." Disse, alzando le spalle.
Frank lo fissò per qualche secondo e poi si tolse la sigaretta dalle labbra. "Non credo proprio, sai? Prima di tutto baci bene, anche questo è un talento."
Il moro tossì quando sentì quelle parole, perchè gli era andato di traverso il fumo. Ma erano cose da dire così all'improvviso?
"No, ehi, non morire!" Urlicchiò il castano, cercando di fargli aria con una mano.
Gerard cercò di riprendere a respirare e si asciugò le lacrime dagli occhi, per poi alzare lo sguardo su Frank.
"Vuoi uccidermi forse?" Gracchiò a fatica, facendolo scoppiare a ridere.
Aveva una risata troppo bella, Gerard si era già dimenticato del quasi soffocamento.
"Nah, non potrei mai volerti uccidere. Non ora che ti ho ritrovato."
"Uh?"
Lo fissò con gli occhi spalancati, incredulo, e Frank arrossì, per poi ridacchiare nuovamente.
"Beh, ho chiesto a qualcuno informazioni su di te, ma sembrava che tu fossi un fantasma. O un'allucinazione. O chissà che. Eppure ero convinto di averti baciato quella sera, e Ray mi ha detto che sì, ero aggrappato ad un ragazzo coi capelli neri, quindi non potevo averti immaginato. Però non sapevo il tuo nome, nessuno lo sapeva. E dopo una settimana ho lasciato stare, mi sono anche un pò depresso, ad essere sincero."
"Ow." Sussurrò, colpito. Frank l'aveva cercato. Frank, lui, aveva domandato in giro. "Ow." Ripetè, lasciando cadere la sigaretta, ormai dimenticata.
Frank arrossì ancora di più, abbassando lo sguardo per poi alzare una spalla sola, in imbarazzo.
"Già, beh..."
"No, è che non esco molto. Non conoscevo nessuno al party, mi ci aveva trascinato mio fratello, Mikey-"
"Mikey è tuo fratello?" Domandò improvvisamente Frank, riprendendosi.
Gerard rise ed annuì. "Mikey James Way, mio fratello. Lo so che non ci assomigliamo moltissimo."
"No, ora che me lo dici qualche cosa di simile c'è, solo che non ci avrei mai pensato. E' un genio quel ragazzo, è venuto a comprare un basso prima di Natale con una ragazza mora. Siamo finiti a parlare di musica e- Sa il fatto suo, il ragazzino."
"Sì, mio fratello è un grande, anche se mi fa ammattire. E il ragazzino ha un anno più di te." Mormorò il moro, con un sorriso sghembo.
"Non ci credo."
"Davvero. 24 anni fisicamente, ma 11 mentalmente. Si diverte ancora come quando eravamo bambini." Si lamentò il più grande, per poi ridere.
Frank scosse la testa e sorrise.
"Quindi..." Iniziò, dopo qualche secondo di silenzio in cui Gerard aveva solamente picchiato il tallone del piede contro il muro e Frank aveva terminato la sigaretta. "Se ti invitassi fuori una sera di queste tu accetteresti?"
Oddio, sì, ti prego.
Gerard ridacchiò, sentendo delle bolle salire dal suo stomaco verso il suo petto, come di felicità, ed annuì.
"Certo! Anzi sare-"
Non riuscì a finire la frase perchè Frank si era sporto per dargli un bacio e-
Semplicemente smise di pensare.
Appoggiò la mano destra sulla guancia calda dell'altro ed aprì la bocca, quando Frank gli leccò le labbra. Sentì un sospiro fuoriuscire dalla bocca del più basso e gli si rizzarono i capelli sulla nuca.
Dio.
Frank gli allacciò le braccia al collo e se lo spinse addosso, contro al muro. Gerard premette il corpo contro quello dell'altro e mancava tanto così ad avere un'erezione proprio lì, nella vietta secondaria poco lontano dall'ingresso dello Starbucks.
"Gerard..." Ansimò Frank, quando si staccarono dal bacio. Gerard lo guardò negli occhi e-
Pericolo erezione. Pericolo.
"Quanto è lontana casa tua?" Finì il più piccolo, contro le sue labbra.
"Quanto la tua." Mormorò, con voce roca.
"Hm?"
Sorrise e Frank lo guardò, curioso.
"Abitiamo uno di fronte all'altro, me ne sono accorto da un pò, ma- Non ho avuto il coraggio di fare nulla. Scusa."
Frank lo guardò dapprima confuso, poi la sua espressione divenne basita.
"Cioè. Tu mi stai dicendo che avrei potuto farti un pompino tempo fa e tu non hai fatto nulla?"
Gerard disse addio completamente ai suoi tentativi di tenere buono il suo amico ai piani bassi.
"Oddio, Frank..." Gemette, muovendosi contro di lui.
"Andiamo. Andiamo. Adesso. Dove vuoi, da me, da te, basta che posso levarti i pantaloni." Esclamò Frank, baciandolo fra una parola e l'altra, spingendolo nel frattempo via dal muro. Inciampò nei piedi dell'altro e rise ansante, poi gli prese una mano ed annuì.
"Vieni, ho del buon caffè a casa."


