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Autore: Arthur Jeevas    09/01/2011    6 recensioni
"Lui si è avvicinato subito, con il suo modo sempre sgarbato e fuori luogo, non nascondendo la sorpresa di aver trovato qualcuno intelligente quanto lui. Diventammo quindi prossimi. E dopo poco tempo sono diventato dipendente della sua presenza."
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: L, Light/Raito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Childhood Innocence.

  L’intesa tra di noi ci è sempre stata. Avendo un’intelligenza più alta della norma, era come se fossimo gli unici uno all’altezza dell’altro. Lui si è avvicinato subito, con il suo modo sempre sgarbato e fuori luogo, non nascondendo la sorpresa di aver trovato qualcuno intelligente quanto lui. Diventammo quindi prossimi. E dopo poco tempo sono diventato dipendente della sua presenza.

  Inizialmente era come se stessi impazzendo e tutto attorno a me sembrasse privo di senso. Tutto tranne lui. Potrei starmene a guardarlo per tutto il tempo, senza mai stancarmi. Divagavo immaginando quali sensazioni proverei se lo avessi per me. Come sarebbe avere libero accesso alla sua pele, potendo accarezzarlo per ore, mentre mi perdevo nel profondo dei suoi occhi, senza preoccuparmi di trovare una spiegazione a tutto questo.

  Di solito, quando mi trovavo in preda alla fantasia, me ne accorgevo da solo e tornavo alla realtà –cercando di concentrarmi in essa- ma non questa volta. Questa volta lui se n’è accorto.

 “Light-kun…”

   Aveva già lo sguardo fisso -immobile- su di me. Era inutile far finta di niente.

“Si… Ryuzaki?”

“E’ successo qualcosa? E’ da un po’ che mi guardi.”

   Un po’? Da quant’è che lo aveva percepito? Potevo inventarmi una scusa, ma sarebbe sicuramente molto patetica.

“Mi piace guardarti.”

   Diedi del mio meglio pur di non balbettare; la sicurezza nelle mie parole – e la freddezza con la quale le dissi- spaventarono me stesso. Lui sorrise appena.

“Anche tu sei attraente, Light-kun”  

  E tornò con lo sguardo verso il suo libro, infilandosi un marshmallow in bocca. Così, un’azione completamente naturale, quasi come se ci scambiassimo complimenti ogni giorno. Ma aspetta, se aveva risposto così, se aveva fatto uso della parola ‘attraente’, significava quindi che ne era a conoscenza di ciò che…”provavo” io? Ma… Si notava così tanto?

“Ryuzaki…”

“Non c’è niente di male.” Non si girò neanche. “Non devi giustificarti.”

  Era davvero impossibile nascondere qualcosa a Ryuzaki. Le sue capacità deduttive sono disumane.

  Siamo rimasti in silenzio per molto tempo. Lui concentrato nel suo libro, io che cercavo qualcosa da dire, qualcosa che non fosse assurdamente stupido, fuori luogo o anche inadeguata. Respirai profondamente.

“Ryuzaki…”

  Questa volta si girò. Si avvicinò bruscamente.

“Light-kun, in effetti passiamo troppo tempo insieme, noi due. Non voglio che ci capiamo male.”

“Ovvio.”

  I suoi occhi profondi, pozzi di emozioni indecifrabili, mi guardavano da vicino, molto vicino. Il suo ginocchio destro pressava contro il mio petto.

“Non voglio che tu pensi che io provo qualcosa per te...”

  Quella frase è state letale. Mi ha colpito dritto in faccia, con forza immensurabile. Era come se, pieno di ferite, affondassi in una piscina di alcol. Cercai di trattenere una maledetta lacrima che, testarda, mi scivolò via. -Le lacrime non ubbidiscono mai il loro “possessore”, non hanno un orgoglio, non s’importano del parere altrui… Scivolano semplicemente, percorrendo la loro umile strada, non badando a nient’altro sennò a scivolare via. Intrappolate dentro di noi, vogliono solo scappare, per poi sparire.- Era come se il mio cuore battesse lentamente,  uccidendomi sempre  di più ad ogni battito. Ero arrabbiato. Mi odiavo. Lo odiavo. Aveva ancora gli occhi puntati su di me che, con la loro freddezza, mi umiliavo ogni secondo di più. Mi spogliavano di ogni forza davanti a lui, mi rendevano debole ed insignificante. Posò una mano sulla mia spalla.

