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Autore: Sere_Anima    07/01/2011    10 recensioni
Questa è la mia prima ff dunque abbiate pietà se fa così schifo. Grazie mille a tutti quelli che la leggeranno.
Era forse un angelo? Il mio angelo custode, colui che mi protegge sempre e che era venuto a consolarmi e farmi compagnia, per colmare il mio vuoto e farmi dimenticare la sete.
"Ma i vampiri non hanno angeli custodi. Sono figli delle tenebre, vivono nell’oscurità e infettati dal peccato." Questo pensiero mi riportò bruscamente alla realtà. Non poteva essere nessun angelo. Aprii gli occhi.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kaname Kuran, Yuki Cross
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Nobile fratello...

Nobile Fratello… 

 

Yuki, ora era sola. Kaname se n’era andato e lei non aveva la più pallida idea di quando sarebbe tornato. Ok, c’era Aidoh, e le faceva compagnia ma a volte era assillante, e comunque, non era la stessa cosa che avere Kaname vicino.

La sua assenza l’aveva fatta riflettere, perché ora che era sola, non doveva avere paura di ferire Kaname, anche solo con uno sguardo, un gesto, una parola. Sapeva di ferirlo continuamente. Ogni giorno era come se lo pugnalasse alle spalle, ma la ferita guariva subito e lui faceva finta che non fosse successo niente. Non avrebbe potuto fare altrimenti, amava Yuki più di sé stesso. Kaname era consapevole di tutto, eppure, non faceva nulla.

Era consapevole che Yuki, in una parte del suo cuore, pensava ancora a Zero. Quell’odioso hunter ingrato. Al solo pensiero, i suoi occhi assunsero un altro colore, il colore del sangue, del fuoco, della rabbia. Ma in quel momento era sul treno in viaggio, ed in mezzo ad umani. Subito riassunse la solita espressione seria e tranquilla, e il colore dei suoi occhi si impallidì in pochi secondi, come un fuoco che si spegne lentamente, fino a tornare del solito color marrone scuro.

Attorno a lui c’erano solo umani…donne, uomini, anziani, bambini. Si sentiva soffocare dai loro corpi, nonostante non fosse così pieno il treno, e dal loro odore, dalla loro essenza, tanto che gli sembrava di vederla…era come una nebbia afosa, che poi prese un colore arancione, poi rosso, poi vermiglio. Una nebbia, un liquido, sangue. Gli sembrava che la pelle avesse cominciato a bruciare. Sentiva sangue, carne, ferro, aria  tutti insieme. Gli girava la testa. Poi, come dei fulmini, gli passarono davanti agli occhi migliaia di immagini, migliaia di ricordi. Yuki. Come per magia tutto tornò normale, i battiti del cuore rallentarono e i muscoli tesi del suo corpo si rilassarono. Gli umani attorno a lui erano uguali a prima: il bambino piangeva, la madre lo cullava, gli anziani davanti a lui dormivano, l’adulto accanto leggeva il giornale…non è successo nulla, si disse. E’ stato solo per un momento.

Kaname, nel suo profondo però, sapeva che ciò che era appena accaduto voleva dire solo una cosa: aveva sete, di sangue. E per arrivare fino a quel punto, la sete doveva essere tanta. Lui non aveva mai perso il controllo, era un purosangue, ed era capace di vivere solo di compresse ematiche anche per anni. Ma non era semplice sete di sangue, ma sete del sangue della sua sorella, Yuki. Quando due vampiri purosangue si amano, solo il sangue dell’altro può soddisfarli. Un’orribile condanna.

Doveva tornare a casa, e al più presto.

 

Yuki, era seduta al tavolino sulla terrazza. Una terrazza ben in ombra, arieggiata, tranquilla. Nonostante la luce del sole non le nuocesse troppo , non era più abituata ad uscire durante il giorno. Forse perché Aidoh glielo impediva, dato che si preoccupava per ogni minima cosa. Ma là fuori, su quella terrazza, non c’era nulla di cui preoccuparsi. Inoltre Aidoh non era in casa. Aveva detto che andava…andava dove? Yuki fece un sorriso, pensando alla sua infantilità…quell’infantilità che aveva ferito Kaname. L’ espressione serena si smorzò subito sul suo viso e sentì una fitta al cuore. Come poteva, ogni giorno, ferirlo così? Era un continuo alti-bassi, come le montagne russe. Ondate continue di sentimenti, emozioni, angosce.
Lo amava però in una nascosta parte del suo cuore c’era ancora Zero.
Ma non poteva tradire Kaname, per quella piccola parte del suo cuore. Si ripeteva che col tempo, forse, avrebbe dimenticato l’hunter.
Kaname…l’aveva sempre tenuta con sé, protetta, si era tenuto cura di lei per 10 anni, mentre nel suo animo regnava una solitudine devastante.