Non seppe bene come riuscirono ad arrivare a casa sani e salvi, senza uccidersi per strada o sulle scale.
L'unica cosa che contava però, ora, era che erano riusciti a chiudersi la porta del suo appartamento alle spalle e che aveva trascinato Frank fino in camera, seminando una scia di vestiti lungo il corridoio. Che si mischiarono a quelli sporchi a terra, ma nessuno dei due parve farci caso.
Ammirò i tatuaggi dell'altro - dio, quelle rondini sulla pancia erano assolutamente perfette - e si divertì a tracciarne i contorni con la lingua, partendo dallo scorpione fino ad arrivare al bacino. Frank sotto alla sua bocca era un ammasso di gelatina gemente e la cosa lo stava mandando ai pazzi.
Infilò le dita sotto all'elastico dei boxer - gli unici indumenti che ancora stavano indossando - e gli lanciò un'occhiata, per vedere il viso arrossato dell'altro ed i suoi occhi lucidi. Sogghignò e fece pressione sui boxer, per abbassarli.
Chiuse subito la mano attorno al membro dell'altro e lo accarezzò piano, facendo sì che artigliasse le lenzuola per la sorpresa.
"Dio, le tue mani sono fredde..." Mormorò improvvisamente Frank.
"Oh, scusa, io-"
"No! No, dio, sono fantastiche. Ah, Gerard-" Gemette infine, prima di afferrarne una per portarsela alla bocca.
Gerard trattenne il respiro incantato e lo guardò prendere in bocca due dita per leccarle.
"Frank, cazzo," Ansimò, mentre cercava di non venire sotto lo sguardo malizioso del più basso mentre praticamente- "Oh, dio."
Si ricordò improvvisamente di avere ancora una mano attorno all'eccitazione di Frank e, quindi, cercando di ritornare appena un pò in sé, la mosse piano facendo gemere e muovere il ragazzo.
La passò sull'intera lunghezza e Frank gemette contro le sue dita, un suono basso e lungo, che lo fece tremare. Aumentò piano il ritmo, perchè, dio, voleva risentirlo ancora così, e Frank ricambiò attirandolo verso di sé e portando l'altra mano verso il suo membro per accarezzarlo.
Gerard sobbalzò sorpreso e sospirò. "Frank. Frank. Frankie-" Esclamò, contro la sua spalla, ogni volta che la mano faceva su e giù.
Frank mosse il bacino contro il suo pugno ed ansimò. "Gerard!" Urlò quando alzò le ginocchia e le due eccitazioni si ritrovarono vicine. "Ah, cazzo, aspetta-" Aggiunse, facendo sì che togliesse la mano dal suo membro e chiudendo la propria attorno ad entrambi.
Gemettero nello stesso istante e Gerard rischiò davvero, davvero, di venire. Gli si offuscò la vista e buttò indietro il capo.
I colpi della mano di Frank erano decisi e bisognosi, come se anche per lui mancasse pochissimo all'orgasmo. Il moro non riuscì a frenare il bacino che si mosse piano contro quello dell'altro, aumentando la frizione.
Sentì le gambe strette attorno ai suoi fianchi tremare ed i sospiri dell'altro interrompersi. Una mano si chiuse attorno ai suoi capelli ed abbassò d'istinto gli occhi verso il viso di Frank.
Lo vide con la bocca aperta, le labbra rosse e bagnate, la frangia umida di sudore e scompigliata sulla fronte. Era la cosa più bella su cui avesse mai posato lo sguardo.
"Sai quanto sei bello, Frankie?"
"Ahnn, Gerard..." Rispose a mezza voce il più piccolo.
