Serie TV > Merlin
Ricorda la storia  |      
Autore: Murasaki    06/01/2011    9 recensioni
Non gli stava, assolutamente, portando dei regali. Sarebbe andato lì per mostrargli il rispetto che gli veniva tributato e per rimproverarlo del lungo silenzio.
[X classificata al contest "Natale a Camelot" indetto da LyndaWeasley]
[Vincitrice "Premio Trama"]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Drago, Merlino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

X Classificata al contest Natale a Camelot indetto da LyndaWeasley sul forum di EFP
Vincitrice "Premio Trama"
Personaggio: Il Drago
Genere: Commedia
Rating: Verde





L'ABETE D'ARGENTO



Kilgharra aveva notato che, da un paio di giorni, tra i contadini del piccolo villaggio alle pendici della montagna vi era uno strano fermento. In quel preciso momento, alcuni taglialegna, armati di asce e spesse corde, si stavano spingendo fin nel cuore della foresta. Quando ne vennero fuori, trascinavano un grosso abete.
Alla base del tronco segato, avevano posto alcune offerte rituali affinché la divinità della montagna non si ritenesse offesa dal loro gesto. Dopo aver lasciato Camelot, il Drago aveva eletto a sua dimora quel massiccio roccioso, a soli tre giorni di cammino dalla sua antica prigione, ma fuori dai confini del regno dei Pendragon.
Da quando si era trasferito lì, era stato identificato con la divinità della montagna, e il villaggio intero lo onorava con preghiere e offerte di cibo. I contadini bruciavano incensi per lui e portavano i nuovi nati al limitare della foresta, perché il Grande Dio Drago infondesse in loro saggezza e salute.
Quei villici, semplici e onesti, sapevano mostrare il rispetto dovuto ad un essere mitologico quale lui era. Uther Pendragon avrebbe dovuto trarre esempio da quella gente umile.

Nascosto nell'ombra di un anfratto, sulla cima innevata del monte, osservava gli umani che stavano innalzando l'albero al centro del villaggio, sullo spiazzo in terra battuta, e lo puntellavano con corde al suolo.
Si avvicinavano le festività per la nascita del dio Yule. Gli uomini, che vivevano del lavoro della terra, attendevano che i semi, sopiti sotto la coltre gelida, rinascessero a nuova rigogliosa vita. La primavera successiva, la natura avrebbe concesso loro i suoi frutti.
Erano ormai trascorsi sei mesi dal giorno in cui il giovane mago l'aveva liberato.
Aveva sfogato tutta la sua ira sul popolo di Camelot, attaccando la cittadella per diverse notti, prima che il suo salvatore lo incatenasse nuovamente, questa volta con una magia che non sarebbe stato in grado di spezzare.
Strana razza quella dei Signori dei Draghi: Madre Natura, nella sua infinita sapienza, aveva scelto di donare, a semplici esseri umani, il potere di dominare creature antiche quanto la terra stessa.
Nella sua lunga esistenza, il Drago aveva avuto numerosi signori. Quest'ultimo era sicuramente il meno impegnativo che gli fosse toccato in sorte. Che fine aveva fatto? Perché non lo chiamava per chiedergli consiglio o aiuto? C'erano stati degli screzi tra loro, invero. Lo stregone gli aveva giurato, più di una volta, che non sarebbe ricorso ancora al suo aiuto. Ma, quando aveva avuto la possibilità di ucciderlo, non l'aveva fatto, risparmiandogli la vita e permettendogli di lasciare Camelot.
Merlin era un bravo ragazzo, un po' ingenuo, a dire il vero, ma bravo. Che fosse ancora arrabbiato con lui?

