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Autore: Luli87    07/01/2011    14 recensioni
Se solo gliel’avesse detto. Se solo gli avesse confessato realmente i suoi sentimenti. Se solo non avesse aspettato che Gina interrompesse il momento, adesso a che punto sarebbero Castle e Beckett?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Se solo gliel’avesse detto. Se solo gli avesse confessato realmente i suoi sentimenti. Se solo non avesse aspettato che Gina interrompesse il momento, adesso a che punto sarebbero Castle e Beckett?
 
“Non sfidarla a chi beve di più ragazzo, ti straccerebbe!” consigliò Lanie allo scrittore.
“Grazie!” le rispose quello facendole l’occhiolino.
“Non ho bisogno di bere per stracciarlo!” rispose Kate, sorridendo e guardando Castle con occhi furbi.
“Uh ma l’avete sentita?!” disse Lanie.
Tutti risero alla battuta. Il capitano alzò la birra come per un brindisi, mentre Esposito e Ryan si scambiarono un rapido cenno d’intesa.
“Castle hai un secondo?” Kate si chinò leggermente verso Rick. I suoi occhi erano seri, sembravano voler aggiungere “ti prego, devo parlarti”.
“Sì certo” rispose lo scrittore.
Il cuore di Castle iniziò a battere. Da lì a poco si sarebbero salutati in vista della lunga estate. Tre mesi da trascorrere lontani, l’uno dall’altra.
Kate chiuse la porta alle sue spalle.
“Che succede?” le chiese Rick, curioso.
“Senti…” iniziò Kate. “So bene di non essere la persona più facile da frequentare e… Non sempre tiro fuori i miei sentimenti. Ma…” Non sapeva cosa dire. Giocherellava con la bottiglia di birra in mano. I pensieri erano così chiari nella sua mente, ma le parole non volevano formare un discorso di senso compiuto. Era così difficile ammetterlo ad alta voce, davanti a lui.
Poi lo guardò e continuò: “Quest’ultimo anno, nel quale ho lavorato con te… Ho passato davvero dei bei momenti…”
Le brillavano gli occhi. Il cuore le pulsava nel petto sempre più velocemente. Pum, pum pum, pum pum pum. Il ritmo aumentava ad ogni secondo.
Non sapeva come dirglielo.
Lui. Era lui l’uomo che voleva. L’uomo che aveva sempre rifiutato ma che da qualche tempo le riempiva i pensieri, la mente, aveva rubato la sua attenzione, i suoi respiri, il suo cuore.
“Sì, anch’io.” Disse Castle, sorridendo.
“Così volevo dirti che… Anche se…”
E, dal nulla, una voce femminile li interruppe: “Richard!”
Si voltarono a guardare verso l’ascensore e videro Gina. Quella si incamminò verso di loro. Alzò una mano in segno di saluto e se la portò velocemente tra i capelli, tra i suoi morbidi biondi boccoli.
“Sei pronto?” chiese allo scrittore, appoggiandogli una mano sulla spalla e dandogli un bacio sulla guancia.
“Ciao.” La salutò Castle. Poi, rivolto a Kate, chiese: “Ti ricordi di Gina? La mia ex moglie?”
“Ex moglie e tuo editore.” Precisò quella, stringendo la mano alla detective. 
Kate le sorrise: “Sì abbiamo parlato l’altro giorno, vedo che finalmente è riuscita a rintracciarlo.”
“Sì Richard a volte è proprio un bambino, non so perché, insomma, è come se facesse i capricci.” Poi mise un braccio intorno a quello di Castle e, rivolta a lui, disse: “È meglio che andiamo o rimarremo bloccati nel traffico.”
Kate chiese preoccupata: “Dove andate?”
“Negli Hamptons.” Rispose Castle.
“Per il weekend?” A Kate mancò il respiro. Non potevano partire insieme. No.
Gina rispose: “No veramente per tutta l’estate. Così potrò stargli addosso finchè non finisce il libro.”
Il cuore di Kate si fermò. “No” sussurrò  guardando Castle negli occhi. Allentò la presa sulla bottiglia di birra che aveva tra le mani e questa cadde a terra, rompendosi all’impatto.  
“No le mie scarpe nuove! Detective Beckett stia più attenta!”
Kate non riuscì a staccare gli occhi dallo sguardo di Castle, ma la voce di Gina si fece sempre più alta e insopportabile che dovette spostarsi.
“Chiedo scusa, non so cosa mi è preso, io… La bottiglia mi è scivolata dalle mani…” cercò di scusarsi la detective.
Castle dapprima rise nel vedere le scarpe bianche di camoscio dell’ex moglie diventare gialle, poi, nel vedere lo sguardo furioso della donna, tossì e disse: “E’ solo birra Gina, guarda che anche le nostre scarpe si sono bagnate. Beckett non l’ha fatto apposta.”
