Mi piacciono un sacco loro due, volevo scrivere qualcosa di carino e divertente su di loro. Ho messo flashfic anche se le parole sono 502. Scusate per il titolo, avevo poca fantasia. Spero vi piaccia. Buona lettura.
 
 
 
 
 
 
 
“Ahiaaa!”
Polonia sobbalzò sul divano e bicchiere di plastica con del succo di frutta posato sul bracciolo cadde rovinosamente a terra, macchiando il sofà e il pavimento. Non ci fece caso e una volta alzatosi corse più veloce che poté in cucina, da dove aveva sentito provenire il grido. Lì trovò Lituania con il cappello da cuoco in testa, che reggeva un coltello da cucina nella mano destra e puntava gli occhi sbarrati sulla mano sinistra, sulla quale era in evidenza un taglio sottile e superficiale, dal quale però zampillava abbondante liquido scarlatto.
“Liet, cos’è successo?”
L’altro non rispose, continuava a guardare la ferita e a mormorare all’infinito “Ahi… ahi… ahi…”
Polonia gli si avvicinò, cercando di rimanere calmo “Liet, ti sei tagliato con il coltello?”
“Verdure…”
“Verdure?”
“Verdure!” strillò la Lituania facendo un saltino come se il coltello avesse preso fuoco e lanciò l’arnese sulla tavoletta di legno dove un attimo prima stava tagliando del sedano e una carota. Feliks guardò il sedano spezzettato e capì: Liet si era tagliato affettando le verdure. Lituania cominciò a produrre un debole lamento continuo, simile ad una nenia appena la prima goccia di sangue toccò il pavimento bianco della cucina, creando un macabro contrasto. “Sto morendo…” mormorò Toris con un filo di voce. Feliks lo guardò, alzò gli occhi al cielo e lo prese per il polso della mano sana, trascinandoselo dietro. “Aah! Feliks aah! Aah! Non toccare! Aah!”
“Ma se sto toccando l’altra mano?”
“Aah Feliks!”
“Liet, qual è la tua soglia del dolore?”
“Sanguina!”
“Ovvio che sanguina, hai preso un’arteria!”
“Una vena!”
“Quello che è, portano sangue entrambe!”
“Feliks, guarda che svengo…”
“Cosa?”
Si voltò appena in tempo per impedire che Toris toccasse terra e sbattesse la testa. Non si perse d’animo, lo portò in bagno di peso, lo stese a terra, si procurò un paio di cuscini dal soggiorno e glieli mise sotto i piedi per far sì che il sangue tornasse alla testa, quindi tirò fuori la valigetta del pronto soccorso e cominciò a medicare il taglio all’altro, più svenuto che cosciente.  Decise di parlargli per tenerlo sveglio “Liet… Toris…”
“Mh…”
“Liet, tutto bene?”
“Hn…”
Polonia sospirò, poi disse “Sei morto.”
All’istante il lituano aprì gli occhi e lo guardò “Sono in cielo? Sono morto? Sei morto anche tu? Aah, Feliks, ti sono caduto addosso e ti ho ucciso?”
“No.” disse l’altro sorridendo “Siamo solo in bagno.” Notò che Toris era pallido, ma non glielo disse per non allarmarlo. “Bene, qui dovrei aver finito. Era solo un taglietto ma ti sei aperto un’arteria.”
“Vena.”
“Stessa cosa.”
Lituania fece per alzarsi, ma il polacco gli posò una mano su una spalla “Resta giù ancora un po’.” Toris sorrise “Grazie Feliks. Non ti avevo detto che non sopporto la vista del sangue.”
“No, non me l’avevi detto, Liet.”
“Ecco, ora lo sai.”
“Stai più attento la prossima volta,” disse Polonia carezzando il viso a Lituania, con dolcezza “o finirai per ferirti di nuovo, magari di aprirai un’altra arteria.”
“Vena.”
“È uguale, Liet!”