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Autore: elyxyz    07/01/2011    17 recensioni
“Cosa cercate?” s’incuriosì il discepolo, osservandolo allontanarsi con fare assorto.
“Una cosa.” Replicò l’altro, distrattamente. “Desidero che sia tua.”

(...) Un giorno, magari, gli avrebbe anche raccontato del perché quel libro fosse stato ancora lì, ad attenderlo, per quasi vent’anni.
E di una profezia rivelata una sera di Yule, che in quell’istante trovava compimento.
E delle seconde possibilità, che a volte il Fato regalava all’uomo.
Ma non ora... Un giorno, forse.

TERZA CLASSIFICATA al Contest “Natale a Camelot”, indetto da Lynda Weasley – EFP Forum, la fic ha ottenuto il riconoscimento “Premio Stile” a parimenti con GiulyB, e anche il “Premio Caratterizzazione” all’interno del medesimo Contest.
La fic contiene uno SPOILER preso da un’intervista fatta a Richard Wilson, l’interprete di Gaius. L’info non compare in alcuna puntata finora realizzata.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Gaius, Merlino
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Prima dell'inizio, Prima stagione
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Ora, come allora

Questa storia si è classificata terza al contest “Natale a Camelot”, indetto sul Forum di EFP da Lynda Weasley, il cui tema era scrivere una fic, scegliendo un personaggio tra quelli proposti, e facendo sì che questo protagonista regalasse qualcosa ad un altro personaggio. Io ho scelto Gaius.

Il periodo d’ambientazione doveva essere quello di fine dicembre, inteso come Natale o altra festività celtica.

La fic ha ottenuto il riconoscimento “Premio Stile” a parimenti con GiulyB, e anche il “Premio Caratterizzazione” all’interno del medesimo Contest.

 

La fic contiene uno SPOILER preso da wikipedia inglese, che riporta un’intervista fatta a Richard Wilson. L’info non compare in alcuna puntata finora realizzata. Essa consiste nel chiarire la parentela Gaius/Hunith.


Nelle note finali, ulteriori spiegazioni.

 

 

 

Second Chance of Fate

 

 

 

Gaius camminava a passo svelto lungo le vie della città bassa, guardandosi attorno, inquieto e angustiato.

 

Ma dov’era finito, quel benedetto ragazzo? Dov’era?!

Doveva trovarlo, salutarlo, o almeno chiarire che

 

Si fermò appoggiandosi ad una delle rientranze del muro di pietra, per riprendere fiato. E fu allora che lo vide passargli accanto, a capo chino e andatura celere.

 

Balinor!” lo chiamò quindi, sommessamente, perché non era stato così lesto da afferrargli il mantello.

 

L’uomo si voltò, furtivo, in direzione della voce che lo aveva nominato.

Gaius se ne stava in disparte, nascosto nella penombra di una nicchia, per questo egli dovette assottigliare lo sguardo e dimostrarsi cauto.

 

Quando lo riconobbe, il Signore dei Draghi rilasciò un sospiro di sollievo.

 

“Vieni, seguimi!” lo incitò il medico di corte, anticipandolo nei movimenti, ma l’altro lo arrestò trattenendolo per un braccio.

 

“Non è prudente che siate visto con me!” gli sussurrò, preoccupato, ad una spanna dal viso.

 

Tuttavia il cerusico scrollò le spalle, e riprese la via.

“La mia casa è sicura, per il momento.” Motivò, prevenendo altre obiezioni, e a lui non rimase che seguirlo.

 

Ciò nondimeno, solo quando la porta del laboratorio fu chiusa dietro di loro, ripresero a parlare.

 

“Cosa intendi fare?” lo interrogò Gaius, senza convenevoli.

 

“Ora che non gli servo più, sono certo che Uther intenda mandarmi a morte; oppure, nella migliore delle ipotesi, mi esilierà… ad ogni buon conto, non intendo indugiare nell’ascoltare di persona la condanna che penderà sulla mia testa!”

 

“Ho provato ad intercedere in tuo favore, ma il re è impazzito dal dolore e non sente ragioni…

 

“Lo so, e di questo vi ringrazio, Maestro.” Rispose Balinor, con riconoscenza. “Ma il mio tempo qui è finito. Camelot non è più la mia casa.”

 

Autentica amarezza contrasse il viso del medico.

“E cosa…?”

