Travelling by hitchhiking

Capitolo 1

Era presto.

Tutto taceva ancora.

Per strada non c’era nessuno.

Se non i marinai che avevano già iniziato la loro attività nel porto o che si stavano affrettando verso il Mersey per iniziarla.

L’unico essere estraneo a quella calma e placida calca che si muoveva silenziosamente nell’alba era un ragazzino.

Aveva quasi sedici anni, ma non gliene sarebbero stati dati più di quattordici, quindici appena compiuti al massimo.

Nel freddo gelido di quella mattina, il ragazzo scivolava tra le vie di una Liverpool ancora addormentata con una certa fretta e una certa eccitazione, fermandosi ogni tanto per scaldarsi le mani o per sistemarsi lo zaino che portava sulle spalle.

Dal suo passo spedito si capiva che aveva per le mani qualcosa di veramente importante.

O, forse, sperava solo di non incontrare qualche teddy boy reduce da una nottata non molto rassicurante?

Magari entrambe le cose.

Una volta svoltato l'angolo di Arnold Grove, rallentò l'andatura, per poi fermarsi davanti alla porta del numero dodici.

Dietro la finestra rettangolare di quell'appartamento, c'era un altro ragazzo che reggeva stancamente la testa tra le mani.

Le sue palpebre si aprivano e si chiudevano alternandosi, nel faticoso tentativo di respingere il sonno.

Perciò, quando il suo amico arrivò, il ragazzo non se ne accorse nemmeno, almeno fino a quando il rumore di un sassolino che batté contro la finestra non lo destò del tutto.

«George! Ti vuoi dare una mossa?» sussurrò il ragazzo che stava fuori.

Ma la finestra era ancora chiusa e George riuscì solo a immaginare cosa gli fosse stato detto dal suo compagno osservando il gesto che aveva fatto con la mano sinistra e l'espressione del volto.

Gli fece segno di aspettare e andò a prendere lo zaino in camera.

Stava già per aprire la porta ed uscire, quando si sentì dire: «Hai preso tutto?».

«Si, mamma, ho tutto».

«E i soldi li hai?».

«Si, ho anche quelli» rispose.

«Quindi, suppongo che ci vedremo direttamente a Exmouth» disse la donna in vestaglia.

«L'idea sarebbe questa».

«Mi raccomando, George...».

«Mamma, stai tranquilla, ce la caveremo. Anche Paul è un tipo responsabile, lo sai».

La madre annuì.

«Be', adesso io vado. Ci vediamo tra qualche settimana» si congedò il figlio aprendo la porta.

Ma la donna non riuscì a resistere e, con uno scatto repentino, lo abbracciò fortemente.

«Ti voglio bene» gli disse.

«Anche io te ne voglio».

«Stai attento».

«Non sto andando in guerra» rise il ragazzino sciogliendo l'abbraccio.

Si sistemò lo zaino sulle spalle e uscì di casa richiudendosi la porta dietro.

«Ce ne hai messo di tempo, eh? Ripensamenti?» lo accolse Paul.

«Potrei dire la stessa cosa di te, Macca. Ti aspettavo mezz'ora fa» lo riprese.

«Colpa dello zaino, non voleva uscire fuori» rispose facendo spallucce «Andiamo?».

«Immediatamente».

I due ragazzi si sorrisero battendosi un cinque e si allontanarono nella direzione del sole sorgente, sotto lo sguardo vigile e affettuoso della signora Harrison, nascosta dietro la tenda per non farsi vedere.

Alan's Corner: Ebbene, dopo... Quanto? Cinque giorni? Sono tornata a rompere le scatole...

Ultimamente il mio cervellino sforna idee a go-go... Una peggiore dell'altra -.-

Siete assolutamente liberi di tirarmi e dirmi tutto ciò che volete senza esitare.