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Autore: Pwhore    08/01/2011    0 recensioni
Sally è una comune ragazza di sedici anni. A parte il fatto che è orfana e la sua famiglia è costituita solamente da lei e dal fratello, Holden.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Nuovo personaggio, Tré Cool
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 22 (scritto normale) «Mi sembra una buona idea.» commentò Mike. «Potrebbe funzionare.» disse Tré. «Deve funzionare.» sottolineò Billie. «Tu che ne pensi?» chiese a Sally. «Mh? Sì, è okay, credo.» mormorò lei facendo le spallucce. «Grandioso. Dato che siamo tutti d'accordo, non vedo problemi.» concluse il moro. «Tu,» cominciò, riferendosi a Sally. «tutto pronto?» «Sì.» rispose lei. «Sicura?» «Affermativo.» «Bene. Forza, tutti fuori.» ordinò. Mike aprì la porta, cominciando a scendere le scale. Tré si fiondò fuori correndo come un pazzo, seguito da Billie. Sally si fermò sulla soglia della porta, girandosi a dare un'ultima occhiata al posto dov'era cresciuta. Gli occhi le diventarono lucidi, mentre i ricordi sfilavano davanti a lei. Momenti belli, brutti, tristi e felici. In ogni angolo vedeva un pezzo della sua vita, che ora stava abbandonando senza quasi avere esitazioni. Un'immagine di lei da piccola, quando aveva circa sette anni, le passò davanti agli occhi. Stava giocando nell'angoletto della cucina, e aveva iniziato a piangere. Holden era arrivato subito e la stava consolando. In un instante il ricordo svanì, dissolto in una nuvola di polvere. Sally si mise una mano sulla bocca, ritraendo l'altra, che si era avvicinata al luogo dove il flash-back si svolgeva. Si morse il labbro e batté numerose volte gli occhi. «Ce la fai?» le sussurrò Billie dolcemente. La ragazza sobbalzò, girò la testa e annuì. Il moro le sorrise malinconico e le mise una mano sulla spalla, accompagnandola lungo le scale. A circa metà della prima rampa, Sally girò la testa per vedere un'ultima volta l'uscio della sua vecchia casa. Per un attimo ebbe l'impressione che una se stessa di tanti anni fa e il suo fratellone la stessero salutando. Ma in un battito d'occhi tutto era svanito. ''Era solo un'allucinazione...'' si disse la ragazza, senza riuscire ad allontanare il sentimento d'inquietudine e tristezza che le si era infiltrato nel cuore. Quel posto significava troppo per lei, e lasciarlo era stata senza dubbio una pugnalata alla schiena. Sally si strinse nella giacchetta leggera che indossava, tremando. ''Ancora una volta avrei dovuto ascoltare Holden..'' pensò sorridendo. ''Sono proprio una testa dura''. Diede un'altra occhiata sfuggente all'edificio che si stavano lasciando alle spalle. Chissà se l'avrebbe mai rivisto. Ne dubitava fortemente. «Aspettate un attimo!» gridò, correndo indietro. «Ma che cosa...?» mormorò Tré, stupito. ''Non posso andarmene, non posso!'' gridò Sally nella sua mente, stringendo gli occhi per bloccare le lacrime. ''Non così. Non in questo modo''. La ragazza corse alla ceca, cercando di trattenere i singhiozzi. Riaprì gli occhi e si ritrovò faccia a faccia con il maestoso portone. Quella sarebbe stata l'ultima volta che l'avrebbe visto. Passò la mano sul legno scuro, ormai danneggiato dai lunghi anni di esposizione al vento e alla pioggia. Era ruvido, ma piacevole da toccare. Solleticava il palmo della ragazza, che si ritrovò a desiderare di essersene accorta prima, quando ancora poteva sfiorarlo tutti i giorni. Si spostò leggermente più a destra, vicino al muro. Il colore si stava staccando, e la facciata stava lentamente cadendo a pezzi. Nonostante questo, faceva ancora un certo effetto. I balconcini neri erano pieni di