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Autore: Astrasi    06/01/2011    3 recensioni
Una ragazza, italiana, trova per strada un piccolo e strano ciondolo, che sembra caduto apposta proprio davanti a lei. Da dove verrà? Nemmeno lei lo sa, ma quando le appare davanti uno strano taxista, spera che avrà una risposta al più presto.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3. There’s a place.
 
- Oddio, non sarà mica morta, vero?
- Beh, se è così è nel posto giusto!
- John!
- Che c’è? E’ vero!
- Si, ma…Evita!
- Va bene, mamma Eppy.
Tirai un sospiro esasperato.
- Bravo, ma cosa facciamo? Ora è svenuta sul serio.
- Perché? E’ già….?
- Non fa niente, lascia stare Lennon. Dov’è finito George adesso? Era qui fino ad un momento fa!
- Adesso lo chiamo. “Georginaaa! Amore, vieni”
Aspettammo una risposta, che arrivò quasi subito da un punto vicino.
- Mi cercavate?
Un giovane e tranquillissimo George Harrison comparve, si direbbe dal nulla, con un enorme pacchetto di biscotti in mano.
- Ma ti sembra il momento di mangiare?
Chiesi.
- Perché, che momento è? Aaah giusto! La povera vittima. Dì un po’, Eppy, l’hai pestata per caso? Guarda in che condizioni è! Sembra morta.
- Harrison, non scherzare. Dobbiamo svegliarla.
- CI PENSO IO!
Lennon si avvicinò alla vittim…scusate, alla ragazza con il suo solito sorriso da furbetto. Sapevo perfettamente cosa aveva intenzione di fare, e la cosa non mi stupiva per nulla. La cosa strana era che avevo la netta impressione che l’idea di John avrebbe potuto funzionare, quindi non dissi niente.
Le labbra di John si stavano per posare su quelle di…un momento, com’è che si chiama? Vabbè, comunque, le labbra di John si stavano per posare su quelle della ragazza quando…
- Fermo tu!
Harrison comparve alle spalle di Lennon con in mano un……Fucile???
Lo puntò alla schiena di John, che di tutta risposta sentendo la pressione della canna del fucile sul corpo, estrasse una pistola dalla tasca dei pantaloni e la puntò contro il suo aggressore.
- E adesso come la mettiamo, Harrison?
- Quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile, quello con la pistola è un uomo morto (cit.), Lennon.
John rimase interdetto per qualche secondo, riflettendo su quello che aveva appena sentito. Poi, con sguardo risoluto disse:
- Si, ma io sono comunque già morto.
George non si scompose, anzi, si diresse verso la ragazza-senza-nome dicendo impaziente:
- Ooo, poco importa Johnny. Sta di fatto che non la puoi baciare tu, perché rischierebbe di non svegliarsi.
- E tu come lo sai, suino?
- Beh, io ho degli occhi.
- Anch’io ho degli occhi!
- Si, ma io li uso. Tu no. Guarda qui.
Indicò il polso della ragazza, attorno al quale si intravedeva un braccialetto d’argento.
- Vedi, c’è attaccata una “G”, come George. Non una “J”, come John. Questo vuol dire che la devo baciare io.
John fece una linguaccia a George, mentre quest’ultimo si apprestava a dare il bacio. Appoggiò delicatamente le labbra su quelle di lei, che al tocco si ridestò. Si mise a sedere, senza naturalmente staccare le labbra da quelle di Geo che continuava a baciarla tranquillamente.
- Ehm ehm… (tipo Umbrige)
- Mmm…
- Ehm ehm…
- Ooo, che palle John!
I due finalmente si staccarono e la ragazza si guardò intorno, decisamente spaesata. Appena si rese conto di chi l’aveva baciata, sbiancò di colpo.
- No! NON – SVENIRE – ANCORA.
Dissi, tenendole la schiena per farla rimanere seduta.
- Te l’avevo detto, che dovevo farlo io. Tu non baci abbastanza bene, Harrison.
- H…H…Harrison?
- In persona.
- Ommioddio.
Si sedette a gambe incrociate e si tolse il cappotto, rimanendo con un maglione morbido blu scuro su un paio di jeans a sigaretta. Quando si passò la mano destra tra i lunghi capelli marroni, scoprì il braccialetto secondo il quale Geo si era autoproclamato salvatore, o baciatore, come preferite. Comunque, attaccata al braccialetto non c’era solo la lettera “G”, ma anche la “J”, la “P” e la “R”.