Il giorno della festa, il sole sorse, non visto, dietro uno spesso strato di nubi. Il freddo era ancor più pungente di quanto non lo fosse stato nei giorni precedenti. Durante la notte, la neve era caduta abbondante.
Kilgharra allungò il muso fuori dalla caverna in cui dormiva per osservare la lenta avanzata degli abitanti del villaggio che risalivano un fianco della montagna. Si stavano recando, sicuramente, alla radura dove sorgeva un antico menhir. Era in quel luogo che, di solito, lo veneravano. Infatti, procedevano tutti in fila, uomini, donne e bambini, e alcuni portavano ceste colme di doni per lui.
Peccato che nessuno di loro fosse in grado di comprendere la sua lingua. Anche se non lo avrebbe mai ammesso, gli mancavano i tempi in cui stava a Camelot.
In quel luogo poteva parlare con Merlin, il vecchio Gaius lo capiva e, se avesse voluto, ma non voleva, avrebbe potuto parlare anche con la strega.
E poi, a Camelot succedeva sempre qualcosa di divertente. Molto spesso, le creature magiche cercavano di far fuori il suo vecchio carceriere e il giovane stregone si presentava al suo cospetto a pregarlo di soccorrerlo con la sua millenaria saggezza.
Cosa stavano facendo gli stregoni malvagi, desiderosi di vendetta, in quel periodo?
Intanto la processione era giunta dinanzi al menhir. I villici avevano cominciato a depositare le ceste con le offerte di cibo, intonando canti di lode.
Il Drago gettò un'occhiata al villaggio. L'albero era stato addobbato con ghirlande e dolciumi. Era carino ma non divertente. Sospirò acciambellandosi. Meglio tornare a dormire. Al calar della notte, sarebbe andato a dare una sbirciatina alle offerte.

I contadini avevano mangiato e ballato fino al tramonto intorno all'albero, poi, finalmente, si erano ritirati nelle loro casupole e il silenzio era tornato a regnare incontrastato.
Kilgharra aveva raggiunto il menhir ed esaminato le ceste, cariche di dolci destinati a lui.
Ne afferrò una, con la delicatezza concessa ai suoi enormi artigli.
Se Merlin non lo chiamava, allora sarebbe andato a Camelot a cercarlo.
Sorvolando il villaggio, scorse l'albero e pensò che sarebbe potuto risultare gradito ad un sempliciotto come il suo signore. Agguantò anche quello e si diresse verso la fortezza dei Pendragon.
Non stava assolutamente portando dei regali a Merlin. Sarebbe andato lì per mostrargli il rispetto che gli veniva tributato e per rimproverarlo del lungo silenzio.
Giunto in prossimità della radura, atterrò.
Dopo aver ben piantato l'albero nella neve, si diede a chiamarlo.

A Camelot, Merlin rientrò nelle stanze di Gaius, sfregandosi le mani per riscaldarle.
Il principe sembrava immune al gelo e, per tutta la giornata, l'aveva costretto a restare ai bordi del campo di addestramento, mentre svolgeva i consueti esercizi con la spada.
Non si notava alcuna differenza, in città, tra quel giorno e tutti gli altri.
Il bando dell'Antica Religione, voluto da Uther, aveva cancellato anche le tradizionali festività ad essa legate.
Quando era ancora ad Ealdor, la nascita del dio Yule era una festa molto sentita e particolarmente amata dai bambini che, in quell'unica occasione, potevano ingozzarsi di dolci. Al centro del villaggio, veniva addobbato un grande albero e tutti gli abitanti si riunivano intorno ad esso. Si accendevano candele e si ballava fino al tramonto.
Gaius, intanto, aveva servito la cena. Il camino bruciava vigoroso e spandeva nella stanza un piacevole tepore. Quel che ci voleva per rinfrancare le membra intirizzite.
A metà della cena, il mago sentì una voce nella sua testa, quella voce, per la precisione.
Attese che l'anziano medico si fosse messo a letto e addormentato, prima di lasciare, con sommo dispiacere, la stanza riscaldata.
Ben imbacuccato in una coperta di lana, si diresse verso la radura, non molto distante dal castello, che era stata teatro dell'ultimo scontro con il Drago, eludendo facilmente la sorveglianza delle guardie.