 

Gaius, tu hai abiurato la tua magia per sopravvivere, e lo comprendo.” Considerò, aspro, interrompendolo, passando ad un tono confidenziale senza remore. “Però io non posso rinnegare ciò che sono; la magia scorre nel mio sangue, è parte di me. Il mio potere non si rifiuta. Solo la morte vi porrà fine.

Uther mi considera perciò un nemico da estirpare. Intendo partire questa notte stessa.”

 

Balinor! Sei forse impazzito?!” eruppe il guaritore, accalorandosi. “Fra qualche ora si alzerà il plenilunio, e quest’anno coincide prodigiosamente con la Festa di Yule!” lo fece ragionare, riacquisendo il consueto tono di buonsenso che lo contraddistingueva. “Uther manderà in pattuglia ogni uomo che avrà a disposizione, a perlustrare tutti i villaggi delle sue terre, per impedire i Sacri Fuochi!”

 

“Certo che ne sono consapevole!” sibilò l’altro, in risposta. “La magia nelle mie vene ruggisce, richiamata dal Solstizio d’Inverno; essa sente, avverte il cambiamento… verso la notte più lunga dell’anno.”

 

E per un istante entrambi tacquero, rammentando i tanti Falò Mistici a cui avevano assistito e partecipato in quegli anni.

Erano momenti carichi di valenze magiche e simboliche, avvolti dalle danze con le candele, per festeggiare il chiarore attorno al fuoco, per celebrare la nuova vita pronta a nascere, e la luce che si riaccingeva a sorgere… i balli mossi in cerchio ai ceppi incandescenti, la musica, la gioia festosa dei riti arcani propiziatori. La saggezza dei Druidi tramandata in quei rituali che ora Uther Pendragon voleva sradicare per vendetta. Cieca e ostinata vendetta.

 

“Ogni dì passato a Camelot potrebbe essermi fatale.” Mormorò nuovamente il Signore dei Draghi. E poi sorrise amaro. “Ho tradito anche Kilgharrah. E lui si fidava di me.”

 

“Non avevi altra scelta...” tentò di consolarlo il medico di corte.

 

“Ma è l’ultimo della sua specie. E io l’ho ingannato!” rantolò, come un animale ferito a morte. “Rinchiuso e incatenato, un essere millenario – una creatura magica ancestrale! – ridotto ai ceppi per causa mia…”

 

“Non addossarti le colpe di Uther, Balinor.” Lo rimproverò il cerusico. Non anche quelle. Considerò tra sé.

 

Il mago sospirò, sconsolato.

“Avreste un po’ di cibo da darmi?” chiese, quasi vergognandosi di quel bisogno materiale. “E’ bene che io esca dalle mura della cittadella prima del nuovo cambio della guardia.”

 

“Sei proprio certo?”

 

“Ormai sì.”

 

Subito Gaius si diede da fare, cercando una sacca da riempire con quanti più alimenti poteva e con tutto ciò che sarebbe potuto servire durante il viaggio. Poi si fermò di colpo, pensieroso.

 

“E dove andrai?”

 

“Oltre i territori dei Pendragon, lontano da Camelot… forse, verso-”

 

“Mia sorella abita in un piccolo villaggio di pastori e contadini, che fa parte del regno di Sanred.

A Ealdor sarai al sicuro, il re non verrà mai a cercarti fin laggiù, oltre i Monti di Aesctir.

 

Balinor soppesò solo un istante quella possibilità, con titubanza, già propenso a rifiutare.

“Non voglio crearle problemi…” motivò.

 

Hunith è l’ultima, la più giovane dei fratelli che avevo; e da quando nostra zia è morta, vive là da sola e sarà felice di ospitarti sotto al suo tetto.” Insistette, per convincerlo. “Ti aspetta una vita semplice e umile, ma potresti far del bene agli altri, con il tuo Dono. E trovare la pace.”

 

Egli annuì.

“Così sia.” Si risolvette.

 

Gaius sorrise, stringendo i cordoni della bisaccia.

“Saggia decisione!” concordò. Ma subito dopo parve rammentare qualcos’altro.

 

“Cosa cercate?” s’incuriosì il discepolo, osservandolo allontanarsi con fare assorto.

 

“Una cosa.” Replicò l’altro, distrattamente. “Desidero che sia tua.”

 

Balinor lo vide armeggiare sugli scaffali ricolmi di libri, di prodotti medicamentosi e ingredienti vari, in perenne disordine, rincorrendo qualcosa che non sembrava trovare, almeno fino a che non riemerse con un tomo dall’aria antica, avvolto in un pregiato panno rosso.