Ma soprattutto, l’aveva salvata da quel vampiro… Se non fosse stato per Kaname…Yuki trasalì al solo pensiero, mentre le lacrime le salirono agli occhi. E in quel momento, avrebbe solo voluto vederlo, accarezzargli i capelli, toccargli la bocca e i suoi canini, come faceva da piccola, e sentire la sua voce che la faceva sempre sentire al sicuro, passare le dita sul suo candido collo, posarci sopra le labbra nutrirsi.

Yuki si vergognò immediatamente di ciò a cui aveva pensato, e cercò di distrarsi. Ma non riusciva…anche lei aveva bisogno di nutrirsi, ma non voleva. Era così disumano…una cosa da…bestie. Era suo fratello, la persona più importante della sua vita, non si sarebbe mai permessa di nutrirsi del suo sangue.
Fece un sospiro. Era molto stanca e debole. Non si nutriva da un po’. Chiuse gli occhi. E si addormentò, con le braccia e la testa appoggiati sul tavolino.

 

Erano le una di pomeriggio. Kaname scese dal treno, tirando un grande sospiro, e si diresse velocemente verso il tabellone con gli orari delle partenze. Il primo treno che portava a casa sarebbe passato alle una e mezza. Andò a comprare un altro biglietto. Al diavolo il viaggio, e il Consiglio degli Anziani.

Era un po’ di tempo ormai, che non stava a casa per più di 3 giorni con Yuki e tutto sommato si sentiva in colpa.

Passò mezz’ora. Kaname prese il treno. Ma stavolta, stette ben attento e cercò il più possibile di distrarsi, guardando fuori dal finestrino e non pensando a niente. Non era abituato ai viaggi nei treni pubblici, per niente. Ma non c’erano i suoi compagni e perciò aveva preferito prendere un treno normale. Inoltre aveva pagato anche di meno (non che i soldi gli interessassero molto, dopotutto).

****

Sentivo caldo, ma più che caldo era un piacevole tepore. Molto meglio di prima, che aveva cominciato a far freddo e a soffiare vento. Ed ero comoda, non più su quel rigido tavolino. C’era un buonissimo odore familiare e un suono…forse lo scoppiettare del fuoco. Mi sembrava di essere in un sogno…era tutto così piacevole. Forse ero davvero in un sogno. Non volevo aprire gli occhi. Poi sentii qualcosa sfiorarmi la testa. Una sensazione che mi fece venire la pelle d’oca…era una carezza. Ancora non volevo aprire gli occhi. Era forse un angelo? Il mio angelo custode, colui che mi protegge sempre e che era venuto a consolarmi e farmi compagnia, per colmare il mio vuoto e farmi dimenticare la sete.

Ma i vampiri non hanno angeli custodi. Sono figli delle tenebre, vivono nell’oscurità e infettati dal peccato.  Questo pensiero mi riportò bruscamente alla realtà. Non poteva essere nessun angelo. Aprii gli occhi. Avevo qualcosa nella mano ma col tatto non riuscivo a percepirla. Mi schiarii la vista. Era un’altra mano. Ma era diversa…più grande e così familiare…Riuscivo a vedere le sue vene attraverso la pelle. Vene così conosciute…Erano identiche a quelle della mia mano. Posizionate tutte ugualmente. Mi spaventai per una frazione di secondo. E poi, fu tutto chiaro.

 Mio fratello era a casa con me. Era tornato! Spostai lo sguardo. Ero sul mio letto a baldacchino, con le coperte addosso e il fuoco che scoppiettava silenziosamente nel camino. L’odore era quello di Kaname che stava in ginocchio per terra, con la testa e le braccia sul bordo del letto, e mi teneva  la mano. C’era anche la traccia di un morso sul mio polso, ma lievissima e senza segni di “traforazione” nella pelle.

Tirai le mie conclusioni. Kaname aveva bisogno di nutrirsi ma non l’aveva fatto, ed era sprofondato nel sonno. Alla vista di mio fratello, il nobile purosangue, inginocchiato al mio letto, mi si strinse il cuore.

Avrebbe potuto benissimo mordermi e calmare quella sete che durava ormai da tempo. Anch’io avevo sete, ma in quel momento me ne dimenticai. Avevo il cuore pieno di dolore e felicità allo stesso tempo. Merito davvero tutto questo?  Era da settimane che aspettavo Kaname. Tuttavia, non credevo sarebbe davvero tornato, per me. Sono sempre stata la causa dei suoi dolori, fin dal primo giorno in cui mi salvò. Causo sempre dolore a tutti quelli che mi stanno intorno. Sono proprio inutile… Tutte le emozioni che mi stavano travolgendo presero vita e sgorgarono dai miei occhi, percorrendo le guance e cadendo sulla coperta. Sulle mani. Non facevo altro che fissare la mano di Kaname. Si mosse. Lui era lì. Si era svegliato e mi stava guardando con quegli occhi profondi, scuri, impenetrabili, inespressivi…così familiari. E fu allora che mi resi conto davvero di quanto mi era mancato. Mi chinai verso di lui e lo presi tra le mie braccia, stringendolo con tutta la forza che mi era rimasta. Non finivo più di piangere. Mi sentivo una bambina. Ero patetica. Eppure, era più forte di me. Piango per ogni cosa. Kaname ha un enorme potere su di me, ogni volta che mi guarda, sembra che riesca a leggere la mia mente e capire cosa provo. E quand’è così, mi sento ancora più piccola, indifesa e debole.