Gli si mozzò il fiato quando il pollice passò sopra la punta e fece un verso bisognoso. Cazzo, lo voleva così tanto che l'orgasmo lo colpì come una bastonata, proprio in mezzo allo stomaco. Si tese e chiuse gli occhi, mentre si lasciava andare contro la pancia - sulle rondini, dio, quell'immagine gli sarebbe per sempre rimasta impressa come una delle cose più sporche e sexy del mondo - di Frank ed ansimò contro la sua spalla, fino a quando la presa attorno ai due membri non si strinse e Frank venne con un gemito alto ed una mano ancora chiusa fra i suoi capelli.
Gerard rimase fermo addosso all'altro, ancora cercando di riprendere a respirare decentemente e Frank non tolse la mano, perso chissà dove nella sua mente.
"Frankie..." Disse, non sapendo bene come continuare.
"Gerard..." Sussurrò in risposta l'altro, con un tono beato.
"Chiamami Gee." Lo baciò piano sulla guancia e sentì l'altro sorridere.
"Okay, Gee. Mi piace."
"A me piaci tu." Confessò, dandosi mentalmente dell'idiota non appena finì la frase.
Se c'era una cosa più da adolescente innamorata, era questa. Dio.
Però l'altro sorrise - sorrise davvero, come se fosse davvero contento che Gerard fosse una patetica adolescente alla prima cotta - e Gerard pensò che forse l'altro era abbastanza sfigato da stare con uno sfigato e addirittura piacergli.
Gerard era uno sfigato fortunato.
"Anche a me piaci tu. E voglio fare tutte queste cose nel tuo letto, nella tua cucina, sul tuo divano. E poi andare a casa mia, che è qua davanti, e farle anche lì." Gli mormorò contro le labbra, baciandolo mentre parlava. "E se tu non fossi così carino, adorabile e fottutamente sexy, ce l'avrei con te per non aver suonato al mio campanello ed aver lasciato che ti togliessi i boxer prima di oggi. Volevo farlo da quando ti ho visto la sera di Capodanno."
"...Anche io."
"Sei un idiota."
"Lo so."
"Vuol dire che starò con un idiota?" Ridacchiò l'altro, facendo fermare Gerard.
"...Tu vuoi stare con un idiota?" Domandò insicuro il moro.
Frank lo guardò per un paio di secondi e poi ridacchiò, alzando le spalle. "Se mi prometti che faremo tutte le cose che ho detto prima e che suonerai al mio campanello, sì."
"Stasera vuoi uscire a cena con me? Ti passo a prendere. E giuro che suonerò il campanello."
"Cazzo, sì." Rispose in fretta Frank, facendolo scoppiare a ridere. I suoi occhi erano grandi e brillanti. "Ci abbiamo messo solo tre settimane per combinare un appuntamento."
"Sono un idiota."
"Sì. Un idiota sexy." Ripetè l'altro, prima di spingerlo verso il suo viso sorridendo. "Hai detto che hai del buon caffè?"
"Litri."
"Bene, possiamo mettere in pratica la prima delle mie fantasie nella tua cucina mentre ne prepari due tazze, che ne dici?"






Titolo impunemente preso da una bellissima canzone dei Thursday (il testo è bellerrimo, ascoltatela): Jet Black New Year.
Li amo. Sì, lo so, sono monotona. Ma li amo.

Volevo postarla in tempo per Capodanno D: Ma non ce l'ho fatta.
Prima di tutto perchè non voleva finire. Poi sono stata male - e non è una novità, persino ora sto male .__. - e poi sono partita. E' stato un parto. E tutt'ora non ne sono convinta, però l'idea mi piaceva e non ho voluto abbandonarla.
E so che non scrivo più cose corte, non so come mai. Sono stata contagiata dalle americane D:
Comunque, tralasciando, spero che vi piaccia lo stesso, anche se io stessa sono nel dubbio. E sì. Le scene lemon ed i finali sono sempre il meglio .____.
Grazie a tutti voi che leggerete.
Buon 2011 - anche se personalmente negli auguri di buon anno nuovo non ci credo :°D ma ve li faccio lo stesso e spero abbiate passato delle buone feste.

XoXo Gee <3
   
 
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