 

“Il tuo potere è grande, ma crescerà ancora, e tu devi imparare a sfruttarlo al meglio.” Premise il cerusico, facendosi serio. “Quando, alla morte di tuo padre, ereditasti il suo Dono e ti presentasti a me, affinché io ti guidassi nel padroneggiarlo, ti promisi che l’avrei fatto.” Gli ricordò. “Oggi, a malincuore, mi trovo costretto a rompere quel giuramento.” Sospirò. “Avrei davvero voluto seguirti in questa tua maturazione ma, ahimè, il Fato ha deciso diversamente.”

 

Non il Fato!, Uther Pendragon ha deciso diversamente!” lo contraddisse il giovane uomo, adirandosi.

 

Gaius preferì non ribattere, per non alimentare la sua ira.

“Porta con te questo libro, è il più importante che possiedo, l’unico che sono riuscito a non consegnare al rogo della Grande Purga che arderà domani all’alba. Da esso ricaverai tanto, infinito Sapere.

 

Quando se lo ritrovò tra le mani, l’apprendista accarezzò gli intarsi sulla copertina, con devozione sfiorò i ganci che lo chiudevano, e tuttavia lo restituì senza neppure aprirlo.

 

“Non posso accettarlo, Maestro, è troppo prezioso. Potrebbero perquisirmi lungo la via, oppure rubarmelo.

 

“Insisto! Prendilo…” reiterò l’archiatra. “Già per la Festa di Yule, stanotte, potrebbe esserti utile.”

 

L’ultimo Signore dei Draghi gli lanciò un lungo sguardo di affetto e gratitudine, ma anch’egli ripeté il suo diniego, a malincuore.  

 

“Tenetelo con cura, conservatelo.

Se la magia dovesse un giorno tornare a Camelot, questo libro vi servirà. Potrete allora donarlo a qualcun altro che ne sia degno. Profetizzò.

 

“Possano le tue parole trovare compimento, figliolo.” Si augurò il medico.

 

Le campane dell’Ora Nona rintoccarono in lontananza, annunciando la loro imminente separazione.

 

“Mi raccomando, abbi cura di te.” Lo pregò Gaius, accorato.

 

“Lo farò.” Dichiarò, solenne.

Però poi riprese e tentennò: “Maestro, perché… perché non venite anche voi, con me?” gli propose d’istinto il mago, con un misto di speranza e incertezza.

 

Ma fu il suo turno di rifiutare.

 

Balinor aveva la metà dei suoi anni e un futuro ancora da scrivere, una vita da vivere.

La sua, invece, era irrimediabilmente legata a doppio filo con quella di Uther, e con il destino di Camelot.

Nel bene e nel male, lui aveva fatto la sua scelta. E aveva scelto di restare.

 

“Non posso.”

E nei suoi occhi chiari v’erano tutte le ragioni che non avrebbe mai esposto.

L’altro perciò non insistette.

 

Quella era davvero la fine, e non c’era altro da dirsi.

Rimandare ancora la separazione li avrebbe solo fatti soffrire maggiormente, perciò il Signore dei Draghi si risollevò il cappuccio del mantello per celarsi al mondo, poi si mise la sacca in spalla.

 

“Vi ringrazio, per tutto ciò che avete fatto per me, per… per tutto.” Tagliò corto, sentendo la voce vacillare, e si schiarì la gola. “Addio, Gaius. Spero di rivedervi un giorno.”

Balinor gli allungò una mano, come atto di congedo tra due persone mature.

 

Il guaritore ricambiò il gesto formale, sentendo le palpebre pizzicare pericolosamente.

 

Oh, dannazione! Cosa importava se sembrava sciocco e sentimentale?!

 

E subito dopo se lo trascinò contro, e abbracciò forte quel ragazzo, che anni prima aveva accolto in casa sua come un figlio, come il figlio che non aveva mai avuto, e che adesso era diventato un giovane uomo.

 

“Che gli Dei ti proteggano.” Brontolò burbero. “E stai lontano dai guai.”

 

 

 

20 anni dopo.

 

 

Gaius bussò piano alla porta della stanzetta, dove risiedeva il suo nuovo occupante.

Quella era stata una giornata memorabile e infinita, senza dubbio.

 

Solo poche veglie prima aveva conosciuto suo nipote, Merlin, che gli aveva salvato la vita in modo rocambolesco, poi però il ragazzo era finito nei pasticci, e infine aveva strappato da morte certa l’erede al trono, guadagnandosi la gratitudine del re.