John se ne accorse, e inveì subito contro Harrison.
- Brutto suino del cavolo, potevo baciarla anch’io!
- Si, ma io non lo sapevo.
Rispose Geo tranquillissimo. Dopodichè iniziarono a litigare come due bambini, come sempre:
- Poteva baciarla anche il nasone! E anche quella femminuccia del Macca…
Mi sentii in dovere di riportare l’ordine. Chiedendomi, come sempre, perché mi toccava fare loro da manager anche da morto. Iniziavo a credere che non mi sarebbe mai stata concessa la tanto ambita “pace eterna”.
Ma l’ordine arrivò da solo.
- A proposito di Macca…
Se ne uscì John.
- Che ha Paul, Lennon?
Chiesi io.
- Accendi lo schermo sul 1984456322.
- Ohoooo…
Disse Geo, che stranamente aveva già capito tutto.
- Mi volete spie…
- Tu accendi, poi capisci.
Mio malgrado, feci comparire il telecomando e accesi lo schermo sul 1984456322, sotto lo sguardo stupito della ragazza, che tralaltro,  non parlava.
La televisione (molto grande) comparve svolazzando e si appoggiò delicatamente al terreno. Adesso, la ragazza era MOLTO stupita. E continuava a non fiatare.
Tivvì (si, qui anche la tele ha un nome. E gliel’ha dato John…figuriamoci!) si accese sul canale sopraindicato, e il prato attorno a noi divenne una buia sala cinematografica.
- Ehi! Qui le poltrone sono scomode!
- Si, e i Pop-Corn fanno schifo.
Incontentabili. Ma ormai dovrei saperlo.
La sala si tramutò allora in un comodo e caldo salotto, con biscotti a volontà.
- Oooh, adesso si che si ragiona!
Esclamarono insieme.
Alleluia. Deo gratias. Evviva. Ce l’abbiamo fatta.
- Schiaccia play, Eppy. Non vorrai mica che ci perdiamo tutto, vero? Sei sempre il solito lentone, che non si accontenta mai di niente!
Fai un respiro, Brian. Un lungo respiro.
Lo feci, e poi premetti play.
Sullo schermo di Tivvì comparve un Paul McCartney che tranquillo, contava le rose di un mazzo. Rose ROSSE. Ventiquattro rose rosse. Ora capivo anch’io.
Eravamo tutti attentissimi, anche Senza Nome, che guardava incantata Tivvì. Senza dire nulla, naturalmente. In realtà, avevo la vaga impressione che avesse scaricato la batteria in macchina con me.
Comunque, quando Paul si alzò dalla sua sedia, George si mise qualcosa come 10 biscotti in bocca e iniziò a stritolare la mano di Lennon, che invece guardava Tivvì con aria estremamente divertita.
- Mi chiedo cosa succederà questa volta.
- SHHHHH!
Gli intimammo tutti, girandoci verso di lui e fulminandolo con sguardi decisamente assassini. Credo che Harrison gli abbia anche sputato qualche biscotto in faccia. Bleach. Inorridii.
Ma torniamo al nostro Paul. Era in una stanza molto, ma molto lussuosa. Sembrava un salottino. Le pareti erano di legno  pregiato, e la sedia dove fino ad un momento prima era seduto era rivestita di velluto rosso. McCartney entrò in una porta con le rose dietro alla schiena, ma chiudendola i fiori rimasero schiacciati. Sotto la risata sguaiata di Lennon, e i gemiti d’ansia di Harrison, riuscì a sentire Paul imprecare. Una voce femminile uscì dalla stanza:
- Tutto a posto, tesoro?
La ragazza senza nome mi guardò con sguardo interrogativo e indicò lo schermo.
- Si, è la fidanzata di Paul. Nancy.
Dissi, in modo spregiativo. In modo decisamente spregiativo.
Ritornò a fissare Tivvì. Appena in tempo per riuscire a vedere lo spettacolo (secondo John) di Paul imbarazzatissimo ed estremamente nervoso che si salva in calcio d’angolo gettando i fiori (ormai distrutti) nel cestino dietro di lui. Senza che Nancy lo veda, naturalmente. Se non fossi stato il suo manager per quasi 10 anni, probabilmente sarei rimasto a bocca aperta, nel vedere Paul McCartney così nervoso davanti ad una donna. E probabilmente avrei pagato per vederlo. A giudicare dalla faccia di Senza Nome, anche lei era rimasta piuttosto divertita. E scioccata, anche.