“Io voglio che tu sappia che provo qualcosa per te.”

  Bastardo. Non smetteva mai di testarmi.

“Perché mi fai questo?”

  Ancora mi fissava.

“Tu sai quello che provo. Lo senti addosso.”

  Pressando ancora di più il suo ginocchio sul mio petto, si spinse verso di me. Scivolò la mano dalla mia spalla al mio collo. Pressò le sue labbra fine sulle mie. Non seppi trattenermi e scivolai la mia lingua dentro la sua bocca, accarezzando la sua lingua timidamente. Era così dolce, così… soddisfacente. Non volevo staccarmi… Volevo stringerlo con forza, portarlo via, averlo solo per me… Ma lui si è staccato quasi subito, tornando a sedersi dall’altra parte del divano. Ancora più lontano di prima. Mi fissava di nuovo.

“Sai Light-kun… Mi piace il tuo sapore.” Si strofinò le labbra, come di solito. “Ma non voglio che il nostro rapporto dipenda da questo.”

“Scusa Ryuzaki… Ma non ti seguo proprio.”

“Io credo di amarti, sai. Ma la voluttà carnale rovina l’amore. Anzi, lo mimetizza. Io credo che l’amore sia più grande del sesso e tutte queste fesserie che l’uomo si inventa e con le quali si fissa. Io credo che il piacere sessuale sia inutile. ” Alzò un marshmallow e lo studiò quasi fosse una prova schiacciante di un caso difficilissimo. “Sai, anche i zuccheri liberano endorfine…” E lo divorò.

“Quindi, Ryuzaki, se ti nascondo tutti i tuoi dolci potrò liberare la mia fantasia sessuale su di te?”

  Mi guardò sbalordito.

“Light-kun! Non lo dire nemmeno per scherzo. Ed io che mangerò?” Abbassò lo sguardo verso il pacchetto di marshmallows “Poi… Non ti sto mica obbligando a smettere di fare i tuoi sogni sconci…”

“Ryuzaki!” Risi, leggermente arrossito. Mi guardò. Mi guardò come non lo aveva fatto mai. Per la prima volta il suo sguardo non sembrava privo di emozione. Per la prima volta riuscivo a vedere il fondo di quei due pozzi. Mi ero perso in quello sguardo; Mi aveva catturato.

“Light-kun… Si è fatto tardi.”

“Huh? Oh, sì. Vero.”

  Si succhiò il pollice. Era ovvio che non sapeva cosa fare. Non lo sapevo nemmeno io.

“Ci incontriamo domani, allora.”

  Si alzò svogliato. Infilò i piedi nudi sulle sue vecchie e scolorite scarpe da ginnastica e camminò lentamente verso la porta.

“Ryuzaki?”

  Si fermò subito ma rimase in silenzio. La verità era che volevo fare molte cose ma non avevo il coraggio di farne neanche una… ---Io credo che il piacere sessuale sia inutile---… Ma lo aveva mai provato, il piacere?

“Ryuzaki… Io non credo che il piacere sia inutile.”

  Si girò e mi fissò di nuovo. Succhiava il pollice. Da quella parte senza luce della stanza, lo vedevo malapena.  Non diceva nulla. Se ne stava lì semplicemente, fermo.

“Io credo che il piacere incrementi l’amore.” Deglutì un po’ insicuro. Non sapevo come avrebbe reagito.

  Ma lui se ne stava immobile nel suo silenzio. Cominciavo ad agitarmi.