 

C’era una sottile ironia in tutto questo, ma solo lui poteva coglierla.

 

Guardando il suo nuovo apprendista, seduto al tavolo da studio che un tempo era stato di suo padre, gli si strinse lo stomaco in un nodo di commozione.

 

Come Balinor, Merlin aveva da subito rivelato un temperamento impulsivo, allergico al buonsenso e ai saggi consigli, ma anche valoroso, solare e generoso.

Sì, era proprio identico a lui.

 

Il che, riconobbe il cerusico, avrebbe movimentato parecchio la sua vecchiaia.

Eppure, anziché rammaricarsene, sentì la gioia pulsare dentro di sé, e riempire il vuoto lasciato vent’anni prima.

 

“Questo libro mi fu dato quando avevo la tua età, ma ho la sensazione che sarà molto più utile a te, di quanto lo sia stato a me…” gli spiegò, porgendoglielo, con gli stessi gesti allora.

 

“Ma è un libro sulla magia!” s’illuminò il giovane, togliendo il volume di cuoio antico dall’involto di panno rosso che lo proteggeva e facendo scattare i ganci che lo chiudevano.

 

Gaius sorrise, con orgoglio, alla faccia estasiata di Merlin.

“Motivo per cui devi tenerlo nascosto.” Suggerì poi, paterno.

 

“Ne studierò ogni parola!” promise il mago, entusiasta, facendolo annuire soddisfatto.

 

Un giorno, magari, gli avrebbe anche raccontato del perché quel libro fosse stato ancora lì, ad attenderlo, per quasi vent’anni.

E di una profezia rivelata una sera di Yule, che in quell’istante trovava compimento.

E delle seconde possibilità, che a volte il Fato regalava all’uomo.

Ma non ora... Un giorno, forse.

 

 

 

Fine

 

 

Disclaimers: I personaggi citati in questo racconto non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

Note finali: La traduzione del titolo è “La seconda possibilità del Fato”.

Ho voluto giocare con le informazioni offerte dal telefilm, rimaneggiandole a mio piacere e fantasticando un po’.

La predestinazione è un concetto che amo molto, ogni tanto la uso nelle mie storie. ^^

Le info su Ealdor e i Monti di Aesctir sono prese dalla puntata 1x10 del telefilm, “Il momento della verità”.

I nomi propri e dei luoghi sono presi dalla fedele trascrizione dei sottotitoli inglesi, così come si scrivono, non come si pronunciano.

I dialoghi finali della fic sono copiati da quelli finali dalla prima puntata 1x01 “La chiamata del drago”.

Info implicite prese dalla 2x13 “L’ultimo signore dei draghi”.

Il 21 dicembre, festa di Yule, rappresenta la festa pagana del Solstizio d’Inverno (mi sono documentata su vari siti).

Chiaramente, re Sanred (nome che ho inventato, ricreando un’apposita assonanza) è il padre del Cendred attuale, citato da Uther nella puntata 1x10, per la prima volta.

Forse sarà superfluo dirlo, ma ho volutamente usato due volte la stessa frase “i ganci che lo chiudevano” per paragonare le due situazioni.

Il 21 dicembre 2010, in Gran Bretagna, il sole è tramontato alle 15.53, perciò l’Ora Nona (le 15.00 del pomeriggio) ha preceduto di poco il tramonto, come nel momento in cui Gaius e Balinor si sono salutati.

Una piccola curiosità-precisazione: la luna invece è sorta alle 16.07 ed era pure il plenilunio che coincideva con il Solstizio!! (ovviamente i dati medievali si discosteranno un po’ per la variazione dell’asse terrestre, ma chissenefrega?? XD)

 

 

 

L’intero bando del concorso si può leggere qui:

http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=9438669

 

Mi sembra corretto riportare il giudizio della giudice:

 

Grammatica: 10/10
Stile e lessico: 10/10
Caratterizzazione: 10/10
Originalità: 20/20
Utilizzo del regalo: 5/5
Giudizio personale: 4.5/5
Per un totale di 59.5/60 punti.


Ringrazio Lynda e quanti leggeranno la fic, e mi congratulo con le altre partecipanti. ^^

 

 

Avviso di servizio: i problemi tecnici permangono, ogni aggiornamento è sospeso fino a che non avrò risolto.

Vi terrò aggiornati sul mio forum di EFP.

 



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Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.


Grazie (_ _)

elyxyz

 

   
 
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