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Autore: Martina1705    07/01/2011    1 recensioni
Ci spero davvero, di svegliarmi un giorno e di trovare al mio fianco il vero Kim Jonghyun, quello che mi faceva battere forte il cuore ogni volta mi baciava. Per ora tutto quello che sei è cattivo.
Cattivo.
Genere: Drammatico, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Mean Disclaimer:
I personaggi (Kim Jonghyun, Kim Kibum) non mi appartengono in nessun modo;
La fic è ispirata alla canzone Mean di Taylor Swift, e no, non mi appartiene nemmeno quella D:
NCII.

Mean


C'è una crepa nel tetto, è la prima volta che la vedo, nonostante tutto questo si sia già ripetuto cinque volte questa settimana; credo che abbiamo battuto ogni record. Il motivo di questo litigio nemmeno me lo ricordo più, le cause diventano ogni giorno più insignificanti, le conseguenze sempre più devastanti.
Per me.
Una fitta di dolore mi arriva dall'occhio nero che mi hai fatto qualche giorno fa, ho provato di tutto ma non vuole proprio saperne di andare via e quelle poche volte che esco sono costretto a portare gli occhiali da sole, nonostante il cielo sia coperto da queste stupide nuvole.
Sono uno stupido, mi sono fatto incastrare in questa situazione e continuo ad affondare, preferisco ignorare il problema piuttosto che affrontarlo.
Cosa ci è successo Jongh? Non faccio che chiedermelo e una risposta non la trovo mai.
Quand'è che sei cambiato? Quand'è che la nostra fiamma si è esaurita in se stessa? Quando il ragazzo di cui mi sono innamorato è diventato un insensibile e violento manichino?
Potrei facilmente essere chiamato stupido, io stesso ho perso ormai ogni rispetto per me, eppure ci spero ancora; ci spero davvero, di svegliarmi un giorno e di trovare al mio fianco il vero Kim Jonghyun, quello che mi faceva battere forte il cuore ogni volta mi baciava. Per ora tutto quello che sei è cattivo.
Cattivo.
Eppure un giorno lo troverò il coraggio, scapperò, scapperò da te e da tutto questo, e sarai solo un brutto ricordo. E sarò così grande che tu non potrai colpirmi; non potrai mai più farmi male, non potrai più essere cattivo con me.
Perchè devi essere così cattivo?

Il telefono squilla, con lo sguardo ancora perso mi alzo e vado a rispondere. Sentendo la mia voce immagino come debba risuonare dall'esterno. E' vuota come lo sono io, mi hai divorato dall'interno e io non me ne sono accorto fino ad ora, ho sempre abbassato la testa, ti ho dato la possibilità di uccidere lentamente quello che ero.
'Pronto?'
'Kibum, sono Shel.'
Abbasso gli occhi rassegnato, sapevo che sarebbe successo anche questa volta, era solo questione di tempo.

'Vado da Shel!' mi urli e sbatti violentemente la porta. Le prime volte simultaneamente al tonfo della porta iniziavano i miei singhiozzi, da un po' ormai vado semplicemente a mettere la borsa del ghiaccio dove mi hai colpito. Spesso si tratta di lividi sulle braccia, sulle gambe, più raramente devo coprire occhi neri e piccole ferite sul viso.
E poi regolarmente, arriva la telefonata. È sempre Shell.
Quando entro in un normale bar e chiedo il solito mi portano un bicchiere d'acqua tonica, se chiedessi il solito nel bar di Shell mi toccheresti tu, ubriaco fradicio, arrabbiato contro il mondo. Dovrei passarti con cura un braccio sulle spalle e portarti amorevolmente a casa e aspettare che tu decida il momento giusto per litigare di nuovo, per picchiarmi di nuovo.
Faccio finta di non sapere nulla, sia io che Shel ci scambiamo questa formalità nonostante non ce ne sia bisogno.
'Oh, Shel come va? C'è qualche problema?'
'Ecco... Si tratta di Jonghyun.'
'Capisco, arrivo subito.'

Non mi cambio nemmeno, ormai ho dimenticato l'ultima volta che mi sono preso cura di me stesso. Mi passo una mano fra i capelli e penso di essere sufficientemente pettinato, non voglio guardarmi allo specchio, non l'ho ancora fatto. Stavolta so che non è il solito occhio nero, stavolta mi hai fatto molto più male, ho tenuto una lastra di ghiaccio sul viso per un'ora, eppure continua a bruciare, continuo a sentirmi gonfio. Metto gli occhiali da sole, quando me li hai regalati era il mio compleanno, non avrei mai immaginato che mi sarebbero serviti a questo.
Esco.
Cammino più in fretta che posso, mi sento gli sguardi di tutti puntato addosso.
Non è colpa mia se sto così. Smettetela di fissarmi, smettetela di bisbigliare alle mie spalle, vi prego.
Quando arrivo davanti al bar di Shel, ho modo di vedere quanto sia caduto in basso da un po' a questa parte. Spingo la piccola porta di legno ed entro. Il buio e il fumo sono soffocanti, l'odore forte dell'alcol mi punge il naso. Sei seduto al lungo bancone, hai la testa poggiata sul tavolo e stringi in mano una bottiglia. E' la quinta? La decima? La ventesima?
Alzi la testa e mi vedi, ti alzi e barcollando ti avvicini a me. Ti guardo, abbiamo entrambi gli occhi lucidi, ma per due motvi completamente diversi. Per un attimo, guardandoti negli occhi, mi sembra che nulla sia mai accaduto, che tu sia di nuovo il mio Jongh - è un secondo, un attimo, davvero. Alzi lo sguardo, cominci a guardarti attorno sempre più disorientato.
Stai per svenire e io sono davanti a te con le braccia aperte, pronto a raccogliere i miseri cocci di te e a rimetterli frettolosamente assieme, ancora una volta. Io non so cosa succede esattamente, so solo che nel lasso di tempo durante il quale il tuo cervello si spegne e i fili che reggono il tuo corpo vengono tagliati, le mie braccia non sono più lì ad aspettarti; mi sono tirato indietro. Ti sollevi con le braccia dal pavimento, mi guardi con un'aria interrogativa.
Io ti guardo sorpreso, è come se mi fossi appena svegliato da un sonno lungo una vita. Ti guardo e ti trovo buffo, disteso sul pavimento, a malapena riesci a tenerti su sui gomiti. Sorrido, il mio sorriso si allarga e alla fine rido. Da quanto non rido? Rido fino a che non ho gli occhi pieni di lacrime. Mi abbasso sulle ginocchia, ti prendo il viso con le mani e ti guardo.
'Sai cosa sei? Sei cattivo. Sei un bugiardo. Sei patetico. Solo nella vita. E cattivo. Cattivo. Cattivo. E ho trovato il mio coraggio e tu stai per diventare solo un brutto ricordo. E sono grande, grande, tu non puoi più colpirmi; non potrai mai più farmi male, e non potrai più essere cattivo con me.' Mi sollevo, butto per terra gli occhiali e li pesto, si infrangono con un gran rumore.
Esco fuori mentre ancora rido, gli sguardi della gente non mi spaventano più, ho troppa voglia di guardare in faccia il sole.
La libertà ha un buon odore, continuo a rifletterci su mentre torno sorridendo verso casa. E devo far riparare quella crepa sul tetto.
  
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