fiori e piante, che rendevano l'ambiente più amichevole. La prima volta che si era ritrovata lì sotto, Sally era rimasta a guardare il muro per ore, come rapita dalle sfumature dei colori e dalle crepe che lo percorrevano. Sembrava così fragile, mentre invece era capace di sostenere su di se la vita di decine di famiglie. Non importava se erano famiglie vere o disastrate, come la sua. Il palazzo dava rifugio a chiunque avesse bisogno di un tetto e di una casetta accogliente, magari senza pagare cifre esorbitanti. Gli inquilini erano tutti gentili tra loro, e non esitavano mai a sistemare l'edificio, quando ce n'era bisogno. Ma questo prima che la vita si riprendesse pian piano tutto quello che aveva dato. Prima la signora Gertie aveva perso suo marito, poi il gatto dei coniugi Smith era stato investito, successivamente al ricovero del signor Thompson. Lentamente tutti se n'erano andati, e il palazzo era rimasto abbandonato. Ai nuovi inquilini non interessava la sua manutenzione, tantomeno volevano sborsare soldi per risistemare qualche cosa. Sally aveva sempre desiderato rimettere a nuovo quel posto, per poi poter rinfacciare a tutti il loro egoismo, ma semplicemente non poteva. I pochi soldi che arrivavano servivano per mantenere i due e per pagare tutte le bollette e la spesa dell'affitto. Ciò che rimaneva era pressapoco niente. Eppure, ora come ora, Sally se ne pentiva amaramente. Avrebbe voluto lasciare un segno del suo passaggio, della sua esistenza, in quel palazzo malandato. Ma non ne avrebbe mai più avuto occasione. Posò la testa sul muro, mentre le lacrime scendevano copiose. Carezzò la superficie ruvida con il palmo della mano, il più delicatamente possibile, come se quella parete fosse fatta di sabbia e petali di fiori. Aveva un buon odore. La prima volta che l'aveva annusata aveva nove anni, era appena caduta dai pattini e si era appoggiata lì per riuscire a stare in piedi. Non riuscendo a stare in equilibrio da sola, si era arresa e si era messa a contare le crepe nel muro. Fu allora che le venne in mente di annusare il muro. Suo fratello l'aveva presa in giro per un bel po', ma alla ragazzina non dispiaceva. Holden non avrebbe mai capito quello che aveva sentito. Era un odore un po' stantio, ma era buono lo stesso. Aveva un odore tutto suo, difficile da trovare altrove. Sally guardò la base dell'edificio, dove la parete si incontrava sul marciapiede. Le sarebbe mancato, quel posto. Oh, se le sarebbe mancato. La sedicenne cominciò a grattare la parete, cercando di staccarne un pezzo. Non se ne sarebbe andata senza un pezzetto della sua casa. Non ce l'avrebbe fatta. «Avanti... Staccati... Dai...» mormorò, mentre due lacrime le solcavano lentamente il volto. «Ti prego... Non posso andarmene senza di te...» sussurrò. Le unghie le facevano male e se le stava rovinando tutte, ma non le importava. L'unica cosa importante era avere qualcosa che le ricordasse la sua casa. Qualunque cosa. Finalmente un pezzo si staccò, riempiendo i vestiti della ragazza di intonaco. «Sì..» esultò sottovoce. Lo guardò per un po', prima di metterlo nella sacca, al sicuro. Ora era pronta a partire. Diede il saluto estremo all'edificio e si avviò verso i tre amici. Aveva smesso di piangere, ma gli occhi erano ancora rossi e c'erano due righe rossastre sulle guance. Tuttavia i tre tacquero e si limitarono a accogliere Sally tra loro e accompagnarla al taxi che avevano chiamato nel frattempo. Billie entrò per primo, sedendosi davanti. Poi Tré fece cenno alla ragazza di prendere posto vicino al finestrino sinistro. Lei entrò e si accomodò sul sedile, poggiando il gomito sul finestrino e guardando fuori. Tré si