L'oasi

di Layla


Spiaggia di Kanagawa, una piccola lingua di sabbia bagnata dall'oceano.
Risalta subito all'occhio il contrasto tra la terra ferma, dorata, e l'acqua intensamente blu.
Allo stesso modo risalta il ragazzo che si staglia nel panorama, particolarmente irreale, di quella fresca
mattina d'Aprile.
E' l'unica persona in tutta la spiaggia, anche per la strada che costeggia la costa non c'è nessuno.
La tranquillità e la calma che si sprigionano da quel luogo, lo rendono un'oasi irreale se paragonato alla città
caotica in cui è immerso.
Il tempo sembra fermarsi, nell'esatto istante in cui inizia a sorgere il sole.
Nessuno penserebbe di trovare un posto così bello, quasi incantato, proprio qui e forse è proprio questo il
suo particolare fascino.
Il ragazzo se ne sta seduto là, i piedi nella sabbia, le gambe leggermente piegate, appoggiando le mani nella
distesa dorata.
Si gode l'alba e la magia di quel momento, come se nient'altro al mondo esistesse e sembra essere parte
essenziale di quello splendore.
Niente in lui sembra reale.
Il modo in cui la brezza del mattino scompiglia affettuosamente i suoi capelli, come una madre premurosa
farebbe al proprio figlio, non ha niente a che fare con la vita che si svolge al di fuori di quella spiaggia.
Sembra una cosa talmente intima, il suo restare in silenzio in quel luogo, da sentirsi imbarazzati nell'osservarlo.
Lo sguardo però torna immancabilmente lì.
A quella pelle dorata che sembra fondersi con la sabbia, quasi fosse stato realizzato con quella il suo stesso corpo.
No, non sembra proprio un'immagine reale, dentro quella spiaggia il mondo va più lentamente,
rispetto alla frenesia dell'esterno.
Forse è proprio per questo che attira come una calamita, l'attenzione e mentre il sole inizia a rischiarare
il cielo con i suoi raggi, il sottofondo delle onde che s'infrange in lontananza si aggiunge,
rendendo il tutto sempre più irreale.
I capelli del ragazzo, rosso fuoco, come la sfera incandescente che lentamente risveglia tutto con il suo
calore, prendono riflessi quasi abbaglianti.
In questo piccolo angolo di paradiso nessuno può accedere senza sembrare un estraneo e rovinare
l'incanto, nessuno tranne lui.
Un altro ragazzo che, piano, si avvicina elegante, al miraggio dai capelli di fuoco.
Sembra etereo, da tanto risalta il colore candido della sua pelle, contro la sabbia dorata.
Si siede vicino a lui, come se fosse un'azione ormai quotidiana, lo sguardo rivolto al sole, come se cercasse
di rubarne il calore.
Le scarpe buttate svogliatamente di lato, nella sabbia.
Si posiziona come l'altro abitante dell'oasi, senza rompere il silenzio che si è creato nell'aria.
In lui si notano subito i tratti caratteristici giapponesi; i capelli neri, come il cielo prima dell'alba e gli occhi del
blu intenso dell'oceano con un taglio stretto e lungo che risalta il suo sguardo impenetrabile, ma allo stesso tempo sereno.
Ama quel posto, si capisce subito da come quasi con reverenza, si osserva intorno affascinato.
Poi i suoi occhi si posano sul ragazzo vicino, uno scambio di sguardi, un sole che si tuffa in
un mare in tempesta, senza rumore, per un solo istante o per una vita intera, difficile dirlo.
Un semplice gesto, a dimostrazione di un amore infinito, un'azione, quella, che vale più di tutte le parole esistenti.
Così l'incanto scompare nello stesso modo in cui era creato.
I due ragazzi, sorridendosi, sciolgono le loro mani, fino a quel momento rimaste intrecciate e camminando
sulla sabbia dorata svaniscono nella fresca aria del mattino.
Ora che la vita riprende a scorrere, con il suo ritmo frenetico, viene da chiedersi se è stato reale o
solo un meraviglioso sogno.
Mentre la strada si riempie di persone e le loro voci vibrano nell'aria, quell'oasi sembra non essere mai esistita e l'unica cosa importante è che, nella realtà o in sogno quei due ragazzi continuino a stare insieme, per creare
di nuovo quell'incanto.