La scena che si presentò dopo fu quasi disgustosa. Lei, uscita dalla stanza, si avvinghiò a lui come un polipo (“Ehi, Geo! Sembra il polipo del giardino di Rings!” questo era John.) e iniziò a baciarlo. Bleach. Orripilante e vomitevole.
Afferrai il telecomando e spensi Tivvì, che scomparve con un “pop” sonoro.
- Ma dai! Perché hai spento?
- Che schifo John!
- Ma era la parte più bella! Uffa, sempre il solito.
- John, ricordati che abbiamo un’ospite.
- E chissen…
- John!
- Pff… Comunque fa troppo ridere il vecchio Macca che cerca di fare una proposta di matrimonio. Haha.
- PROPOSTA DI MATRIMONIO????
Disse la ragazza, che aveva ascoltato tutto con attenzione quasi maniacale.
- Si, piccola. Il nostro caro Paul vuole sposare QUELLA. Ma tanto, non ci riesce mai.
Senza Nome, che già prima stava per svenire (di nuovo) per la notizia delle intenzioni di McCartney, dopo la frase di John ebbe un piccolo mancamento (ma credo sia perché Lennon l’ha chiamata piccola).  Comunque, grazie al cielo, si riprese subito.
- Ma…Ma…Ma ha la faccia da cavallo!
Esplose, e si mise subito a spanciarsi dalle risate. E naturalmente John e George la seguirono a ruota, aggiungendo i loro “ragli” alla risata della ragazza.
- Muahahahahaha, hai ragione…Hahaha!
- Hahaha, ti stimo piccola!
- Hahahahahaha!
Aspettai che finissero (Aspettai tanto, decisamente troppo, ma ormai la mia pazienza non aveva più limiti. Infinita, ecco com’era. Mi chiedo ancora perché non abbiano deciso di farmi santo), quindi il salotto ritornò ad essere prato, e sia John che George caddero a terra. Con estremo disappunto, direi.
La ragazza, invece era rimasta sempre seduta per terra, e non si fece nulla.
- Ahia!
Si lamentò Lennon.
- Ahia! Mi hai fatto sbriciolare tutti i biscotti!
Si lamentò Harrison.
- Uff…Sempre a lamentarvi voi!
Iniziarono a urlare qualcosa si decisamente indefinito contro di me, ma non diedi loro ascolto. Anni di esperienza alle spalle… Ad un certo punto la dolce e isterica ragazza senza nome disse qualcosa.
- P---------------?
Ma nessuno la sentì, con tutto il casino che c’era. Io però, dato che sono un uomo attento, avevo visto che aveva effettivamente detto qualcosa.
- ZITTII! PER GIOVE (una cosa tipo Doc, in ritorno al futuro), ZITTI!
- Hai detto qualcosa, Eppy caro?
- Uuuhf.
Sospirai. Finalmente c’era silenzio.
- Si, John. Ti ho detto di chiudere la bocca. E anche a te, George!
- Ma…Ma poi come faccio a mangiare???
- Oh signore, aiutami tu… Harrison, è un modo di dire! Per mangiare la puoi aprire la bocca.
- Ah, per fortuna.
E facendo un sorriso a duemila denti, si dedicò amorevolmente ai suoi adorati biscotti.
- Comunque, cara – ripresi io – Hai cercato di dire qualcosa?
- Io…veramente avrei una domanda.
- Dimmi, piccola.
John, esasperante come sempre, le si piazzò davanti con il suo sorriso…insomma, quello che dedicava alle fan più carine. Si, dai…a quelle che (quando era in vita) voleva portarsi a letto. Un sorriso, che fece quasi svenire (per l’ennesima volta) la ragazza.
- Ehm…si…ecco…veramente…
- John! La stai facendo andare in crisi!
- E’ un piacere…Sai, piccola, hai proprio dei bei occhi.
Senza Nome, miracolosamente non svenne. Ma, in compenso diventò di un colore tendente al viola-bordeaux. E sembrava le avessero tolto la capacità di parlore.
- John!
- Non è colpa mia se sono così dannatamente bello!