“Richard, le mie scarpe costano più di cinquecento dollari al paio. Non metterle in confronto con le tue o con quelle della detective. Ora ditemi dov’è il bagno delle signore. O in questa centrale avete anche i bagni in comune?” Gli occhi di Gina erano alquanto rabbiosi e la sua lingua era davvero tagliente.
Kate le indicò il bagno, in fondo al corridoio.
Mentre Gina si allontanava, Lanie si affacciò al vetro e cercò lo sguardo di Castle. Quando lo vide, gli indicò Kate al suo fianco come per dire “muoviti, chiedile cosa stava per dire!”. Dalla sala tutti avevano osservato la scena e le risate riempivano l’aria. Ma fecero finta di niente e tornarono a sedersi al tavolo. Tutti, tranne Lanie.  
Castle si avvicinò a Beckett, che gli dava la schiena, le mise una mano su una spalla e sussurrò: “Non preoccuparti, avrà sicuramente un altro paio di scarpe da cinquecento dollari in macchina, tanto pago io.”
Kate non riuscì a sorridere. Aveva gli occhi lucidi al pensiero che l’avrebbe perso. Sarebbe partito con la sua ex moglie per le vacanze estive, insieme: era praticamente finita.
“Ehi Beckett. Tutto bene?” le chiese lo scrittore.
Kate non si girò subito. Respirò profondamente prima di voltarsi e cacciò via le lacrime che stavano per raggiungerla.
“Potevi dirmelo che mi stavi prendendo in giro quando mi hai invitato negli Hamptons per il weekend.”
Kate si voltò. Castle posò di nuovo una mano sulla sua spalla, cercando i suoi occhi.
“Non ti stavo prendendo in giro Beckett, come puoi pensare a una cosa simile?!”
Kate fece un passo indietro, quanto bastava ad allontanarsi dalla presa di Castle.
“Ah non mi prendevi in giro? Guarda caso ci vai con la tua ex moglie. Perché invitarmi allora?”
“Ehi” tagliò corto lo scrittore, “Sei tu che hai mentito per prima, perché mentirmi allora?”
“Scusami?”
“Avevi detto che dovevi lavorare e invece parti con quel Demming!”
Kate sgranò gli occhi e fece un passo verso lo scrittore, con aria di sfida. Ma non riuscì a dire niente, in fondo aveva ragione: era quello che fino a poche ore prima sarebbe dovuto accadere. Lei e Demming.
Non riuscì ad ammettere di aver lasciato Tom, non riusciva a dirlo perché confessarlo avrebbe significato svelare anche il motivo che l’aveva indotta a farlo. E il motivo era così chiaro nel suo cuore.
Ma forse era lì che doveva restare.
Kate sentiva crescere dentro di sé un senso di amarezza. Anche questa volta non era riuscita ad ottenere ciò che voleva. O forse l’aveva capito troppo tardi e, ormai, pensò che fosse tutto impossibile.
Guardò Castle negli occhi e con tono serio ma altrettanto triste disse: “Buone vacanze allora.”
Nessun bacio, nessuna stretta di mano, niente.
Si voltò e si diresse verso la sua scrivania.
“Buone vacanze anche a te… E a Demming! Divertitevi insieme!” disse Castle, sottolineando le ultime parole alzando un po’ troppo la voce.
Kate a quelle parole sentì come una ferita aprirsi dentro di sé.
Si voltò a guardarlo, giurando a se stessa di non volerlo vedere mai più. Prese la sua borsa e scomparve nell’ascensore.
Lanie aveva osservato tutta la scena. Lasciò il capitano e i colleghi nell’ufficio e raggiunse lo scrittore.
“Castle, cosa diavolo è successo?” gli chiese preoccupata.
“Beckett è… è così… oh, al diavolo! Si divertirà quest’estate con il suo cacciatore di teste palestrato.”
Castle si passò una mano tra i capelli. Era leggermente sconvolto.
Lanie guardò verso le scale, poi di nuovo lui.
“Castle, Beckett ha lasciato Demming proprio stamattina.”
Lo scrittore la fissò, sorpreso.
Lanie lo fissò negli occhi e annuì semplicemente, per confermargli di aver capito bene.
“E’ una donna molto orgogliosa, scommetto che non te l’ha detto vero?”
D’un tratto lo scrittore capì l’errore tremendo che aveva appena compiuto.
Aveva ferito la sua partner, la sua musa, con la lingua.
Castle abbracciò fortissimo Lanie, sollevandola da terra.
Il suo cuore batteva a mille all’ora, forse anche di più. Sapeva cosa doveva fare.
Lasciò all’amica la sua giacca e corse il più veloce possibile verso le scale.
 
Lanie rientrò nella saletta e tutti i colleghi la guardarono curiosi. All’unisono chiesero: “Allora?!”
Lanie sorrise: “Allora prevedo che qualcuno passerà un’estate molto romantica!”
Il capitano sorrise, Ryan prese il telefono e chiamò Jenny per darle la notizia ed Esposito corse ad abbracciare Lanie, sussurrandole all’orecchio: “Intendi noi due vero?!”
“Anche… Anche!” gli rispose, strizzando l’occhiolino.
 