Gli misi la mano sulla nuca ed iniziai ad accarezzargli i capelli. Erano ancora freddi. Adoravo accarezzarglieli. Per me era tranquillizzante. In quel momento non mi aspettavo nulla da lui e non l’avrei affatto biasimato se era arrabbiato con me. Col mio stupido comportamento ogni volta lo ferivo.

“ Nutriti se vuoi. Mi hai salvato la vita. Sono ancora in debito con te, e lo sarò sempre.  Fa’ di me quello che desideri. Anzi, merito una punizione. Puniscimi, nobile fratello ” dissi in lacrime.

Finalmente sentii la sua voce:

“ Non posso, piccola Yuki. Mi sentirei un mostro. Sono un mostro. Va’ da Zero se ciò ti renderà felice. Lo faccio perché ti voglio bene. Ti do il permesso.”

Detto questo, si staccò dal mio abbraccio e si alzò da terra, uscendo dalla stanza. Ero incredula a quanto avevo appena sentito. La mia bocca era asciutta. Non riuscivo a pronunciare parola. Kaname era tornato fino a casa per dirmi questo?! Certo che ero stata davvero un’insensibile nei suoi confronti, per farlo arrivare a dire questo. Sei contenta ora?? Ci sei riuscita! Complimenti!  Mi odiavo.

Scesi dal letto in fretta e furia. Ero scalza. Corsi verso la porta ma improvvisamente sentii che la forza mi stava lasciando. Caddi per terra stordita. A gran fatica cercai di rialzarmi e ripresi a correre goffamente verso Kaname, incespicando nel nulla.

Kaname! Fermati!” urlai a squarciagola. Lui si fermò sospirando, ma senza voltarsi.

Con le gambe tremanti avanzai lentamente verso quella sagoma immobile. Presi per mano Kaname. La sua pelle era congelata e di un colorito quasi azzurro.  Non era il solito colorito. Mi sembrava di aver preso per mano la Morte.

Ma tutti questi pensieri furono interrotti improvvisamente, quasi soffocati, dal bacio che ricevetti. Faceva perfino male. Sentivo i suoi canini appuntiti sulla mia bocca. Ero senza respiro. Ma d’istinto, senza nemmeno accorgermene, iniziai a ricambiare con baci ancora più violenti. Baci sulla bocca, sulle guancie, sul mento, sul collo…baci sanguinari.

 

Cominciava a far freddo, stava calando la sera. E con lei, l’oscurità.

I petali cadevano, le foglie si seccavano, la natura moriva per poi rinascere.

Stava arrivando l’autunno.

Fuori dalla finestra si intravedevano solo rocce e buio.

 

Penetrai i miei canini in quel candido collo senza neanche pensarci, e bevvi, quasi allo sfinimento. La mia mente era annebbiata e la vista confusa, vedevo tutto rosso. Ma non ci feci molto caso. Stavo pensando solo a nutrirmi il più possibile. Era come una droga. Mi sentivo sempre più rinnovata e piena di forze.

Quando fui sazia, tolsi la bocca dal suo collo, e mi accorsi che Kaname era completamente appoggiato a me. Sentivo il suo peso premere contro il mio corpo.

Capii che si era addormentato per la debolezza. Cercai di svegliarlo, dandogli dei strattoni. Finalmente riuscii nell'impresa. Aveva aperto gli occhi.

Mi distesi sul pavimento con lui e gli spostai il viso verso il mio collo. Mi sentivo schiacciare.

La sua bocca mi stava toccando la pelle, poi si aprì e sentii caldo. Poi qualcosa di pungente.

 Pian piano il peso sopra di me si sollevò a gattoni, ma continuava a nutrirsi.

Trovavo un po' ironica la cosa. Entrambi avevamo sete nello stesso momento. E abbiamo bevuto uno alla volta. Non c'era qualcosa di sbagliato? La cosa non si bilanciava...Ora avrei dovuto sentirmi di nuovo debole.

Ma non fu così. Che sia il semplice fatto di bere il sangue della persona amata?

 Finalmente Kaname si alzò, e mi prese delicatamente in braccio. "Nobile fratello, non lasciarmi mai più, d'accordo?" Gli accarezzai il bellissimo viso e giocai coi suoi capelli. Lui mi guardava sorridendo, con quegli occhi color rame.

"Te lo prometto Yuki"

  
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