- Ma non riesce a parlare!
- Quel colorito le dona, anche se la preferisco normale, devo ammettere.
- Ecco, allora piantala di fare il pavone Lennon, e lasciala parlare!
- Uff…Come vuoi Eppy.
Finalmente si allontanò, ma continuò a fissare Senza Nome. “Incorreggibile…” pensai.
- Chiedi pure, cara.
- Ecco…io volevo solo fare una domanda…
Ora era lei che ci girava intorno, però! Poi, scoppiò.
- Dove siamo? Siamo in paradiso? Perché sono qui? Sono morta? Daiii…Ditemi qualcosa! E cosa c’entra Paul? Perché prima LUI mi ha baciata? Cosa ci faccio qui? E perché è comparsa una TV dal nulla? Come ha fatto? E che canale è quello dove si è accesa? Perché non mi dite niente?
- Eppy…sei sicuro che non abbia sbattuto la testa prima?
- In effetti…si. Ma era così anche prima.
- Oh. Wow!
John, che prima la guardava spaventato, ora la fissava MOLTO interessato.
Intanto, la ragazza stava riprendendo fiato. Decisi di fare un po’ di ordine.
- Ok, cara. Perché non ci dici prima come ti chiami?
- Ma non è necessario! A me e Geo va bene chiamarla piccola.
Al che, Senza Nome ebbe un lieve mancamento. Ma non svenì. Evidentemente, ci stava facendo l’abitudine anche lei.
- Non mi sembra il caso…Allora, come ti chiami?
- O..O..Olivia. Si, Olivia. Ma chiamatemi Liv.
Harrison drizzò le orecchie…e divenne subito serio.
- Olivia…Liv…
- George?
Disse Liv, che stava prendendo coraggio. PER FORTUNA!
- Si?
- Mi dispiace…E anche per te, John.
Sia lo sguardo di John, che quello di George si addolcirono, ed entrambi le rivolsero un mega sorriso. Lei ricambiò, e una lacrima le scese dall’occhio destro.
John lanciò il proprio fazzoletto (pulito) a Harrison, che lo prese al volo e lasciando i suoi biscotti si avvicino ad Olivia per asciugarle la lacrima.
- Tranquilla…
Sussurrò George.
- Ehm…adesso…mi spiegate tutto, per favore?
Disse, imbarazzata.
- Subito!
I due le si piazzarono davanti e si sedettero per terra, esattamente come lei. John iniziò a parlare.
- Allora…Intanto faresti meglio a mettere al sicuro quella monetina, se la perdi, non ne abbiamo altre.
E indicò la mano destra di Olivia, che continuava a stringere il ciondolo.
- Oh…Questa?
- Esatto.
Lei cercò un posto dove metterla, ma non ne trovò alcuno, dato che non aveva tasche ne nel maglione, ne nei jeans. Allora George, che era in un momento decisamente ispirato, fece comparire una sottile catenina d’argento, dello stesso colore del ciondolo, e la porse a Olivia. Lei infilò il ciondolo nella catenina, e John si fiondò a mettergliela al collo. Diventando rossa, di nuovo, la ragazza mormorò un grazie rivolto a tutti e due.
- Cos’è?
- C’è scritto sopra, no? E’ un biglietto, il tuo personale biglietto per venire qui.
Olivia lo fissò, poi chiese:
- E come ho fatto a trovarlo?
- Beh, piccola, te l’abbiamo fatto trovare noi. Diciamo che…ci servi.
- Per una missione.
Aggiunse John con un’aria decisamente soddisfatta.
- Che missione?
- Te lo spiegheremo dopo, con più calma…Prima pensiamo a cose più importanti.
Dissi io.
- Dove ti sembra di essere?
- Beh…se TU sei Brian Epstein, TU sei John Lennon, TU sei George Harrison e…e siete tutti…
- Morti, si.
Concluse John per lei.
- Beh, allora credo di essere…
- IN PARADISO!!! Brava la mia Liv, ottimo intuito!
Scoppiò John.
- E perché non è tutto bianco, come fuori dalla porta? Si, dalla porta che adesso è scomparsa, ma prima vi giuro che c’era.
Disse, guardandosi attorno, disorientata.
- Beh, questo ci piace di più della nuvola. Questo era il nostro posto preferito quando eravamo ragazzi. E lo è anche adesso. Lo riconosci?