sedette accanto a lei, mettendole una mano sul braccio. Sally si girò a guardarlo, con gli occhi nuovamente lucidi. L'uomo le sorrise, cercando di sembrare calmo e rilassato. La ragazza abbassò lo sguardo, per poi ricominciare a guardare la via. La sua via. Si prese la parte alta del naso tra due dita, cercando di trattenere le lacrime. Mike la guardò dispiaciuto, mentre il taxi partiva sgommando. Sally appiattì la faccia contro il vetro, per imprimere ogni minima parte di quel paesaggio familiare nella sua mente. Sentiva un grande vuoto dentro al cuore, ma non voleva piangere. Adesso era la nuova Sally. Doveva dimostrare a tutti di essere forte e coraggiosa, o almeno così sperava di apparire. La verità è che la ragazza sembrava una bambolina di porcellana, bella, senza dubbio, ma sempre pronta a cadere a pezzi con un soffio. Gli occhi e le guance rosse la facevano sembrare una bambolina diversa, una di quelle che la gente non compra perché non è perfetta. Lei si sentiva così. Imperfetta. Il suo corpo, la sua mente, il suo modo di fare erano sempre stati diversi da quelli delle altre bambine, e lei si era convinta di essere diversa. Guardò la sua mano. Non aveva ancora smesso di tremare. Anzi. La cosa positiva era che il freddo l'aveva fatta diventare un po' più rossa, dandole un colorito meno pallido e più normale. Sally cercò di sorridere. Quello di avere la carnagione così candida era un pregio che a volte odiava e a volte amava. Sicuramente, non sarebbe riuscita a immaginarsi senza. Per anni, ogni estate aveva cercato di abbronzarsi, ma niente. Ogni volta che tornava in classe, vedeva tutti scuri, dorati, mentre lei rimaneva bianca come il latte. All'epoca la cosa la faceva impazzire, ma ora non ci faceva più caso. Aveva problemi più grossi a cui badare. E per risolverli, era arrivata al punto di scappare e abbandonare tutto. Improvvisamente, si sentì meno sicura di prima. E se qualcosa fosse andato storto? E se scegliere di convivere con quell'uomo fosse stato solo un grande sbaglio? I dubbi cominciarono ad assalirla, man mano che la vettura macinava strada. La paura la faceva cambiare completamente. Cercò di scacciare via quei pensieri. Tré era un'ottima persona, e si era dimostrato molto carino e disponibile. Sapeva di poter contare su di lui. Chiuse gli occhi e cercò di controllare il proprio respiro, che si era fatto sempre più veloce. ''Calmati, Sally. Calmati'' si disse, massaggiandosi le tempie. ''Qui tutti vogliono solo il tuo bene, lo sai, nessuno vuole farti del male.'' pensò, cercando di tranquillizzarsi. ''Tanto, che hai da perdere? Hai perso tutto. Puoi anche buttarti in prima linea e sperimentare tutto in prima persona.''. Si appoggiò allo schienale del sedile e riaprì gli occhi. Aveva riacquistato la calma e aveva il pieno controllo di se, cosa che le faceva molto comodo al momento. Guardò Tré. L'uomo dormiva placidamente, e sembrava così sereno... Sally sorrise e appoggiò la testa sulla sua spalla. Forse per riflesso o forse perché si era svegliato, il trentenne posò la sua mano sopra quella della ragazza. Lei continuò a sorridere e a tenere gli occhi chiusi, mentre il calore del corpo e della mano di Tré la riscaldavano dolcemente. Improvvisamente ogni dubbio che aveva mai avuto su quell'uomo sparì. Si fidava completamente di quel trentenne e sentiva dentro di se che non l'avrebbe mai fatta soffrire. Posò delicatamente la mano sul petto dell'uomo e rimase in silenzio, lasciandosi cullare dal respiro di lui. Poi, lentamente, scivolò in un sonno leggero e felice. Quel tipo di sogno che non faceva da molto, troppo tempo.
   
 
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