Kate era scesa nella palestra del distretto. Si era cambiata. Nel mentre stava maledicendo il giorno in cui aveva incontrato Castle. Non solo. Malediva ogni giorno trascorso con lui, ogni sguardo, ogni parola, ogni sorriso. Tutto. Non poteva crederci.
Stupida io, stupida! Innamorarmi di un bambino… di un idiota! Chiedermi di andare negli Hamptons con lui per l’estate e invece? Scopro che parte con Gina!
E un pugno forte contro il sacco. E un altro ancora, con tutta la forza e la rabbia che aveva.
 
Castle era appena uscito dal distretto. Guardò le persone sul marciapiede. Non c’era. Lei non c’era.
Dove sei Kate?!
Rapido rientrò in centrale e guardò l’ascensore. In alto brillava un numero, -1.
Ma certo, la palestra!
Scese le scale il più velocemente possibile ed eccola lì.
Nella sua tuta nera, con la canottiera azzurra, i capelli raccolti, a tirare pugni e calci al sacco.
Dio, quanto era bella. E quanto era furiosa.
Castle prese un profondo respiro e fece un passo verso di lei.
“Kate” disse, e fece un altro passo.
Beckett si fermò. Aveva ancora i pugni stretti e le braccia piegate, pronta a colpire.
Il suo cuore iniziò a battere, per rabbia, per paura, per orgoglio o per speranza, per tante emozioni tutte insieme.
Senza voltarsi disse: “Che diavolo ci fai qui? Vattene, Gina ti aspetta.”
“Kate ti prego, guardami negli occhi.”
Beckett non si voltò. Tirò altri pugni al sacco, ignorando lo scrittore.
“Kate, fermati e parla con me!” urlò Castle.
La detective smise di colpire il sacco, si voltò verso Castle e avanzò verso di lui, ancora arrabbiata. C’era tensione nell’aria.
“Tu. Tu non hai il diritto di comportarti da bambino! Mi hai rovinato la vita da quando ti ho incontrato e adesso ti permetti anche di venire qui per cosa? Per prendermi in giro? Non voglio parlare con te, vattene!”
“Kate, perché non me l’hai detto? Hai lasciato Tom!”
Gli occhi di Kate brillarono. Chi te l’ha detto? Voleva chiedere.
“E se anche fosse? Non sono affari tuoi. Ti ripeto, Gina ti aspetta, vattene. E in autunno, trovati un’altra musa.” Kate fece per girarsi e tornare al sacco ma Castle la afferrò per un polso e la avvicinò a sé, tenendola per le braccia.
“Kate, dimmi perché.”
Passarono secondi di silenzio. Forse minuti. Nessuno parlò. Rimasero a guardarsi negli occhi.
Castle spostò con la mano un ciuffo di capelli che cadeva disordinato sul volto di Kate e le accarezzò lentamente una guancia.
“Kate, prima volevi dirmi qualcosa. Dimmelo adesso, perché non andrò da nessuna parte finchè non me lo dirai. So che devi dirmelo, te lo leggo negli occhi.”
Beckett abbassò lo sguardo.
Doveva confessarglielo.
Adesso o mai più.
“Non voglio Tom. Voglio te.”
Bastarono queste poche parole per far esplodere di gioia il cuore allo scrittore.
Ancora tenendola stretta a sé e ancora con la mano sulla sua guancia, avvicinò la bocca alla sua e le diede un bacio. Un bacio semplice, lento, ma passionale. Le loro bocche si aprivano insieme, le loro lingue si incontravano e si assaporavano, si cercavano.
 
Dopo pochi minuti Richard salì al piano terra, dove Gina lo aspettava.
“Richard, ma dov’eri finito? Siamo in…” Ma non finì la frase. Castle la interruppe.
“Gina, se vuoi andare negli Hamptons, vai. Le valigie sono già pronte, passa una bella estate.”
E le diede un bacio sulla fronte.
“Cosa stai dicendo Richard? Devi finire il libro…”
L’ascensore si aprì. Kate si era cambiata, si avvicinò a Castle e lo prese per mano. Guardò Gina e disse: “E lo finirà, entro settimana prossima avrà il manoscritto Gina, glielo garantisco io stessa.”
Gina restò a bocca aperta.
Castle, baciando la mano di Kate, guardò l’ex moglie e disse: “La mia musa mi aiuterà, avrai il manoscritto entro sette giorni. Ah, Gina, se vuoi comprare un altro paio di scarpe bianche di camoscio, mandami il conto, pago io.”
Gina li guardò e sorrise sarcastica. “Puoi scommetterci” disse prima di voltarsi e uscire dalla centrale.
 
Castle guardò Kate. “Raggiungiamo gli altri e finiamo la festa in mio onore oppure partiamo?”
“E per dove vorresti partire?” gli chiese sorridendo la detective.
“Ovunque tu voglia, mia musa.”

 
 
 
  
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