Il Drago non dovette attendere troppo a lungo. Vide sbucare Merlin da dietro una quercia, avvolto in una coperta.
Quant'era piccolo. E sembrava anche contrariato.
Ma la faccia del mago assunse, ben presto, quell'espressione stupita che tanto piaceva al bestione.
Ogni umano avrebbe dovuto rivolgergli sguardi meravigliati: Kilgharra era il Grande Drago, l'ultimo della sua stirpe antica e illuminata e... non era in grado di resistere alla magia di quel ragazzino, purtroppo.
“Quelli sono per me?” chiese Merlin, indicando la cesta dei dolciumi.
“Non mangio il cibo degli umani” borbottò Kilgharra.
“Grazie. Li dividerò con Gaius.”
Il Drago posò un artiglio su un lembo della coperta.
“Non sto andando via.”
“Non ti sto trattenendo” tenne a specificare, per spegnere sul nascere il sorrisetto impertinente che stava affiorando sulle labbra del mago.
“Allora ne mangerò qualcuno qui... ma solo un paio. Ho freddo” concesse il ragazzo.
Si accoccolò ai piedi dell'abete, sistemandosi meglio la coperta, e addentò un biscotto.
“Ci vorrebbero delle candele” disse, indicando l'albero inghirlandato e un po' malconcio.
“Potrei dargli fuoco.”
“Non importa, va bene così.”
Merlin sorrise ancora, mentre la neve aveva ripreso a cadere.
Kilgharra sollevò lo sguardo al cielo, emettendo un sonoro sbuffo col naso.



Fine



Prima di tutto, i miei ringraziamenti vanno a Lynda per avermi indotto, con questo contest, a scrivere una fanfiction legata ad una festività. Di solito mi burlo allegramente di tutte le storie di questo genere (San Valentino è il bersaglio preferito dal mio sarcasmo XD). Ringrazio inoltre tutti coloro che leggeranno e commenteranno.
Qualche nota è dovuta.
Il titolo: L'abete d'argento o Ailm é l'albero che secondo l'antico calendario Ogham è legato al 25 dicembre. L'albero di Natale è un'antica tradizione celtica che la Chiesa Cristiana ha tentato inutilmente di sradicare. Non ho fatto riferimento alla nascita di Gesù Cristo perché, pur essendo la religione Cristiana ormai diffusa in quel periodo, nel telefilm non se ne fa cenno. Il 25 dicembre comunque era considerato giorno di festa in moltissime religioni antiche. A Roma festeggiavano la nascita del Sol Invictus, tra i celti si onorava la nascita del dio Yule. Il significato era il medesimo: con il solstizio d'inverno, il sole comincia il suo percorso ascendente e le ore di luce cominciano ad aumentare. La religione Cristiana scelse questo giorno per la nascita di Gesù, proprio per identificare il Cristo con il sole nascente di una nuova era.
Il contesto: L'azione si svolge circa sei mesi dopo la liberazione del Drago, quindi la seconda stagione è finita e la terza non è ancora cominciata. Kilgharra non vede Merlin dall'ultimo scontro. Pensa che il ragazzo non lo stia chiamando perché arrabbiato con lui, o che a Camelot non stia succedendo nulla che possa richiedere il suo intervento. Il povero lucertolone non sa che gli sceneggiatori hanno deciso di far passare un anno tra una stagione e l'altra. XD
Il personaggio: Ho pensato che il Drago si annoi un pochino a starsene lì tutto solo. Non ci sono più esemplari della sua specie, e l'unico legame che ha è quello con Merlin. E quel ragazzino non si fa più sentire da mesi. Non so se sia vero, ma penso che soltanto le creature che possiedono poteri magici siano in grado di comprendere il linguaggio del Drago.
Varie: Non sono riuscita a reperire informazioni sulle tipologie di dolci diffuse nell'Alto Medioevo, tutte le ricette e notizie disponibili risalgono al Basso Medioevo e alla prima età moderna e quindi comprendono anche l'uso di zucchero che proviene dalle Americhe. Tuttavia, poiché nel telefilm non si presta molta attenzione a questi particolari, infatti compaiono spesso i pomodori, altro prodotto di origini americane, vada per il biscotto, con buona pace per la ricostruzione storica. Io stessa storcerei il naso! XD

Ed infine i miei complimenti vanno a tutti i partecipanti al contest Natale a Camelot, le cui fanfiction leggerò e commenterò il prima possibile. Considerati i punteggi si tratterà certamente di racconti bellissimi.

   
 
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Merlin / Vai alla pagina dell'autore: Murasaki