Tra tutti gli alberi, la ragazza intravide il celebre cancello rosso, ed un vecchio edificio in lontananza…
- STRAWBERRY FIELDS!
- Sei un genio…
- John!
- Beh, ha indovinato subito!
- Non era difficile…
- Eppy, sei sempre il solito. Sempre e comunque.
- Scusatemi…ma ci siete solo voi, qui?
- No, vedi…C’è un posto, non so esattamente dove, nel quale vivono tutti i morti della terra. Come vedi, nella loro forma più smagliante.
E indicò se stesso, con aria di adorazione personale e un sorriso da ebete sulle labbra.
- Ma io non vedo nessuno!
- E’ immenso, questo posto! E ognuno sta nel luogo che preferisce, creandoselo da solo. Non è difficile. Quando sono arrivato qui per la prima volta, ho incontrato Eppy che chiacchierava con Stu…Stuart Stutcliff, non so se hai capito. L’ho praticamente rapito, e siamo venuti qui, a Strawberry Fields. Stu non è voluto venire, dice che avrebbe aspettato Astrid ai cancelli d’ingresso…La ama ancora tanto.
- E quindi…
- Si, qui ci sono tutti.
- Tutti tutti?
- Tutti tutti. Se per caso vuoi farti una suonata con la cara Janis, basta che vai a trovarla a casa sua. Se vuoi prendere il thè con Einstein, di solito lo trovi al bar dell’università di Berlino. Se vuoi…
- Ok, basta. Ho capito.
- L’avevo detto che eri sveglia, ragazza mia.
Olivia non lo ascoltò nemmeno, e chiese subito:
- Ma…Perché avete scelto proprio me?
- Perché l’abbiamo scelta? Hai sentito Geo? Diglielo tu.
- Vedi, Olivia, perché semplicemente tu ci sembravi la ragazza giusta per noi.
Disse George, pensando seriamente che fosse una spiegazione soddisfacente. Ma non infierii. Sarebbe stato inutile e pericoloso, soprattutto.
- E quindi hanno mandato me, non appena mi hai chiamato, si, con la monetina, a prenderti e portarti qui.
Aggiunsi.
- E come avete fatto, a sapere dov’ero?
- Hai visto prima con il Macca? La stessa cosa. Con Tivvì…
- Tivvì???
- Si, John ha dato il nome allo schermo che hai visto prima.
Precisai io.
- E’ un nome bellissimo. Comunque, con Tivvì possiamo vedere tutto quello che succede sulla terra. E il Macca è uno degli show più divertenti :)
- E quindi avete cercato una ragazza che vi andasse bene?
- Esatto.
- E avete scelto me.
- Solo dopo averti osservato a lungo.
- Co..?
- Ti hanno lasciato la tua privacy, li ho controllati.
Olivia trasse un sospiro di sollievo.
- E cosa dovrei fare?
- Rilassati! Non c’è fretta! Te lo diremo dopo che ti sarai riposata.
- Ma…!
- Si, lo so. Il cane, Lisa che non c’è…L’ho già sentita.
Dissi io.
- E’ vero!
- Lisa è tornata e crede che tu sia in vacanza. Non chiedermi altro.
- Ma…
- Non chiedere altro.
- Ok…Uff.
- Suuuu con la vitaaa! Sei qui con noi, e puoi fare tutto quello che vuoi!
- In effetti…
E si fiondò ad abbracciare sia John che George con un impeto che avrebbe fatto invidia alla più agguerrita massa di fan.
- Grazie…
- E per cosa, piccola..?
- Per tuttoooo…
- You’re welcome, baby.
Disse John, senza capire perché Olivia lo avesse ringraziato.
Per la prima volta, pensai che quei due geni pazzi furiosi fossero teneri. E iniziavo ad adorare quella ragazza, che li teneva occupati. Ma, naturalmente, la bella scena non durò a lungo.
- Cavolo, ho finito i biscotti!!
-.-"

My Little Nowhere Coner.
 

Eccoci qui! Il nuovo capitolo in SUPER RITARDO (mi scuso umilmente, non insultatemi, vi prego). Probabilmente è una schifezza, ma non avevo molta ispirazione in questo periodo…Comunque, spero che sia di vostro gradimento :)
Un bacione grande grande :*
 
  







  
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