“Ryuzaki… Io ti amo. Voglio averti in tutti i sensi. Voglio tenerti tra le mie braccia…” Si trascinò lentamente  verso di me. “… Accarezzarti i capelli, toccarti e baciarti ovunque, sentirti, respirarti, appartenerti…” Si buttò su di me, schiacciandomi contro il divano. Mi azzittì con le sue labbra, m’intimidì con la sua lingua che innocentemente esplorava la mia bocca, giocava con la mia lingua. La sua saliva zuccherata si mischiava alla mia. La sua mano, in contrasto con la delicatezza del suo bacio, mi teneva stretto il braccio, mentre con l’altra si appoggiava al divano. Lo tenevo vicino, mentre accarezzavo le sue ciocche ribelli. Quel bacio mi torturava, mi lasciava ancora più assetato di lui, del suo profumo, dolce quanto il suo sapore.

  Sospirai. Ci movemmo in maniera sbadata e siamo finiti per terra. Ero sopra lui. Lo guardavo, lo ammiravo.

“Ci dobbiamo togliere i vestiti adesso, giusto?”

Risi.

“Non dobbiamo farlo per forza adesso… Se non te la senti.”

  Portò il pollice sulla bocca e lo mordicchiò. Quel gesto non mi era mai sembrato così sensuale. Quelle labbra… Mi morsi il labbro inferiore.

“Light-kun…”

  Quella voce… Chiusi gli occhi e dopo poco senti la freschezza delle sue labbra sul mio collo, mi succhiava delicatamente. Non seppi trattenere un gemito. La naturalezza dei suoi gesti mi facevano impazzire ancora di più. Le sue dita s’infiltrava nella mia camicia, accarezzandomi il petto, ogni volta che sbottonava un bottone. Ero perso nella frenesia del momento, mi riempiva di brividi, volevo assolutamente appartenere a lui.

  Gli tolsi la maglietta. Il suo corpo così pallido dava l’impressione di non essere mai stato in contato diretto con il mondo; Lo avevo scoperto io. Anzi, lo stavo scoprendo. Mi sbrigai a togliergli i pantaloni. Era. Mio.

  Le sue labbra scendevo audaci, esplorando il mio torace. Avevo caldo, dovevo assolutamente sbarazzarmi anch’io dei miei pantaloni. Ormai ci rimanevano solo le mutande. Mi guardò aggrappandosi al mio sguardo. Come risposta mi tolsi le mutande, lui ribatté abbassando le sue. Mi sedette sopra lui lentamente. Mi prese subito. Lo guardavo, ero completamente eccitato. Averlo dentro a me… Mi riempiva, letteralmente. Aveva gli occhi socchiusi. Era così dannatamente sexy… E mi possedeva. Ondeggiava deciso dentro a me. Mi abbassai e gli mordicchiai la spalla. Era possente, lo adoravo.

   Cercai di trattenere con forza i gemiti –non volevo sembrargli isterico- ma non seppi resistere, lasciandomi scappare diversi gemiti abbastanza alti. Sussurrava il mio nome. Lo chiamavo, lo invitavo ancora di più. Venimmo insieme. Lo sentivo caldo dentro a me, qualche goccia mi scivolava giù per le cosce. Ora era mio e l’appartenevo anch’io.

“Light-kun…”

“Huh?”

“Non nasconderai i miei dolci, vero?”

Risi.

“Non. No lo farò.”

  Mi guardò. I suoi occhi brillavano.

“Sai… Credo al 100% di amarti.”

“Io invece sono sicuro al 150%.”

“Ma è matematicamente illogico, Light-kun.”

“L’amore non è matematica. Tanto meno logico.”

Sorrise lievemente. Chiusi gli occhi e mi sdraiai sopra lui.

 

  Crescere non significa diventare più alti, invecchiare… Crescere significa dimenticarsi di come si era prima. Crescere significa non accontentarsi più delle piccole cose, non soffermarsi ad osservare una foglia che cade. Crescere significa occuparsi di cose senza importanza dimenticandosi ciò che davvero importa. E’ per questo che l’amore di un bambino è così puro. E’ per questo che amo il modo in cui mi ami, tu che non sei e non sarai mai cresciuto. Tu che hai scoperto la bellezza di rimanere piccoli per sempre. Ed è per questo che amo amarti, L.

 

“Si, Credo davvero di amarti.”

  
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